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Autore: RoxxyNeko    19/11/2016    1 recensioni
[ Alla mia bella Waifu, con amore ]
Kenma prese un sorso d’acqua dalla borraccia e poi si voltò verso il suo capitano che tentava di approcciarsi col gigante rivale per cui aveva una cotta. Arricciò il naso guardando l’ennesimo approccio fallire e si chiese nuovamente quando avrebbe smesso di fare l’idiota. Kuroo non sembrava un esperto di relazioni e il suo modo di dare attenzione non sembrava il massimo, anzi… faceva acqua da tutte le parti. [...] Il biondo decise che la sua pausa poteva concludersi e si incamminò verso il compagno dai capelli neri e lo strattonò appena chiedendogli di seguirlo un po’ più lontano dai compagni. Chissà, magari poteva aiutarlo in qualche modo con la sua cotta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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A volte bisogna solo lasciarsi andare

 

La palestra della Nekoma era molto spaziosa e gli echi delle schiacciate rimbombavano per tutta la struttura, seguite dai movimenti e dagli scricchiolii delle scarpe dei giocatori che si affrettavano a rincorrerle. Le palle sfrecciavano a velocità diverse in diverse traiettorie e, a volte, venivano rimandate indietro o fermate dai passaggi degli studenti.
-Un’altra, Kenma!- la voce del capitano della Nekoma rimbombava per tutta la palestra, mentre veloce correva alla rete per schiacciare sull’alzata del compagno.
-Adesso però basta…- l’alzatore abbassò le braccia sospirando, odiava allenarsi troppo e sudare, ma sapeva che era importante imparare a giocare con la squadra, quindi si sforzava di stare con loro un paio d’ore.
La sua fuga sarebbe stata anche possibile se quel giorno non avessero chiesto un allenamento assieme alla Karasuno, loro storica rivale. Il numero 5 della Nekoma guardò sconsolato l’altra squadra e si sedette cercando di riposarsi un paio di minuti, capendo che sarebbero rimasti oltre il solito orario. Quando si trattava di quei corvi la rivalità tra le loro squadre diventava altissima e nessuno di loro voleva lasciare il campo per primo. Non l’avrebbe mai ammesso, ma un po’ gli piaceva sentire l’aria di sfida che echeggiava durante quegli allenamenti e che spingeva tutti a dare il massimo.
Prese un sorso d’acqua dalla borraccia e poi si voltò verso il suo capitano che tentava di approcciarsi col gigante rivale per cui aveva una cotta. Arricciò il naso guardando l’ennesimo approccio fallire e si chiese nuovamente quando avrebbe smesso di fare l’idiota. Kuroo non sembrava un esperto di relazioni e il suo modo di dare attenzione non sembrava il massimo, anzi… faceva acqua da tutte le parti. Ogni volta che tentava di fargli un complimento sembrava lo stesse prendendo per i fondelli e la cosa non andava di certo a suo vantaggio. Dall’altro lato, Tsukishima della Karasuno non gli rispondeva quasi mai e, se succedeva, erano frecciatine a loro volta più taglienti.
Il biondo decise che la sua pausa poteva concludersi e si incamminò verso il compagno dai capelli neri e lo strattonò appena chiedendogli di seguirlo un po’ più lontano dai compagni. Chissà, magari poteva aiutarlo in qualche modo con la sua cotta. L’idea di scervellarsi per farli andare d’accordo lo rendeva già esausto, ma pensò che Kuroo non l’avrebbe più assillato con i suoi problemi se l’avesse aiutato e, forse, l’avrebbe lasciato in pace.

 

-Guarda che così ti rendi solo odioso…-  gli occhi felini dell’alzatore si incrociarono con quelli del capitano che, inizialmente, non capì di cosa stesse parlando.
-Che?- Kuroo esibì uno dei suoi sorrisi di scherno, mentre l’altro già si sentiva rassegnato all’idea di avere a che fare con un idiota.
