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Autore: Tenue    16/11/2016    2 recensioni
[Terza classificata al contest “Truth or dare? Love is in the air” indetto da Sethmentecontorta sul forum di EFP]
L’autopsia è l’esame di un cadavere che serve a determinarne le cause del decesso. Il suo termine significa “che vede con i propri occhi”, Kenma guarda dentro di sé come un’estenuante autopsia, alla ricerca di una motivazione che spieghi la sua caduta in quel baratro di dubbi ed emozioni apparentemente insensate. Cerca di capire perché all’improvviso tutto il suo mondo sembri girare attorno ad un’unica persona e perché ogni cosa nella sua vita sia mutata in qualcosa di fin troppo insolito.
[KuroKen]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Tenue
Titolo: Autopsia
Fandom: Haikyuu
Pacchetto: ϕ (Phi)
Introduzione: L’autopsia è l’esame di un cadavere che serve a determinarne le cause del decesso. Il suo termine significa “che vede con i propri occhi”, Kenma guarda dentro di sé come un’estenuante autopsia, alla ricerca di una motivazione che spieghi la sua caduta in quel baratro di dubbi ed emozioni apparentemente insensate. Cerca di capire perché all’improvviso tutto il suo mondo sembri girare attorno ad un’unica persona e perché ogni cosa nella sua vita sia mutata in qualcosa di fin troppo insolito.
 

 
Autopsia
Quando il cuore si ferma

Era piuttosto insolito che a Tokyo nevicasse in quella stagione. Ottobre stava appena giungendo al termine, eppure l'aria era diventata d'un tratto troppo fredda, il cielo era divenuto bianco e la neve aveva semplicemente iniziato a cadere.
Kenma aveva il viso rivolto verso l'alto, col nasino all'insù ghiacciato, ma il suo sguardo non era estasiato come quando guardava la neve da bambino. Era uno sguardo perso il suo.
La cartella gli era scivolata dalla mano e ora  giaceva per terra sul marciapiede innevato. La sua mente si era persa nel tentare di seguire il flusso improvviso e frenetico dei suoi pensieri, tanto che si era dimenticato della musica ipnotizzante che gli auricolari ficcati nelle orecchie continuavano a trasmettergli. O forse la canzone gli Arctic Monkeys faceva da sottofondo alla fine, lo aveva intrappolato in  quella spirale di pensieri e musica, dannatamente bella e confusa. E Kenma ci era finito talmente in profondità che tornare alla realtà sarebbe stato difficile.
Quel paesaggio bianco, gli alberi coperti di neve, le stalattiti di ghiaccio che minacciavano di piovere dai tetti delle case, tutto quello era strano. Inspiegabile.
Kenma si concesse ancora un attimo, solo un attimo, per restare così, a lasciare che i pensieri scorressero fluidi seguendo le note della canzone.
Era da giorni e giorni che sempre gli stessi pensieri ritornavano imperterriti a minacciare la sua testa di fargli perdere il controllo. Pensieri strani, inadeguati, insoliti, passavano veloci, in qualsiasi momento del giorno. Non aveva idea del perchè, non sapeva nemmeno se avrebbe dovuto vergognarsi a questo punto. Era iniziato tutto una settimana fa, in classe, durante la lezione di giapponese. Kenma proprio non riusciva a concentrarsi sulla spiegazione alquanto complicata del professore, perchè la sua attenzione era stata completamente attirata invece dalla fantasia non troppo innocente che stava facendo sul suo migliore amico. Ma quando l'insegnante aveva richiamato la sua attenzione e Kenma era tornato di nuovo a guardare la lavagna, si chiese perchè diavolo nella sua testa, aveva immaginato Kuroo sopra di lui, mentre le sue mani, che molte volte avevano accarezzato la sua schiena e lo avevano confortato, ora facevano tutt'altro, provocandogli un piacere incredibile, seppur derivante da una pura fantasia.
Da quel giorno, l'immagine di Kuroo che lo accarezzava in ogni parte del suo corpo, non lo aveva più lasciato in pace. Non si era mai spinto oltre però, se ne vergognava troppo. Si accontentava di quei piccoli pensieri, si sentiva protetto, si sentiva bene. Era una sensazione strana, in parte lo imbarazzava, eppure era così incredibilmente piacevole.
Era probabilmente sbagliato, ma forse tutto sarebbe finito presto.
Magari avrebbe perso interesse nel giro di qualche giorno.
Eppure le sue fantasie, sempre più insistenti, sempre più insaziabili, continuavano a tornare.

