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Autore: DhakiraHijikatasouji    19/11/2016    2 recensioni
Mi osservavi con quei occhi, unici nell'intento di conquistarmi. Io ti odio. Ti odio semplicemente perché esisti! Allora perché ti avevo salvato la vita due volte come le tue labbra perfette affermavano mentre il mio cuore cercava di negarlo? Ma adesso che ti guardo dormire...so che rimarrò nel tuo cuore
...per sempre.
Genere: Erotico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gemini Kanon, Wyvern Rhadamanthys
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la guerra sacra, le due fazioni, Saint e Specter, tornarono ai loro regni, ai loro compiti e alle loro abitudini. Ma quella pace si interruppe non appena vennero convocati tutti al tredicesimo tempio per una comunicazione urgente.

UN'ORA PRIMA...
Rhadamanthys era nella sua stanza, nella sua dimora a Londra con una tazza di thé in mano, sorseggiando quando se lo ricordava. Stava pensando; per questo era distratto e solo ogni tanto si rendeva conto di doverlo bere. Ritornava a casa sua quando non aveva compiti nel regno del suo Signore Hades. Rimuginava sul fatto che ultimamente il suo Dio non si era fatto vedere e solo Pandora sapeva perché, ma Hades le aveva detto di non farne parola. A proposito di lei, il fatto che sia resuscitata è stata un'eccezione perché Thanatos e Hypnos avrebbero potuto benissimo trovare una sostituta. Il che lo allettava di più dato che cominciava a non sopportarla, ma ormai si era abituato ai suoi ordini che alla Dea Athena faceva un baffo. Solo che se poi ne sarebbe giunta una ancora peggio...no, non voleva pensarci perché si stava soltanto autoridicolizzando mentre cominciava a farsi film mentali nel quale si immaginava uno schiavo sottopagato. Sentì un brivido sulle guance e capì che stava arrossendo di vergogna. Sentì bussare alla porta.
-Entra, Feel- Il maggiordomo fece il suo ingresso con il solito tovagliolo piegato appeso al suo braccio. Senza dire niente si avvicinò a lui, solo lì poi cominciò a parlare.
-Vi chiedo scusa per avervi disturbato, ma mi è giunta una comunicazione che devo assolutamente riferirvi. Dovete dirigervi al Grande Tempio all'istante-
-Al Grande Tempio?- Domandò stranito. Perché doveva andare laggiù? Perché andare in quel posto che, anche se conosceva davvero poco, odiava tanto? Non voleva proprio soprattutto perché c'era lui. L'uomo che lo aveva battuto, l'unico che era stato capace di farlo sentire umiliato. Kanon.
Ma d'altra parte se era così urgente, doveva sopportare l'idea di incontrarlo di nuovo...e forse di parlarci. Comunque doveva stare sereno, non sapeva cosa sarebbe successo al Grande Tempio.
-Ma sì, intanto andiamo. Non mi dovrei far fermare da queste idiozie-
-Cosa avete detto?-
-Niente, Feel, puoi congedarti- Il maggiordomo fece un ultimo inchino prima di andarsene.
***
Allora; l'unica cosa positiva, era che in quella sala sacerdotale Hades era ricomparso. Ma le cose negative erano tante: la prima, che un nuovo nemico li avrebbe attaccati a breve, la seconda era che avrebbero dovuto allearsi con la Dea Athena e i suoi Saint, mentre la terza era la più fastidiosa: avrebbe dovuto combattere al fianco di Kanon. Quando giunse lì, non si degnarono di uno sguardo, anche se gli parve che dopo la conclusione del discorso delle due divinità, Kanon lo avesse osservato brevemente con la coda dell'occhio. Anche a lui forse dava fastidio, e sarebbe stato un bene almeno gli sarebbe stato alla larga. Ma questo non poteva saperlo. Quell'occhiata era indecifrabile.
Sapeva che sarebbe rimasto lontano da casa per un pezzo, dato che Hades e Athena avevano espressamente dichiarato che gli Specter avrebbero alloggiato vicini al Santuario in modo che, in caso di attacco, sarebbero potuti intervenire prontamente insieme ai Saint. Avrebbe convissuto con Aiacos e Minos in una casetta grande come la Baita di Heidi. L'idea non lo sconfifferava molto, dato che non erano amici, ma colleghi e basta. Però non poteva rifiutarsi e si dovette accontentare. Solo per questo sperava che il nemico non tardasse ad arrivare.