-Sto parlando del tuo umh… “flirtare” con Tsukishima.- e doveva avergli dato fastidio in qualche modo dato il suo sguardo truce, forse fu il suo mimare con le dita le virgolette mentre parlava, ma non lo calcolò più di tanto e continuò a parlare col solito tono disinteressato.
-Sai, non credo che stuzzicarlo in quel modo sia il metodo giusto per conquistarlo… forse potresti aiutarlo negli allenamenti o mostrarti più interessato.-
Il più grande fu sorpreso dall’interesse che l’altro gli stava riservando, solitamente se ne fregava di tutti, ma decise di ascoltarlo dato che le sue attenzioni verso il biondo non stavano avendo l’esito sperato (cosa che non avrebbe mai ammesso, sia chiaro).
-E cosa mi consiglia l’asso del rimorchio, eh?- chiese il capitano con un tono derisorio e incrociando le braccia al petto, accertandosi che nessuno li stesse ascoltando.
-Dovresti controllare la tua parlantina, credo. Anche adesso mi stai quasi deridendo…- alzò gli occhi al cielo vedendo l’espressione stupita del moro, come poteva non averci fatto caso?
-Quindi… mi stai dicendo che non so controllare le parole?- chiese con voce bassa il corvino, quasi poco convinto di aver capito cosa gli stesse dicendo.
-Sì, un po’ di autocontrollo e le parole giuste forse ti aiuterebbero…- annuì il più piccolo cercando di usare un linguaggio più semplice. Sapeva che il suo capitano non era stupido, ma sapeva anche di avere un linguaggio poco chiaro, a volte, quindi si stava sforzando il doppio. Pensò che, forse, non avrebbe dovuto intromettersi dato che sentiva già il mal di testa salirgli, ma l’idea di Kuroo che la smetteva di tormentarlo con le sue fisse e il fatto che ormai lo stava aiutando lo fecero ricomporre in fretta.
-Tsk.- sentì solo uscire dalla bocca del capitano assieme ad uno sguardo non molto felice.
-Se secondo te può funzionare ci proverò…- disse infine passandosi una mano tra i capelli, quasi fosse esasperato.
Kenma annuì appena e sì incamminò verso la rete pronto ad allenarsi e osservare i nuovi sviluppi di quella strana vicenda.

Kuroo si trovava di fronte al biondo che da molto tempo occupava i suoi pensieri, a dividerli solo una rete. Lo guardò un’altra volta prima di ricominciare a concentrarsi sulla palla e non notò niente di diverso in lui, o almeno niente che gli facesse capire a cosa stava pensando. Aveva sempre quell’espressione apatica che il moro non sapeva se adorare o odiare e quegli occhi dorati così particolari e magnetici. La sua calma esteriore gli piaceva, era davvero il contrario di lui e forse era per quello che lo desiderava tanto.
-Schiaccerò su di te, vedi di pararmi.- gli disse sorridendo, sforzandosi di non fare nessuna espressione di scherno. L’altro lo guardò annuendo e mettendosi in posizione di difesa.
La palla gli arrivò veloce e precisa, saltò agile con la mano alzata, pronto a schiacciare e non si accorse nemmeno che l’altro l’aveva perfettamente murato. Quando la palla cadde dal suo lato del campo, Kuroo sembrò svegliarsi da quegli istanti in cui era assorto nei suoi pensieri. Sbatté più volte gli occhi prima di mostrarsi compiaciuto e mimare un “ok” a Tsukishima che sospirò di sollievo, non era facile pararlo e riuscirci subito lo aveva reso un po’ più sicuro.
L’allenamento continuava a buon ritmo e il capitano della Nekoma si era spostato dall’altro lato del campo assieme al biondo occhialuto per allenarsi nel murare. Fino a quel momento aveva continuato a seguire il consiglio di Kenma aiutandolo quando sbagliava e congratulandosi quando la sua azione riusciva perfettamente. Stava tentando di tenere a freno il suo essere arrogante e sembrava che la cosa stesse funzionando, il biondino vicino a lui sembrava aver preso più confidenza  e, a loro modo, stavano comunicando meglio.
