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Autore: _valy    17/11/2016    8 recensioni
La prima volta che succede è qualcosa di assolutamente imprevisto e in nessun modo premeditato - semplicemente succede, spontaneamente, ed Emma non si tira indietro. (La seconda e la terza volta non sono molto diverse, perché tra loro è sempre stato così - o una danza lenta o un passo avanti e due passi indietro - ed Emma non vuole rischiare di perdere le posizioni che ha ottenuto.)
One-shot SwanQueen.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Note:

 
Ambientata in un vago futuro in cui Emma, Regina, Henry e i due idioti a parte non è molto importante chi è in vita.
Crack e umoristica in un senso che sarà chiaro strada facendo - e che spero apprezzerete.
Ancora, non possiedo 'Once Upon a Time' eccetera eccetera, e ovviamente SwanQueen.
(Rating arancione per qualche parolaccia qua e là.)
 
 
 


 


The Nth Time Around



 


 
 
La prima volta che succede, semplicemente succede.
 

Emma non l'ha pianificato (non potrebbe mai! Perché nemmeno nei suoi sogni più sfrenati -quelli che ha dopo aver trascorso una mezz'ora su Pornhub sezione lesbian hentai- potrebbe osare pianificare una cosa simile! Perché pianificare implica sperare e lei mai, mai, oserebbe sperare che - sì, quello..) ed è certa che nemmeno Regina l'abbia pianificato, se il suo superpotere è ancora in azione (e ammette di avere qualche dubbio a proposito) e se l'espressione di assoluta incredulità e di malcelato imbarazzo che crede che Regina abbia sul volto sia davvero sul suo volto (ammette anche di avere una certa difficoltà a distinguere delle figure poste a più di 70 cm dalle sue retine).
 

Così succede, senza nessuna premeditazione (ed è bello - è fottutamente bello ed è ancora meglio di tutto quello che lei mai ha avuto il coraggio di sperare e di pianificare nei suoi sogni post-orgasmici solitari più sfrenati) e due ore dopo, quando ormai sono le 17 ed è l'ora di tornare ad essere adulti responsabili e produttivi, Regina si infila le scarpe, una dopo l'altra - così lentamente che Emma sta impazzendo per mantenere lo sguardo fisso sul muro e che non vaghi per tutto quel corpo piegato in avanti e profumato e così invitante (e per la barba di Merlino!, un po' di contegno) e - 
 

"È stato.. bello.. Sì, è stato bello, lo ammetto senza difficoltà. Ma Emma, è stato un errore."  E Regina la sta guardando, così lei annuisce dandole ragione e ripete, "Un bell'errore."
 

"Un bell'errore, sì, che non ripeteremo," precisa Regina mentre si infila il cappotto una manica dopo l'altra. 
 

"Non lo ripeteremo, sì," e i suoi occhi non riescono a non posarsi sul décolleté di Regina questa volta - ancora visibile con il cappotto aperto - e oh Dio, Emma vuole morire e ritornare una donna adulta funzionale e poi morire di nuovo.
 

"Quindi.. Io vado," Regina la richiama alla realtà dal suo incubo di imbarazzo. 
 

"Oh, certo. Ti accompagno fuori o -"
 

"Non ti preoccupare, non voglio costringerti ad alzarti o ad indossare i pantaloni," ed Emma non sta arrossendo, ok? E di certo le sue mani non stanno sudando da fare schifo e lei non sta cercando di asciugarle facendole scivolare lungo le cosce e ora non sta - no, assolutamente non sta fissando con sguardo lascivo e con l'immaginazione priva di freni il sedere fasciato di una Regina Mills che esce dal suo appartamento. (E se anche lo stesse facendo, non è colpa sua se quel sedere è così attraente, ok?)
 

 
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E dopo quella prima e non premeditata volta, Emma non sa spiegarsi come (ma eccome se sa spiegarselo), ma semplicemente non smette mai di succedere.
 

Non è che sia pianificato, di per sé, perché non c'è niente di pianificato nell'incontrarsi casualmente da Granny's all'ora di pranzo e nello scoprire che nessuna delle due ha impegni per la serata e "Henry è da Nick, giusto? Quindi, se vuoi, insomma – sì, magari potrei fare un salto da te verso le sette e mezza e vedere se quel rubinetto del bagno perde ancora?", o nello stringersi le mani e scambiare due parole di circostanza dopo una riunione tra Comune e Forze dell'Ordine monopolizzata dal problema del budget dei vigili del fuoco (perché diavolo vogliono comprare un nuovo camion per spegnere gli incendi quando un giorno sì e l'altro pure c'è Elsa che gira per la città a regalare gelati e impacchi di ghiaccio per stiramenti muscolari?), o nello scoprire che la scadenza per l'aggiornamento dei fascicoli del Dipartimento dello Sceriffo è tra tre giorni e "Sarò onesta con te, Emma. Non hai possibilità di finire in tempo. A meno che -", "A meno che cosa?", "A meno che io non ti dia una mano. Domani, dopo le 16? Possiamo rimanere in ufficio da te, se David non è in servizio."
 