-A chi pensi?- La voce di Minos gli giunse fastidiosa quando stava per entrare nella sua stanza e chiudersi fino alla battaglia. -A quel Kanon?- Quel nome lo fece sussultare. Aiacos si godeva la scena senza dire niente, e meno male! Avrebbe solo peggiorato le cose visto come li osservava con sorriso beffardo.
-Non sei tenuto a saperlo. In ogni caso io adesso tolgo il disturbo- Attendeva da tanto tempo il momento di poter abbassare quella maniglia. Ma da così tanto, che la porta non si apriva. Si stava già irritando. Continuava a ripetere il solito movimento sempre con più forza cominciando ad imprecare. Non poteva spaccare la porta con un colpo, dopo sarebbe diventata inutile l'idea di chiudersi. Minos giunse dietro di lui, e Rhadamantys gli stava anche per tirare un pugno sul grugno dato che non lo voleva più sentire. Lo avrebbe fatto se non gli avesse mostrato il difficile modo di entrare nella sua stanza. Girò per due volte una piccola e invisibile chiavetta nella serratura e la porta, come per magia, si aprì. Solo che il pugno se lo beccò lo stesso perché Rhadamanthys, dall'imbarazzo, non sapeva come reagire. Mise la chiave nella serratura dalla sua parte e si chiuse. Con un gesto si tolse l'armatura rimanendo a petto nudo e si mise sdraiato sul letto addormentandosi.
***
-Kanon...io ti amo, Kanon- Scontrò le labbra candide con le sua, ma perché lo stava baciando? Perché aveva detto di amarlo? Anche se non poteva negare che il brivido che sentiva nel viso quando provava vergogna, lo percepì anche in quell'istante che gli stava donando quel sentimento che non aveva mai provato...ed era una sensazione indescrivibile...
***
Si svegliò leggermente accaldato con le guance rosse mentre si guardava attorno per mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. Sospirò mentre si poggiò una mano candida sulle palpebre tremanti. Con le dita si sfiorò le labbra che avevano ancora la sensazione di sentire quelle di Kanon. Il sapore salato del mare.
Perché?
Perché quell'uomo doveva tormentarlo così? Aveva visto come lo aveva guardato nella Sala del Grande Sacerdote, poteva darsi che era un'illusione che gli stava infondendo in quell'istante. Sapeva quanto era forte.
Dei gridi di guerra lo sollevarono da quello stato di riflessione e capì che la battaglia era incominciata.
Uscì dopo essersi messo l'armatura e quello che vide gli era del tutto familiare. Essendo Specter un paesaggio di guerra lo aveva visto tante volte e di certo non era impaurito da tutto questo. Si affrettò a raggiungere gli altri insieme ad Aiacos e Minos che lo seguivano.
I Saint erano già impegnati con uno squadrone nemico. Si aggiunsero alla battaglia come il loro Signore Hades aveva detto di fare. Appena raggiunsero il campo, un gruppo di nemici prese ad attaccarli e la guerra cominciò anche per loro.
Ma cosa...che cos'era? Kanon? Cosa ci faceva KANON sul campo di battaglia? Non aveva un'armatura! Non poteva combattere in quel modo! Il suo sguardo rimase su Kanon che nonostante la sua vulnerabilità stava combattendo con audacia, e lo ammirava per questo. Ma i nemici erano troppi e ad un certo punto un colpo lo colse da dietro...
e il suo sangue si sparse sul terreno...
"No..."
Kanon non cedette, non voleva mollare la battaglia, non era stato resuscitato per rinunciare. Anche se il sangue gli colava copioso sulla schiena e sul ventre. E da quel momento successe un cataclisma. Saga sembrò come percepire l'accaduto e si distrasse. Un nemico stava per colpirlo, ma Saga non accennava a muoversi, come se avesse paura, paura di perdere Kanon un'altra volta. Aiolos si mise in mezzo e riuscì ad indebolire di poco l'attacco, ma non ad evitarlo. Cadde tra le braccia di Saga che nel mentre era ritornato alla realtà.
Dalla confusione generale di cosmi, Rhadamanthys riuscì a percepire il cosmo del Cavaliere di Gemini aumentare a dismisura e capì che a quel punto non avrebbe più guardato in faccia nessuno, agendo di istinto, che di certo non gli diceva di essere cauto! Kanon, con la mano premuta sul ventre e il volto pieno di sudore, guardò suo fratello e sembrò accennare un lieve sorriso prima di perdere i sensi.