La spirale di pensieri si fermò improvvisamente. Kenma alla fine rimase con una sola domanda.
Perchè continuo a pensare a te... in quel modo?
La risposta era esattamente lì, poteva vederla, dentro di sé. Ma come aveva fatto fino a quel momento, così continuò ad ignorarla.

-Perchè sta... nevicando ad ottobre?-
Sussurrò invece, aggrottando le sopracciglia. Era strano, ogni cosa sembrava aver mutato in qualcosa di inusuale.

Alla fine qualcosa lo aveva svegliato, anche se Kenma non seppe dire bene cosa. Aveva ripreso la cartella in mano, la canzone, che non si era mai fermata, continuava come se niente fosse successo, e come ogni giorno camminò verso la stazione per prendere il treno, sperando di non averlo già perso.


Era insolito che nevicasse in quella stagione, ma quella infondo era solo la prima delle tante cose insolite che sarebbero capitate da quel momento.

 
o°o°o

Era passata un’ora dall’inizio degli allenamenti di quel giorno. Kenma si era seduto in panchina e aveva preso un lungo sorso dalla borraccia di Kuroo, dato che la sua l’aveva dimenticata. Era deciso a restare fermo lì almeno per un quarto d’ora, i muscoli gli facevano male da impazzire e non ci pensava proprio ad alzarsi e continuare ad allenarsi, almeno finché il dolore non fosse diminuito un po’. Kuroo lo aveva rimproverato scherzosamente, ma dopo era tornato in campo a provare le sue schiacciate.
Kenma prese ad osservare i suoi movimenti, ci aveva fatto l’abitudine ormai. Kuroo era l’unica persona di cui non aveva paura, quindi poteva permettersi di fissarlo, sapeva che al suo migliore amico non dava fastidio.
Certo, forse se Kuroo avesse saputo il motivo di tanto interesse nei suoi confronti, gli avrebbe chiesto di smetterla, ma Kenma non se lo sarebbe mai lasciato sfuggire.
 
Sospirò, lasciandosi cadere indietro per appoggiarsi al muro. Voleva il suo telefono, voleva distrarsi un po’.
 
Have you no idea that you’re in deep
 
Voleva ascoltare musica, ma se Kuroo lo avesse visto con le cuffiette durante gli allenamenti lo avrebbe rimproverato di nuovo.
 
I dreamt about you nearly every night this week
 
Comunque sia, la musica era già comparsa da sola nella sua mente.
Aveva ascoltato quella canzone troppe volte quella mattina, ora non riusciva più a togliersela dalla testa.
 
How many secrets can you keep?
 
Non che gli dispiacesse comunque.
Sembrava che le parole del cantante stessero dando voce ai suoi pensieri.
 
‘Cause there is this tune I found that makes me think of you somehow
and I play it on repeat
 
Until I fall asleep
 
Spilling drinks on my settee
 
Ti ho sognato quasi ogni notte questa settimana.
C’è un pezzo che ho trovato, che in qualche modo mi fa pensare a te.
Lo metto a ripetizione. Finché non mi addormento.
 
C’erano quei frammenti di frasi, che Kenma distingueva da quell’ipnotizzante musica, che sembravano combaciare perfettamente con le parole dentro di lui.
 

-Ti senti bene?-

La voce alle sue spalle, fece sussultare Kenma. Si girò e incrociò lo sguardo di Yaku che lo guardava preoccupato, ma con una leggera curiosità.
Nessuno riusciva mai a capire cosa passasse per la testa dell'alzatore, apparte certo Kuroo, ma Yaku tentò comunque di capire la causa del sguardo fisso e perso.
Kenma distolse lo sguardo.
-S-si...- mormorò. Lo infastidiva essere osservato.
-Okay.- Yaku appoggiò una mano sulla sua spalla e si allontanò.
Kenma sospirò, si era incantato di nuovo mentre lo fissava.
Appoggiò di nuovo la testa al muro, e tornò a guardare la partita di pallavolo, che intanto i suoi compagni avevano iniziato prima della fine degli allenamenti. Seguì i movimenti sfreccianti dei suoi compagni, sincronizzati e perfetti, come il ritmo di una canzone, quasi costanti e ripetitivi, finché Kuroo non spiccò un salto, portò il braccio destro appena un po' indietro e il tempo parve fermarsi per un istante.
Poi schiacciò. Con una potenza inaudita la palla sfrecciò nell'altro campo e cadde a terra con un tonfo sonoro, segnando un punto.
Mentre Lev, improvvisatosi arbitro, fischiava la fine della partita, Kuroo si stava già dirigendo verso il fondo campo con un ghigno trionfante. Uno di quei soliti sorrisetti che Kenma sosteneva di odiare tanto. Una delle tante piccole bugie che Kenma diceva per mascherare il fatto che ogni singola parte di Kuroo lo facesse impazzire.

