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Autore: Play chan    15/11/2016    0 recensioni
Questa storia, piccolo scorcio del Giappone Feudale, non parla di un Samurai o di un prestigioso Daimyo, e nemmeno di un valoroso guerriero: parla di un “Mononoke”, uno “Spettro”, uno degli assassini al soldo di un clan tanto potente quanto spietato dell’epoca, i cui membri freddi e calcolatori non esitavano a tessere trame di sangue e commissionare assassinii con l’unico scopo di accrescere il proprio prestigio.
Tuttavia, non era il loro nome ad essere pronunciato con orrore nel momento in cui nuovo sangue veniva versato, bensì un’unica, singola parola: Mononoke.
Mononoke, che indicava coloro che si sporcavano le mani.
Mononoke, che divenne sinonimo di sventura e morte.
Mononoke, che presto assunse lo stesso significato di “mostro”.
Ecco di cosa parla questa storia: di un assassino e di uno scorcio di notte, della quale fu testimone uno sguardo particolare…lo stesso sguardo che avrebbe potuto mettere in dubbio ogni pregiudizio.
L’unico sguardo che ha visto gli occhi di quell’assassino.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La notte è scesa, avvolgendo progressivamente il villaggio nelle sue oscure e intangibili coltri e rendendolo un enorme giaciglio in cui i suoi "ospiti", gli abitanti, possano chiudere gli occhi e riposare le membra nelle proprie magioni...al riparo.
Ogni cosa tace, all'esterno dei loro sicuri rifugi, ammutolita dalla tetra atmosfera: non vi è il canto allegro degli uccelli ad allietare quell'angosciante situazione, bensì il sinistro frinire delle cicale, e persino il flebile soffio di vento che smuove appena le fronde, così apprezzato di giorno, le porta a compiere una danza sinistra e a proiettare ombre simili a demoni malvagi sul suolo.
Tuttavia, non è delle immagini partorite dalla propria mente, estremamente debole e suggestionabile, di cui bisogna provare terrore...ma di un pericolo ben più tangibile che sferza l'aria della notte, incurante della sua oscurità e immune alle suggestioni: le ombre, infatti, hanno la sola capacità di ingannare gli occhi, e il loro potere è inefficace su coloro che si trovano chiusi nella propria dimora... mentre un uomo è capace di procurare ferite ben più mortali, e di superare il muro che separa l'esterno dall'interno di una magione.
Non sei forse d'accordo, sconosciuto che hai appena violato la soglia di una di queste case? 
Inutile negarlo: tu non sei di certo innocuo come un'ombra, e la spada che tieni stretta in pugno ne dà una dimostrazione sin troppo chiara...esattamente come palesa le tue intenzioni, le stesse che, se sei davvero chi temono tu sia, ti hanno spinto ad eseguire le medesime azioni di questa sera per innumerevoli volte, in passato.
Gli stessi dubbi albergano nell'uomo che abita la casa, dal momento in cui il fruscio dei tuoi passi leggeri ha accarezzato le sue orecchie, interrompendo il suo sonno già tormentato, e lo hanno spinto ad abbandonare il proprio giaciglio e a lasciare la propria stanza: lui vuole certezze, malgrado la paura che gli attanaglia il cuore, vuole sapere se in casa sua è entrato davvero qualcuno...e tu, d'altro canto, sei lì per dargli la peggiore risposta possibile, nello stesso istante in cui ti scorgerà.
Tale momento sembra essere giunto: l'uomo ti ha visto; la tua immagine si riflette nei suoi occhi pieni di terrore, i nomi con cui tutti ti apostrofano, "Mononoke", " assassino", sono già sulle sue labbra, pronti ad essere urlati...ma tu non lasceresti mai che quel grido esploda: in una frazione di secondo, la tua mano stretta attorno alla sua gola soffoca quel grido, lasciando che rimanga intrappolato per sempre dalla tua morsa... Perché quell'uomo non avrebbe mai più potuto articolare suoni. 
