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Autore: ma_rya76    12/11/2016    0 recensioni
Quando pensi che la tua vita non cambierà mai e che morirai di vecchiaia servendo qualche ricca cliente capricciosa nel negozio in cui speri di lavorare fino al pensionamento, anche perché non credi di riuscire a trovare di meglio. Ecco che il destino di qualcun altro si incrocia con il tuo e finisce per scombussolare la tua tranquilla e noiosa quotidianità.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Da quell'ultima mattinata iniziata in modo burrascoso i giorni erano passati quasi tutti uguali,quella monotonia iniziava a stancarmi e soprattutto la solitudine che mi stringeva il cuore ogni sera quando entrano nel vecchio ufficio del deposito bus. Poi finalmente arriva fine mese e grazie allo stipendio sempre puntuale e alla dritta di Dagma che mi ha informata di una stanza libera in una palazzina del suo quartiere dove affittano camere, la vado a vedere e senza pensarci troppo scrivo il contratto.. Una stanza di circa venti metri quadri con balcone,più un piccolo bagno con box doccia. Il posto è carino e soprattutto già ammobiliato dell'essenziale. Letto a doppia piazza, un piccolo armadio,ma tanto non ho molto da metterci,una mini cucina a scomparsa già provvista di utensili vari e qualche elettrodomestico come ad esempio microonde e tostapane, un divanetto,un tavolino con due comode sedie e persino internet e smart TV ,tutto incluso nel prezzo d'affitto. Non avrei potuto chiedere di meglio e quella sera dopo il lavoro vado finalmente a dormire in quella che sarà la mia nuova casa a tempo indeterminato. Una doccia, una vaschetta di gelato e mi butto sul lettone,dove dopo aver fatto un po di zapping mi fermo su un canale dove la trasmissione sembra interessante e mi ritrovo accanita a guardare le scene di un thriller. Mi prende tardi,ma per fortuna è fine settimana e comunque non avrei nulla da fare,dato che non c'è mia madre a svegliarmi all'alba a dirmi di sistemare camera o andare a fare spesa. Già,mia madre...chissà cosa sta facendo, se vive bene o litiga sempre con il compagno. Quella notte sembra non voler finire,continuo a fare sogni strani e a non dormire tranquilla,ho perso il conto di tutte le volte che mi sono svegliata di soprassalto e menomale che doveva essere la mia prima notte serena.,dato che finalmente avevo trovato una sistemazione decente. Alla fine stanca di non riuscire a dormire come si deve, mi vesto in tenuta sportiva ed esco a correre,almeno scarico un po di tensione. In pomeriggio Dagma e Karin vengono a trovarmi e portano un dolce per festeggiare la mia nuova sistemazione, quelle ragazze sono le miglior amiche che potrei mai desiderare. Chiacchierando,passiamo anche la serata insieme,ma non facciamo tardi dato che il giorno dopo si lavora e una volta che rimango sola vado a lavarmi i denti e mi metto a letto. Questo mese voglio iniziarlo come si deve. Arrivo in negozio poco dopo l'apertura, con i soliti sei caffè che passiamo a prendere a turno. "Menomale che sei arrivata" mi dice Karin non appena mi vede entrare. "Perché?" chiedo stranita. Sapeva benissimo che oggi toccava a me passare dal bar e quindi sarei arrivata qualche minuto in ritardo. Mi indica Dagma che sta aspettando impaziente nel salottino e mi dice di raggiungerla. "Buongiorno" dico una volta vicina. "Eccoti!" esclama e non capisco perché tutto questo nervosismo di prima mattina. "La signora Erdogan ha chiesto espressamente di te,stava aspettando già da prima dell'apertura" mi spiega e così mi giro alla mia sinistra dove su un basso divanetto è seduta la nonnina dal sorriso gentile,ma che questa mattina sembra tutt'altro che felice. La saluto gentilmente,mi scuso per il ritardo e le chiedo in cosa posso esserle utile. L'anziana donna,per prima cosa congeda Dagma,dicendo di essere in buone mani e poi mi chiede di fare due passi per il negozio perché