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Autore: Piper_Keiko    13/11/2016    1 recensioni
[T-ara]
[EunYeon - Eunjung/Jiyeon]
Tratto dalla one-shot:
Tutto era stato spazzato via, come con una tempesta. Una tempesta che spazzava via le belle giornate, che copriva il sole, rendendo tutto cupo, tetro, nero. Ma quando era iniziata, quella tempesta, per me? [...] Erano scosse di dolore, che percorrevano completamente il mio corpo, dalla testa, al cuore, facendomi impazzire.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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My endless storm.
                 
...portami con te...

Era una giornata come tutte le altre, nuvolosa, piena di silenzio, di inquietante serenità. L'unica cosa che mi distraeva dai miei pensieri, era il rumore insistente della pioggia che, nella sua caduta libera, incontrava il vetro della mia finestra. Un lieve sospiro sfuggì dalle mie labbra, senza che potessi rinchiuderlo in gabbia, mentre le mie mani, bianche e doloranti per quel freddo pungente di pieno inverno, si muovevano con una lentezza estenuante sui tasti del computer, acceso d'avanti a me.
Tutto ciò che mi circondava, quel giorno, era sparito, per me. Non c'era nulla, neanche quello stesso computer che illuminava debolmente il mio volto, quei tasti che, senza sapere perché, le mie dita sfioravano, formando parole scollegate fra di loro.
Non c'era quella finestra, con le tende spalancate per far passare la luce del sole...luce che era stata coperta dalle nuvole, dalla pioggia incessante. Proprio come dentro di me, non c'era più quella finestra aperta al mondo, per permettere che la luce penetrasse nei miei pensieri, nel mio petto, donandomi quella conosciuta sensazione di pace, di gioia. Quel torpore delizioso che mi portava a sorridere, pacifica, senza alcun tormento o pensiero.
Tutto era stato spazzato via, come con una tempesta. Una tempesta che spazzava via le belle giornate, che copriva il sole, rendendo tutto cupo, tetro, nero. Ma quando era iniziata, quella tempesta, per me?
Piano sospirai, tirando su il capo, posando il mio sguardo, vacuo, sul mio riflesso, donato non tanto gentilmente da quel piccolo specchio appeso alla parete. Se solo quello specchio fosse stata una persona, non sarebbe stata affatto gentile nel mostrarmi il mio volto, in quel preciso istante. I capelli scuri ricadevano disordinati sui miei occhi, occhi vuoti, coperti da un velo di sofferenza, di lacrime che non volevo più far uscire; le labbra screpolate, torturate in continuazione dai miei denti, morse, si mostravano a me come un disegno stropicciato, lievemente strappato, dimenticato. Ed era esattamente così, che mi sentivo. Stropicciata, strappata e dimenticata. Dimenticata dal mondo, dalla vita...dall'amore. Amore. Perché l'amore doveva venire a bussare proprio alla mia porta? Perché non poteva farsi gli affari suoi?
Quella tempesta aumentava, sbattendo con prepotenza nella mia testa, nel mio cuore, scuotendomi, ma non abbastanza da farmi reagire. Erano giorni, ormai, che non facevo altro che rifugiarmi lì, nella mia stanza, senza voler vedere nessuno, senza voler mangiare, bere, respirare...o vivere. Non volevo più vivere. Come poteva essere, ormai, la vita, senza di lei?
Spontaneamente spostai il mio sguardo verso quella foto posata sul mio comodino. Quella foto così bella che mi aveva donato momenti di gioia, ma che in quel momento mi donava solo dolore, disperazione e voglia di farla finita. Ritraeva me, sorridente, i capelli lunghi sparsi sul mio volto, mentre mi beavo delle braccia di quella piccola donna che mi stringeva a se, felice.
Strinsi i pugni, abbassando lo sguardo, sentendo delle forti scosse percorrere il mio corpo, tanto forti da far scuotere le mie spalle. No, in realtà non erano scosse fisiche. Erano scosse di dolore, che percorrevano completamente il mio corpo, dalla testa, al cuore, facendomi impazzire. Lacrime roventi scesero ancora, correndo sulle mie guance, cadendo direttamente sulle mie ginocchia, sulle mie mani, ancorate ai pantaloni, ormai logori.
Come? Come potevo continuare a vivere, ad andare avanti, se lei non stava più con me? Singhiozzai, rumorosamente, buttando indietro il capo, con uno scatto, aprendo la mia bocca e da essa uscì un grido, un rumore talmente tanto straziante, da costringere il cielo a coprirlo, con quel tuono tanto possente, quanto incapace di coprirmi del tutto.
Il dolore echeggiava nella mia anima, come quella tempesta nel cielo, prepotente e feroce. Piano mi lasciai scivolare da quella sedia, trovandomi a terra, sbattendo diverse volte le mani contro il pavimento, scuotendo il capo, ripetutamente. No...non era vita, senza di lei. E, mentre le lacrime sembravano infinite, esattamente come il dolore che mi riempiva il petto, dalla mia bocca, esattamente come quel giorno, mentre lei mi abbandonava, immobile fra le mie braccia, uscì la mia unica e ultima preghiera.

«No...no, ti prego no. No, non farmi questo. Ti prego, Jiyeon, resisti.»
Parole. Solo parole che escono dalla mia bocca, parole che nessuno ascolta.
Mani. Mani che stringono convulsamente il suo corpo, ma che non possono tirarla su.
Lacrime. Lacrime che cadono sul suo volto, con la stessa prepotenza di una tempesta a ciel sereno.
«Portami con te.»

«Portami con te...»

   
 
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