La tua katana infatti, è già puntata contro il suo cuore: non importa se lui ti implora con lo sguardo, non importa la sua flebile presa sul tuo polso...la lama è destinata a trafiggere le sue membra, e così è stato: sotto le tue dita, percepisci l'ultimo rantolo emesso dall'uomo, ormai diventato cadavere. 
I suoi occhi, dapprima animati dalla luce della disperazione, sono ormai vitrei e spenti...ma questo, tu, non lo puoi sapere: non hai visto i suoi occhi, non li hai mai guardati.
Neppure una volta il tuo sguardo ha incrociato quello della vittima, e le tue palpebre si sono abbassate nel momento esatto in cui il colpo mortale è stato inferto: non volevi vedere? 
Tu, giunto sin qui con il preciso intento di uccidere, non hai nemmeno affrontato il risultato delle tue stesse azioni? 
Solo tu lo sai...ma sai anche che non è il momento di fermarti: la tua lama è destinata a bagnarsi di altro sangue, e ti stai già avviando verso la prossima stanza, il prossimo luogo del delitto.
C'è una bambina, lì dentro, fra le coperte; dorme, abbracciata al cuscino, e non vede l'ora che sorga presto il sole, che arrivi il mattino in cui suo padre la porterà ad ammirare i ciliegi in fiore.
La sua mente innocente non può di certo immaginare che suo padre non potrà mai mantenere la promessa...e che tu, colui che ha impedito che ciò accadesse, sei in agguato dietro la sua porta, con la spada e la sua stessa vita stretta in pugno: un tuo gesto, e i sogni lieti della bambina si interromperanno, mentre il suo riposo diventerà eterno. 
Basta solo un semplice, banale gesto...eppure, le tue gambe non si decidono a portarti da lei: sei rimasto fermo di fronte alla stanza, e il piccolo spiraglio che hai creato scorrendo appena il pannello è abbastanza grande solo per scorgere all'interno, ma non per entrare.
Osservi, semplicemente.
Osservi la bambina e il sorriso che s'intravede sul suo viso, ascolti il suo respiro lento e regolare.
Stai per cancellare per sempre quel sorriso?
Stai per strappargli quel soffio di vita che ancora alberga nel suo petto? 
No, non ancora: ti sei appena voltato di scatto, e tuoi passi ti stanno conducendo nella direzione opposta alla bambina. 
So bene dove stai andando: ti stai dirigendo verso la prossima vittima, verso la donna che hai reso vedova e che non vedrà mai svegliarsi sua figlia...
Ti stai dirigendo verso di me. 
Sì, esatto, sono proprio qui, incapace di muovere un muscolo: mi hai vista, senza ombra di dubbio, esattamente come ti sto guardando io.
Non può essere un caso, infatti, che tu ti stia avvicinando così pericolosamente a me: ormai sei qui di fronte, tanto che sono perfettamente in grado di distinguere le pieghe della stoffa delle tue vesti, i tuoi capelli illuminati dalla debole luce lunare, la lama scintillante imbevuta di sangue...ma non i tuoi occhi: quelli guardano altrove, esattamente come prima. 
Cosa mai avrà di tanto interessante il muro al nostro fianco? 
Sono io il tuo obiettivo, giusto? La tua lama sta per incombere su di me!
Eppure, persino quando levi la spada, pronto a colpire, non mi dai la possibilità di scorgere le tue iridi...L'ultima possibilità che io possa avere, prima di ricongiungermi con mio marito.
Esatto, ormai la fine è prossima. 
Non cercherò di scappare, non riuscirei: son disposta ad accettare la morte senza reagire...
No, non è completamente vero, mi sto sbagliando: un tormento mi rode l'animo, consumandolo, tanto che mi costringe a parlare al mio stesso carnefice all'ultimo istante.
Non per pregare per la mia vita, né per maledirlo: non temo la sua spada, e ferirlo con le parole non fermerebbe la sua lama...ma devo sapere. Sì...non posso andarmene senza sapere...

