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Autore: UnGattoNelCappello    14/11/2016    5 recensioni
Una replica della storia originale; ma questa volta, il nostro eroe indossa verde e argento, non rosso e oro.
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(TRADUZIONE)
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo 11

Nel Quale il Nostro Trio Dà la Caccia a Raptor, e Harry Visita l’Infermeria per la Prima Volta

 

In altre circostanze sarebbe stata una serata molto piacevole. Dopo cena fecero sgattaiolare Hermione nel loro dormitorio e si accoccolarono insieme sul letto di Harry con le tende tirate. Draco suggerì senza troppa convinzione di fare una partita a scacchi per passare il tempo, ma né Harry né Hermione erano dell’umore adatto. Invece passarono il loro tempo bisbigliando dei loro piani per l’estate e parlando di gossip.

Finalmente sentirono gli altri ragazzi entrare nella stanza e prepararsi per andare a dormire. Hermione sbirciò da sotto il mantello e riportò che tutte le luci erano spente. In silenzio, i ragazzi scesero dal letto di Harry e si unirono a lei sotto il mantello. Stavano per uscire quando Harry li fermò. Corse via da sotto il mantello per rovistare il più silenziosamente possibile nel suo baule.

“Scusate, mi ero scordato questo,” sollevò il flauto che Hagrid gli aveva regalato per Natale.

“Grazie a Dio, non mi andava proprio di cantare,” bisbigliò Draco.

Dovettero camminare lentamente quando raggiunsero la Sala d’Ingresso. Gazza stava lucidando con difficoltà le armature in cima a un’alta scala a pioli mentre Mrs Purr faceva avanti e indietro sotto di lui. Per fortuna l’odore del lucidante era forte abbastanza da nascondere il loro. Non incontrarono nessun altro fino alla rampa di scale che portava la terzo piano. Pix stava fluttuando sopra i gradini mentre allentava alcuni fili del tappeto per far inciampare chi passava.

Alzò di scatto lo sguardo. “Chi c’è? So che siete lì, anche se non posso vedervi. Sei un ghoul, un fantasmino, o un piccolo piagnucolante studentino?”

“Studente,” disse Draco con voce sprezzante. Harry e Hermione gli lanciarono uno sguardo arrabbiato, ma non dissero niente.

Gli occhi di Pix scintillarono. “Uno studente fuori dal letto? Non finirai nei guai se chiamo un professore? O forse il vecchio Gazza, gli piacerà punirti.”

“In realtà pensavo che potresti divertirti di più con lui, stanotte,” disse lentamente Draco.

“Divertirmi con Gazza?” Pix fluttuò un po’ più vicino.

“Sì. È nella Sala d’Ingresso, a lucidare le armature.”

Pix si avvicinò ancora di più. “Oh, davvero?”

“È in cima a una scala molto alta,” rispose affabilmente Draco.

Pix si mise a testa in giù strofinandosi il mento.

“E ha un secchio molto largo, e molto puzzolente, di lucidante,” sorrise Draco.

Pix si rimise dritto in un istante. “E tu che ci guadagni? Non ci sono molti piccolini che vogliono fare patti con il buon vecchio Pixie.”

Draco fece una pausa. “Forse mi servirà un favore in futuro.”

Pix considerò le sue parole. “Okey dokey. Come ti chiami?”

“Drago.”

Pix gli fece una pernacchia. “Ooh, un grande e spaventoso drago. Sputare fuoco e bruciare cose, che divertente. Se Gazza è ancora lì, ti devo un favore.” Emise una risata fragorosa e scivolò giù per la balaustra.

“Non ti ritornerà il favore,” disse Harry non appena se ne fu andato.

Draco scrollò le spalle. “Potrebbe. E se non lo fa, beh, almeno sappiamo che è andato a tormentare Gazza.”

“Certo, Drago,” ridacchiò Harry.

“Come se avessi potuto dargli il mio vero nome.”

“E quindi hai scelto Drago?” chiese Hermione.

Draco scrollò di nuovo le spalle. “Cosa pensi che significhi il mio nome? E poi non ho un soprannome.”

“Certo che ce l’hai. Stupido,” sorrise Harry.

“Solo tu mi chiami così, idiota.”

Hermione sbuffò con impazienza. “Possiamo muoverci, per favore?”

“Scusa,” borbottò Harry, e iniziarono a salire le scale.

Per trovare la porta del corridoio già aperta.

“Cavolo, Raptor ha già oltrepassato Fuffi,” disse Harry.

“Beh, speriamo che abbia avuto meno fortuna con le altre protezioni,” replicò Draco.

Entrarono nel corridoio e trovarono Fuffi ben sveglio e ringhiante. Alle sue zampe giaceva un’arpa.

“Almeno sappiamo che Hagrid aveva ragione riguardo la musica,” bisbigliò Hermione. “A quanto pare si sveglia appena smetti di suonare.”

“Cominciamo…”

Harry iniziò a suonare il flauto. Non era una melodia riconoscibile, e lo attraversò fugacemente il pensiero che forse avrebbe dovuto fare pratica. Ma non appena sentì il rumore simile al verso di un gufo del flauto, Fuffi iniziò ad addormentarsi. Presto davanti a loro ci fu un enorme cane sonnecchiante. Con le zampe proprio sopra la botola.

“Non smettere di suonare,” lo avvertì Draco, poi li liberò dal mantello e lo infilò in tasca.

Lui e Hermione spinsero delicatamente l’enorme zampa via dalla botola e la aprirono.

“Riesci a vedere qualcosa?” chiese Hermione.

“No, è troppo buio. Non vedo delle scale.” Draco alzò lo sguardo con un sorriso. “Vuole andare per prima, signorina Grifondoro?”

Quando Hermione sbirciò dubbiosa dentro il buco, Harry indicò se stesso.

“Vuoi andare per primo? D’accordo, allora, dai il flauto a Hermione,” disse Draco.

Passarono degli ansiosi secondi durante i quali Harry smise di suonare e le porse lo strumento. Fuffi russò un poco, ma si tranquillizzò di nuovo quando Hermione iniziò a suonare.