Rhadamanthys, per quanto odio serbasse nel suo cuore - che ormai non sapeva neanche più lui se era odio - non poteva abbandonarlo. Doveva mettere da parte il suo orgoglio e ammettere che era stato valoroso. Oltre al fatto che gli doveva rispetto dato che lo aveva sconfitto negli Inferi. Ma non poteva agire con queste rotture di scatole che non gli davano tregua. Scagliò un colpo che sollevò un polverone che confuse i nemici. Con uno scatto fulmineo si diresse da lui portandolo lontano dal campo di battaglia.

Sussultò quando si accorse che Kanon non aveva del tutto perso conoscenza e le sue iridi smeraldine lo stavano guardando ancora non coscienti di quello che stava succedendo. Solo che quando se ne rese conto...
-Rhadamanthys, che stai facendo?! Lasciami! Io devo combattere!-
Con le poche forze che aveva, cercò di pestarlo. Ma per Rhadamanthys erano quasi carezze dato che indossava la sua armatura.
-A me pareva che poco fa tu stavi morendo, non combattendo-
Rhadamanthys aveva ragione, e Kanon lo sapeva, ma non poteva lasciar perdere.
-Non voglio essere l'unico ad abbandonare la battaglia!-
-Sei anche l'unico senza armatura, adesso stai buono qua- Lo adagiò sulle radici di un tronco di un albero.
-Perché lo stai facendo?!-
Sapeva che sarebbe dovuto arrivare a rispondere a tale domanda, nemmeno lui quasi ne conosceva il motivo, ma una risposta doveva dargliela altrimenti sarebbe stato costretto a preparare un thè e rimanere lì 4 ore.
-Devo riconoscere che sei stato un valente guerriero negli Inferi, Kanon; non potevo negarmi questo atto, mi sarebbe rimasto il peso sulla coscienza. Adesso tu stai qua, non costringermi a legarti al tronco-
Il Gemini minore non rispose e per un attimo stette a guardarlo, poi voltò lo sguardo sorridendo impercettibilmente.
-Ammazzali tutti-
Rhadamanthys annuì e se ne andò. Prima di allontanarsi troppo, voltò un'ultima volta lo sguardo per posarlo sulla figura quasi assopita di Kanon. Sembrava un dipinto in quell'istante in cui il sangue aveva imbrattato i suoi abiti logori. Cercò di scacciare tali pensieri dalla mente quando riprese a correre tornando al campo di battaglia.
Ma non riusciva a dimenticare quell'ultima frase che ormai aveva percepito come una missione.
***
Dopo la fine della battaglia, in cui avevano vinto gli Specter assieme ai cavalieri di Atena, Kanon venne portato in ospedale da Saga, assieme pure a Aiolos. 
In quanto a "danni" Aiolos era stato fortunato, non si era fatto nulla di grave, mentre Kanon aveva perso molto sangue ed era in pericolo di vita. Venne ricoverato d'urgenza e dei medici si occuparono di lui.
Fu proprio quando Kanon fu portato in barella in sala operatoria che Rhadamanthys arrivò.
Non sapeva esattamente perché era venuto, non riusciva a spiegarselo. Si trovava molto a disagio lì, ma non gli venne minimamente l'impulso di andarsene, c'era qualcosa in lui che lo obbligava a restare, una forza potentissima che la Viverna non aveva mai percipito e che non sarebbe mai riuscito a spiegare. Questa forza lo fece rimanere con i piedi piantati a terra, ad assistere all'operazione dei medici e alla diminuzione sempre più veloce dei battiti di Kanon sull'elettrocardiogramma, finché poi il livello iniziò a essere seriamente troppo basso e allora i dottori dovettero tirar fuori il defibrillatore.
A quel punto Rhadamanthys non riuscì a stare con le mani in mano e d'istinto buttò giù la porta e colpì tutti i medici facendoli svenire. Saga, che era lì a guardare insieme agli altri Gold Saints, stava per andare a fermarlo, ma qualcosa di stupefacente accadde e lui non mosse un dito. 
Rhadamanthys iniziò a curare lui stesso Kanon, con le nozioni di medicina che non sapeva di avere e un pizzico di fortuna, stranamente e incredibilmente, il battito cardiaco di Kanon tornò ai livelli normali.
A quel punto Saga entrò e, incredulo, gli si avvicinò.
-Grazie- disse guardandolo, per poi chinarsi sul fratello a guardarlo.
La Viverna cadde quindi dalle nuvole, capendo di essere riuscito a salvare Kanon, ma senza capire l'esatto motivo per cui l'avesse fatto.