E David non è mai in servizio dopo le 16, ed Henry ha due nuovi corsi dopo la scuola tre giorni a settimana, e la segretaria di Regina lavora solo tre pomeriggi a settimana e la cripta del mausoleo è sempre vuota ed Emma non pianifica mai nulla (beh, si tiene a posto lì sotto - e per le prime cinque volte fa sempre in modo di abbinare l'intimo, ma a parte quello non pianifica niente) ma interpreta tutte queste circostanze favorevoli come un segno manifesto del fatto che lassù qualcuno approva quello che stanno facendo (e sicuramente si sta godendo lo spettacolo).
 

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La sesta volta che succede, mentre Emma ha gli occhi sgranati e le mani strette a pugno nel lenzuolo, di colpo Regina si ferma, respiro corto e occhi lucidi, si alza dal letto allontanandosi dal suo corpo caldo, bollente (perché sono nella cripta, il suo appartamento in mano a David e Mary Margaret per qualche assurda ragione che ha a che fare con delle decorazioni per una festa in onore di qualcuno), e inizia a camminare avanti e indietro, nervosa.
 

"Oh mio Dio.. Oh mio Dio, io-io non ci posso credere. Emma, posso forse sembrarti fuori di senno in questo momento, ma semplicemente non posso credere che questo stia succedendo davvero."
E Regina ha un po' di ragione, forse anche qualcosa di più di un semplice po' -Emma è disposta ad ammetterlo tra sé e sé (ma non ad alta voce, perché non vuole fornire a Regina altre armi da usare contro di lei)- ma questo non le pare il momento adatto in cui avere una simile epifania.
 

"Regina, per favore, puoi tornare qui? Inizia a fare freddo," prova a ragionare, ma è sempre così difficile discutere con la madre di suo figlio e uscirne vincitrice.
 

"Emma, come puoi stare lì, coricata, tranquilla, mentre sta succedendo - mentre sta succedendo.. questo?" Regina sussurra quell'ultima parola, come se fosse velenosa e da maneggiare con cura, una maledizione o un animale pronto a tradirla e morderle il c - si insomma, il fondoschiena (le metafore sono importanti, le ripete sempre Henry, ma ogni volta che ci prova il risultato è – ecco, questo), e quante volte dovranno ancora affrontare l'argomento? 
 

"Beh, mi sembrava che ne avessimo già discusso, qualcosa come - non so, due giorni fa. È  successo, sta succedendo, e sicuramente succederà ancora. Fattene una ragione. E ora smettila di sclerare e posa qua il tuo bel.. ehm, il tuo sedere. Che è assolutamente normale, davvero - bello nella media della bellezza dei sederi. Che è - normale."
 

Regina la uccide con lo sguardo, ma Emma è disposta a concederle l'uscita su cauzione perché seriamente – un po’ se l’è meritato con un'uscita simile.) 
 

 
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L'ottava, la nona e la decima volta succedono nel suo appartamento - gentilmente ripulito da David e Mary Margaret dopo la festa-a-sorpresa-trasformatasi-in-fiasco da loro organizzata per festeggiare i suoi ipotetici due mesi di fidanzamento con Uncino (sua madre ha passato la serata a giurare che fossero due mesi, ma se deve essere sincera lei non ne è così convinta - la sua risposta ad un ipotetico "Da quanto siete fidanzati?" è sempre oscillata tra un desolato ed afflitto "Da una vita" ed uno sconvolto e isterico "Cosa? Non siamo una coppia". In ogni caso, lei ha trascorso la serata a parlare con Regina e a ridere con Regina e a bere birra doppio malto con Regina e dopo due ore Uncino se n'è andato - o almeno così le ha detto David, era troppo occupata a fissare il complesso disegno ricamato sulla maglia di Regina ad altezza seno per accorgersi della sua dipartita).
 

Rimangono insieme solo un'ora ogni volta - perché hanno poco tempo e troppe persone hanno le chiavi di quell'appartamento e non vogliono sorprese indesiderate (Uncino per Emma e non sa chi per Regina, ora che Robin è - beh, non sa bene che cosa sia successo a Robin ma Emma non l'ha più visto e deve ammettere che la cosa non la intristisce più di tanto), ma un'ora a serata è più che sufficiente per lei. Emma è certa che dopo quelle tre volte non potrà più guardare il divano nello stesso modo (e nemmeno il tavolo della cucina, se deve essere completamente onesta).
 

 
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Inaspettatamente (perché Emma sospetta che non si accorgerebbe di un indizio nemmeno se questo si presentasse a casa sua con una torta di benvenuto in mano) la prima persona ad accorgersi che stanno trascorrendo del tempo insieme al di là del TG-DAFA (il Tempo Giornaliero da Dedicarsi Alla Famiglia Allargata, un'altra sua assurda iniziativa in vigore da due mesi di cui Emma non vuole nemmeno iniziare a discutere) è sua madre. (Sua madre, sì. Fatica a crederci. Se non avesse assistito alla scena con i suoi occhi - e le sue orecchie - non ci avrebbe creduto e avrebbe deriso chiunque glielo avesse raccontato.)
 