ha bisogno di trovare un regalo personalmente. Le porgo la mano e l'aiuto ad alzarsi. "Tu si che sai come trattare le persone anziane" mi dice grata per il mio gesto. "Le tue colleghe non mi hanno offerto neppure un bicchiere d'acqua, sembravano spaventate" continua. "Saranno state sorprese della sua visita" le giustifico. "È un negozio,perché sorprendersi per la visita di un cliente?" mi chiede scettica. "Che caratterino anche lei" penso. "Probabilmente il fatto che abbia atteso l'apertura, poi una signora anziana in giro da sola..." cerco ogni scusa possibile,ma nulla ormai ha preso Karin e Dagma di punta. Sarà un vizio delle donne di quella famiglia prendere in antipatia la gente senza neppure conoscerla. Ma ammetto che anche io a volte lo faccio. Mentre le porgo il braccio per aiutarla a camminare ci avviamo molto lentamente tra i vari reparti."Che tipo di regalo sta cercando?" chiedo per sviare il discorso dalle mie amiche. "Qualcosa che porti armonia nella casa di una nuova coppia" dice. Bella risposta,peccato che io non abbia la più pallida idea di cosa possa essere. "Come mai non è venuta con sua nuora,forse l'avrebbe consigliata meglio" dico. "Lei gli ultimi giorni è stata molto impegnata e non sta molto bene,non volevo gravare anch'io su di lei sembrando una vecchia capricciosa" mi spiega. "Posso chiedere per chi è il regalo?" domando. "Per mio nipote,se mai riuscirà a sposarsi" dice leggermente preoccupata. "Non doveva sposarsi a breve?" chiedo giusto per. "Vedi bambina...purtroppo non riusciamo a rintracciare la persona designata,sembra sparita senza lasciare traccia o siamo noi incapaci di trovarla,questo non mi è dato sapere" mi spiega stringendosi al mio braccio. "Mi dispiace!" dico. "Ma la cosa che più mi preoccupa è che mentre mia nuora fa di tutto per ritrovare questa persona, a causa di questo matrimonio il mio adorato nipote sembra abbia perso la voglia di tutto,non va a lavoro,non esce,beve più del dovuto,i suoi occhi così luminosi e piedi di vita sembra si siano spenti all'improvviso" lamenta la nonnina e i suoi occhi lucidi parlando del nipote mi fanno male. Stavolta sono veramente dispiaciuta e non so che dire per tirarla su. "Vedrà che si risolverà tutto per il meglio" dico poi per incoraggiarla e le mostro dei quadri e qualche oggetto che potrebbe adattarsi allo stile dei mobili che aveva scelto la signora Erdogan la volta precedente. Passo quasi tutta la mattinata ad occuparmi di quella dolce nonnina che ha già speso più di quanto io possa guadagnare in tre anni per comprare regali ad una persona che probabilmente non riuscirà a conoscere. Ormai è ora di pranzo e siccome l'anziana signora ha deciso di trasgredire e rimanere fuori tutto il giorno senza occhi familiari che le girano intorno,mi chiede di farle compagnia e accompagnarla in qualche locale a mangiare qualcosa. Non posso rifiutare dato che il suo era più che altro un ordine e così mi giustifico con la mia responsabile che per fortuna capisce che non posso fare altrimenti ed esco a mangiare in un locale che la nonnina dice di amare. Ci andava sempre con il marito mi spiega mentre si accomoda ad un tavolo e mi invita a fare altrettanto. Do un occhiata al menù e ingoio a vuoto,accidenti che prezzi che hanno. "Ordina cosa preferisci" mi dice intuendo il mio disagio,ma anche volendo non conosco quasi nessuna di quelle pietanze e così mi lascio consigliare da lei. La nonnina sembra essere davvero una buona forchetta,ha ordinato di tutto e devo ammettere che ogni cosa era deliziosa. "Se permette il dessert lo offro io,conosco un posto dove vendono il gelato più buono della zona" le dico e lei non si fa pregare e dopo aver dato una carta gold per pagare il conto e aver salutato lo chef si appende nuovamente al mio braccio e lentamente ci avviamo verso il parco. "Non sapevo ci fosse un posto così carino da queste parti,saresti dovuta venire con il tuo ragazzo anziché