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Autore: Zomi    14/11/2016    7 recensioni
Cinquanta modi di amarsi...
Cinquanta momenti tutti loro...
Cinquanta attimi di una vita vissuta in due...
Cinquanta capitoli in cui i protagonisti saranno solo loro, Nami e Zoro, la loro storia, i loro caratteri e il loro amore...
Cinquanta capitoli, per cinquanta sfumature di un amore verde e arancione...
*Fanfiction offerta dal Midori Mikan: perchè a San Valentino non sono importanti i cioccolatini, è importante lo Zonami... ma non solo a San Valentino*
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sfumatura 50 +1

 
Si rigirò sulla sdraio, premendosi le mani sull’addome e piegando le gambe al petto, cercando un po’ di sollievo nel crogiolante calore del sole che illuminava la baia a cui era attraccati.
Sospirò piano, cercando di concentrarsi sulla respirazione e di non pensare alle fitte opprimenti che le laceravano l’addome, accarezzandoselo con dolcezza con le man delicate.
A ogni piccolo passaggio del palmo sul ventre, sentiva che le fitte attenuarsi.
Sorrise Nami, rilassando le gambe sulla sdraio e percependo un lieve sollievo che le sfuggì subito, sommerso da una nuova fitta dolorosa.
-Mmm- si lamentò, tornando ad abbracciarsi la pancia e storcendo le labbra.
No, non di nuovo!
Erano tre giorni ormai che i dolori la tormentavano, costringendola a letto e a una dieta leggerissima.
Guai a mangiare anche una sola foglia d’insalata di troppo: la nausea l’attendeva al varco crudele e senza pietà.
Le sembrava che una mini Merry le solcasse il ventre, navigando in un mare in tempesta e senza rotta, donandole invece che una piacevole sensazione marina di quell’oceano che tanto amava, fitte e dolori improvvisi ornati da un’allegra nausea mattutina.
Piegò le dita dei piedi nudi contro le cosce, raggomitolandosi e cercando di resistere.
Conto fino a dieci, a venti, a trenta, ma i dolori non passavano.
-Mmm.. Zoro…- mugugnò attirando l’attenzione non solo dello spadaccino.
Stiracchiandosi sul prato dove pisolava, Zoro si alzò e la raggiunse, accarezzandole la schiena mentre una dolce mano materna appariva dallo schienale della sdraio di Nami, accarezzandole il capo ramato.
-Ancora male?- le chiese Zoro, sedendosi sulla sdraio e permettendole di accoccolarsi su di lui, posando il capo sulle sue gambe.
-Si- piagnucolò, avvinghiandosi e abbandonandosi alle sue carezze e percependo un piacevole sollievo.
Sembrava che alla mini Merry piacessero le carezze rozze e calde del suo buzzurro.
-Chopper sarà presto di ritorno- le porse un bicchiere d’acqua Robin, osservandola con attenzione.
-Oggi è peggio di ieri- mugugnò Nami, scuotendo il capo e rifiutando l’offerta dell’archeologa.
Era una fortuna che Rufy e Sanji fossero scesi a terra con il medico di bordo: il primo, con il suo scorazzare infantile, avrebbe innervosito la cartografa rendendola isterica e violenta, il secondo vedendola dolorante l’avrebbe assalita di mille attenzioni rendendola… diciamo che il risultato sarebbe stato uguale in entrambi i casi.
-Non capisco che razza di influenza ti sei presa- sbottò il verde, accarezzandole i ricci mossi –Sono giorni che hai questi dolori-
-E che ne so!- mugugnò, strusciando il capo sulla pancera del  ragazzo –E non smettere di accarezzarmi!-
Zoro roterò gli occhi al cielo limpido e privo di nuvole.
-Yohohoho-ho! Nami san… no non voglio chiederti il colore delle tua mutandine!- agitò le mani all’occhiata assassina della rossa –Volevo solo sapere se posso esserti d’aiuto in qualche modo;  se poi tu volessi dirmi il…-
-Brook san perché non componi una canzone rilassante per alleviare i dolori della nostra navigatrice?- lo interruppe Robin, lanciando una lieve occhiata al ghigno divertito di Zoro, sghignazzante per lo sguardo furioso che la rossa lanciava al violinista.
Lo scheletro fece un leggero inchino, rise a sua volta e si armò di violino, portandosi alla ringhiera della nave, suonando le prime note di una ninna nanna.
Nami sembrò rilassarsi, trovando ulteriore pace tra le mani carezzevoli del suo compagno.
Robin osservava attenta la coppia.
