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Autore: Canzonette    16/11/2016    0 recensioni
Sobbalzò nel sonno, e accese la luce del comodino.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sobbalzò nel sonno, e accese la luce del comodino. Guardò il muro: le foto erano ancora lì, il fruscio che l’aveva svegliata era quello di un foglio caduto dalla scrivania. Era solo un sogno. Solo un sogno. Le sue foto erano ancora sul muro, nessuno le avrebbe tolte se non lei stessa, e nessuno si aspettava che lo facesse. Le veniva da ridere e da piangere allo stesso tempo: davvero aveva creduto che tutte le foto di Raffi erano scivolate dal muro da sole? No, no, no. Restano lì.
Si mise seduta nel letto. Poi con un gesto tolse le coperte e balzò in piedi. Prese il suo zaino dall’armadio. Iniziò a ficcarci dentro quello che le capitava sotto mano: magliette, mutande, un libro. Doveva partire.
Erano le quattro di notte e la casa era silenziosa. Le coinquiline dormivano e l’attività frenetica di Elena non le aveva svegliate. Elena era impazzita, mise nello zaino anche Coniglietto, il suo peluche e unico vero amico. Poi si fermò. Per la prima volta dopo qualche giorno in cui l’aveva evitato, guardò le foto appiccicate sul muro. E faceva male. Faceva male pensare che ormai erano solo ricordi. Si sforzava di pensare “nessuno è morto, siamo tutti in salute e non è successo niente che abbia maggiormente sconvolto le nostre vite. Tutti hanno il cuore spezzato prima o poi”. Però forse era proprio quello il problema. Si rese conto di star sperando che l’impossibile accadesse: di venire investita da una macchina, minacciata o accoltellata da uno sconosciuto. Mentre tagliava le cipolle, quella sera, si era ritrovata a guardare il suo dito giocherellare con il coltello. Se qualcosa del genere accadesse, forse lui avrebbe cambiato idea. O forese lei stessa si sarebbe svegliata. Le serviva quel qualcosa che le facesse da doccia fredda e che le desse la motivazione di farlo per davvero quello zaino e mettersi in marcia.
Ma sarebbe davvero servito a qualcosa? E soprattutto, era davvero indispensabile? Non serve un evento sconvolgente per prendere una decisone fuori dagli schemi.
Prese lo zaino e spense la luce. Scese le scale, afferrò il cappello e uscì fuori. L’aria era fredda e le diede l’energia per iniziare a camminare. Camminava a caso, verso quello che credeva fosse il sud. Difficile dire per quanto andò avanti, ma il sole iniziava a sorgere. Elena era esausta. Trovò una fermata dell’autobus e vi ci si sedette. Senza nemmeno accorgersene si addormentò, e fu’ svegliata qualche ora dopo da una vecchietta preoccupata. Margaux era chinata verso di lei e ripeteva “mademoiselle, ellez vous bien?”
“ah, sono arrivata in Belgio” penso’ Elena. Si tiro’ a sedere e sorrise alla vecchietta. Margaux sembrò molto sollevata. “Ou est-ce que on est?” “Kanne” Ah, non era arrivata poi troppo lontano.
Margaux invitò Elena a fare colazione. Non parlarono molto ma per la prima volta dopo tanto tempo Elena si sentiva in compagnia. Una compagnia vera, non quella a cui si era ormai abituata, quella a cui si obbligava a prender parte pur di non sentirsi da sola. Margaux era venuta a cercarla. Pur non conoscendola si era preoccupata per lei e aveva scelto di passare del tempo insieme. Elena si chiese quante altre persone come lei stanno in compagnia solo per illudersi di sconfiggere la solitudine. Mangiava un pain au choccolat e sorrideva a Margaux. Oh, era il primo vero sorriso che faceva da molto tempo. Era quindi possibile sorridere anche senza Raffaele!?
La strada del ritorno fu più corta di quanto non pensasse. A casa, le coinquiline non si erano nemmeno accorte della sua assenza. Posò lo zaino e accese il computer. Se google non mentiva, avrebbe dovuto percorrere milleseicentroquarantasette chilometri. Forse era meglio prendere un libro più leggero. Ma perché andava da lui? Perché voleva partire?
Si era ricordata cosa significa essere in compagnia, e si era ricordata di chi desiderava la compagnia. 
   
 
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