Harry si fece avanti e guardò giù. Come gli altri, riusciva a vedere solo un’oscurità minacciosa. “Non può essere troppo male, se ci è riuscito Raptor,” si disse, poi alzò lo sguardo. “Ci vediamo tra un secondo.”

Prese un gran respiro e saltò. Più che vederle, sentì le pareti scorrere accanto a lui mentre cadeva. Proprio mentre iniziava a pensare che era stata una cosa davvero stupida da fare, atterrò su qualcosa di morbido. Tastò il terreno sotto di lui; da quello che capiva, era atterrato su una pianta.

“Cacchio, meno male,” borbottò, poi alzò lo sguardo verso la cima del pozzo. Riusciva a malapena a vedere il pallido viso di Draco che lo guardava dal bordo. “Va tutto bene, sono atterrato su una qualche sorta di pianta!”

Draco atterrò accanto a lui qualche secondo più tardi mentre Harry accendeva la bacchetta. Sentirono la debole musica fermarsi, e poi Hermione si unì a loro.

“Carino da parte loro mettere questa pianta qui,” disse Draco.

Hermione urlò e rotolò via dalla pianta. “Carino? È un’altra trappola!” Schiaffeggiò un viticcio che stava cercando di arrotolarsi intorno alla sua caviglia.

Harry e Draco abbassarono lo sguardo in orrore per vedere che erano quasi del tutto intrappolati nei viticci. Iniziarono a divincolarsi, ma quello peggiorò solo la situazione.

“Hermione, aiutaci!” gridò Harry.

“Smettetela di muovervi, sto cercando di pensare! È il Tranello del Diavolo…” replicò lei.

“Oh, sono così felice di sapere il suo nome, deliziato di fare la sua conoscenza,” disse sarcastico Draco.

“Sto cercando di ricordarmi come si uccide! Gli piacciono i posti bui e umidi…”

“E allora accendi un dannato fuoco!” urlò Harry.

“Ma non c’è legna!” gridò Hermione.

“Usa la tua cazzo di bacchetta, Granger!” gridò Draco.

“Oh, sì, certo!”

Qualche secondo più tardi Harry e Draco sentirono i viticci che li legavano allentarsi mentre la pianta cercava di scappare dalle fiamme blu che Hermione aveva evocato. I ragazzi balzarono velocemente via dalla pianta e si unirono a Hermione alla parete del corridoio in cui si trovavano.

“Grazie. Meno male che fai attenzione ad Erbologia,” le disse Harry, pensando a come lui e Draco non avevano sentito una parola di quello che aveva detto la Sprite sul Tranello del Diavolo.

“Peccato che non siamo atterrati su un professore, avresti acceso un fuoco molto prima,” disse Draco spolverandosi i vestiti.

“È successo una volta, Malfoy! Non me lo farai mai dimenticare, non è vero?”

Draco sogghignò. “Certo che no.”

Harry si avviò lungo il corridoio. “Forza, ragazzi.”

I tre camminarono in silenzio, gli unici suoni i loro passi e le leggere gocce d’acqua che scorrevano lungo le pareti. Molto presto, iniziarono a sentire un lieve rumore ticchettante.

“Che cos’è?” chiese Draco.

“Non lo so. C’è più luce da quella parte, però,” rispose Harry. “Credo di vedere qualcosa che si muove.”

Il corridoio si aprì improvvisamente in una grande stanza illuminata. Sotto l’alto soffitto svolazzava una nuvola di uccelli colorati.

“Tutto qui? Uccelli? Chi diavolo sarebbe spaventato da dei volatili?” chiese Draco sprezzante.

Harry guardò sopra di lui. “Non credo che siano uccelli…”

Gli altri seguirono il suo sguardo.

“Non sembrano anche a voi delle chiavi?” chiese Hermione dopo qualche secondo.

“Sì…” Harry si lanciò un’occhiata intorno. Dall’altro lato della stanza c’era una grossa porta, e lui corse in quella direzione. Provò a girare la maniglia, anche usando Alohomora, ma non si apriva. Si arrese e si girò verso gli altri. “Come le acchiappiamo?”

Draco indicò dei manici di scopa accanto a lui. “Voliamo. Ma qual è quella giusta?”

Harry guardò più attentamente la serratura della porta. “Probabilmente è vecchia e pesante. Forse d’argento, se è come la maniglia.”

I tre salirono sulle scope e si alzarono in volo, Hermione un po’ più lentamente dei ragazzi, chiaramente a disagio sulla scopa. Harry tentò un affondo verso una chiave argentata accanto a lui, ma quella lo evitò, insieme a tutte le altre chiavi nei paraggi.

“Ragazzi, smettete di muovervi per un secondo.”

Mentre i tre restavano fermi a mezz’aria, Harry osservò tutte le chiavi. “Lì, quella con le ali blu che sembra già essere stata presa.”

“Che stai aspettando, prendila!” gli disse Draco.

Harry scosse la testa. “Sono troppo veloci, come un Boccino fatto di steroidi.”

“Fatto di cosa?”

“Non importa. Hermione, resta bassa, e non farla scendere giù. Draco, resta dall’altra parte. Vengo verso di te, preparati ad acchiapparla se la manco.”

Harry si appiattì sulla scopa e si avvicinò velocemente alla chiave. Quella iniziò a scappare da lui, ma esitò quando si avvicinò troppo a Draco. Quella pausa fu abbastanza per Harry, e catturò la chiave a dieci centimetri da Draco, che indietreggiò di colpo.

“Voli come un maniaco.”

Harry sorrise mentre si dirigeva a terra. “Non ti ho sentito protestare durante il Quidditch.”

“Perché stavi mettendo in pericolo dei Tassorosso, non la mia faccia.”

Ad Harry scappò una risata mentre ritornava alla porta con la chiave stretta saldamente in mano. Si divincolò mentre la infilava nella serratura, e non appena la girò volò via di nuovo.

“Pronti?” chiese agli altri. Quando loro annuirono, aprì la porta.

La stanza seguente rimase del tutto buia finché Harry non fece un passo in avanti. Delle torce appese alle pareti si accesero improvvisamente, illuminando una gigantesca scacchiera. I pezzi erano enormi, più alti di Draco, e scolpiti in pietra. Sinistramente, nessuno di essi aveva un viso.

“E adesso?” chiese Harry.