Studiava come le mani del Bushido san si posassero con attenzione sulla cartografa, prima sul  capo, poi sulle spalle e in fine leggere sul ventre, e come lei sorridesse grata a ogni tocco, strusciano il capo contro di lui e, a sua volta, scaldandosi l’addome con piccole carezze.
Era strano, rifletté le mora, come le fitte al ventre della navigatrice scemassero sotto quei tocchi.
Corrugò la fronte, analizzando come anche le nausee, passata la mattina, non si ripresentassero negli altri pasti, o come i dolori ossei si presentassero nella settimana con maggior forza e come, ancora, la sonnolenza si stesse accentuando.
Una strana quanto interessante diagnosi la fece sorridere.
-Nami…- incrociò le dita delle mani tra loro, posando il capo sopra di esse -… perdona la domanda indiscreta…- la vite socchiudere gli occhi guardandola non smettendo di accarezzarsi la pancia -… ma quando hai auto il tuo ultimo ciclo?-
La cartografa sgranò gli occhi alzandosi di scatto dal corpo impietrito dello spadaccino, che tentò di soffocarsi con il respiro.
-Dannazione Robin!- sbottò Zoro, arrestandosi nel accarezzare la sua donna –Che razza di domande sono?-
Nami la guardò perplessa, non capendo il perché di quella strana domanda.
Perché le chiedeva del suo ciclo?
Fissò gli occhi cerulei della mora studiare con attenzione il suo ventre, dove ancora sostavano le sue mani, sorridendo sornione e enigmatica come suo solito.
Corrugò la fronte, non riuscendo a collegare la sua domanda ai dolori che la tormentavano.
Stava male, era ovvio,  ma non capiva cosa centrassero i suoi dolori con…
-Oh mamma!-
Il verde corrugò la fronte, scrutando il volto lievemente sbiancato di Nami, le cui labbra tremavano in un timido sorriso dietro alla mano che cercava di coprirla.
-Nami- la chiamò, posando una mano sulla sua spalle –Che…-
-Credi che Chopper in infermeria abbia un test?- si sporse verso la mora, dimentica di qualsiasi dolore che l’affliggeva, afferrando con forza le mani della sorella e guardandola con un luccichio felice negli occhi.
Robin sorrise e piegò il capo.
-Potresti controllare- suggerì, sorridendo sornione nel rincorrere con gli occhi cerulei la figura slanciata della rossa correre verso il castello di poppa, salendo la scala due scalini per volta.
Aveva attraversato il ponte con una rapidità fulminea, incredula che la possibilità che i suoi dolori fossero il segnale di una ben altra sorpresa, più piacevole e desiderata.
Correva sulla scalinata, non riuscendo a trattenersi dal sorridere senza un reale motivo, ma solamente desiderato.
-Robin!- chiamò l’archeologa quando fu sulla cima della rampa, bisognosa del suo appoggio.
La mora non accenno ad alzarsi dalla sdraio che aveva occupato fino a quel momento, piegando lo sguardo su Roronoa, accavallando le gambe.
-Forse dovresti andare tu- lo incoraggiò.
Zoro la guardò confuso.
Non ci stava capendo niente!
Prima Nami si contorceva dal dolore, facendo le fusa per le sue coccole che le donavano lieve beneficio, mai però quanto le parole pronunciate da Robin che le avevano ridonato energie e uno strano bagliore negli occhi.
Storse le labbra, corrucciato.
Non capiva davvero che diamine stesse succedendo.
Che diamine centravano le cose di Nami con i suoi dolori?
Non riusciva a trovarci un nesso, o meglio, lo percepiva ma provare a dar ragione a quel sottile pensiero che gli aveva attraversato la mente quando Robin aveva posto quella delicata domanda era folle, privo di senso.
-Sta chiamando te- le rispose, cercando di riemergere dai suoi pensieri.
-Solo perché non vuole vedere sul tuo volto la delusione se il test sarà negativo-
Sempre un passo avanti Nico Robin, anche su loro due.
Zoro sentì le labbra arricciarsi in un sorriso da sole nel sentir nominato per la seconda volta quel benedetto “Test”, e ignorare il flebile pensiero che lo aveva appena sfiorato –ma che ora prendeva forza e lo scuoteva con violenza- era impossibile.
Anzi, ascoltarlo era meraviglioso.
-È…- prese coraggio, scrutando il castello di poppa in cui Nami era scomparsa -… è incinta?-
Robin sorrise dolcemente, con un fare materno liquido negl’occhi.
-Va da lei- disse semplicemente.
Si mosse a grandi falcate, e riuscì a salire la scalinata solo grazie a una poderosa pacca su una spalla da un piangente Franky e un pollice alzato di Usopp, che gli fece l’occhiolino mentre consolava il autoproclamato “Super Zio”.