-Ehi…- disse quasi soffiando e portando una mano sul suo fianco, avvicinandoselo.
-Se dobbiamo murare devi starmi più vicino.- affermò guardandolo negli occhi, mentre l’altro annuiva solamente.
Si studiarono per un istante, ma Kuroo non riuscì a capire l’occhiata ricevuta. Sembrava riconoscente, ma anche irritato dalla vicinanza... o forse non era irritazione, ma imbarazzo.
Non era sicuro che il biondino ricambiasse i suoi sentimenti, quindi scansò subito l’idea dell’imbarazzo e guardò al di là della rete, strizzandogli il fianco prima di abbozzargli un altro sorriso.
Il più piccolo si irrigidì appena, non era abituato a quel Kuroo così disponibile e, soprattutto, non era abituato ad esserci così tanto in contatto.
Quel giorno il moro era diverso dal solito, non lo sfotteva, non gli lanciava quegli sguardi derisori che era solito fare e quando parlava non aveva quell’aria saccente che gli dava sui nervi… c’era sicuramente qualcosa che non andava.
Girò gli occhi di lato tentando di pensare a qualcosa che non fosse il nodo allo stomaco che non voleva lasciarlo e a quella strana sensazione di calore sulle gote che per un momento aveva sentito.
Non sapeva spiegarsi perché ogni volta che il moro lo toccava o gli stava così vicino sentiva la sua fredda compostezza svanire ed era quasi a disagio all’idea di non sentire più il suo calore addosso.
Non sapeva se l’avrebbe mai ammesso, ma forse un po’ quel testone gli piaceva. Il fatto che quel giorno lo stesse trattando con premura sembrava giocare a suo sfavore,  dato che si stava decidendo a lasciarsi quel sentimento appena nato alle spalle e la mano del capitano sul suo fianco non l’aiutava a tenerlo lontano.
-Ti dispiace lasciarmi?- chiese piatto mentre girava la testa di lato, come faceva ogni volta che si trovava in una situazione irritante. Doveva restare lucido, non poteva lasciare che un paio di pensieri e paroline gentili mandassero in tilt il suo cervello, in più poteva benissimo aver frainteso tutto.
Kuroo annuì, ricordandosi anche lui in quel momento che non l’aveva ancora lasciato e mise le mani aperte davanti al petto, aspettando di saltare.

L’allenamento era continuato in maniera normale e senza che i due avessero avuto modo di interagire maggiormente. Kuroo si passò l’asciugamano sul viso togliendo il sudore mentre di sottecchi guardava il biondino seduto sulla panchina. Aveva tentato tutto il tempo di avvicinarsi a lui in modo gentile, ma non ci era riuscito. Decise di riprovarci ancora e, se avesse fallito, avrebbe riprovato alla sua maniera.
Lasciò cadere l’asciugamano e prese una borraccia nuova dalla borsa avvicinandosi a Tsukishima, che sembrava assorto nei suoi pensieri.
-Ehi, Tsukki! Stai migliorando molto.- affermò mentre gli porgeva il contenitore. Stava tentando di mantenere un aspetto normale, non sorrideva quella volta, non troppo. Lo guardava come si guarda qualcuno di cui si è orgogliosi, come a fargli capire che stava migliorando notevolmente, ma la cosa sembrò solo farlo irritare.
-Non chiamarmi così.- disse con un certo nervosismo mentre prendeva velocemente la borraccia dalla sua mano e si voltava a guardare i compagni che ancora si allenavano.
Cosa diavolo passava nella testa di quel disgraziato di un Kuroo? Era dall’inizio dell’allenamento che metteva a dura prova il suo cervello e quel nomignolo gli aveva fatto perdere un battito. Certo, non era l’unico a chiamarlo così, ma con nessun altro aveva provato quella sensazione di agitazione. Bevve un altro sorso e si sforzò di restare concentrato su Hinata che non voleva saperne di smetterla di schiacciare.
Nella sua mente si lamentava dell’idiozia del moro, ma anche lui non scherzava! Per una volta, però, lo ringraziò mentalmente… se non ci fosse stato lui avrebbe dovuto guardare il capitano che gli stava davanti  e la cosa lo metteva a disagio.