“Giochiamo, ovviamente. Anche se…” Draco esitò, poi si diresse verso il re nero di fronte a lui. Allungò una mano tremante e toccò la pietra. Quella prese di colpo vita, e la testa incoronata ruotò verso il basso per guardare Draco.

“Dobbiamo prendere i vostri posti per passare?”

Il re di pietra annuì una volta, poi si rivolse di nuovo verso i pezzi bianchi. Draco osservò la scacchiera per un minuto, poi tornò dagli altri.

“Hermione, come te la cavi a scacchi?”

“Non molto bene. Non sopporto gli scacchi magici.”

Draco raddrizzò la schiena e si eresse in tutta la sua altezza. “D’accordo allora, guiderò io. Allora… Harry, prendi il posto di quella torre, e Hermione, il cavallo accanto a lui.”

Hermione si mosse felicemente a passi veloci verso il cavallo, che scese servizievolmente dalla scacchiera. Harry guardò Draco. “E tu?”

Draco sorrise. “Credo che sarò il re.”

“Ovviamente,” Harry fece roteare gli occhi mentre prendeva il posto della torre.

Draco guardò in silenzio mentre un pedone bianco veniva in avanti, poi iniziò con calma a dirigere le pedine nere.  Il suo contegno fu scosso solo quando cadde il primo pedone nero. Un cavaliere bianco lo spezzò in due dalla groppa del suo cavallo con una spada, prima di buttarlo a lato della scacchiera.

“Ma che cacchio!” Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo scioccati.

Draco guardò il pedone impalato ad occhi spalancati, poi si scosse leggermente. “Non importa. Lui era sacrificabile. Voi due non lo siete.”

La scacchiera si svuotò lentamente mentre entrambi le parti eliminavano i loro opponenti. C’era una pila di pezzi in frantumi da entrambi le parti della scacchiera, ma Harry fu rincuorato dal notare che quella dei bianchi era leggermente più alta. La regina bianca buttò un altro pedone dietro di lei, poi ruotò lentamente sul posto finché non fu rivolta verso Harry. Come Draco, lui non si era ancora mosso.

“Draco?”

“Hmm.”

“Draco! La regina bianca mi sta guardando,” disse nervosamente Harry.

“Non ha gli occhi,” rispose in tono vago Draco.

“Non intendevo quello.”

“Shh. Hermione, fai fuori quel pedone laggiù. Quello che non si è mosso.”

Hermione lo guardò incredula. “Intendi quello in mezzo a tutti quegli altri pezzi?”

“Sì.”

“Ma…”

Draco la guardò. “Ti fidi di me?”

“Sì.”

“Allora vai da quel pedone.”

Hermione si mosse con attenzione in una formazione ad L, e si fermò di fronte all’ultimo pedone. Si morse il labbro, poi assunse un’espressione risoluta, spinse il pedone di lato ed entrò nella sua casella. Quello si ribaltò e si trascinò fuori dalla scacchiera.

“Ha! Prendi questo!” esultò Hermione.

“Scacco,” disse Draco compiaciuto.

Harry tolse gli occhi dalla regina appena in tempo per vedere il re scivolare via da Hermione.

“Muoviti di una casella verso di me, Harry,” disse Draco.

Harry eseguì, aggrottando le sopracciglia confuso quando vide Draco muoversi verso di lui nello stesso momento. Poi Draco lo afferrò e scambiò le loro posizioni.

“Ma che diavolo?”

“La mossa dell’arrocco. Oh, inoltre, scacco matto.” Draco gli rivolse un sorriso a trentadue denti.

Dall’altro lato della scacchiera, il re bianco si tolse la corona e la gettò a terra. Tutti i rimanenti pezzi bianchi scivolarono di lato per aprirgli un passaggio verso il prossimo corridoio.

“È stato fantastico,” disse Harry in un sospiro mentre camminavano con attenzione attraverso i pezzi di scacchi in frantumi.

“La vostra fiducia in me è stata travolgente,” commentò seccamente Draco. Si abbassò e raccolse la corona abbandonata dal re bianco. Gli altri lo fissarono. “Non posso neanche prendere un trofeo?”

I tre raggiunsero un’altra porta. “Pronti?” chiese di nuovo Harry.

Quando aprì la porta, furono immediatamente colpiti da una terribile puzza. Premendosi le maniche dei vestiti sopra le narici, videro un enorme troll, più grande di quello di Halloween, svenuto a terra. Aveva un grosso bernoccolo sanguinante in testa.

“Dieci punti a Raptor per aver messo fuori gioco quella cosa,” borbottò Draco mentre lo oltrepassavano.

Aprirono la porta seguente e respirarono con gratitudine l’aria fresca mentre si guardavano attorno. Su un tavolo di fronte a loro c’erano sette bottiglie di varie forme e dimensioni.

“Tutto qui?” chiese Draco mentre si facevano avanti.

Delle fiammo apparvero in entrambi i passaggi; viola dietro di loro, nero di fronte.

Harry lanciò un’occhiataccia a Draco. “Hai portato iella!”

Draco lo guardò confuso. “Ma non ho usato nessuna maledizione.”

“È un modo di dire Babbano,” mormorò Hermione mentre si avvicinava al tavolo. Raccolse un pezzo di pergamena dal tavolo e lo lesse velocemente. Harry si sorprese quando la ragazza emise uno squittio eccitato. Si mosse per leggere sopra la sua spalla, e Draco guardò da sopra l’altra.

Quando ebbe finito alzò lo sguardo. “Perché sei così eccitata?”

“Perché è logica, Harry. Logica, non magia. Un puzzle. Molti dei più grandi maghi non hanno un briciolo di logica. Rimarrebbero bloccati qui per sempre.” Schiaffeggiò la mano di Draco quando lui cercò di afferrare la pergamena. “Tu hai avuto gli scacchi, Malfoy. Questa è mia.”

Lui scrollò le spalle e rimase accanto a Harry. “Fai pure.”

Mentre Hermione rileggeva l’indovinello, Harry prese la corona di Draco dalle sue mani. Era di pietra bianca, come i pezzi degli scacchi, e aveva gli animali simboli di Hogwarts incisi sulla superficie.

“È piuttosto fica,” disse Harry restituendogliela.