Zoro sorrise, un vero sorriso spontaneo, che si mantenne sul suo viso fino a quando non mise piede nella sua camera da letto, dove trovò Nami impostare un piccolo timer da cucina, furto dal Regno del cuocastro, e fissare ansiosa un piccolo bastoncino di plastica.
Voltò lo sguardo su di lui non appena lo sentì entrare nella camera, non riuscendo più a celare il suo sorriso.
-Dobbiamo aspettare cinque minuti- deglutì –Per l’esito-
Annuì, sedendosi sul letto non sentendo più le gambe reggerlo.
Nami lo seguì, liberando un profondo respiro.
-Se…- si inumidì le labbra non smettendo di sorridere -… se Robin non mi avesse chiesto…- si portò le mani alle labbra euforica –Non avrei mai collegato le due cose-
Zoro annuì di nuovo, abbandonando le mani tra le gambe e posando le braccia sulle cosce tese.
-Certo Chopper avrebbe tolto ogni dubbio ma lei… lei è sempre…-
-… un passo avanti a tutti- completò la frase, facendo scivolare dal petto un profondo sospiro liberatorio che non si era accorto di trattenere.
Nami si voltò a guardarlo in viso, emettendo un lieve uggiolio nel vederlo sorridere con serenità.
Gli prese una mano con le sue, accarezzandola piano.
-Che facciamo se è positivo?- chiese non accennando ad abbassare gli occhi.
-L’amore-
Ridacchiò alla sua risposta secca, incrociando le dita di una mano alla sua, continuando ad accarezzargli il dorso.
-Perché?- sbuffò.
-Si dovrà pur festeggiare, e dato che non puoi bere lo faremo in un altro modo- piegò il sorriso in un ghignò, stringendo la presa delle loro dita.
Nami ridacchiò, dondolando con il capo, prima di fermarlo sulla spalla dello spadaccino.
-E se è negativo? Che facciamo se è negativo?-
-L’amore-
Lo scappellotto lo colpì in pieno.
-Non puoi replicare con la stessa risposta a due domande opposte tra loro!- incrociò le braccia sotto i seni.
-Credevo che gli sbalzi di umore sarebbero arrivati dopo…- borbottò Zoro, grattandosi il capo leso.
-Zoro!- strillò –Non…-
-Voglio avere un bambino da te-
La zittì con la sua schiettezza, ammutolendola.
Continuava a guardarla dritta negli occhi, riprendendosi una sua mano e stringendola con forza.
-Non né abbiamo mai parlato, è vero, ma lo vogliamo entrambi- Nami incrociò le dita alle sue, avvicinandosi al suo petto mentre lui continuava a parlare, secco e diritto, senza tanti fronzoli ma sincero.
-Lo vedo quel tuo sorriso, lo vedo quanto vuoi che sia vero, e mentirei se dicessi che non lo voglio anch’io- le passò la mano libera sui fianchi, avvicinandosela mentre lasciava che la cartografa guidasse le loro mani unite sul suo ventre dolorante –Voglio un bambino da te Nami… almeno uno per iniziare-
La rossa ridacchiò, sollevando il capo.
-Quindi se il test sarà negativo…- sussurrò.
-… ci impegneremo affinché il prossimo sia positivo- alzò un angolo della bocca Zoro, celando un lieve brivido di piacere nel sentire la mano libera della gatta infilarsi sotto la sua canotta.
-Forse- storse il nasino con fare casuale –Dovremmo iniziare a impegnarci già prima. Tipo ora…-
-Già, dovremmo- l’accompagnò con la schiena sul materasso, baciandola con foga.
Il timer suonò.
 
 




















ANGOLO DELL’AUTORE:
Siamo giunti finalmente alla fine di questa tortuosa avventura.
Ventidue mesi.
Ecco quanto ci ho impegnato a finire questa raccolta nata dal caso, dedicata ad un evento, modificata mille volte, amata e odiata capitolo dopo capitolo, scritta cancellata riscritta maltrattata in ogni sua sfaccettatura.
Finirla lascia un che di strano sulle punte delle dita, ma forse è solo il formicolio dell’autore quando sculaccia i tasti della tastiera.
Per quanto voglia perdermi in troppi pensieri da dedicare a questa raccolta (davvero troppi, e davvero barbosi), mi permetto di rubarvi ancora cinque righe per ringraziare con l’anima che mi resta tutti coloro che hanno letto, recensito, seguito, ricordato, preferito e spulciato la storia.
Grazie!
Grazie davvero, perché senza di voi le sfumature si sarebbero perse, sbiadite, dimenticate in una cartella del pc.
Grazie.
Grazie per avermi accompagnato fin qui, e spero vivamente di non avervi deluso, ma anzi, di avervi almeno un po’ fatto compagnia, come voi l’avete fatta a me.
Grazie.
Zomi
 
   
 
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