-Hai visto che schiacciata, Kenma?- chiese euforico.
Kenma annuì , alzandosi in piedi, già sapendo che l’altro avrebbe voluto farlo giocare nella prossima partita.
-Andiamo, ora giochi anche tu! Con te schiaccerò ancora meglio!-
Kuroo lo metteva in imbarazzo, sempre. Ormai era un dato di fatto.
Kenma era arrossito, ma essendo sfrecciato in campo non lo diede a vedere.
Prese la sua posizione cominciando a canticchiare, sembrava un buon modo per distrarsi e far sparire il rossore dalle guance.
 
 
Do I wanna know?
If this feeling flows both ways?
 
 
Lo voglio sapere?
Se questo sentimento scorre da entrambi i lati?

 
o°o°o

Kenma non sapeva dire con precisione da quanto Tsukishima fosse entrato in camera di Kuroo.
Il moro lo stava aiutando con i compiti come facevano quasi ogni pomeriggio, quando sua madre era entrata in camera sua dicendo che era arrivato un amico.
Kuroo aveva subito distolto lo sguardo dai quaderni, cominciando a parlare con Tsukishima, senza perdere l’occasione di provocarlo un po’ con quel suo atteggiamento strafottente.
Kenma non si era sentito escluso, per lui era un’abitudine stare in disparte mentre il suo migliore amico parlava con altre persone.
Rimase però ad osservarlo. C’erano delle particolarità, piccoli gesti che il moro faceva e che Kenma conosceva alla perfezione.
Kuroo ci stata provando con Tsukishima, era evidente.
Kenma, seduto con le gambe incrociate, poggiò il viso sul palmo della mano.
Per giorni, aveva analizzato cosa stava succedendo dentro di lui, cosa realmente provava per quello che per molti anni era stato il suo unico amico, cercava, come per una sfiancante autopsia, cosa lo aveva fatto cadere in quel baratro pieno di dubbi ed emozioni apparentemente insensate.
E ora aveva finalmente capito.
 
Non era passato molto tempo, ma Tsukishima disse che era passato solo per salutare e ora se ne stava andando. Kuroo non aveva esitato, seppur di sfuggita, di toccare la natica del biondo, il quale parve indispettito, ma che non proferì parola se non per salutare.
Kenma non ricorda bene le parole che si sono scambiati subito dopo. Non credeva avessero importanza.
Poi però sbuffò una risatina. –La delusione è un sentimento che non delude mai- commentò a bassa voce.
Kuroo si voltò verso d lui, alzando un sopracciglio –Come, Kenma?-
Kenma lo guardò negli occhi, quegli stessi occhi che lo avevano sempre scrutato con dolcezza e lo avevano fatto sentire al sicuro, che ora invece guardavano con malizia e bramosia il corpo di un altro ragazzo.
Kenma sapeva che Kuroo non amava Tsukishima, sapeva tutto di lui.
Era certo che a Kuroo non interessasse realmente il biondo, di lui voleva solo il corpo, voleva solo giocare con lui.
E il sentimento che derivava dall’aver scoperto ciò era struggente, eppure finalmente aveva fatto luce sui suoi sentimenti più profondi.
Era deluso.
Forse un po’ arrabbiato, di sicuro geloso, e dannatamente innamorato del suo migliore amico.
-No… niente- tagliò corto tornando ai suoi esercizi di matematica, con un sottilissimo sorriso sulle labbra.
 

 
o°o°o
 

Lev lo ha chiamato alle sei del mattino.
Nelle ore seguenti, alcuni fatti sono confusi nella mente di Kenma.
Sa solo che all’ora esatta in cui sarebbe dovuto essere a scuola per la prima ora di lezione, si trova invece in una stanza bianca e impestata dell’odore del disinfettante.
 
Non gli piacciono i cambiamenti. Odia non essere nel posto in cui normalmente sarebbe dovuto essere. Gli mette ansia non sapere cosa sarebbe successo di lì a poco, trovarsi in un luogo a lui sconosciuto, anziché essere a scuola.
 