Draco sorrise e si fece scivolare la corona intorno al braccio. “Lo so. Penso che la…”

Hermione batté le mani. “Ho capito! La bottiglia più piccola ci farà proseguire verso la Pietra.”

Guardarono tutti la piccola bottiglia.

“Ce n’è abbastanza solo per uno di noi,” disse Draco con voce monotona.

“Quale ci fa uscire di qui?” chiese Harry.

Hermione indicò una bottiglia più larga alla fine della fila.

“Okay. Voi due prendete quella, e andate via da qui. Vado da solo,” Harry li fissò determinato.

“Sicuramente riusciamo a dividerla,” Draco sollevò la bottiglia più piccola alla luce e la considerò dubbioso.

Harry la prese dalle sue mani. “No. Ascolta, voi due potete tornare indietro. Usate le scope per volare fuori da qui - hai ancora il flauto, no, Hermione? Puoi andare alla voliera e mandare Edvige da Silente. Draco, tu vai da Piton. Io cercherò di rallentare Raptor.”

“E che mi dici di te?” chiese Draco.

“Che succede se… se Tu-Sai-Chi è con lui?” aggiunse Hermione.

Harry sorrise cupamente. “Ha già cercato di uccidermi una volta, fallendo. Forse avrò fortuna di nuovo.”

Hermione gli si lanciò improvvisamente addosso stringendolo in un impetuoso abbraccio. Harry stava per protestare quando furono entrambi scossi dalle braccia di Draco che si stringevano intorno a loro. Harry rimase fermo per qualche secondo prima di spingerli gentilmente via da sé.

“Hermione, sei sicura sulle pozioni?”

Lei annuì e prese un lungo sorso dalla sua bottiglia. “Ugh!”

“Non è veleno, vero?” chiese Draco.

“No, ma è come bere ghiaccio.”

“Fai presto, prima che finisce l’effetto,” disse Harry. Hermione porse la bottiglia a Draco e poi corse attraverso le fiamme viola senza prendere fuoco lei stessa. Entrambi i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.

Draco spostò lo sguardo sulla bottiglia, poi su Harry. “Tornerò. Io… tornerò a prenderti.”

Harry cercò di rivolgergli un sorriso fiducioso. “Lo so. Ci vediamo tra poco. Non posso mica perdermi il tuo compleanno, no?”

“Giusto.” Draco annuì, bevve la sua pozione e passò velocemente attraverso le fiamme.

Harry lo guardò andare via prima di girarsi verso le fiamme nere. “Facciamolo.”

Mandò giù il contenuto della piccola bottiglia in un colpo solo e rabbrividì. Era come se gli fosse scivolato del ghiaccio nelle vene. Passò velocemente attraverso le fiamme nere senza neanche sentirle, e si ritrovò nell’ultima camera.

Non sapeva che cosa si fosse aspettato. Forse di trovare Raptor che cercava di estrarre la Pietra Filosofale da una lastra di roccia, come Re Artù con Excalibur. Oppure una bestia feroce, come un drago. Certamente non si aspettava di vedere Raptor che fissava lo Specchio delle Brame.

“Quindi ancora non l’hai presa,” disse Harry.

Raptor lo guardò ad occhi stretti. “No, non l’ho presa. Devo ammettere, mi stavo chiedendo se ti avrei trovato qui.”

“Non posso dire lo stesso. Non sei proprio un granché quando si tratta di fare le cose di nascosto.”

“Cosa intendi?”

Harry scrollò le spalle. “Ti seguiamo da mesi. Perché pensi che siamo entrati nel tuo ufficio?”

“La McGranitt ha parlato di una scommessa,” disse incerto Raptor.

Harry alzò gli occhi al cielo. “Sì, certo, non le abbiamo detto la verità. L’abbiamo detto a Piton, però. Draco sta andando a chiamarlo proprio ora, in effetti. Dovrebbe tornare presto.”

Raptor assunse per un momento un’aria nervosa. “Non importa. Non ha alcuna possibilità contro il mio padrone.”

“Sì, a proposito di quello. Dov’è Voldemort? Non dovrebbe essere qui? Perché sono abbastanza sicuro che tu non sarai un problema per Piton.”

“Tu osi pronunciare il suo nome?”

Prima che Harry potesse rispondere, Raptor fece schioccare le dita, e delle spesse corde legarono Harry dalla testa ai piedi.

“Adesso fai silenzio, Potter, mentre esamino questo interessante specchio. Questa è la chiave… vedo la Pietra, vedo me stesso offrirla al mio padrone… Ma come faccio a prenderla?”

Devo distrarlo, pensò Harry, almeno finché non arrivano Piton o Silente. Devo spostare la sua attenzione dallo Specchio.

“Quale nome? Intendi Voldemort?” chiese Harry nella sua voce più fastidiosa nonostante fosse legato.

Raptor sussultò ma continuò a borbottare tra sé e sé mentre esaminava lo specchio.

“Lo stai guardando da un bel po’ di tempo, sai. Non sembra andare così bene,” provò di nuovo Harry.

Silencio.” Raptor agitò la bacchetta in direzione di Harry, e lui si accorse di non poter più emettere alcun suono.

Con un silenzioso ringhio di fastidio, Harry iniziò a muoversi lontano da Raptor. Forse se fosse riuscito a vedere lo Specchio, avrebbe potuto capire dov’era nascosta la Pietra. Harry pensò che fosse un buon piano, ma le corde lo stringevano così forte intorno alle gambe che era difficile muoversi. Harry era appena riuscito a mettersi in una posizione in cui poteva vedere la cima della sua testa riflessa sopra la spalla di Raptor, quando fu interrotto dal grido di frustrazione del professore.

“Come diavolo funziona? Aiutami, Padrone!”

Harry lo fissò terrorizzato quando una fredda voce sembrò provenire da Raptor.

“Usa il ragazzo… usa il ragazzo…”

Raptor si girò di colpo. “Tu, vieni qui!”

Un altro colpo della bacchetta di Raptor, e le corde caddero da Harry mentre lui riprendeva la sua voce. Si fece lentamente strada verso Raptor.

“Guarda nello Specchio e dimmi che cosa vedi.”

