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Autore: belle_delamb    17/11/2016    3 recensioni
Christian White si trova in macchina in una gelida notte quando nota un’eterea figura sulla strada. Sorpreso e impietosito, non volendo lasciare la ragazza sotto la pioggia battente, le offre un passaggio. Nulla però è come sembra e presto quella che sembra una semplice traversata sotto la pioggia si trasforma in una tragedia.
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Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iniziò a piovere all’improvviso, gocce enormi. Strinsi i denti per non imprecare, anche la pioggia proprio non ci voleva, ero già in ritardo, avrei dovuto arrivare ormai da ore, ma l’incidente aveva rallentato il traffico. Adesso la strada mi si presentava di fronte buia e dovevo procedere con calma per evitare di prendere male una curva e di ritrovarmi in un fossato. E ora, come se non bastasse, ci si metteva anche la pioggia. Sarebbe stato un brutto viaggio, non ci voleva molta fantasia per giungere a questa conclusione. E poi chissà perché quel mattino avevo deciso di partire … solo per fuggire ai miei problemi? Non è allontanandosi da essi che si risolvono, mi diceva sempre una persona. Ma questo era davvero privo d’importanza in quel momento. E la pioggia sembrava non aver proprio intenzione di cessare. Lasciai leggermente l’acceleratore e sfiorai il freno mentre facevo la curva … e fu allora che i miei fari illuminarono una figura pallida, ferma sulla strada. Indossava un abito bianco e aveva lunghi capelli chiari. Mi fece segno con la mano. Dovevo fermarmi? Con tutte le storie che si sentivano di autisti aggrediti da gente a cui avevano dato un passaggio, ma forse la ragazza era davvero in difficoltà e poi quel fisico me ne ricordava un altro appartenente al mio passato. Rallentai e mi fermai.
La giovane mi venne subito incontro. Tremava per il freddo. Abbassai il finestrino.
-Hai bisogno di qualcosa?- le chiesi.
-Un passaggio, per cortesia, vivo qui vicino, sono sola da ore, sotto la pioggia- la voce pareva incrinata dalle lacrime.
-Salta su- le dissi, aprendo la sicura delle portiere.
La fanciulla non se lo fece ripetere e un attimo dopo me la ritrovai accanto, sul sedile del passeggero. –Scusa se te lo bagno-
-Non preoccuparti- dissi, partendo –piuttosto vuoi che accenda il riscaldamento?-
-No, sto bene- mi sorrise e dallo specchietto potei vedere il suo volto, dai lineamenti delicati e dai grandi occhi verdi –Grazie per il passaggio, ho litigato con il mio ragazzo e lui mi ha detto di scendere dalla macchina-
-Non proprio un gentiluomo- chissà perché quella storia non mi convinceva, ma potevo ben capire che avesse qualche segreto da nascondere, chi non ne ha d’altronde.
-Avevo paura, queste strade sono così isolate-
-Già, si rischia di incontrare un malintenzionato … dove si trova casa tua?-
-Vicino al vecchio cimitero-
-Luogo lugubre- commentai con un sorriso.
Lei non rispose, ma si limitò a fissarsi le mani. Aveva lunghe dita pallide e le unghie erano appuntite e smaltate di un rosso scuro che sembrava sangue. Le osservai con maggiore attenzione il volto che pareva stanco, come se non riposasse da molto tempo. Aveva un naso piccolo, ben modellato. Zigomi poco pronunciati. Labbra rosee e carnose. Macchie nere le ricoprivano le guancie. Ci misi qualche secondo a capire che si trattava di trucco e che molto probabilmente aveva pianto. In fondo bastava un’occhiata al suo sguardo per capire cosa stesse provando. Era profondamente triste.
-Penso che poi ci si abitui- dissi per rompere il silenzio.
-A cosa?- chiese lei.
-Ad abitare vicino ad un cimitero- affermai per sdrammatizzare.
