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Autore: Nihal07    16/11/2016    1 recensioni
Sakura cercò di non darsi per vinta e presa da uno slancio di speranza o chissà cos’altro decise di eliminare la distanza che li separava. Era come se Kakashi stesse sprofondando nel buio e lei fosse l’unica a poterlo raggiungere. Bella responsabilità. “Kakashi, tu non…”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo IV
 
 
Kakashi si appoggiò ad un albero e respirò profondamente. Aveva il fiatone.
Forse non era stata una delle idee migliori quella di arrivare fin lì da solo ma in quel momento voleva solo trovare una soluzione per stare meglio.
Si guardò intorno e si chiese se effettivamente il posto potesse essere quello.
Camminò ancora per qualche metro quando sentì una voce femminile dietro di lui.
“Lei è un ninja? Può darmi una mano? Mi sono persa.”
Un brivido scese lungo la schiena di Kakashi. Quella voce…
Si voltò lentamente. “Che strano, mi sembrava di averti già aiutata a trovare la strada di casa.”
La donna rimase piacevolmente sorpresa. “Mi fa piacere che tu sia tornato. La maggior parte muore prima.”
Per un attimo Kakashi vide i suoi occhi brillare e fu tentato di fare un passo indietro.
“Cosa mi hai fatto?”
La ragazza si avvicinò e per un attimo il jonin fu rapito dalla sua bellezza. “Ti ho fatto un favore.”
Posò le sue mani fredde sul viso dell’uomo e i suoi capelli sfiorarono il volto di Kakashi.
Non sarebbe stata quella la sua fine anche se il pensiero era allettante.
Afferrò un polso della ragazza e la bloccò da dietro la schiena. “Te lo chiederò soltanto una volta, fammi tornare come prima.”
La donna rise. “Quando un giocattolo è rotto, non torna mai come prima.”
Per un attimo Kakashi non seppe che dire o che fare e fu allora che quella donna divenne un “qualcosa”. Il suo collo si allungò e riuscì a conficcare i suoi lunghi canini nel fianco del jonin. Per un paio di secondi all’uomo mancò il respiro. Avrebbe urlato se solo ne avesse avuto la forza, mentre quella cosa, con una morsa sempre più stretta si faceva largo nella sua carne.
Non sarebbe morto, non prima di lei. Prese il kunai che teneva in una tasca dei pantaloni e cercò di colpire la donna che sembrava muoversi come un serpente. Riuscì a colpirla una, due, tre volte. Anche quando la vide per terra continuò ad infierire su di lei. Su quel corpo ormai morto, ormai senza vita ed inerte.
Per colpa sua aveva rischiato di uccidere prima Asuma e poi Sakura. Sarebbe potuto diventare pazzo nel tentativo di capire cosa gli stava succedendo.
Si allontanò da quella cosa solo quando gli mancò il fiato per continuare. Fece cadere l’arma per terra e qualcosa nel suo stomaco si mosse. Repulsione forse. O magari si sarebbe messo a piangere se ne fosse ancora stato capace. Si sentiva sporco e stanco. Si sentiva confuso. Un animale. No, nemmeno un animale avrebbe fatto una cosa del genere.
Provò a fare qualche passo, lontano da quella scena così inquietante ed irreale. Riuscì ad allontanarsi ma cadde a terra un paio di volte prima di rialzarsi e posare la schiena su un albero lì vicino. 
Pregò di non essere lì, pregò un Dio che non conosceva e in cui non credeva nemmeno.
 