Harry soppresse un brivido di repulsione quando sentì Raptor camminare dietro di lui. Cercò di ignorarlo e guardò il suo riflesso. La sua immagine sembrava tanto spaventata quanto lui si sentiva, ma dopo qualche secondo gli rivolse un sorrisetto. Si mise la mano in tasca e ne tirò fuori una pietra scarlatta, prima di fargli l’occhiolino e rinfilarla dentro. Harry dovette soffocare un’esclamazione di sorpresa, perché sentì qualcosa di pesante cadergli in tasca. Non riusciva a capire come, ma in qualche modo aveva preso la vera Pietra.

“Beh? Che cosa vedi?”

“Io… io sto partendo con l’Espresso di Hogwarts… ma me ne vado con Draco. Passo le vacanze con lui, non con i Dursley.”

“Cazzo. Levati di torno, ragazzo.”

Harry fu grato di levarsi di mezzo, cercando di ignorare la Pietra che gli premeva contro la gamba. Sperava che Raptor non avesse visto il rigonfiamento sotto la sua uniforme scolastica.

“Sta mentendo… sta mentendo…” Era di nuovo quella voce.

“Potter, torna qui e dimmi la verità! Che cosa vedi?” gridò Raptor.

“Lasciami parlare con lui… Faccia a faccia….”

“Padrone, non siete forte abbastanza!”

“Ho abbastanza forza… per questo…”

Harry ascoltò la discussione sia terrorizzato che affascinato. Aveva una brutta sensazione. Quella sensazione aumentò soltanto quando vide Raptor iniziare a sciogliersi il turbante. Harry sperò disperatamente di sbagliarsi su quello che pensava stesse succedendo.

E poi Raptor si girò, e la speranza di Harry morì. Invece di capelli, o perfino aglio, la nuca di Raptor aveva una seconda faccia. Era pallida come un osso, e ricordava vagamente un serpente, con delle fessure per narici invece di un naso vero e proprio. I suoi occhi rossi fisavano malevolmente Harry. La sua cicatrice fu attraversata da un dolore intenso.

“Harry Potter… Lo vedi cosa sono diventato? Pura ombra e vapore… io prendo forma soltanto quando posso abitare il corpo di qualcuno… Ma ci sono sempre state persone disposte ad aprirmi il cuore e la mente… Il sangue di unicorno mi ha rinvigorito, nelle scorse settimane… Hai visto quando il fedele Raptor l’ha bevuto per me, nella foresta… Una volta che sarò entrato in possesso dell’Elisir di Lunga Vita, potrò crearmi un corpo tutto mio… E ora, veniamo a noi… Perché non mi dai quella pietra che hai in tasca?”

Harry barcollò all’indietro. Forse sarebbe riuscito ad andarsene da lì, se fosse saltato sopra le fiamme che coprivano l’entrata.

“Non fare l’idiota… È meglio che ti salvi la vita e ti unisci a me… altrimenti farai la stessa fine dei tuoi genitori! Loro sono morti implorando la mia clemenza…” 

“Bugiardo!” lo interruppe arrabbiato Harry.

Voldemort sorrise in modo malevolo. “Ma che cosa commovente… Sì, hai ragione, i tuoi genitori erano coraggiosi… Tuo padre ha ingaggiato un’intrepida lotta… Tua madre, invece, non era necessario che morisse… stava solo cercando di proteggerti… E ora dammi quella Pietra, se non vuoi che sia morta invano!”

“Mai!”

Harry fece per correre verso la porta, ma Voldemort stava gridando qualcosa a Raptor, e un secondo dopo la cicatrice di Harry venne attraversata da una fitta acuta quando Raptor afferrò il suo polso. Era come se la testa gli si spaccasse in due, quando all’improvviso il dolore diminuì. Il ragazzo alzò lo sguardo confuso e vide Raptor portarsi le dita al petto, guardandole mentre si riempivano di vesciche.

“Prendilo!” gridò Voldemort.

Raptor si lanciò verso Harry e lo afferrò per il collo. La cicatrice di Harry quasi lo accecò nuovamente per il dolore, ma si forzò a guardare le mani di Raptor. Stavano diventando sempre più rosse dove erano entrate in contatto con la pelle di Harry.

Fa più male a lui che a me, pensò Harry.

Harry alzò entrambi le mani, mirando al volto di Raptor. Riuscì a poggiare una mano sulla sua bocca, l’altra intorno alla sua tempia, con un pollice sopra un occhio. Era a malapena consapevole degli strilli che faceva il professore mentre la sua pelle bruciava e si copriva di vesciche. Sentì la pelle sotto il suo pollice collassare, e realizzò disgustato che l’occhio di Raptor era esploso. Se ne approfittò e spinse il suo pollice ancora più giù. Voldemort stava urlando a Raptor di uccidere Harry, ma lui non riusciva a vedere nulla… la sua vista era diventata nera mentre il dolore alla testa aumentava. L’ultima cosa che sentì fu qualcuno che chiamava il suo nome, e poi tutto diventò nero.

 

********

 

Harry rinvenne quando vide qualcosa di dorato brillare sopra di lui. Il Boccino! Cercò di afferrarlo, ma le sue braccia non volevano ascoltarlo. Frustrato, chiuse di nuovo gli occhi. Quando li riaprì, si ritrovò a fissare la faccia sorridente di Albus Silente.

“Buon pomeriggio, Harry,” disse Silente.

Harry sbatté gli occhi confuso prima di ricordarsi tutto. “Signore, Raptor ha preso la Pietra! Deve fermarlo!”

“Calmati, caro ragazzo, sei rimasto un po’ indietro. Raptor non ha la Pietra.”

Harry corrugò le sopracciglia sentendo il tono della voce di Silente. “Dov’è, allora?”

Silente si appoggiò allo schienale della sedia dov’era seduto. “È stata distrutta.”

Harry si mise a sedere a fatica, notando che sembrava essere nell’infermeria. “Ma che succederà ai Flamel? Moriranno, non è vero?”

Silente gli rivolse un gran sorriso. “Oh, sai di Nicolas e Peronella? Severus mi aveva accennato che sapevi più di quanto dovresti, ma devo confessare che non gli avevo davvero creduto. Hanno una piccola riserva di Elisir, abbastanza da durare per qualche mese. Sistemeranno i loro affari, e poi sì, moriranno.”