-Oh sì, anche se da bambina temevo che i morti potessero venirmi a prendere-
-Credo che sia un sentimento normale se si abita vicino a un posto simile-
-Ma io avevo incubi violenti, a volte mi svegliavo con lividi su tutto il corpo, a volte non ero nemmeno più nel mio letto-
Inquietante, ecco cos’era quella ragazza, davvero inquietante, mi metteva i brividi. E poi il suo sguardo … sembrava quasi che non fosse reale, che non appartenesse a questo mondo, ma a un altro, un luogo lontano. Quella sensazione non mi piacque. Ma no, era infondata.
-Ma queste sono cose successe molto tempo fa- sospirò –praticamente una vita fa-
Una vita fa … anch’io a volte avevo la sensazione che fosse passata un’esistenza. Ma forse quella era una sensazione comune a molti, o almeno così volevo pensare.
La ragazza si lasciò sfuggire un sospiro e appoggiò la testa contro il finestrino. Quella posizione mi ricordò un’altra persona, una donna, anch’essa con lunghi capelli biondi e con lineamenti delicati, solo che quella dei miei ricordi era meno eterea, più reale, sembrava quasi che ci fosse lei lì con me invece della ragazzina ora presente. E anche la notte era simile a quella dei miei ricordi, buia e piovosa.
-Vai piano, è brutta la strada-
-Sei sempre la solita prudente- le avevo detto io. Amavo Hilary, anche se quella sera avevamo litigato. Non ricordavo più nemmeno la causa di quella lite.
-Di chi è questo?- chiese la ragazza, mostrandomi un portachiavi a forma di scarpetta.
Gli lanciai un’occhiata dallo specchietto. Sembrava proprio quello che aveva Hilary anche se ero quasi certo che lo avesse portato via con sé. –Della mia … ragazza-
-Bello-
-Ti piace?-
-Molto-
-Puoi tenerlo-
-Davvero?- si rigirò il piccolo scintillante oggetto tra le mani –Lei non si arrabbierà?- chiese dopo un attimo, titubante.
-Lei non può più arrabbiarsi-
-Oh … mi dispiace- mi lanciò un’occhiata con i suoi occhi quasi supplicanti.
-Non importa più ormai-
-Vi siete lasciati?- chiese la ragazza.
-Non esattamente- era qualcosa di difficile da raccontare e in quel momento non ne avevo proprio voglia.
La giovane annuì, come se lei potesse capire. No, non poteva, per quanto si sforzasse proprio non poteva. Nessuno sarebbe riuscito a capire come mi ero sentito quella volta. Avevo davvero odiato Hilary, più di quanto l’avessi mai amata. E ora sentivo lo stesso odio nascere per quella fanciulla che se ne stava tranquilla al mio fianco, come se nulla fosse.
-Non è stato il mio fidanzato a lasciarmi lì- disse all’improvviso la ragazza.
Sì, sembrava proprio Hilary, aveva la stessa voce che aveva lei al nostro primo appuntamento, quella voce tremante, esitante, accompagnata da quello sguardo perso nel vuoto. –E chi allora?-
-Sono scappata di casa-
- Anch’io una volta l’ho fatto- ho confessato.
-Davvero?- la stessa sorpresa di Hilary.
-Avevo fatto una brutta cosa e me ne sono andato, volevo ricominciare e poi … - non ricordavo più com’era finita.
-Poi?- chiese mia compagna di viaggio.
-Non ha importanza … dov’è che devo andare?-
-Gira a destra, siamo quasi arrivati-
Ricordai improvvisamente io e Hilary al picnic, l’unico che avevamo fatto. Lei con il suo vestito bianco, proprio come quello che indossava la ragazza, i boccoli biondi lasciati sciolti, il rossore sulle sue guancie.
-Mi dispiace, Chris, le cose non sono andate esattamente come speravo-
Oh, il dolore era esploso tutto d’un colpo, come una pugnalata nel petto.
-Siamo arrivati-
Non mi fermai. Perché dovevo lasciare andare Hilary? Perché dovevo darle una possibilità dopo quello che mi aveva fatto? Mi aveva illuso e poi mi aveva preferito un altro.