Naruto e Sakura arrivarono a fatto compiuto.
La ragazza girò la testa da un’altra parte mentre Naruto ispezionava la situazione.
“Ti conviene non guardare.”
“è viva?”
Naruto negò e Sakura capì senza il bisogno di guardarlo. Poi la rosa notò una scia di sangue farsi strada nel fitto della foresta. La seguì fino a quando non vide la figura di un uomo davanti a lei. Si fermò nonostante avesse capito che era Kakashi. Aveva paura che potesse reagire come l’ultima volta che si era recata da lui.
Si morse il labbro inferiore. Ma che diavolo stava pensando? Lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarlo.
Si avvicinò lentamente ma il jonin continuava a non guardarla. Fissava soltanto un punto nel vuoto.
Si mise davanti di lui e provò a chiamarlo. “Kakashi…” Tremava visibilmente e continuava a non guardarla.
“L’ho… L’ho uccisa…”
La rosa annuì debolmente. “Lo so… è finita.”
Fece per sfiorarlo ma il jonin le afferrò bruscamente il polso. “Non riuscivo a fermarmi Sakura. Ho continuato a colpirla anche quando sapevo che era morta… Quello che ho addosso… Non è solo il mio sangue…”
La ragazza gli appoggiò l’altra mano sul viso. “Kakashi calmati, ci sono qui io adesso. Fidati di me, torniamo a casa.”
L’uomo si ritrasse per un attimo. “Sono un mostro, guardami, dannazione!”
Sakura puntò lo sguardo su di lui. “Ti vedo Kakashi… E non vedo un mostro. Vedo un uomo stanco che ha paura. Paura di non tornare a casa, paura di fare del male a qualcuno. Ma non succederà Kakashi, te lo prometto. Torneremo a casa e dimenticheremo questa storia. Torna a casa con me.”
Kakashi negò con la testa. “Sto impazzendo Sakura… Non… Non riesco più a controllarmi…”
L’Haruno lo abbracciò e iniziò a sussurrargli dolcemente: “Ascolta Kakashi… Io ho bisogno di te per superare tutto questo insieme. Ora torneremo in ospedale e risolveremo questo problema. Adesso stai male, ma guarirai presto… Ed è per colpa di quella cosa che alcune volte non ti ricordi più chi sei, non è colpa tua. E io sarò proprio qui per ricordarti chi sei anche quando tu non potrai farlo. Ma adesso ho bisogno che ti calmi perché se questo non accade, allora resteremo tutto il giorno qui e…” Trattenne per un attimo le lacrime e respirò profondamente. “E finirai per rimanere senza sangue e morire dove è morta la cosa che ora ti ha ridotto in questo stato. E io finirei per piangere Kakashi e ce l’avrei a morte con te per avermi fatto stare male, per avermi presa in giro ed essere venuto qui da solo, per avermi fatto camminare ed per avermi sporcato completamente i vestiti. Quindi adesso voglio che ti calmi.” Aspettò un attimo per ricominciare. “Ok?”
Qualche secondo di silenzio precedette la risposta di Kakashi, flebile ma sicura. “Ok…”
Sakura smise di trattenere il fiato e rimase ancora un po’ lì, fino a quando non sentì Kakashi perdere stabilità e sedersi. Dovette accompagnarlo.
Si staccò dall’abbraccio e lo guardò, aspettando che lui ricambiasse il suo sguardo.
Questo non avvenne e il jonin si guardò le mani.
La ragazza decise di procedere per altre vie. Allungò una mano e la appoggiò sulla ferita che si era procurato al fianco sinistro. “Ora facciamo qualcosa per questa ferita, va bene?” La sua mano iniziò a brillare ma non arrivò nessuna risposta.
Ad un tratto il jonin nascose il viso appoggiandolo sulla spalla di Sakura. “Mi dispiace…”
La ragazza gli appoggiò una mano sulla testa e gli accarezzò i capelli. “Va tutto bene adesso. È tutto ok.”
Sakura sentì la maglietta inumidirsi. Proprio sul punto in cui Kakashi era appoggiato. Per un attimo penso che fosse ferito alla testa, che quello fosse sangue, ma ben presto capì di essersi sbagliata. Il jonin stava piangendo. Non disse niente. Aveva bisogno di farlo e aveva bisogno che lei gli stesse vicino, non di belle parole.
Dopo alcuni minuti lo sentì scivolare e dovette distenderlo. Probabilmente si era addormentato. Era stanco e una bella dormita poteva solo fargli bene. L’emorragia si era bloccata e Sakura si congratulò con se stessa.
Sobbalzò quando sentì Naruto venire verso di lei. “Come sta?”
La rosa sospirò. “Ha bisogno di riposare.”
“Anche tu.”
“Dopo questo giorno sicuramente…” La ragazza osservò distrattamente la ferita di Kakashi. “Si tratta di un morso… Anche quando è arrivato in ospedale la prima volta aveva sul collo il segno di…”
Quasi come fosse un serpente… “Naruto, forse ci sono!”
In quel momento però, il biondo allarmò la ragazza. “Sakura! Spostati subito da lì!”
Kakashi aveva aperto di colpo gli occhi ed estratto un kunai dalla tasca dei pantaloni. Per poco non ferì Sakura, la quale era stata prontamente allontanata da Naruto.
Mostrando segni di affaticamento, il jonin si alzò e Naruto si mise davanti la compagna.
“Non posso credere si regga ancora in piedi…” Si alzò anche la rosa.
“Pensavo fosse bastato uccidere quella cosa!”, esordì il biondo.
Sakura pensò un attimo. Si può uccidere un serpente ma se questo ti ha morso il veleno entra comunque in circolo.
“Naruto, lascia fare a me.”
Il biondo disapprovò enormemente con la sua espressione. “Non credo sia…”
Sakura fece un passo in avanti. “Una buona idea?” Si girò verso di lui. “Non può fare del male a nessuno in queste condizioni…” Posò lo sguardo su Kakashi e alzò il tono della voce stavolta. “Forse la parola “Ok” non ha lo stesso significato per entrambi. Forse io sono un’idiota a credere ogni volta alle tue parole. Avevi detto che ti saresti calmato, bè, non mi sembra.”
Kakashi scattò verso di lei con l’arma in mano ma Sakura fu più veloce e gli assestò un colpo allo stomaco. Lo guardò mentre indietreggiava piegato in due. Fede uno, due passi, poi si raddrizzò come se non sentisse il dolore.
La ragazza puntò gli occhi nei suoi. “So che non ce la fai più Kakashi… E io non voglio farti male.” Si avvicinò lentamente a lui. Pian piano allungò una mano, gli sfiorò il braccio. “Ora voglio che mi guardi e che smetti di farti del male.” Gli prese la mano nella quale teneva l’arma. “So che sei stanco e che un uomo non può affrontare tutto questo da solo.” Gli sfilò il kunai dalle mani, sempre guardandolo negli occhi. Lo lasciò cadere a terra. “E io sono qui, a ricordarti chi sei…” Pregò che Kakashi la sentisse o che crollasse in quel momento. Andava bene qualsiasi cosa.
Capì che era finita quando tutto il peso di Kakashi le cadde addosso e ringraziò Naruto quando questo corse a darle una mano. Il biondo si caricò Kakashi sulle spalle e guardò la rosa.
Sakura osservò per qualche secondo il vuoto prima di degnarlo di uno sguardo. Quando questo avvenne, gli parlò. “Tu vai avanti. Io devo risolvere una questione da medico.” 
  
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