“Oh.” Harry non sapeva come rispondere a quello, quindi colse l’opportunità per darsi un’occhiata intorno. Il suo letto era circondato da dei separatori bianchi. Sul comodino accanto lui c’era una grossa pila di dolciumi e bigliettini. Sorrise quando vide una lunga collana di margherite fuoriuscire dal tavolo.

Silente seguì il suo sguardo. “Pegni d’affetto da parte dei tuoi amici. Quello che è successo tra te e Voldemort è assolutamente segreto, quindi ovviamente l’intera scuola ne è a conoscenza.”

Harry si portò delicatamente la collana di margherite in grembo. “Da quant’è che sono qui?”

“Tre giorni. La signorina Granger e il signor Malfoy saranno ben contenti di trovarti sveglio.”

Harry annuì. “Cos’è successo a Raptor? E Voldemort?”

“Ah. Sono arrivato in tempo per allontanare Raptor da te, anche se te la stavi cavando egregiamente anche da solo. Era indebolito dal tuo tocco, vedi. Voldemort l’ha abbandonato poco dopo il mio arrivo. È tornato ad essere incorporeo. Non essendo del tutto vivo, non può morire. È scomparso, ma tornerà.”

“Perché Raptor non poteva toccarmi? Voglio dire, faceva male anche a me, ma non mi sono bruciato come lui.”

“Voldemort è un mago potente, ma esistono alcune aree della magia di cui lui non sa nulla. Sto parlando dell’amore, Harry. Tua madre è morta proteggendoti, e il suo amore per te ti ha lasciato un marchio. No, non come la tua cicatrice. La sua protezione risiede in te, nel tuo sangue, sulla tua pelle. Sei stato marchiato da un atto di puro amore. Come tale, Voldemort, e qualcuno che condivide la sua anima come Raptor, non possono toccarti. È un’agonia per una persona tale toccare qualcuno segnato da un marchio di tanta bontà e purezza.”

Harry digerì tutto questo e proseguì con la sua prossima domanda. “Il mio mantello dell’invisibilità… Era di mio padre. Sa chi me l’ha mandato?”

Silente sorrise. “Sono stato io. L’avevo preso in prestito da tuo padre poco prima che morisse, e ho pensato che ti sarebbe piaciuto.”

Qualcosa sulla risposta di Silente gli fece venire un dubbio, ma Harry non riusciva a capire cosa fosse. “Un’ultima cosa… Come ho fatto a tirare fuori la Pietra dallo Specchio?”

“Ah, sono proprio contento che tu me l’abbia chiesto. È stata una delle mie idee più brillanti, e, detto fra noi, è tutto dire! Vedi, soltanto chi avesse voluto trovare la Pietra… bada bene: trovarla, non usarla… sarebbe stato capace di prenderla. Altrimenti lo Specchio gli avrebbe rimandato la propria immagine mentre creavano oro o bevevano l’Elisir di Lunga Vita. Devo dire che certe volte il mio cervello mi sorprende… Be’, adesso basta con le domande. Propongo che tu cominci ad assaggiare qualcuno di questi dolci. Ah! Gelatine Tuttigusti +1! Da giovane ho avuto la sfortuna di trovarne una al gusto di vomito, e da allora devo dire che per me hanno perso ogni attrattiva… Ma se prendo una bella caramella mou, non dovrei correre rischi, che dici?”

Sorrise e si cacciò in bocca una gelatina color caramello, per poi fare un verso strozzato. “Povero me! Cerume!”

Harry guardò il Preside uscire dalla stanza cercando di non ridere. Pensò che la caramella al cerume fosse la giusta punizione di Silente per essere sembrato tanto compiaciuto dai suoi stessi piani.

I pensieri di Harry furono interrotti dal suono di un litigio che proveniva dall’altra parte della porta.

“Ma è sveglio! Vorrà vederci!”

“Per favore!”

Harry sorrise alle voci dei suoi amici.

“Assolutamente no. Il ragazzo ha bisogno di riposarsi,” rispose Madama Chips. Harry fece roteare gli occhi. Gli piaceva Madama Chips, ma poteva essere severa quando voleva. Stava per chiamarla quando parlò un’altra voce.

“Mi assicurerò che non lo stanchino troppo, Poppy.”

Sentì Madama Chips sospirare, e poi Draco e Hermione balzarono da dietro le tende, seguiti da Piton.

“Harry! Eravamo così preoccupati per te!” esclamò Hermione mentre lei e Draco prendevano posto accanto al suo letto.

“Lo erano davvero. Ho beccato il signor Malfoy mentre cercava di sgattaiolare qui dentro sotto il mantello. Due volte,” disse Piton. Aveva un’aria quasi fiera mentre lo diceva.

Harry si accigliò guardando Piton, poi qualcosa in testa gli scattò e capì qual era il dubbio che lo assillava. “Signore, posso farle una domanda? Quella notte in cui mi ha trovato a guardare lo Specchio delle Brame, ha usato un incantesimo per rendersi invisibile. C’è una qualche ragione per cui qualcuno in grado di farlo dovrebbe volere il mio mantello?”

Piton piegò la testa di lato riflettendo. “Se la persona in questione fosse in grado di eseguire un Incantesimo di Disillusione, allora no. Anche se il mantello è, ovviamente, in grado di coprire più di una persona alla volta.”

Draco si intromise. “Lascia perdere il mantello, Harry. L’intera scuola ne sta parlando - che cosa è successo dopo che ce ne siamo andati?”

Harry iniziò a spiegare, ma si sentiva troppo imbarazzato dai loro sguardi, quindi raccontò la sua storia giocherellando con la collana di margherite che aveva in grembo. Quando finalmente finì, le lunghe dita di Piton si chiusero sulle sue per fermare il suo agitarsi continuo. Harry guardò in silenzio mentre Piton puntava la bacchetta verso la collana.

“Incantesimo di Preservazione. Adesso non appassiranno,” disse quando Harry lo guardò interrogativo.

“Grazie, signore. Cosa è successo a voi due quando ve ne siete andati?” chiese Harry.