Sentì da lontano l’allenatore Ukai chiamare tutti a raccolta per cambiarsi e andarsene finalmente da quello che ormai stava sembrando un incubo. Si alzò più rapidamente di quanto avesse voluto e salutò con un cenno Kuroo, ridandogli la borraccia. L’altro ricambiò il saluto sorridendo, ma dentro si sentiva esplodere.
Forse aveva sbagliato tutto con lui e, forse, si era giocato una delle poche occasioni che aveva per avvicinarlo… stupido Kenma, sapeva che non avrebbe dovuto dargli retta!
Imprecò mentalmente prima di dirigersi velocemente nei loro spogliatoi e cercò di metterci meno tempo possibile, aveva ancora una chance e non se la sarebbe lasciata sfuggire.

Tsukishima era, come al solito, il più lento a cambiarsi e questo faceva sì che rimanesse quasi sempre solo in quella stanzetta. Quel giorno soprattutto ne aveva bisogno per riprendersi da quel sentimento nascente che un po’ lo spaventava. Era rimasto seduto a riordinare i pensieri per quasi tutto il tempo, mentre i compagni scherzavano, ridevano e si preparavano per tornare a casa.
Si era ripreso solo quando il gruppo più casinista se n’era andato e i più tranquilli pian piano uscivano, mentre lui, ancora con calma, aveva appena finito di vestirsi.
Dopo aver messo a posto la sua uniforme si voltò verso la porta, pronto a mettersi lo zaino in spalla e ad andarsene, ma quando alzò lo sguardo dovette sforzarsi di non sobbalzare vedendo la figura alta che stava all’entrata.
Kuroo si trovava appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate e il sorriso beffardo stampato in volto. Tutti e due si scrutavano, il primo con sguardo sicuro e l’intenzione di mettersi finalmente in gioco e l’altro con la sua finta calma e la voglia di scappare il prima possibile da quel posto.
-Oh, Tsukki! Cercavo proprio te…- Kuroo espose un sorriso compiaciuto, mentre l’altro si irrigidì nuovamente sentendo quel nomignolo.
-Non ci siamo già visti abbastanza oggi?- gli chiese l’altro, alzando gli occhi al cielo e pregando che lo lasciasse in pace. Quel giorno il mondo doveva avercela con lui solo per aver  pensato di avere sentimenti umani, se no non si spiegava perché quel gatto fosse ancora lì a dargli fastidio.
-Credo che dieci minuti in più me li puoi concedere… ti ho aiutato così tanto oggi!- il moro si staccò dal suo appoggio per chiudersi la porta alle spalle e aspettare una risposta da parte dell’altro che, forse un po’ a disagio, annuì bofonchiando quello che sembrava un “come vuoi”.
L’idea di restare da solo con Kuroo in quello stanzino lo rendeva nervoso, sentiva già l’aria farsi più soffocante man mano che lo vedeva avvicinarsi. Si impose di restare impassibile, qualsiasi cosa avesse avuto da dirgli l’avrebbe ascoltata con tranquillità e disinteresse. Tanto, pensava, l’avrebbe punzecchiato come al solito pretendendo un ringraziamento per essersi abbassato ad aiutarlo… almeno, così sperava.
-Allora…- cominciò il capitano quando fu a pochi centimetri da lui -…credo di essere stato un buon allenatore oggi, no? Non mi merito un premio?- lo guardava ancora negli occhi con uno sguardo beffardo che avrebbe fatto imbestialire chiunque.
Tsukishima sospirò, alla fine aveva ragione… voleva solo prenderlo in giro, come al solito. Alzò lo sguardo incrociando quello dell’altro e bisbigliò un “grazie”, portando le mani dentro le tasche della felpa e chiudendosi di più, come se quella vicinanza lo spaventasse.