Emma è appena tornata nel suo appartamento, dopo due ore trascorse da Regina, sola a casa dati gli impegni scolastici di Henry (Regina ha insistito perché la scuola offrisse delle ore di ripetizione gratuita per tutti gli studenti che intendono fare richiesta di ammissione in un college fuori Storybrooke. Emma non sa bene che classe dovrebbe frequentare suo figlio - il che, lo ammette, la rende non proprio una madre modello, ma è sinceramente difficile tenere i conti del passare del tempo tra viaggi tra mondi e super cattivi e mesi in isole che non ci sono e inferni dalle tonalità altamente improbabili - ma Regina ha deciso che Henry rientra nella categoria degli studenti che possono beneficiare delle ripetizioni e nessuno si è opposto). È appena entrata in casa, stivali abbandonati all'ingresso e giacchetta di pelle sostituita con un maglione, quando il suo cellulare inizia a squillare.
 

"Si?," risponde, perché ha gettato un'occhiata sul display e ha visto che è sua madre - quindi non può essere nulla di serio (l'ultima chiamata riguardava uno sconto del 5% sui croissant in panetteria, quindi parla per esperienza).
 

Sua madre -per la prima volta nella sua vita, probabilmente- non tergiversa, non si perde in innumerevoli racconti di quando era piccola e suo padre di qua e quando era una fuggitiva e i nani di là - e va dritta al punto.
 

"Ti ho vista uscire dalla casa di Regina," le dice,  ed è un tono accusatorio quello che sta usando? "Un quarto d'ora fa, più o meno. Che cosa ci facevi lì? Henry è a scuola, e non mi pare che ci siano state segnalazioni di emergenze per possibili minacce alla città."
 

Ed Emma ha trascorso qualche ora in tutta la sua vita in compagnia di Pinocchio - ma quelle ore hanno sicuramente lasciato il segno, l'hanno indubbiamente influenzata e plasmata e manipolata in profondità, non c'è altra spiegazione. Altrimenti, perché una donna da cui ogni traccia di malvagità è stata eliminata (come - ad Emma ancora non è chiaro), invece di ammettere la verità alla propria madre, tossirebbe per un paio di secondi prima di rispondere con un assolutamente credibile, "Ehm.. No.. Cioè sì - no, c'è una nuova minaccia, sì. È una cosa nuova e imprevista e non ne abbiamo ancora parlato con nessuno, proprio nessuno. Vorremmo - sì, ecco - vorremmo scoprire qualcosa in più su quest-questa nuova minaccia, prima di dirlo a tutti, capisci? Quindi è una sorta di segreto, ecco."?
 

"Un segreto? Una cosa che Regina - e anche te - non volete che venga rivelata?"
 

"Ehm, esatto?"
 

Emma non è del tutto convinta del perché quello sia il punto su cui sua madre ha concentrato la propria attenzione, ma grazie a Dio questa non le fa altre domande e chiude la chiamata dopo un semplice "Ok, devo andare!" - e se questo dà a Emma la possibilità di sedersi sul divano con una birra in mano e la TV accesa e nessuno che insinui cose strane, non ha alcuna intenzione di lamentarsene.
 



(Sta guardando "House of Cards" quando le viene in mente. "Merda," esclama, prima di prendere il telefono e scrivere Mi ha chiamata mia madre. Le ho dovuto dire che c'era una nuova minaccia che gira per Storybrooke, non fare domande e reggi il gioco grazie - ci aggiunge una faccina sorridente solo perché sa quanto Regina le odia.
E sia. Se mi farà domande risponderò di conseguenza. Purché tu la smetta con quei segni di punteggiatura e quei simboli: sono ridicoli e infantili.
La conosce così bene ormai.)
 



(Capisce perché sua madre non le ha fatto altre domande dopo la sua ridicola spiegazione il giorno seguente, quando durante le sue quattro ore in stazione riceve 27 chiamate da parte di cittadini terrorizzati in cerca di chiarimenti circa una possibile minaccia di cui hanno sentito parlare da non ricordano chi.
 

"Non ricordi chi te ne ha parlato una sega!" Sbotta Emma quando Ruby (numero 28 –Dio, il catastrofismo di questa gente!) la chiama. Ruby ridacchia per due minuti interi, finché Emma non deve attaccare perché "Ho un'altra fottutissima chiamata. Giuro che quando finisco qui vado a tagliarle la lingua. E ricordami di non dirle mai più che qualcosa è un segreto!"
 

 
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Lei e Regina impiegano nove giorni a risolvere la situazione - di cui due a creare un'effettiva emergenza, ideando e dando vita a una strana creatura fatta di fango e argilla (Emma sospetta che Regina abbia preso ispirazione dai Fantastici Quattro, ma Regina sostiene di aver trovato un antichissimo incantesimo ideato dal secondo Signore Oscuro eccetera, eccetera - Emma ha smesso di prestare attenzione quando Regina ha inspirato e la camicia che stava indossando ha rivelato un lembo del reggiseno e - ok, è una pervertita che non conosce la parola multitasking) e sette a rimediare ad una molto probabilmente sua disattenzione durante l'effettiva attuazione dell'incantesimo che ha portato quella cosa che non è La Cosa a rendersi indipendente, a non rispettare le tre leggi di Asimov (che si applicano anche alle creature nate ex incantesimo, chi lo sapeva) e a sviluppare un vivissimo e molto specifico desiderio di uccidere tutti gli abitanti di Storybrooke.
 

