Serie TV > Major Crimes
Segui la storia  |       
Autore: mar_79    14/11/2016    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction di Major Crimes, è una storia corale, riguarda tutta la squadra, ma principalmente Sharon e la sua famiglia.
"Aveva la sensazione che qualcosa di brutto stesse per abbattersi su di loro, una sensazione viscerale diventata quasi un dolore fisico che l’aveva costretta ad abbandonare il letto e a cercare conforto nel suo amato tè..."
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- La storia è ambientata tra le stagioni 4 e 5.
N.d.A.: Le parti in corsivo sono ambientate nel passato
 
 
Luglio 2008
L’indagine era finalmente conclusa. Positivamente. Le prove ottenute dalla sua squadra erano state sufficienti per arrestare Lloyd e alcuni suoi uomini con accuse concrete e pesanti.
Bisognava essere soddisfatti, bisognava esultare perché ancora una volta le mele marce erano state eliminate dal dipartimento e i cittadini di LA potevano sentirsi protetti come meritavano.
Ma lei non poteva essere soddisfatta.
Erano stati mesi difficili, tesi e pericolosi anche. Per la prima volta da quando svolgeva quel lavoro, c’erano stati momenti in ci si era sentita completamente sola e aveva avuto la tentazione di mollare tutto. Ma i suoi principi, i valori in cui credeva e la necessità di fare giustizia, alla fine avevano prevalso. Per ricordare a se stesa il perché lo faceva e con chi aveva a che fare, aveva deciso di essere presente a tutte le udienze del processo che iniziava quel giorno, anche se per testimoniare avrebbe dovuto aspettare almeno una settimana, così le aveva detto Frank.
 
Frank Allen… era stata una fortuna che fosse lui il DDA incaricato del processo, si conoscevano da tempo e si rispettavano, collaborare era stato facile. In realtà alcuni mesi prima che l’indagine iniziasse, lui l’aveva invitata a cena, lasciandole intendere di essere interessato a lei. Frank era un brav’uomo, intelligente e affascinante, ma lei non era pronta per una nuova relazione pur essendo già separata da anni. A quel tempo voleva concentrarsi solo sulla sua carriera e sui figli che stavano per abbandonare il nido e intraprendere la loro strada lontani da lei, così  aveva rifiutato con la frase che usava abitualmente: “sono una donna sposata”. Fortunatamente Frank aveva capito ed era rimasto suo amico. Se non fosse tragicamente morto due anni prima quando la sua macchina era finita giù da una scarpata, sarebbe stata la prima persona cui adesso avrebbe telefonato, certa che l’avrebbe aiutata a capire cosa stava succedendo. Lui era l’unico che, avendo condiviso con lei quel periodo, avrebbe potuto confortarla, come già aveva fatto allora.
 
Luglio 2008
Era il terzo giorno del processo e lei si trovava fuori dall’aula in attesa dell’inizio dell’udienza, ma quel giorno era nervosa, ansiosa. Frank, seduto accanto a lei, se ne era accorto subito e, poggiandole una mano sul braccio, le aveva sorriso. “Sharon, devi essere tranquilla, abbiamo delle prove solide, l’avvocato di Lloyd non potrà fare nulla. Quel verme e tutti i suoi compari finiranno dietro le sbarre per molti anni e tu non dovrai più preoccupartene. Te lo prometto.”
Lei aveva cercato di sorridere a sua volta, ma il suo sguardo era stato attirato da qualcuno dietro le spalle di Frank. Lloyd si stava avvicinando, accompagnato dal suo avvocato, dalla moglie e dal figlio, un bimbo di una decina d’anni. Quando si era trovato di fianco a loro, li aveva guardati prima sprezzante e poi malizioso vedendo la mano di Frank ancora sul braccio di lei. Ma quello che l’aveva stupita di più era stato lo sguardo sbalordito del bambino fisso su di lei. Non capiva come una madre potesse portare un bambino così piccolo ad assistere a un processo come quello, con tutta la curiosità morbosa che girava intorno a suo marito in quel momento. Lei avrebbe fatto di tutto per tenere Ricky ed Emily lontani da una situazione del genere!
Il bambino intanto aveva tirato la mano del padre per attirarne l’attenzione. “Papà, è lei la strega?” aveva domandato al genitore con voce esitante.
Il Comandante aveva annuito e si era accovacciato vicino a lui. “Si Nick, è lei la strega cattiva che vuole mandare papà in galera.”
Allora lo sguardo del bambino si era incupito, le iridi scure erano diventate dure come quelle del padre. Aveva lasciato la mano dell’uomo e si era avvicinato a lei. “Il mio papà non ha fatto niente, lui è un super poliziotto e tu sei cattiva, una strega cattiva!”
Non c’era stata più nessuna esitazione nella sua voce, anzi aveva urlato a squarciagola facendo voltare tutti i presenti verso di loro, molti dei quali stavano ridendo apertamente. Immediatamente Frank aveva fatto un cenno alla guardia di scorta alla famiglia Lloyd perché li facesse allontanare.
“Quel povero bambino”, Frank aveva scosso la testa sconsolato. “Un padre del genere può rovinarti la vita per sempre, sarà sicuramente un adolescente difficile.”
Lei aveva guardato con occhi tristi la porta oltre la quale Nick Lloyd era scomparso, poi aveva sospirato. “Un’altra vittima innocente della mia indagine.”
“Sharon, non addossarti colpe che non hai. Hai fatto il tuo dovere e niente di quello che è successo è a causa tua! È Lloyd il colpevole e ne pagherà le conseguenze.”
 