-Oh, Tsukki-Tsukki, sono lusingato!- ridacchiò il più grande. -Ma non è questo che voglio, in realtà.- si fece un po’ più serio, l’idea di doversi dichiarare lo rendeva nervoso, ma ormai aveva deciso di farlo. Avrebbe accettato anche un rifiuto, almeno si sarebbe messo l’anima in pace.
-E cosa vuole sua maestà?- il biondo storse il naso, anche se si sentiva in soggezione lo trovava irritante e non riusciva a frenare la lingua.
Kuroo sorrise beffardo, di nuovo, per poi spingersi più in avanti con la testa raggiungendo il suo orecchio, senza però avvicinare di più il corpo.
-Cosa ne dici di un bacio?- gli sussurrò con voce leggermente mielata.
Sentiva di star facendo una cazzata, forse avrebbe dovuto semplicemente dirgli quanto gli piacesse, ma non era bravo a fare certe cose, non col suo carattere. In qualche modo voleva metterlo in soggezione, pensando che, forse, con quella facciata da menefreghista avrebbe sofferto di meno.
L’altro si irrigidì di colpo, un po’ per stupore un po’ per… beh, sicuramente non se lo sarebbe mai aspettato!
Dopo pochi secondi in cui il suo cervello sembrava praticamente spento, il biondo si allontanò di qualche passo da lui con il viso leggermente arrossato e l’espressione di uno che aveva visto la morte.
Aveva sentito bene? Davvero Kuroo gli aveva chiesto una cosa del genere?
-Sei un idiota!-  affermò il biondo con tono nevrotico. Era sicuro che stesse scherzando, che volesse solo stuzzicarlo come sempre per fargli perdere la pazienza, ma quel giorno non ci stava. Doveva capire che quella gentilezza era tutta una finta per farlo arrabbiare, di nuovo. Stupido lui, pensò, che si era lasciato trasportare troppo da una piccola cotta.
Kuroo rise di nuovo avvicinandosi, portando le mani sui suoi fianchi e spingendolo verso gli armadietti, così da intrappolarlo. Kei non ebbe il tempo di reagire, si sentì per un istante rapito dai suoi occhi e quando si accorse della loro posizione era ormai troppo tardi.
-Non sei divertente, Kuroo. Smettila!- disse a denti stretti, sperando di risultare il più serio e minaccioso possibile. Quella posizione lo rendeva ancora più nervoso e si sentiva quasi a disagio… perché, tra tutti, Kuroo aveva deciso di tormentare lui? Che potesse leggere nella mente?
-Allora perché non mi allontani?- il moro tentò di mantenere un’espressione più seria, voleva capire se fosse la paura a non farlo muovere di un millimetro oppure un possibile interesse.
L’altro non rispose e abbassò lo sguardo, in effetti avrebbe potuto andarsene in ogni momento. Kuroo era un idiota, certo, ma non l’avrebbe trattenuto se gliel’avesse chiesto. In qualche modo Tsukishima si era fottuto da solo facendogli capire che non era del tutto disinteressato.
-Tu mi piaci, Tsukki.- continuò il moro, sapendo che non avrebbe ottenuto risposta. Sentì il suo cuore battere più veloce e per un attimo si sentì più leggero, non poteva continuare a nascondersi.
Il biondo boccheggiò per qualche secondo e alzò la testa per guardarlo: aveva un’espressione seria e non sembrava che lo stesse prendendo in giro. Quando incrociò il suo sguardo sentì il suo corpo tremare e iniziò a sudare freddo, non poteva davvero credere che tutto quello fosse vero.
Non sapeva cosa rispondergli, era tutto così surreale che non aveva mai pensato a come avrebbe potuto rispondergli. Ancora lo guardava con espressione incredula, non riusciva a parlare e il suo cervello non sembrava attaccato al corpo. Sentiva di aver perso l’uso della parola, mentre riusciva solo a osservare quel viso e quel corpo che lo sovrastava. Sospirò tentando di riprendersi da quello stato di shock, ma non sapeva se sarebbe riuscito a mettere insieme le parole… dannazione! In quel momento si sentiva più idiota di Hinata, e il suo livello di idiozia era veramente alto!