“Oh, ce la siamo cavata abbastanza facilmente. Stavo andando verso la voliera, quando mi sono imbattuta nel Preside. Sapeva giù tutto - ha solo detto, ‘Harry gli è andato dietro, vero?’ e poi si è precipitato da te. Quindi ho raggiunto Draco.”

“Ho trovato il Professor Piton nei sotterranei, e siamo tornati indietro al corridoio, incontrando Hermione lungo la strada. E poi…”

“E poi ho dovuto trattenere con la forza il signor Malfoy per impedirgli di tornare da te,” brontolò Piton.

“Avevo promesso che l’avrei fatto,” Draco lanciò un’occhiataccia a Piton.

“Basta così, signor Malfoy. Ti ho detto che avrei avvisato te e la signorina Granger del risveglio del signor Potter se avresti lasciato perdere l’argomento.”

Mentre Draco e Piton si guardavano male a vicenda, Hermione si sporse in avanti. “Allora Harry, starai meglio in tempo per il banchetto di fine anno, domani?”

Lui scrollò le spalle. “Dovrò chiedere a Madama Chips, immagino.”

Draco sorrise. “Deve lasciarti andare. I Corvonero possono anche aver vinto la Coppa delle Case, ma noi abbiamo vinto quella di Quidditch.”

Hermione gemette. “Non me lo ricordare.”

Il sorriso di Draco si trasformò in un ghigno. “Sono stati assolutamente distrutti da Corvonero,” disse ad Harry sopra i brontolii di Hermione.

“Credo che sia stata la loro peggior sconfitta negli ultimi trecento anni,” aggiunse generosamente Piton, con un sorrisetto.

 

*******

 

Dopo quasi quattordici ore di sonno, Harry si sentiva tornato come prima.

“Il che vuol dire che posso andare al banchetto, no?”

Madama Chips strinse le labbra mentre finiva di sistemare la sua montagna di dolcetti. “Il Professor Silente dice che hai il permesso di andare. E hai un altro visitatore.”

“Ottimo. Chi è?”

Hagrid apparve da dietro la tenda, e parve essere troppo grande per entrare nella stanza. Si sedette e scoppiò immediatamente a piangere.

“È stata… tutta… colpa… mia… maledetto me! Sono stato io a dire a quel malvagio come sfuggire alla sorveglianza di Fuffi! Proprio io gliel’ho detto! E tutto per un uovo di drago! Giuro che non berrò più neanche un goccio, io-”

“Hagrid, smettila! L’avrebbe scoperto in qualche altro modo, è di Voldemort che stiamo parlando!”

“Saresti potuto morire! E non dire il suo nome!”

“Voldemort! Voldemort, Voldemort, Voldemort!” gridò Harry, scioccando Hagrid a tal punto da farlo smettere di parlare. “L’ho incontrato - due volte, ormai - e lo chiamo con il suo nome. Non è mai successo niente di male a dire un nome. E adesso sto bene, andrò al banchetto tra poco.”

Hagrid si strofinò il naso e sorrise debolmente. “Mi hai fatto ricordare, ti ho portato un regalo. Silente mi ha dato un giorno libero per prepararlo, ce l’ho qui da qualche parte…”

Harry lo guardò trepidante mentre Hagrid tirava fuori dalle tasche un vasto assortimento di chiavi, biscotti per cani e monetine ai piedi del letto di Harry. Finalmente, tirò fuori un libro rilegato in pelle.

“Ecco qui. Ho mandato dei gufi a tutti i vecchi amici dei tuoi genitori per chiedergli delle foto. Sapevo che non ne avevi neanche una, capisci. Ad ogni modo, spero che ti piaccia.”

Harry aprì con attenzione l’album. Da ogni pagina i volti sorridenti dei suoi genitori lo guardavano, a volte con un gruppo di amici, a volto solo loro due, o da soli. Una li mostrava anche in compagnia di un Harry neonato. Il ragazzo alzò lo sguardo, senza essere in grado di dire una parola, e saltò fuori dal letto per stringere Hagrid in un forte abbraccio.

 

*******

 

Quella sera, Harry si diresse al banchetto da solo. Aveva dovuto provare a Madama Chips di essere in grado di uscire dal letto da solo e camminare in giro prima che lei acconsentisse a lasciarlo andare. Non gli aveva dato così fastidio, considerato che era bello che un adulto si preoccupasse così per lui una volta tanto. Ma venne colto da un lampo di fastidio quando arrivò alla Sala Grande e la trovò già completamente piena. Delle decorazioni blu e bronzo decoravano la sala per celebrare la vittoria della Coppa delle Case da parte di Corvonero, e un grosso striscione rappresentante l’aquila di Corvonero decorava la parete sopra il tavolo degli insegnanti.

Quando Harry entrò l’intera sala cadde in silenzio per un secondo, prima che tutti iniziassero a parlare ad alta voce. Harry cercò di ignorare le persone che si alzavano per guardarlo meglio, forzandolo a ricordare il suo Smistamento, e camminò velocemente verso il tavolo dei Serpeverde. Scivolò nella panca tra Draco e Daphne e si guardò intorno.

“Ciao ragazzi. Mi sono perso qualcosa?”

Draco scosse la teste mentre gli altri del primo anno iniziarono a dire tutti insieme ad Harry quanto fossero felici di vederlo. Daphne gli diede anche un abbraccio.

“Hai ricevuto la mia collana di margherite?” gli chiese mentre lo lasciava andare, arrossendo leggermente.

Harry sorrise. “Lo sapevo che era da parte tua! Sì, è bellissima. Piton gli ha anche fatto un incantesimo così non appassirà.”

Daphne aprì la bocca per rispondere quando Silente entrò a grandi passi nella sala.

“Un altro anno è passato! E io devo tediarvi con un’altra chiacchierata da vecchio bacucco, prima che possiamo affondare i denti nelle nostre deliziose leccornie. Che anno è stato questo! Si spera che adesso abbiate la testa un po’ meno vuota di quando siete arrivati… E ora, avete tutta l’estate davanti a voi per tornare a vuotarvela, prima che cominci il nuovo anno…

“Ora, se ho ben capito, deve essere assegnata la Coppa del dormitorio, e la classifica è questa: al quarto posto, Tassorosso, con trecentocinquantadue punti; terzo Serpeverde, con trecentosettantaquattro punti; secondo, Grifondoro, con quattrocentoquattordici punti; e primo, Corvonero, con quattrocentoventisei punti.”