In definitiva, una settimana non troppo diversa dalle altre. (Regina l'ha anche rimproverata per ore e ore dopo che lei ha mandato a quel paese l'incantesimo - quindi, una settimana ben poco diversa dalle altre.
 


(In definitiva, per colpa di sua madre e delle sue domande e del suo presente-quando-inconveniente sesto senso, dieci interminabili giorni trascorrono tra la diciannovesima e la ventesima volta (Emma tiene il conto. Sempre. Ha una nota sul suo IPhone appositamente per quello, nel caso in cui la sua memoria a breve termine la tragga in inganno: inizia con "Documento 357 A" nell'eventualità in cui qualcuno prendesse possesso del suo telefono e decidesse di curiosare qua e là). Ma l'attesa amplifica il piacere o qualcosa di simile -l'ha letto da qualche parte, probabilmente su un biscotto della fortuna- quindi la ventesima volta è – beh, è da urlo, Henry dai nonni e l'appartamento tutto per sé e tre ore di assoluto godimento.)
 

 
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E non è che la sua vita ruoti attorno a Regina, di per sé, perché c'è anche il lavoro (ore e ore trascorse sull'auto di pattuglia a sorseggiare caffè e a controllare le strade della città, a compilare documenti inutili e colmi di deliberati errori ortografici e a concedersi visite assolutamente necessarie in comune perché certe cose semplicemente non si possono comunicare via fax o via mail) e c'è la sua famiglia (Mary Margaret che la chiama per assicurarsi che nessuna nuova minaccia aleggi sulla città e David che le racconta di ogni sua uscita con Uncino -e al bar, e al porto, e nel bosco, e in quel locale gay- ed Henry che non fa altro che lamentarsi del fatto che non capisce nulla delle lezioni di matematica e di fisica e "A che cosa serve studiare storia quando posso letteralmente cambiare la storia?") e c'è Ruby-e-Dorothy-e-Mulan (che invano tentano di invitarla a una serata al LezDance ogni fine settimana, impegnate nella disperata ricerca di una fidanzata per una delle tre - perché vogliono mettere la parola fine alla perenne situazione di terzo incomodo in cui una di loro, Emma non ha ancora chiaro quale, si trova) e c'è - beh, bast-
 

Oh sì.


E c'è Uncino, con i suoi messaggi vocali inviati per errore a qualunque ora del giorno e della notte, e con la sua ridicola incapacità di imparare il funzionamento di un'automobile (e quanto può essere difficile guidare una macchina con il cambio automatico e sensori di parcheggio, per la miseria!) che obbliga chiunque incroci la sua strada e non abbia una scusa pronta ad offrirgli passaggi per l'intera giornata, e con la sua incredibile e del tutto accidentale predisposizione a fissare i loro appuntamenti esattamente in quei giorni e in quelle ore in cui lei è impegnata con Regina, o ha in programma di incontrare Regina, o ha in mente di chiedere a Regina di trascorrere del tempo insieme e -


E sarebbe una completamente incorretta esagerazione affermare che lei voglia dire di no ad Uncino per trascorrere del tempo insieme a Regina, ma ha delle priorità, ok? E non è che il suo mondo ruoti attorno a Regina - è solo che Regina al momento è piuttosto in alto nella lista delle sue priorità. (Della serie, non al primo posto - ma quasi.)
 

 
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Uncino le invia, nel cuore della notte (quel bastardo - come se lei non avesse un lavoro per cui svegliarsi la mattina seguente), uno strano messaggio vocale farcito di insulti e criptici e a stento decifrabili riferimenti pseudo-letterari e culturali (le pare di distinguere i nomi di Ellen e Portia - ma non può essere giunto a tanto!) che termina con un vago riferimento ad una presunta sua intenzione di mettere la parola fine alla loro relazione se lei non - (segue serie di imprecazioni e "Regina" e probabilmente la caduta a terra del telefono da lei compratogli) e quando due giorni dopo Emma si pone il problema di contattarlo per disdire un appuntamento che lui aveva fissato qualche tempo prima per l'indomani (perché Regina le ha chiesto di andare a casa sua ad aggiustare una mensola e lei non può che farlo questo venerdì sera alle 19.30), dopo due chiamate senza risposte e un messaggio non letto suo padre si degna di informarla che "Oh, stai cercando Uncino? Si è procurato un biglietto per una crociera per single diretta ai Caraibi, è partito ieri mattina. Volevo andarci anch'io, ma sai com'è, tua madre non può rimanere sola con i bambini. Pensa che Uncino mi aveva già comprato un costume, apposta per l'occasione! Che premuroso."
 

Tutto ciò che il suo cervello registra è il fatto che la posizione 19 della sua lista delle priorità si è appena liberata - e che grazie a Dio a adesso in poi non dovrà più consultare il suo C.A.C.U. (Calendario degli Appuntamenti Con Uncino) prima di prendere in mano il telefono e scrivere al suo ora-ex fidanzato che non può uscire con lui perché - Regina
 

(Ne è sollevata, in tutta onestà. Cominciava a sentirsi una traditrice ogni volta che cenava con i suoi genitori e Uncino si auto-invitava all'ultimo minuto.)
 