Non era la prima volta e non sarebbe stata l’ultima in cui affrontavano quell’argomento, e per quanto Frank s’impegnasse e per quanto lei, in fondo, sapesse che aveva ragione, non riusciva a convincersene. Ma, soprattutto non riusciva a perdonare se stessa.
Aprì un file e lo sguardo le andò subito alla foto presente nella parte alta del documento. Si mise una mano sulle labbra per cercare di calmarne il tremore ma non poté evitare che gli occhi le diventassero umidi. Era il ritratto di un giovane felice e sorridente, con tutta la vita davanti, pieno di sogni e di speranze. Ma la cui sfortuna era stata incontrare lei.
 
Maggio 2008
Il coffe shop che aveva scelto per il loro primo incontro si trovava a molti isolati dal Police Administration Building, una zona della città in cui sperava sarebbero stati al sicuro da occhi indiscreti.
Accarezzò il libro di Dickens poggiato sul tavolo, il suo segno di riconoscimento. Non era fiera dello stratagemma usato per attirare lì il ragazzo, ma non poteva rischiare di essere vista a parlare con lui.  E lui era l’ultima speranza che le restava.
Dopo i primi mesi in cui aveva trovato riscontro alle segnalazioni ricevute e in cui gli informatori erano stati disponibili a raccogliere informazioni per lei, la situazione era radicalmente cambiata, tutte le bocche sembravano cucite e anche le chiamate anonime erano cessate. La sua indagine era in una fase di stallo ormai e, ne era convinta, questo cambiamento era riconducibile al suo scontro con il detective Sandoval il mese precedente. Il suo sospetto era che il Detective avesse riferito le sue parole a Lloyd e il Comandante avesse deciso di passare alle maniere forti per far tacere le voci su di lui. Non a caso recentemente c’erano state alcune morti e scomparse sospette di spacciatori locali, ma alla fine erano state tutte archiviate come regolamenti di conti tra bande rivali. Lei era convinta che gli uomini scomparsi fossero gli autori delle chiamate anonime agli Affari Interni.
Per giorni si era interrogata su come poter sbloccare la situazione e la risposta era stata sempre e solo una: aveva bisogno di qualcuno dall’interno.
Alla mente le era tornato subito il giovane poliziotto biondo imbarazzato dal comportamento di Sandoval nella hall del PAB. Aveva preso informazioni su di lui, con immensa cautela, aveva voluto sapere tutto della sua vita lavorativa e privata. Decidere se coinvolgerlo meritava una profonda riflessione. I rischi erano enormi, per lei e anche per lui.
Come aveva immaginato si trattava di una recluta agli ordini di Lloyd solo dall’inizio di quell’anno. Ventidue anni, diplomato all’accademia con il massimo dei voti, Jonas Brown, questo il suo nome, aveva fatto personalmente richiesta di essere assegnato all’Antidroga. In giro si diceva che lo avesse fatto perché, sconvolto dalla morte di un caro amico per overdose, voleva evitare ad altri ragazzi la stessa sorte ripulendo le strade della città. Un giovane idealista e sensibile, che credeva nel suo lavoro, era legatissimo alla famiglia e agli amici e amava la vita in ogni suo aspetto.
Difficile che Lloyd rischiasse di coinvolgere un ragazzo così nei suoi traffici, il Comandante poteva essere definito in mille modi ma certamente non era uno stupido. In ogni caso lei non doveva abbassare la guardia, la sua ipotesi poteva essere sbagliata oppure, come molti in città, Brown poteva vedere nel Comandante un eroe e rifiutarsi di crederle facendo saltare il suo piano.  C’era anche da considerare che quando i poliziotti dell’Antidroga parlavano di lei, certo non era per farle i complimenti, e il ragazzo poteva essere stato influenzato da quello sentiva raccontare dai colleghi più anziani.
La porta del locale si aprì facendo tintinnare la campanella posta in cima e lei si raddrizzò sulla sedia. Qualunque fosse la verità l’avrebbe scoperta presto, Jonas Brown era arrivato.
Vestito sportivo ma di tutto punto, la sua copia del libro di Dickens stretta nervosamente tra le mani, il giovane si era guardato intorno cercando chi lo avesse invitato lì. Aveva sorriso e il suo volto si era rilassato quando, finalmente, aveva scorto l’altro libro sul tavolo. Ma l’espressione era nuovamente cambiata quando aveva alzato gli occhi su di lei. Di certo sapeva chi lei fosse ma era confuso, incerto, la fronte aggrottata dal dubbio e dalla sorpresa. Non era quello che si aspettava. Lei non era chi si aspettava.
Prendendo informazioni su di lui, aveva scoperto qualcosa di molto personale: desideroso di trovare l’anima gemella ma timido e anche un po’ imbranato con le donne, si era iscritto ad un sito web per single, ma non uno dei tanti dove più che l’amore si cercava sesso, era un sito serio e gestito onestamente. Così, fingendosi una giovane donna che condivideva i suoi interessi, gli aveva inviato un messaggio tramite il sito per dargli appuntamento in quel locale.
Molte delle informazioni su Jonas le aveva avute proprio dal profilo del ragazzo. Compreso l’amore per Dickens. Ecco perché la scelta di portare un libro del suo autore preferito come segno di riconoscimento.
Intanto il giovane si era avvicinato al tavolo. “E’ lei Sharon?” chiese esitante.
“Si Jonas, sono io. Siediti per favore, abbiamo molto di cui parlare.”
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Major Crimes / Vai alla pagina dell'autore: mar_79