con una vecchia signora come me" mi dice osservando qua e là. "Io ci vengo spesso a passare la pausa pranzo, ma senza ragazzo" spiego. "Non hai un fidanzato?"chiede quasi sconvolta. "Ecco quello è il posto di cui le parlavo" dico pronta a cambiare discorso dopo aver intravisto il piccolo chiostro vicino al laghetto. Ma la nonnina mi sembra affaticata e così preferisco farla sedere e riposare su una panchina vicina e andare io sola a prendere due coni rigorosamente cioccolato e panna. Non ci metto molto a tornare,ma quando sono ad una decina di passi da lei vedo che ha la testa rivolta all'indietro e una strana espressione sul viso. Lascio andare i gelati e corro al suo fianco. "Signora Erdogan? Nonnina la prego non faccia scherzi..." dico agitata mentre la scuoto per un braccio. "Oddio che faccio?" mi chiedo nel panico cercando di controllare se sia almeno ancora viva e dopo che a fatica la stendo sulla panchina mi accerto che il cuore batta ancora. Intanto il telefono nella sua borsetta inizia a squillare e maldestramente butto tutto a terra e rispondo sperando che sia un suo famigliare. "P pronto?" dico. "Nonna?" dice. "Signor Erdogan la nonnina sta male la prego mi dica cosa fare" dico in lacrime. "Ma chi sei? E cos'ha mia nonna?"chiede duro. " Sono la commessa del Vip Shop, ho lasciato un momento sua nonna per comprarle un gelato ,ma al ritorno stava priva di sensi,mi dica cosa fare la prego,stava bene fino a poco fa" spiego d'un fiato. "Mia nonna è diabetica la vuoi uccidere comprandole un gelato?" mi urla. "Diabetica? Ma se ha mangiato più di me" penso."Dove siete?"chiede. "In un parco vicino al negozio" spiego. "Ascolta bene, nella sua borsa deve esserci un kit salvavita trovalo e usalo mentre ti mando un ambulanza" mi ordina. Così passo a rassegna gli oggetti che avevo sparso per terra. Afferro una scatola rivestita in pelle e la apro. "C'è una siringa qui!" esclamo ancora più nel panico. "Muoviti e usala" grida. "Io non ho mai fatto un iniezione in vita mia,come faccio ad usarla" gli urlo a mia volta. "Non è difficile,basta che raccogli un po di pelle dove ci sono piu muscoli, sul braccio oppure anche lo stomaco andrà bene, infili l'ago sotto pelle e inietti il liquido,ma per favore fallo adesso,non voglio perdere mia nonna" mi dice ritornando stranamente calmo. Così con mano tremante tolgo il beccuccio all'ago sottilissimo e buco la pelle rugosa del braccio della nonnina. "L'ho fatto" dico in lacrime. "Brava,i medici arriveranno presto" mi assicura. "E anche io sono già in viaggio" aggiunge. Io annuisco e mi siedo li per terra pregando che non accada nulla di ancora più grave. Dopo pochi minuti ecco che sento le sirene avvicinarsi,neppure a farlo apposta ci fosse stato un passante ad aiutarmi,gli vado incontro sbracciandomi per farmi notare dai tre paramedici che arrivano di corsa portando con loro una lettiga e due zaini con le attrezzature. Si avvicinano e dopo avermi chiesto da quando tempo stava in quello stato,iniziano a misurare i parametri vitali. Spiego che la signora è diabetica e mostro l'iniezione che mi è stato detto di farle. Mi tranquillizzano dicendo che non è in pericolo di vita e che adesso penseranno a tutto loro e mentre la assicurano sul piccolo lettino per trasportarla in ambulanza raccolgo le sue cose e le mie e li seguo. Non ci mettiamo molto ad arrivare in ospedale e quando la stanno portando nella stanza per pronto soccorso mi dicono di rimanere fuori. Nell'attimo in qui chiudono le porte ecco arrivare il nipote come una furia che mi prende per le spalle e mi scuote gridando che gli stavo per ammazzare la nonna e che questa non me l'avrebbe perdonata. Penso che la preoccupazione lo faccia straparlare,solo per questo evito di urlargli in faccia che sono una famiglia di pazzi e che mi devono stare alla larga. Come potevo sapere che la nonna era diabetica se la conoscevo appena? Doveva essere lei stessa meno