Dal tavolo dei Corvonero si levarono delle grida di giubilo.

“Sì, sì, ben fatto, Corvonero. Tuttavia, ci sono alcuni recenti avvenimenti che vanno presi in considerazione.”

Alle parole di Silente scese il silenzio sul tavolo dei Corvonero.

“Ehm. Ho alcune comunicazioni dell’ultimo minuto da fare, a proposito del punteggio. Vediamo… Primo, a Mr Draco Malfoy, per la miglior partita a scacchi che si sia mai vista ad Hogwarts, assegno alla Casa di Serpeverde cinquanta punti.”

Le guance di Draco si tinsero di rosa mentre Harry e Pansy lo abbracciavano, ma era sorridente. Harry guardò dall’altra parte della sala e vide Hermione e Neville unirsi all’applauso, e sorrise alla vista di un amareggiato Ron.

Silente aspettò finché ci fu nuovamente silenzio. “Secondo, a Miss Hermione Granger… per avere usato freddamente la sua logica di fronte al fuoco, assegno a Grifondoro cinquanta punti.”

Harry e Draco saltarono in piedi unendosi al festeggiamento dei Grifondoro. Harry guardò verso il tavolo degli insegnanti e diede un colpetto a Draco; Piton stava applaudendo forte quasi quanto la McGranitt, seduta accanto a lui. Hermione sotterrò il viso tra le mani, e mentre tornava a sedersi, Harry sospettò che fosse scoppiata a piangere.

“Terzo, a Mr Harry Potter… per il suo sangue freddo e l’eccezionale coraggio, assegno alla Casa di Serpeverde sessanta punti.”

Il tavolo dei Serpeverde esplose di nuovo in un applauso mentre c’era chi faceva velocemente i conti a mente. Harry cercò di scivolare più giù nel suo posto, ma Draco lo tirò in piedi insieme al resto del tavolo.

Silente alzò la voce sopra il frastuono. “Ciò significa, che dovremmo ritoccare un po’ quelle decorazioni!”

Batté le mani una volta, e le decorazioni di Corvonero tremolarono e cambiarono colore. Blu e bronzo vennero rimpiazzati da verde e argento, e lo striscione dell’aquila fu sostituito da quello di un serpente. Piton e la McGranitt si stavano stringendo la mano. Lasciando cadere la mano della professoressa, Piton spostò lo sguardo sulla folla e alzò il suo bicchiere verso Harry.

 

********

 

Harry fu sorpreso di ricevere i risultati dei suoi esami il giorno dopo a colazione. Se ne era quasi dimenticato. Era andato estremamente bene in Pozioni, e fu divertito dallo scoprire che aveva avuto un buon voto anche in Difesa Contro le Arti Oscure. Il resto dei suoi voti non era altrettanto alto, ma fu lo stesso compiaciuto.

Prima che se ne accorgesse, i loro bauli erano riempiti, i dormitori svuotati, ed erano sulla strada per l’Espresso di Hogwarts. Harry si trovò uno scompartimento con Draco, Hermione, Pansy, Daphne e Neville. Harry osservò divertito mentre Draco cercava di presentare il suo gufo, Thoth, ad Edvige, quando Hermione gli diede una gomitata nel fianco. Aveva in mano un pacco avvolto in una carta da regalo verde.

“Oh, grazie! Me ne ero dimenticato,” Harry prese il pacchetto dalle sue mani. “Buon compleanno, Draco. Mi dispiace che sia così in ritardo.”

Draco raddrizzò la schiena alla vista del regalo. “Per questa volta ti perdono, visto che eri privo di sensi.” 

Aprì il pacchetto con impazienza, e fece un gran sorriso ad Harry quando vide il kit per la manutenzione dei manici di scopa.

“Grazie.”

“È per il prossimo anno. Potrai portare la tua scopa a scuola, e ho pensato che potresti provare ad entrare nella squadra di Quidditch,” spiegò Harry.

“Stavo pensando di fare il provino per il ruolo di Cacciatore,” rifletté Draco.

Hermione cambiò velocemente argomento; la pesante sconfitta dei Grifondoro da parte dei Corvonero era ancora un argomento da evitare per lei e Neville.

Troppo presto, scambiarono le loro uniformi scolastiche per i loro vestiti normali, ed arrivarono alla stazione di King’s Cross. Ci misero molto ad uscire dalla piattaforma 9 e 3/4. Una guardia di sicurezza li faceva uscire a piccoli gruppi così da non allarmare i Babbani dall’altro lato della barriera.

“Mi scriverete, vero?” chiese Harry mentre aspettavano in fila. 

Mentre tutti gli assicuravano che l’avrebbero fatto, Draco buttò il suo braccio intorno alle spalle di Harry. “E non dovrai neanche stare con i tuoi parenti per molto. Io e mia madre verremo a prenderti, non preoccuparti.”

Harry gli rivolse un gran sorriso. “Non lo farò. Inoltre, loro non sanno che non mi è permesso usare la magia al di fuori della scuola. Mi divertirò un sacco con Dudley quest’estate.”

Una volta attraversata la barriera, Harry abbracciò Draco e lo guardò dirigersi verso una coppia di persone bionde che dovevano essere i suoi genitori. Neanche le occhiatacce di zio Vernon riuscirono a togliergli il sorriso dalla faccia.



 




 

N/T:
E siamo arrivati alla fine! Grazie a tutti voi che avete seguito e letto questa storia, chi ha recensito e chi no, avete reso il mio lavoro mille volte più facile!

E non preoccupatevi, non è finita qua; la storia in lingua originale è arrivata fino al quinto anno, e l’autrice sta attualmente pubblicando il sesto. Ho decisamente l’intenzione di continuare a tradurre questa serie, ormai mi ci sono affezionata troppo, ma temo che passerà un po’ di tempo prima che inizi a pubblicare il secondo anno; in questo periodo sono davvero troppo occupata (chi l’avrebbe detto che bastava l’anno della maturità per iniziare a farmi studiare -.-), ma prometto che il sequel arriverà, prima o poi!

Grazie ancora, e vi auguro una splendida giornata!

 

  
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