Alle sette Kuroo si sarebbe dovuto presentare a casa sua per buttarlo giù dal letto, gli avrebbe fatto la solita ramanzina sul fatto che fosse irrimediabilmente lento a prepararsi e poi sarebbero usciti insieme per prendere il treno.
 
Sente la nausea, ma gli sembra che la sua mente non abbia ancora realizzato cosa stia succedendo.
 
“Kuroo si è sentito male durante la notte. Lo hanno portato in ospedale, ma ancora non sanno cos’abbia”
 
Kenma ha sentito quelle parole, ma sembrano non aver avuto effetto su di lui. Non piange, non urla, non fa nemmeno domande. Si limita a fissare avanti a sé, aspettando che qualcuno lo svegli. Aspettando che Kuroo arrivi e gli dica che devono andare a scuola e che lui sta solo sognando.
Perché tutto quello sembra fin troppo irreale.
 
Solo il suo corpo sembra reagire a quella situazione. Sente le sue viscere contrarsi, gli fa male la pancia, forse sta per avere un attacco d’ansia.
Eppure è calmo, o almeno così gli pare. Non ha paura.
La pancia gli fa così male, non riesce a sfuggire al dolore, il cuore batte troppo velocemente, lo percepisce mentre coi polpastrelli preme sul polso, forse troppo forte.
E’ troppo veloce.
Si chiede perché dentro di sé lui non senta niente, forse è il subconscio a nascondergli la verità.
 
E’ mezzogiorno ora.
Lo hanno fatto entrare nella stanza di Kuroo.
Dalla finestra entra molta luce, eppure tutto sembra essere avvolto da un’oscurità inquietante.
Kuroo ha la maschera collegata al respiratore poggiata sulla bocca.
Il ticchettio del suo cuore, scandito dalla macchina, sembra essere troppo rado, probabilmente sta rallentando.
I medici non sanno cos’abbia, ma dicono sia qualcosa che infetti il cervello. A quanto pare Kuroo stava male già da tempo, semplicemente non aveva detto niente.
E ora sta morendo.
Il medico ha detto che solo un’autopsia potrebbe rivelare qual è la vera causa che adesso lo sta portando alla morte. A sentire quella parola però, Kenma sente un brivido lungo la schiena.
Gli sembra così irreale una cosa del genere, la morte era un concetto al quale non aveva mai praticamente pensato prima, sembrava qualcosa di troppo lontano.
Eppure era ora diventato qualcosa da cui il suo subconscio tentava disperatamente di allontanarlo, gli stava nascondendo il reale significato delle parole appena delle dal medico.
Eppure erano chiare. Intende fare un’autopsia, ciò significa che il suo migliore amico, l’unica persona della quale ripone la sua fiducia, è inevitabilmente destinato alla morte.
Nella sua testa, Kuroo sembra avere una malattia mai vista prima, ma scoprire qualcosa di essa, significherebbe ficcare una sonda nel cervello, cosa che gli costerebbe la comunque la vita.
Non c’è cura.
 
Alle tredici il cuore si ferma.
Kenma sa come funziona, gli tornano in mente le serie tv che guardava con Kuroo. Pensa a quelle come all’unica cosa che ci sia di familiare per lui in quel posto.
Il suono piatto e costante del cuore in arresto viene fermato dal medico, che spegne la macchina. Poi dichiara il decesso.
Il tempo scorre in modo anomalo, improvvisamente nessuno è più nella stanza.
C’è solo lui, insieme a Kuroo.
Gli prende una mano ed inizia ad accarezzarla con delicatezza. La tiene con la mano destra, la sinistra invece, s’infila tra i suoi capelli corvini e scivola sulla nuca.
Si avvicina e poggia le labbra sulle sue. Può farlo, sembra che Kuroo stia dormendo, non può accorgersi, non può respingerlo.
Lo bacia con più impeto, quando le lacrime cominciano a scorrergli sul viso.
La sua mano, ora scorre sul suo corpo freddo, poi si blocca.
Il senso di perdita diventa improvvisamente reale.
Kuroo è morto. Il dolore si impossessa di lui.
Kenma urla, mentre le sue mani cercano disperatamente un appiglio sulle sue braccia, graffiandone la pelle.
Cade a terra, sbatte la testa e improvvisamente per lui non c’è più niente.
 
 
Responso dell’autopsia. Il cuore si è fermato.
 
  
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