incosciente ma a quanto pare il dispiacere per il nipote depresso l'aveva fatta reagire in uno strano modo. La rabbia mi fa riempire gli occhi di lacrime e per non dargli soddisfazione distolgo lo sguardo. Non mi farà sentire in colpa per qualcosa di cui non ho responsabilità,penso e mi vado a sedere il più lontano possibile da lui. Nell'attesa,ormai quasi un ora mi sono ricordata di chiamare a lavoro e spiegare l'accaduto, menomale che conoscono la signora e non rischio il lavoro a causa dell'ennesimo ritardo. Poi finalmente si aprono le porte e si affaccia un medico sulla cinquantina. Subito il giovane Erdogan si presenta come nipote della paziente,ma il medico dopo averlo tranquillizzato sulle condizioni della nonna,mi chiama ,mi avvicino e lui mi invita ad entrare perché la nonnina chiedeva di me. "Sta bene?" domando dispiaciuta per l'accaduto. Lei mi fa segno di andare più vicino e non so come mi ritrovo seduta sul bordo del letto con lei che mi tiene per mano. La sua stretta è debole,non vigorosa come la mattina quando giravamo per il negozio e quella sensazione mi rende così triste che gli occhi mi si riempiono di nuovo di lacrime. "Mi dispiace tanto" dico lasciandomi sfuggire un singhiozzo. "Stupida ragazzina di cosa ti dovresti dispiacere, ho fatto tutto io.... ci scommetto che questo idiota ha scaricato la colpa del mio malessere su di te" dice guardando dietro le mie spalle. "Non credi sia troppo meschino chiamare idiota il tuo unico nipote,mentre stringi la mano ad un estranea?!" le dice offeso e si avvicina a lei dall'altra sponda del letto. "Lo sai che mi hai fatto prendere un bello spavento?" la rimprovera ma con tono gentile. "Te lo sei meritato,dovevo rischiare la vita per farti uscire da quella maledetta stanza?!" si agita la nonna e io dato che la discussione sta cadendo sul personale sento il dovere di togliere il disturbo. "Rimani,non è nulla che non puoi ascoltare!" dice la signora e non è certo una richiesta. "Nonna!" protesta il nipote. "Ti rifiuti di sposare la sconosciuta nominata nel testamento? Benissimo parlerò io con tua madre,ma voglio che riprendi a vivere, rivoglio mio nipote Serkan e voglio che trovi qualcuna che ti piace e ti sposi al più presto così potrò essere finalmente tranquilla" dice risoluta. "Dottore credo che mia nonna non si sia del tutto ripresa,sta delirando" dice parlando al dottore che si era avvicinato a controllare la flebo. "Sto benissimo e non sto scherzando ragazzino...perché non corteggi lei,è una persona gentile e a modo e pure una bellezza" dice convinta mentre mi indica e a quel punto il discorso non mi piace proprio più. "Mi dispiace ma a questa cosa rifiuto io ancora prima di suo nipote" dico. "Signora Erdogan lei è una nonnina molto cara ma la prego non mi metta in mezzo ai vostri conflitti famigliari, ho già abbastanza problemi di mio" dico secca e senza aspettare risposta e perdere altro tempo esco da lì più in fretta che posso. "Non ti sembra di aver esagerato?" chiede il nipote alla donna la quale la mia reazione l'aveva rattristata. "Lei è perfetta per te,ti tiene testa come nessuna" gli dice sicura. "Non hai intenzione di seguirla? Pensi che ho fatto tutto questo perché mi annoiavo? Muoviti!" gli ordina e afferra la borsa per prendere il suo cellulare. "Qui me la cavo benissimo da sola" gli assicura mentre lo spinge via. Intanto io ero già arrivata alla fermata del bus,se avevo fortuna potevo tornare a lavoro e fare chiusura pensavo. Ma alla fine invece che in negozio decido di tornare al parco e mi siedo su quella panchina dove poche ore prima piangevo terrorizzata per dover fare un iniezione. Devo fare un corso di pronto soccorso e anche per saper fare le siringhe senza uccidere nessuno,penso. Poi un ombra alla mia destra cattura la mia attenzione ed alzo lo sguardo. Non ci credo,come ha fatto a trovarmi? Anzi,correggo il mio pensiero, per quale altra ragione è venuto a cercarmi? "Non