-Io…- cercò di iniziare la frase, ma venne fermato dalla bocca del moro davanti a lui che si era posata con gentilezza sulle sue labbra. Per un attimo gli fu grato, non aveva davvero idea di cosa stava per dirgli, poi realizzò quello che stava succedendo e arrossì di colpo. Sentì le gambe molli ed ebbe la sensazione di cadere, l’unica cosa che riuscì a fare fu posare le sue mani sulle spalle dell’altro per reggersi.
Kuroo ghignò sulle sue labbra, leggendolo come un gesto di approvazione e fece entrare lentamente la lingua nella sua bocca. Si sorprese nel non trovare resistenza e cominciò a muoverla più velocemente, facendola scontrare con quella più timida del biondo.

Si baciarono a lungo, come se non avessero aspettato altro per molto tempo e si staccarono solo quando tutti e due ebbero bisogno di ossigeno. Kuroo posò la fronte su quella dell’altro, mentre ancora lo teneva stretto a sé e gli sorrise, stavolta in modo dolce. Tsukishima, invece, lo guardò con un’espressione più pacata mentre tentava di regolarizzare il suo respiro.
-Deduco che la cosa sia reciproca, allora.- gli sussurrò a fior di labbra, pronto a lanciarsi in un nuovo bacio.
-Mh-mh…- da parte sua il biondo non l’avrebbe mai ammesso apertamente, ma immaginava che un verso di approvazione sarebbe andato bene uguale.
-Non sai quanto ne sono felice, Tsukki…- ghignò prima di baciarlo nuovamente, ma l’altro lo fermò.
-Non chiamarmi così!- il biondo lo guardò male, riprendendo la sua solita aria da menefreghista.
-Ma come, Tsukki? Quell’altro può chiamarti così e io no?- piagnucolò Kuroo, come se la cosa lo ferisse profondamente.
-Non sarai geloso?- ghignò Kei che, fortunatamente, si era lasciato l’imbarazzo alle spalle. Non sapeva come, ma dopo quel bacio si era sentito rinato ed era pronto a tornare il vecchio e antipatico Tsukishima.
Aveva, in qualche modo, ritrovato la sua pace… come sarebbe andata avanti con il moro ancora non poteva immaginarlo, ma potevano lavorarci assieme ora che avevano scoperto le loro carte.
-Tsk.- Kuroo rise, pensando a quanto lo trovasse perfidamente adorabile quando sfotteva qualcuno e gli strinse i fianchi mentre portava il volto sul suo collo. -Sei cattivo, Tsukki!-
L’altro, non abituato a quel contatto, sentì prima solletico per quei baci, ma poi nacque una nuova sensazione che lo fece sentire appagato. Il moro doveva aver già fatto quelle cose, immaginava, se no non spiegava come le sue mani sotto la maglia e i suoi baci gli facessero uscire dei sospiri che diventavano sempre più pesanti. Lui, dal canto suo, non sapeva bene come muoversi e passò le mani sulla sua schiena leggermente muscolosa e bollente. Ogni cosa di lui, in effetti, era bollente: le sue mani sembravano scottare ogni lembo di pelle che toccavano e le sue labbra sembravano lasciare una scia di lava.
Il biondo pensò che avrebbe potuto restare tra le sue braccia per sempre, anche se per il suo modo di essere quel pensiero era quasi assurdo. Lui così calmo e serio che si lasciava toccare e baciare in modo così avido e ne provava piacere… ma era davvero lo stesso Tsukishima di sempre?
Non riuscì a pensare oltre perché le mani di Kuroo andarono a tastargli il sedere per poi spingerlo più verso di lui, facendogli capire di voler azzerare ogni lontananza. Lo lasciò fare allacciando le gambe alla sua vita e lasciandosi reggere dalle sue braccia, con la schiena appoggiata ad un armadietto, mentre la bocca era ritornata sulla propria.
In quello stanzino, ormai, c’erano solo loro due e i loro baci, le loro carezze e i sospiri sempre più alti.
