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Autore: Nivees    17/11/2016    2 recensioni
[ onesided!Jumin/V ]
Jumin avanza e gli si siede accanto, su una delle poltrone scure. Non c'è colore nella stanza, non serve. E l'unico colore che vorrebbe vedere, adesso, è celato dietro le palpebre chiuse di V.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jumin Han, V
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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sssalve ragazzuoli, ebbene sono capitata anche qui. ho questa cosetta nel quadernino magggico da agosto, e continua a non piacermi, ma avevo una mezza ideuzza di fare una specie di raccolta juminv ma per ora rimane quel che è. una ideuzza e niente più. però per ora pubblico questa e se poi un giorno mi gira male ma malissimo, farò un change tra le impostazioni lol. 
comunque, ecco, questa cosina non è niente niente, è piuttosto noiosa ma in quel periodo mi girava un sacchissimo in testa e poi l'ho scritta, ma non mi soddisfa per niente perché... non è niente??? nada de nada. magari l'idea era caruccia ma, ovviamente, l'ho fatta male eh, strano. io l'ho immaginata durante un ending, uno a caso, dove non si sa che fine faccia v, se muore, se boh, se niente, e praticamente jumin si prende cura di lui e lo "nasconde". senza però guarirlo perché l'emo non vuole. dio, perché ho un debole per gli emo??? grrr. eh vabbè, ve lo lascio, bye bye. niv.
 
And now he’s so devoid of color
 

«Ti ho sentito arrivare.»
   Jumin entra, in punta di piedi. Chiude la porta dietro di sé, accompagnandola per non farla sbattere troppo forte – ogni rumore è assordante nel buio, copre le luci della città che illuminano l'ampio appartamento. V è seduto accanto ad una delle tante vetrate, ha le gelide dita che puntellano goffamente il vetro, contando le gocce di pioggia che lui non può vedere. Non indossa i suoi occhiali scuri, ma gli occhi sono serrati e le labbra schiuse in un sorriso, quando si gira verso di lui.
   «Fa freddo.»
   «Lo so. Lo sento» sospira. Abbassa il viso di lato, «Non restare fermo lì impalato, puoi sederti. Come è andato il party?»
   Jumin avanza e gli si siede accanto, su una delle poltrone scure. Non c'è colore nella stanza, non serve. E l'unico colore che vorrebbe vedere, adesso, è celato dietro le palpebre chiuse di V.
   «Bene. La ragazza sa il fatto suo. Ha fatto un gran bel lavoro e inoltre gli invitati sono stati soddisfatti dall'organizzazione...» Inizia a raccontargli i dettagli della serata, soffermandosi più volte sulla sua mancanza e su quante persone hanno chiesto della sua assenza. «Anche gli altri,» ha aggiunto, «hanno chiesto di te. Erano preoccupati, non ti sentono da un po'. Non sanno che fine hai fatto.»
    V, però, ignora quelle parole. Quel sorriso appena accennato non se ne va. Jumin sa perché tenta di sostenere quel sorriso troppo pesante, lo fa per lui, perché lui possa vedere quel che prova. Quando ancora i suoi occhi erano aperti, Jumin ricorda bene come in quelle iridi cerulee si nascondesse la sua anima – gli parlava con gli occhi, l'aveva sempre fatto. Prima di Rika, almeno.
    «Sono fiero di voi. Anche Rika lo sarebbe. Hey, non fare quella faccia, so che la stai facendo.» V sporge le mani, gli tocca le guance, carezza le ciglia umide e traccia con le dita le profonde rughe che gli solcano la fronte. «Non devi crucciarti ogni volta che parlo di lei. Non è colpa sua
    «Sì che lo è.»
    «No.» il tono non ammette repliche e perde la dolcezza con cui gli toccava le labbra, «Non ne voglio più parlare adesso. Voglio solo andare a letto, è tardi.»
    Jumin allora si alza, piano e senza far rumore perché ogni suono è sempre così forte nella testa di V, come mille campanacci suonati allo stesso momento. Lascia una carezza sul quel volto che una volta è stato suo, e che ancora desidera, ma che non potrà mai più avere.
    Chiude la porta dietro di sé accompagnandola con le mani.

     Il giorno dopo, Jumin Han tornerà in quella stanza senza colore.

  
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