<< Che ne sarà di mia figlia? >>

La voce esce a fatica dalla mia gola, tremante e ridotta ad un sussurro: ho paura, ho dannatamente paura della risposta che potrei anche non ricevere da te...perché le parole di una donna non hanno valore, per un assassino. 
E invece, tu le hai ascoltate: la tua mano si blocca a mezz'aria, come se fosse trattenuta da una forza invisibile; per la prima volta, i tuoi occhi si riflettono nei miei, consentendomi di guardarti davvero.
Vuoi forse parlarmi?
Avrò la possibilità di sentire la tua voce? 
Potrò davvero sapere la sorte della mia bambina?

"..."

...Che male...
L'ardente speranza che è nata in me sta provocando un'allucinante fitta nel petto...mi toglie il respiro...
Può essere davvero così acuto il dolore? È così insopportabile il tormento che sta attanagliando il mio petto, colpendolo come se fosse una lama affilata? 
...Una lama...?
...Già, ora capisco: non sono i miei sentimenti a provocare ques'atroce sofferenza, ma una spada reale. 
La spada che mi ha appena trafitta...con cui tu mi hai trafitto, senza una parola. 
Senza una risposta. 
Ma allora, perché diamine hai esitato? Se dovevi uccidermi, perché non lo hai fatto subito? E perché, nonostante io sia ormai caduta a terra, afflitta e dilaniata dal tuo colpo, sei ancora lì? 
Forse, devi accertati che io sia davvero morta...ma come puoi farlo, se non ti volti verso di me? 
Probabilmente, sei fiducioso delle tue abilità: chissà quante vittime hai mietuto prima di noi, talmente tante che devi essere sicuro della precisione del tuo fendente!
Mi spiace deluderti, ma...stavolta hai sbagliato, signor assassino: il tuo colpo non mi ha ancora uccisa.
Non che sia una vittoria per me...ormai, non mi rimane poi molto: non riesco a parlare, né a respirare. 
A malapena, i miei sensi funzionano ancora: la mia vista è ormai annebbiata, il dolore inibisce il mio tatto...solo le mie orecchie percepiscono ancora il frinire delle cicale, il fruscio del vento...e una voce improvvisa e sconosciuta, ma che può appartenere solamente a te.

"...Non lo so..."

...Non...lo sai? Non sai che ne sarà di mia figlia, anche se in questo momento la sua vita dipende da te? 
...Che buffo...solo ora ti degni di darmi una risposta!
Solo ora, credendo che io ormai non possa più sentirti...e che non sia in grado di chiederti spiegazioni che sarebbero palesemente necessarie.
In effetti, in parte hai ragione: per quanto lo desideri, non posso chiederti nulla...posso solo ascoltare in silenzio, aspettando qualche altro suono, o la tua voce aggiungere qualche parola.
A quanto, pare, però, hai finito di parlarmi, e hai deciso di allontanarti da qui...sai cosa fare, ora?
I rumori che sento ora dimostrano di sì: un urlo acuto, il pianto di una bambina, il picchiettio di piedi infantili che risuona sul pavimento...
La porta d'ingresso che sbatte. 
...E ora?
Si è ristabilito nuovamente il silenzio?
Forse; tuttavia, mi sembra ancora di udire i singhiozzi di mia figlia, ma si stanno allontanando...stanno diventando sempre più distanti da me, da questa stanza. 
È lei che se sta scappando? Oppure sono io che, lentamente, sto lasciando questo mondo? 
Sono debole...troppo debole per capire, troppo debole per ragionare. 
Troppo debole per poter sperare di sopravvivere e di scoprire la verità.
...
...Che ironia! 
In un momento come questo, la vita dovrebbe scorrermi davanti agli occhi, in un groviglio confuso di colori e linee...eppure, vi è solo un'immagine impressa nella mia mente, nitida e precisa: sono i tuoi occhi, che ho potuto scorgere solo per qualche secondo.
Quegli occhi...solo ora credo di capire perché non hai permesso che qualcuno di noi li vedesse: non erano occhi freddi, ma colmi di tristezza.
Non mostravano disprezzo, bensì compassione.
Non sembravano affatto gli occhi di un assassino...ma di una vittima. 
Sono questi, dunque, quelli che tutti chiamano "mostri"? 
Sono loro gli spietati "Mononoke"?

<< Chi sei tu...in realtà? >>









[ CANTUCCIO DI PLAY CHAN ]
Salve a tutti!
Siete davvero arrivati qui in basso? (E magari leggendo tutto??)
Se è questo il caso, grazie di cuore! Altrimenti...beh, non fa nulla, ho abbastanza biscottini per tutti quanti. (?)
Comunque! Vorrei evitare di esordire con "è la mia prima fic, quindi siate clementi", quindi...
E' la mia prima fic, quindi siate clementi!!! >.<
Ottimo. Dignità ormai persa a parte, volevo puntualizzare una cosina: ero una roleplayer, e tale storia è legata ad un OC di mia completa invenzione; pertanto, nel remoto caso in cui vi imbattiate nella stessa, identica storia su un profilo facebook o in cui troviate corrispondenze con un personaggino...ebbene, nessuno ha plagiato nessuno: sono sempre io, in tutti i casi! Detto questo, vi lascio! E se avete voglia di recensire, sarò molto onorata di leggere le vostre opinioni!
 See you!
 
 
  
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