Nessuno dei due sembrava ricordarsi di essere ancora in palestra, finché non sentirono dei passi e una voce agitata che li chiamava, intimandogli di muoversi.
La magia di quel momento si spezzò in un istante e Kuroo si staccò da lui, facendolo scendere dalla sua presa. Il biondo lo guardò un po’ imbarazzato pensando a cosa sarebbe potuto succedere se non li avessero interrotti e cercò di coprire l’evidente erezione a cui non aveva fatto caso fino a quel momento e che non poteva essere nascosta dalla tuta. Sperò che nessuno dei compagni lo notasse o che, almeno, l’altro non facesse battute in merito.
Il moro sembrò intercettare il suo disagio e ghignò soddisfatto schioccandogli un altro bacio sulle labbra. Non che lui fosse messo meglio, sentiva i pantaloni fin troppo stretti e avrebbe tanto voluto che quei problemini si risolvessero lì, ma in quel momento non era possibile e per quel giorno decise che erano successe fin troppe cose. Ripensandoci doveva pure ricordarsi di andare a ringraziare Kenma, non fosse stato per lui e per i suoi consigli (stranamente utili) nemmeno avrebbe mai pensato di dichiararsi in modo tanto sfacciato.
-Beh, Tsukki… la prossima volta rimedieremo anche al tuo piccolo problema.- gli promise infine, mentre apriva la porta rassicurando che sarebbero usciti subito da lì. Il biondo arrossì appena e annuì, non sapendo come altro reagire e, forse, nemmeno aveva ben capito a cosa alludesse. Prese lo zaino per poi metterlo sulle spalle e incamminarsi verso l’uscita, dove i compagni sembravano quasi esasperati dall’attesa.
Si voltò a guardare i ragazzi della Nekoma e notò il volto compiaciuto del moro che, mentre se ne andava, gli fece un occhiolino. Alzò gli occhi al cielo e lo salutò con un cenno di mano, per poi non voltarsi più.
Da un lato si sentiva bene, mentre dall’altro si faceva strada l’ansia per il loro prossimo incontro: riflettendoci, non era sicuro che Kuroo fosse serio mentre parlava della sua erezione, ma non poteva non sentire già lo stomaco contorcersi. Decise di non pensarci più per il momento, non voleva di certo arrossire o pensare a certe cose lì sull’autobus dove c’erano i suoi compagni e si concentrò unicamente sulla musica che usciva dalle cuffie, anche se il ricordo di quei baci restava difficile da togliere.

Sull’autobus opposto, invece, Kenma era preso a giocare col suo telefono, così tanto che nemmeno notò il suo capitano sedersi vicino a lui e guardarlo ansioso di poter dire a qualcuno di aver conquistato Tsukishima.
Si accorse di lui solamente dopo aver sentito due pacche sulla schiena e la risata del moro, mentre lo ringraziava e gli prometteva di raccontare tutto quello che era successo.
L’alzatore sospirò, capendo che non avrebbe mai smesso di tormentarlo e che si era scavato la tomba da solo aiutandolo a conquistare quell’altro povero ragazzo… l’unica cosa che lo fece sorridere, però, fu il rendersi conto di essere stato utile ed aver aiutato un amico, per quanto fastidioso fosse. Forse, pensò, poteva anche sopportare tutti i futuri racconti e richieste di aiuto che lo aspettavano… dopotutto lo faceva per una buona causa
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Ciao a tutti!
Questa piccola fanfiction è stata scritta per la mia bellissima waifu, dato che oggi è il suo compleanno~ spero che il regalo ti piaccia!
Non è stato semplice scrivere di questa coppia, avevo paura di renderli troppo OOC t-t ma credo di essere andata bene (ringrazio tantissimo Liberty89 per averla betata, sei la migliore mama ♥)!
Ma questa non è l'unica sorpresa, ovviamente ù-ù l'adorata kadan ChioTa ha fatto per te questa meraviglia, in tema con la fanfiction!
Ancora auguri mia bella, spero che ti sia piaciuta ♥
RoxxyNeko

 

   
 
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