 
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La ventinovesima volta, Emma si presenta a casa di Regina alle dieci di sera, esausta dopo il soporifero turno di sei ore in stazione, ma con una bottiglia di buon rosso d'annata in mano – in parte perché è un'inguaribile romantica e in parte perché ora lei e Regina fanno anche questo.
 

"Dobbiamo fare piano," la riprende Regina prima ancora di salutarla, farla entrare in casa e afferrare la bottiglia, "Henry è di sopra."
 

"Lo immaginavo."
 

"È andato in camera già un'ora fa, a dire il vero, ma sospetto che sia ancora sveglio. Credo stia guardando una di quelle sue ridicole serie TV." E lo sguardo di Regina è di puro disgusto e disapprovazione, intervallato qua e là da un accenno di concentrazione - perché sta praticando un nuovo incantesimo per aprire la bottiglia senza dover percorrere i tre metri che la separano dal secondo cassetto a partire dall'alto del mobile di mogano della cucina, in cui Emma sa trovarsi il cavatappi.
 

"Serie TV, eh? Che roba inaudita.." e se la sua risposta è seguita da un occhiolino sarcastico è soltanto perché le è semplicemente impossibile resistere alla tentazione di stuzzicare e provocare Regina.
 

(Perché funziona sempre - ogni singola volta. E infatti Regina sbuffa, in quel suo modo educato e fottutamente regale, alza gli occhi al cielo e ribatte, ignorando il suo commento come nelle migliori delle tradizioni, "Prendi un bicchiere e mettiti comoda sul divano, con Henry sveglio in camera dovremo rimanere qui in salotto per un po'.")
 

Ed Emma è esausta e le luci sono soffuse e il divano di Regina è così dannatamente comodo e morbido e Regina ha la tendenza a parlare e a sussurrare sciocchi non sequitur durante (e dopo!, Dio - cose che dice dopo, quando la sua mente si è schiarita e il suo corpo si è rilassato e i muri che ha sempre alti a protezione dei suoi sentimenti sono scomparsi, Emma vivrebbe per quello che scopre in quei momenti) e il salotto è così silenzioso ora, se non fosse per il tono melodico e ritmato delle parole che fuoriescono dalle labbra di Regina, e le sue palpebre si fanno pesanti, sempre più pesanti, e il suo cervello lento e grave e forse se cederà alla tentazione e chiuderà gli occhi per un istante tutto si farà più chiaro e -
 

Si addormenta con il bicchiere in mano, Regina accanto a lei - ancora sul divano.
 
 

(È la prima volta che trascorre la notte. Quando si sveglia il mattino seguente, aggiorna la nota - e si premura di crearne un'altra per la registrazione parallela di ogni volta in cui quello succede e una delle due non torna a casa. La denomina "Revisione bilancio 01/16", perché con tutti i delinquenti che girano per Storybrooke la sicurezza non è mai troppa.)
 

 
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Nelle due settimane seguenti, Emma apre e aggiorna la Revisione bilancio 01/16 ben cinque volte. Suppone che sia diretta conseguenza dell'aver informato Regina della fine della sua relazione ("Relazione? Era più una farsa, Emma") con Uncino, ma potrebbe altrettanto possibilmente essere dovuto al fatto che Henry ha cominciato a trascorrere un numero curiosamente alto di notti dai suoi nonni, e che Regina ha costretto il Dipartimento dello Sceriffo ad adottare una politica di tolleranza zero nei confronti della guida in stato di ebbrezza - e il suo appartamento dista soltanto dieci minuti a piedi dalla casa di Regina, ma è pieno inverno e fa così freddo fuori che non ha altra scelta che prendere la macchina - ed è vero che potrebbe non presentarsi da lei ogni singola volta accompagnata da una bottiglia di vino o da un pacco di birre, ma che ospite sarebbe se non lo facesse?
 

Quindi - sì, Emma finisce per trascorrere la notte in Mifflin street numero 108 parecchie volte.
 

(Torna a casa sempre troppo presto perché qualcuno a caso (sua madre, principalmente. Quella donna ha orecchie e occhi ovunque, ma anche i passerotti dormono alle 6/30 di mattina) possa accorgersi della sua assenza da casa.
 

 
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Se qualcuno le chiedesse perché continua a succedere -e qualcuno (Ruby, chi altri) prova a farlo, subito dissuaso da un'occhiataccia di Regina- Emma risponderebbe che non è perché è facile, ma perché è bello. E perché è come una droga, e quando si inizia smettere è così fottutamente difficile. 
 

 
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Tra la trentesima e la trentanovesima volta, impara a leggere ogni dubbio e ogni incertezza e ogni mezza intenzione che viene riflessa nello sguardo di Regina - fino al punto da prevedere parole e azioni prima che questa si sbilanci e decida di parlare e di agire. E a volte il risultato è inaspettatamente straordinario e a volte torna a casa con l'amaro in bocca, ma Emma non perde mai la speranza che qualunque cosa accada stiano andando da qualche parte, che tutto questo avrà un senso - alla fine. 
 