-Ma dove stiamo andando?-
Non le risposi, proprio come non avevo risposto a Hilary quando mi aveva chiesto che cos’avevo intenzione di fare. Come se non le fosse chiaro. Avevo letto la paura nel suo sguardo, la consapevolezza che quella presa in giro non sarebbe restata impunita, il disprezzo per me, per ciò che ero per lei, un signor nessuno.
-Dove stiamo andando?- ripeté la ragazza, con voce stridula.
-Mi hai mentito, Hilary, hai detto d’amarmi, ma non era così-
-Io non sono Hilary, mi chiamo Kelly Summer -
-Hai sempre voglia di giocare-
-No, no- si aggrappò alla maniglia della portiera.
-Non puoi sfuggire, tu devi restare qui-
-Ti prego, io non ho fatto nulla-
-Dicono tutte così, non fanno mai niente, ma nonostante ciò fanno soffrire gli altri-
Hilary scoppiò a piangere, esattamente come quella sera al ritorno dal picnic quando aveva capito che da quella macchina non sarebbe più scesa.
-Io ti amavo veramente, ma tu non hai saputo apprezzare il mio amore- l’auto sbandò, come quell’altra sera, stavo andando troppo forte.
-Attento, ci ammazzeremo- urlò lei, attaccata al sedile della macchina.
-Non ti sei mai fidata di me- girai il volante per fare la curva, ma l’auto si inclinò lateralmente, quindi si capovolse, sbattendo contro un albero. Ci fu un’esplosione di vetri. L’airbag scoppiò, spingendomi indietro. Restai immobile per alcuni secondi, un dolore lancinante che mi percorreva tutto il corpo. Voltai leggermente la testa e vidi Hilary riversa all’indietro, il collo piegato di lato, i capelli biondi che finivano sul mio braccio, un rivolo di sangue che le scendeva lungo la fronte. Aveva gli occhi chiusi, probabilmente era svenuta. Meglio così. Raramente svenivano quando succedeva. Uscii a fatica dalla macchina, quindi andai dal suo lato. La portiera era danneggiata, ma il finestrino non c’era più. Tolsi le ultime schegge di vetro, quindi mi spinsi dentro, l’afferrai per la vita e la sollevai. Lei gemette, ma non si mosse. Era magra e leggera, la tirai fuori con facilità, com’era successo quell’altra volta, quindi la deposi a terra, sull’erba bagnata. La pioggia le bagnò il viso ma la mia bella non diede segno di volersi svegliare. Mi rannicchiai al suo fianco e la osservai. A quel punto normalmente si dibattevano, ma questa volta era identica alla prima. Mi piegai su di lei e la baciai sulle labbra, un ultimo bacio, il bacio d’addio. Nessuna reazione e questo mi rassicurò leggermente. Detestavo quando il mio tesoro urlava. Amavo Hilary nonostante tutto ciò che mi aveva fatto e non volevo che soffrisse, ma dovevo punirla. Estrassi dalla tasca della giacca il taglierino e osservai la lama splendente.
-Addio, amor mio- e con un unico gesto le affondai il taglierino nella gola bianca. Il sangue uscì a fiotti. Nessun lamento, nulla di nulla. Mi alzai, andai al bagagliaio dell’auto e presi una coperta con cui la coprii. Non potevo certo lasciare che prendesse freddo. Mi diressi lungo la strada.

Un’altra morte per l’assassino delle autostoppiste

Questa volta la vittima è la ventenne Kelly Summer, ritrovata morta poco lontana da casa sua. La ragazza è stata scoperta con una profonda ferita sulla gola e nascosta da una coperta. Si sospetta che l’assassino sia Christian White, già tristemente noto per l’omicidio della propria fidanzata, Hilary Jill, e di altre tre donne. L’uomo è fuggito la notte scorsa dall’ospedale psichiatrico dove era ricoverato e ha rubato un’auto che è stata rinvenuta sul luogo dell’assassinio. La polizia raccomanda alle giovani donne, soprattutto a quelle di struttura esile e con capelli biondi, di non accettare passaggi da sconosciuti e di non uscire di casa da sole nelle ore notturne. Appena avremo ulteriori notizie vi terremo aggiornati.
   
 
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