mi dica che ha preso in parola quanto detto da sua nonna?" chiedo infastidita lanciandogli un occhiataccia. "Non ci penso proprio!" esclama. "Ma sai,mia nonna si è molto dispiaciuta,non era sua intenzione offendere o farti sentire usata,cercava più che altro di fare rinsavire il suo idiota nipote" spiega sedendosi al mio fianco. "Spero davvero tu possa perdonarla... sono venuto a cercarti per questo in realtà" mi dice serio. "Ho capito, non c'è l'ho con lei" taglio corto. "Ma con me vero? Mia madre ti accusa,mia nonna ti usa e tutto per causa mia....mi dispiace" ammette "è ti chiedo scusa anche per averti gridato contro io stesso" aggiunge lasciandomi stupita. "Non importa è acqua passata" dico per chiudere il discorso. Pessima idea dato che in seguito cade un silenzio imbarazzante. Mi alzo e lo guardo dall'alto in basso, sembra davvero stanco un giovane uomo estenuato dal destino avverso. "Ormai è ora di cena, ma le andrebbe un gelato?" chiedo. Alza lo sguardo verso di me e mi sorride entusiasta,così gli indico il chiosco poco distante e insieme ci avviamo. "Potresti farmi un favore?" chiede mentre camminiamo fianco a fianco. "Mi dica" rispondo. "Potresti evitare di continuare a darmi del lei?mi fai sentire un vecchio" dice. "È una persona di un rango superiore e per di più non la conosco, come la potrei chiamare diversamente?" dico sicura per poi ordinare lo stesso gusto di gelato di quel pomeriggio. Anche lui prende cioccolato e panna e dopo aver pagato i due coni c'è li gustiamo, mentre ci allontaniamo camminando verso il laghetto. "Buonasera signorina,mi permetta di fare le presentazioni...il mio nome è Serkan Erdogan,posso chiederle il suo?" domanda con tono da damerino e mimando un goffo inchino mi porge la mano. Non posso fare a meno di sorridere per quel modo impacciato che sta usando per prendere confidenza. "Siria!" esclamo. "Solo Siria? Senza cognome?" chiede. Annuisco e sto ancora valutando se stringere o meno quella mano tesa,quando lui stesso con uno slancio afferra la mia. "Piacere di conoscerti Siria senza cognome" dice serio. Ogni volta che alzo lo sguardo verso di lui mi perdo in quelle pozze scure e profonde che sono i suoi occhi. "Ti auguro di trovare presto un cognome importante che accompagni il tuo bel nome"aggiunge poi. Ma quel l'augurio lo avverto come pericolo e istintivamente ritiro la mano. "Non intendevo il mio" se stai tornando sulla difensiva per quello" dice come se avesse intuito il mio timore. Bene,mi torno a rilassare,finiamo il gelato e intanto la temperatura quella sera si è abbassata di nuovo e inizio a sentire freddo. "È meglio che vada" dico,d'altra parte non è che avevamo molto da dirci,pur conoscendo i nostri nomi restiamo comunque due estranei. "Ti accompagno!"si offre e non mi da neppure il tempo per rifiutare l'offerta che mi ritrovo spinta verso la sua macchina. "Non serve,la fermata è proprio all'angolo" dico. "È tardi,almeno tu fammi stare tranquillo per una volta" insiste. Un momento! Cosa vuole dire con quelle parole? Si è forse preoccupato per me? Bah meglio non sapere. Salgo in auto con lui e come volevasi dimostrare senza che io gli abbia detto l'indirizzo,mi accompagna esattamente fino all'entrata del palazzo di casa. "Come faceva a saperlo?" chiedo cercando di controllare il mio stato d'animo. "Cosa?" chiede lui innocentemente. "Mi sono trasferita qui da poco,quasi nessuno lo sa" dico indicando il palazzo. "Adesso mi dice come diavolo sapeva dove accompagnarmi senza che io le dicessi l'indirizzo?" chiedo nervosa alzando la voce. Lui colto in flagrante sgrana gli occhi stupito. "Aspetta non è come credi" cerca di poggiare le mani sulle mie spalle per calmarmi ,ma lo spingo via e liberandomi dalla cintura scendo dall'auto. "Mi stia lontano signor Erdogan o la denuncio" dico furiosa e corro in casa lasciandolo a giustificarsi da solo .
  
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