(Non ha bisogno di condividere questi momenti con nessuno oltre a Regina - un segreto che è solo loro e che vale oro.)
 

 
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La quarantesima volta è nella cripta, perché Emma ha un'ora libera prima di andare da Henry e Regina ha appena finito una riunione e può spostare un paio di appuntamenti per vederla e - beh, inutile dire che un'ora si trasforma in due e alla quarantesima volta segue una quarantunesima e Regina finisce per arrivare in ritardo alla riunione con il responsabile della sezione Miglioramento Rapporti Municipio-Cittadini ed Emma per inventare una mezza dozzina di poco plausibili scuse per giustificare il fatto che è mancata alla partita di calcio di Henry. (Hanno perso, quindi chi se ne frega - ha poco di cui lamentarsi, si è risparmiato l'umiliazione di fare un autogoal in presenza della propria madre.)
 

 
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"Sono una pessima figlia?" Si lascia scappare una sera. "Per essere qui con te invece che a casa di mia madre a festeggiare il suo compleanno.. È che.. N-non riesco a smettere, capisci? Non voglio smettere.. Non riesco a dire di no a questo.. E non di certo per passare la serata in compagnia di mia madre e della sua confraternita di principesse da quattro soldi!"
 

E il modo in cui Regina la guarda -dritta negli occhi, senza paura e incertezze e senza quella loro ridicola danza fatta di un passo avanti e due indietro- quello sguardo non è che una ragione in più a sostegno della sua posizione.
 

"Pff, ho trascorso una vita intera in compagnia di quelle stesse ridicole principesse e credimi, nulla di ciò che stanno facendo può anche solo vagamente pensare di competere con quello che sta succedendo qui."
 

E per la miseria, dire di no sarebbe molto più facile se solo Regina non sapesse sempre esattamente che cosa dire per farla stare meglio.
 

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Se le fosse presentato un grafico nella struttura di una semplice linea temporale in cui ogni punto corrispondesse a una delle loro volte, Emma è pressoché certa che  le sarebbe impossibile riuscire ad indicare il momento esatto in cui da causali e non programmati i loro incontri si sono trasformati in una ricorrenza nei confronti della quale entrambe nutrono specifiche aspettative.
 

Eppure è successo, perché se le prime volte erano accompagnate da frasi di circostanza che mascheravano le loro intenzioni e terminavano con sguardo basso e tracce di sensi di colpa - la quarantacinquesima volta è introdotta da un suo esplicito Non riesco a smettere di pensarci. Non ce la faccio più, è più forte di me. Cerco di distrarmi, di fare altro, ma la mia mente continua a finire lì.. ti prego, dimmi che sei a casa e che posso fare un salto da te tra dieci minuti e conclusa da un altrettanto esplicito non suo Sono consapevole del fatto che ho espresso tale opinione altre volte in passato, ma sono senza parole al momento. Una delle migliori, senza dubbio - e Dio, Emma non vede l'ora che sia domani, perché Regina ha una pausa pranzo di un'ora e mezza il lunedì e questo dà loro tutto il tempo e ci sono poche cose che la stimolano di più di immaginarsi Regina coricata sul letto intenta a trovare le parole adatte per veicolare il suo più vivo entusiasmo e la sua completa soddisfazione senza compromettere la formalità e la pomposità del messaggio.
 

Ecco - ci ha pensato e ora ha una voglia fottuta di tornare da lei. Per la miseria.
 

 
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Forse ci ha preso troppo gusto, forse dopo quarantotto volte sono diventate impazienti e quindi  disattente, o forse si sono crogiolate nel loro senso di intoccabilità, rilassate nella convinzione che il fatto che nessuno più avesse posto loro domande significasse che fosse impossibile scoprire ciò che stavano facendo e quantificare il tempo che trascorrevano insieme - o forse, ancora, come sostiene Regina, Emma è davvero un'idiota che non sa usare un cellulare - o ancora è colpa di Steve Jobs per aver ideato e creato e osato commercializzare un telefono cellulare che fosse così facile da sbloccare per errore e da cui fosse così semplice fare accidentalmente partire una chiamata diretta al proprio figlio quindicenne nel bel mezzo di un incontro con la madre adottiva di suddetto figlio (e magari questo ha sentito qualcosa e ha interpretato ciò che ha sentito e ne ha tratto delle conseguenze) senza che alcuna traccia rimanesse di suddetta chiamata.
 
 

Perché davvero - non esiste spiegazione più plausibile di questa (una strana congiunzione astrale tra idiozia e genio) per giustificare il fatto che il mattino dopo la cinquantunesima volta (che per la cronaca è stata strepitosa ed estenuante nel migliore dei sensi possibili. Emma ha avuto il respiro corto per una mezz'ora e ha finito per trascorrere la notte da Regina) la prima cosa che i suoi occhi registrano quando scese le scale attraversa la sala alla ricerca degli stivali, del cappotto e delle indispensabili chiavi della macchina, è il sole che spunta dalla finestra dall'altra parte del salotto. E la seconda è l'orologio appeso al muro a fianco di suddetta finestra - e i suoi occhi sono ancora affaticati dal sonno e non indossa gli occhiali, ma le pare di distinguere chiaramente una lancetta corta puntata sul 7 e un’altra più lunga ferma sul 6.
 

