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Autore: __call_me_ela__    13/11/2016    4 recensioni
I pensieri di Nico sulla scelta di Bianca di diventare una cacciatrice.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bianca di Angelo, Nico di Angelo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sempre uniti

 

L’oscurità della notte riusciva sempre a calmarlo, eppure quella sera nemmeno il buio più profondo l’avrebbe distratto da ciò che stava per accadere.

Bianca l’avrebbe lasciato solo di nuovo… e forse stavolta per sempre. Da quando la sorella era diventata una cacciatrice l’ha completamente dimenticato. Ora è molto più fredda nei confronti del piccolo Nico.

Le cacciatrici odiano gli uomini, per questo quel gruppo è formato solo da ragazze che potranno morire solo per mano nemica e non per cause naturali. Bianca resterà dodicenne per sempre. Le cacciatrici non possono invecchiare. I semidei sì. Lui morirà e non potrà mai più vedere la sorella, nemmeno in un'altra vita.

Avevano litigato tanto per questo: Nico voleva che lei restasse con lui nella casa undici insieme ai figli di Ermes e a quei semidei che non sanno ancora chi sia il genitore divino. Come loro del resto. Non sanno chi siano i loro genitori. Né quello mortale, né quello divino.

Bianca era tutto. Bianca era una sorella, una mamma, una migliore amica… l’unica persona di cui si fidava ciecamente. Non voleva vederla morta... non voleva che lo lasciasse solo.

La casa undici era troppo affollata e non voleva che tutti quei semidei si svegliassero per colpa dei suoi singhiozzi. Si era promesso di non piangere. Non doveva piangere… però non ci riusciva.

Si era nascosto nella mensa del campo, riuscendo ad evitare le arpie pronte a eliminare ogni semidio che non rispettava il coprifuoco.

Il freddo gli gelava le ossa, però non si sarebbe spostato da lì nemmeno se costretto. Si pentì di non aver portato con sé una giacca.

Più si guardava intorno, e più capiva di aver scelto il posto perfetto: era raro trovare dei semidei o dei satiri lì a quell’ora della notte. Parlarne con qualcuno avrebbe peggiorato le cose... un "non pensarci" in quel momento non sarebbe stato per niente utile.

Le lacrime aumentavano. Non riusciva a fermarsi. -…Perché a noi…?- si chiese sottovoce. -Perché a noi?- stavolta urlò battendo un pugno contro il tavolo. Non era più in sé.

Voleva parlare con la sorella… ma temeva in un altro litigio.

Smise di piangere: aveva sentito dei passi arrivare verso di lui. Pochi secondi dopo sentì la voce preoccupata di Bianca.

-Perché sei qui tutto solo? E poi perché stai piangendo? Un figlio di Ermes ti ha fatto qualcosa?

Mentre lo diceva, mise una mano sulla spalla del fratello che lui scostò: -Non sto piangendo! Anche se fosse, non sono affari tuoi se piango!

-Mi ero solo preoccupata… vedi di calmarti. Sono ancora tua sorella.

Nico si voltò; gli occhi arrossati per il pianto. -Tu... mia sorella?- si alzò prendendo Bianca per le spalle. -Tu non sei più la Bianca che conosco. Quella Bianca non mi avrebbe mai lasciato solo! Quella Bianca era mia sorella. Non tu. Non ti riconosco più da quando sei diventata una di loro, una stramaledetta cacciatrice! Sai qual è la cosa più ingiusta cara sorellina? Io ti voglio ancora bene. Ma tu? Non vuoi avermi tra i piedi vero? Tu vuoi che io sia solo!- le lacrime avevano preso di nuovo il sopravvento.

-Non voglio lasciarti solo Nico, non potrei mai volerlo… ti voglio bene, dovresti saperlo.. dovrò partire domani, lo sai. Ma non lo faccio per abbandonarti, così vuole l’Oracolo.

-L’Oracolo non ha scelto te. Ti ha scelta Zoe e tu non hai rifiutato.

-Devo farlo Nico…- vi furono alcuni minuti di completo silenzio.

Nico guardò Bianca dritto negli occhi e allargò le braccia. La sorella non esitò a stringerlo a sé.

-Non pensare mai più ad una cosa del genere. Non ti lascerò mai. Saremo sempre uniti... sempre. Facciamo così…- Bianca prese il volto del fratello tra le mani. -Al mio ritorno giochiamo insieme con quel tuo gioco sugli dei greci.. quale statuetta ti manca?

Nico le sorrise: -Ade. Mi manca la statuetta di Ade.

-Te la porterò allora.- detto questo si abbracciarono di nuovo: il piccolo Nico capì così che non l’avrebbe mai lasciato.

   
 
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