(Cazzo.)
 

 
(La prima cosa che le sue orecchie registrano è la voce di suo figlio.)
 

"Oh, finalmente una di voi due si è svegliata. Avevo il terrore di dover entrare in camera da letto di mamma per dirle che uscivo per andare a scuola e interrompere qualcosa. Insomma, non sono più un ragazzino ma a certe cose preferisco non pensarci - figuriamoci vederle con i miei occhi!"
 

Ma di che diavolo -
 

"Ma di che diavolo stai parlando? E per favore, puoi spegnere il microonde? Qualunque cosa tu ti stia facendo scaldare non vale il mal di testa che quel rumore mi sta facendo venire.. Dio, sono così stanca."
 

"Ho detto che non voglio sentire niente! Shh! Io lo spengo ma tu non dirmi niente.. Non voglio sapere perché sei stanca e perché - non voglio i dettagli, ok? Sto benissimo così."
 

"Oh, ok." Ha spento quell'aggeggio infernale, ed è così fottutamente stanca e ancora non capisce di che diavolo stia parlando Henry ma è disposta a lasciar correre se questo significa una tazza di caffè fumante e una pastiglia di Advil - perché per la miseria, non è più una ventenne e un bicchiere di vino di troppo inizia a sentirsi il giorno dopo.
 

"Oh Dio, sono esausta," grugnisce - un livello di bassezza raramente raggiunto prima. "Sono troppo stanca per andare a lavoro."
 

"Mamma! Che cosa ti ho detto giusto un minuto fa? Certe cose non le voglio sentire.." E da quando Henry fa tutte queste storie per le sue lamentele mattutine? Svegliarsi e lamentarsi di quanto fosse orribile la loro vita ora che erano svegli è stata una delle loro attività preferite durante l’intero anno trascorso a New York, un momento per saldare la loro relazione madre-figlio.
 

"Ma seriamente ragazzino, che ti prende? Mi sono sempre lamentata di mattina, e tu mi hai sempre dato ragione e -"
 

"L'ho fatto quando ancora non sapevo perché eri stanca!"
 

"Sono stanca perché ho dormito poco, non capisco perché questo -" Dio, la conversazione sta diventando ridicola e sta girando in circolo e lei è così stanca ed Henry parla così tanto.
 

"Appunto! Prima non sapevo perché dormivi poco, ma ora che lo so non lo posso non-sapere e - e sì, non hai più la possibilità di lamentarti se non dormi, perché è solo colpa tua -vostra, vostra! Avete solo d-da dormire e non fare altre cose e -"
 

"Altre cose?" (Sul serio, altre cose? Ma di che cosa sta parlando? E perché mai è tutto così concitato e rosso in viso e - e come diavolo fa ad avere tutte queste energie di prima mattina?) "Henry, di che altre cose stai parlando? Che co-che cosa credi che io faccia la sera e la notte e che mi tenga sveglia? Perché non riesco a -" 
 

"Oh, ti prego," sbuffa lui (davvero, sbuffa tutto impazientito e rotea addirittura gli occhi - nella perfetta versione maschile di sua madre). "Lo so che per te sono ancora un bambino, ma non fare la finta tonta con me. Puoi continuare a fare finta di niente - e va bene, lo rispetto, perché ciascuno ha i suoi tempi e tutto il resto - ma lo so, ok? Non de-non dovete per forza continuare a fare finta di niente perché io lo so.. Lo so che st-che state insieme.." e oh Dio, no. "Che siete una - insomma, una coppia a tutti gli effetti," oh per la misericordia divina. "E va bene, davvero, perché vi amate, e si vede! E siete contente insieme e sono contento anche io..  Quindi sì, va bene, va tutto bene. Basta che smetti di dire che sei stanca perché so che cosa fate tu e la mamma quando tu dormi qui e sono contento che voi stiate insieme ma preferisco che -"
 

"Cosa?"


Ok. Questa non è lei, perché la sua voce non è fisicamente in grado di raggiungere quelle profondità e ha superato la fase del cosa? per sprofondare nello shock più assoluto già un paio di minuti prima. (Non sa se essere sollevata del fatto che da questo momento in poi sarà Regina ad occuparsi della situazione o terrorizzata dall'eventualità che nemmeno questa riesca ad affrontare la cosa e ad uscirne viva. Se dovesse scommettere punterebbe sulla seconda – perché, oh mio Dio.)
 

"Henry, tesoro, che cos-che cosa esattamente credi che Emma ed io facciamo quando lei viene qui?" La voce di Regina trema. Emma è certa di non averla mai vista in un simile stato di apprensione mista a terrore per l'avvenire.
 

"Mamma, devo proprio dirlo?"
 

"Sì tesoro, avrei veramente bisogno che tu me lo dicessi e mi schiarissi le idee."
 

"E va bene, ma non potrai sgridarmi per aver usato questa parola, ok?"
 

"Quale parola?"
 

"Mamma,” ed Henry lo dice come se Regina fosse stupida – come se entrambe fossero stupide. “Sesso. Fate.. Mhm.. Sesso. Lo so io, lo sanno i nonni, lo sa l'intera città. Nessuno ve l'ha d-"
 

"Cosa? No! Noi stavamo -"
 

"- Guardando 'Orange is the New black'!"
 

“Ma che..!"
 

"Oh mio Dio. Oh mio Dio. L'intera città.. Oh Dio.. Io e la-io e la Salvatrice andiamo a letto insieme? P-perché -" 
 

"Tutta la città pensava che io e lei stessimo insieme? È questo che credevate che facessimo?"
 

"Certo! Chi pensi che passi tutto quel tempo insieme? Hai addirittura rotto con Uncino!"
 

"Ma stavamo soltanto guardando una serie TV! Ci incontravamo per guardare insieme gli episodi e commentarli e -"
 

"Mamma, per favore. Non mentirmi come se -"
 

"Oh mio Dio."
 

"Non ci credo -"
 

La conversazione procede su questi binari per circa un quarto d'ora (continui “Cosa?” e “No!” e sbuffi spazientiti da parte di Regina e risata isteriche da parte sua perché Davvero l'intera città crede che noi due stiamo.. Ma se lei nemmeno è interessata a me in quel modo! A stento sopporta di trascorrere con me una o due ore al giorno e -) finché Regina non si rende conto che si è fatto terribilmente tardi e che Henry deve sbrigarsi se vuole arrivare a scuola per tempo e lei ha il lavoro e Emma deve tornare a casa prima che –

 
"Oh. Già, non è più il caso che nascondi a tua madre il fatto che hai trascorso la notte qui. Beh, almeno qualcosa di buono è uscito da tutta questa assurda incomprensione."
 

E nelle parole no, ma c'è qualcosa nel tono di voce di Regina -come se nonostante la sua reazione, la possibilità di loro due così, insieme, non fosse poi per lei nulla di inaccettabile e inaudito- ed Emma si ritrova a sorridere come un’idiota e a trovare il coraggio di borbottare, "Ci vediamo stasera, allora? Per l'ultimo episodio?"
 

E lì davanti ai suoi occhi succede – perché come la prima volta, come la seconda e la terza e ogni altra volta a seguire, Regina abbassa lo sguardo per un istante, poi lo rialza, determinata, e con un sorriso complice e mille propositi di misfatti negli occhi le risponde, "Ovviamente cara. Oh, e vestiti elegante - ti porto a cena prima. La città vuole parlare, diamole qualcosa per cui valga la pena aprire bocca."

 
Emma sogghigna complice, ma ha le guance in fiamme.
 

 
---
 

La città parla. (E quando la mattina successiva, dopo una notte di pianti e di "E se..?" e "Non ci credo!" e "Però fantastico, davvero", Emma torna a casa alle 7/55, le pare che anche gli uccelli e gli animali del bosco parlino. Non a caso sua madre la chiama dieci minuti più tardi.)
 

 
---
 

Tre sere più tardi, dopo messaggi e pranzi in compagnia e una quindicina di diverse varianti sul tema Congratulazioni! Siete una coppia meravigliosa Emma si presenta a casa di Regina, un mazzo di fiori in una mano e una bottiglia di ottimo sidro di mele nell'altra. 
 

"How to get away with murder?" le chiede, e in un attimo si ritrova dentro casa, la schiena pressata contro la porta d’ingresso e il corpo caldo di Regina contro il suo petto.
 

"Pensavo che non me l'avresti mai chiesto," le pare di sentire, ma poi le labbra di Regina sono sulle sue e le sue mani sono improvvisamente libere - e Dio!, quei capelli e quei fianchi e quel culo e tutto si fa confuso e caldo e –
 

"Oh."
 

(Già. Oh.)
 


"Oh, sì - sì, lì - sì!"
 
 


(Per la cronaca - il mattino seguente crea una nuova nota e la etichetta "Numero di Orgasmi" - perché le uniche due persone che possono accedere al suo telefono oltre a Regina sono Henry e sua madre - e uno è certa che non abbia il coraggio di farlo da quando si è convinto che tra lei e Regina ci fosse qualcosa e l'altra – beh, il fatto che sconvolgere Mary Margaret sia diventato una conseguenza non ricercata ma ben accetta di molte sue azioni la dice lunga sulla quantità di tempo che ha trascorso insieme a Regina.)
 
 

(Il fatto che le prime tre volte che lei e Regina vanno a letto insieme sono accompagnate mentalmente dalla colonna sonora di Cray Eyes intenta a cantare ‘Chocolate and Vanilla swirl’ è una più che comprensibile deformazione professionale di cui non ha alcuna intenzione di mettere a conoscenza Regina.)
 


(Non che tale colonna sonora comprometta la prestazione - perché Emma ha trascorso troppe ore su Pornhub per non sapere quello che fa.)
 

 
---


Fine.


 


 
 
Note conclusive:
 

Mi auguro che vi sia piaciuta - e grazie mille per il tempo che avete dedicato alla lettura.
 

(Ps. Il titolo è una rivisitazione di un verso di "You've Got Time" di Regina Spektor, sigla di ‘Orange Is the New Black’.)
 
 



 
 
   
 
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