Kanon intanto dormiva sorridente, non sembrava nemmeno lui da quanto pareva docile e innocente...
***
Rhadamantys tornò quindi negli Inferi dato che gli incarichi avevano ripreso il loro ritmo ora che Hades era riapparso. Ma quello che aveva fatto per Gemini...no, non l'aveva dimenticato.
Gli aveva salvato la vita due volte, e non aveva provato rimorso nell'averlo fatto. Anzi, aveva sentito qualcosa accendersi dentro, un calore interno che non aveva mai avvertito in sé prima d'ora. Ed era strano.
Ripensava ancora a quel sogno, momenti sparsi: quando gli aveva detto che lo amava...
e poi le sue labbra...
No, forse sarebbe stato meglio dimenticare tutto, in modo che quello stato di confusione sarebbe scomparso da solo prima o poi. Ma non era facile.
Era passata una settimana dalla vittoria. Quel giorno poteva tornare a casa a Londra, negli Inferi non doveva fare niente di importante e avrebbe dato qualsiasi cosa per sedersi a bere una tazza di Thé in santa pace.
Era davanti alla sua villa. Alzò lo sguardo, gli parve di vedere qualcuno sulla finestra. Sbarrò gli occhi al vedere che era Kanon seduto sul ripiano con una gamba ed un braccio penzolanti che guardava fisso il cielo, non si era minimamente accorto della sua presenza. A Rhadamanthys passò per l'anticamera del cervello l'idea di cambiare casa direttamente, ma decise di parlarci, dopotutto era comprensibile il motivo per cui era venuto. Salì le scale ed entrò piano nella stanza...ma non vide nessuno. La finestra sì, era aperta, ma non lo vide lì. Sospirò. Non poteva crederci, adesso aveva pure le visioni! Stava impazzendo. Si sedette sul letto sospirando nuovamente.
-What I feel is called obsession- (Quello che sento si chiama ossessione?)
-Yes, It is- (Sì, è così)
Sentì una voce, la sua voce. Si voltò e i suoi capelli color del mare invasero il suo campo visivo.
-Kanon, che ci fai qui? Questa è violazione di proprietà privata!-
-Speravo di trovarti qui, e per fortuna oggi era il tuo giorno libero, possiamo dire- Rhadamanthys lo osservò un attimo. Aveva un portamento così...così sexy che non immaginava certo in un cavaliere di Athena! 
-Comunque sono qui per dirti che sei stato molto valoroso in battaglia, come non avevo mai visto...complimenti- Lo oltrepassò senza aggiungere altro. No, non poteva andarsene così, stava nascondendo qualcosa.
-Aspetta, Gemini!- Kanon si fermò, ma non si voltò.
-Come mi hai chiamato?- Non era abituato a quel nominativo e gli sembrava quasi strano sentirselo dire.
-Tu hai altro da dirmi, te lo leggo in faccia!- A quel puntò si girò a guardarlo. Rhadamanthys percepì di nuovo quel calore al suo contatto visivo e avvertiva anche quella sensazione di disagio quando quelle iridi smeraldine lo osservavano silenziose.
-Ne varrebbe del mio onore di cavaliere se non te lo dicessi- Sorrise, era sincero. -Ti ringrazio per quello che hai fatto per me, mi hai salvato la vita e saprò ricambiare il favore-
-Non ho bisogno di essere salvato da te, Kanon-
-Sarà, vabbè, adesso vado...alla prossima guerra-
Disse andandosene. Perché adesso sentiva quel dolore al petto? Quella specie di tristezza che aumentava ogniqualvolta Kanon faceva un passo verso la finestra. Ora basta, non poteva più negare quello che sentiva, che non era odio. Non voleva più dimenticare niente di quello che aveva fatto per Kanon in quella battaglia e in quella sala operatoria. Ora capiva il motivo per il quale lo aveva salvato, non poteva lasciarlo andare via. Si rese conto tutto d'un colpo che lui teneva a Kanon...e lui doveva saperlo. Abbassò lo sguardo con un ghigno.
-No...- Kanon si voltò perché il tono di Rhadamantys era cambiato, come se ringhiasse, come solo una Viverna sapeva fare.
-Eh?- Lo afferrò per un braccio sbattendolo sul materasso sovrapponendosi a lui mentre gli teneva fermi i polsi. Era così bello che il viso di Kanon si imporporò leggermente.
-Facciamo alla prossima notte, se ti va bene. Anzi no, non mi interessa se ti va bene o meno, io mi sono reso di tenere a te!- Kanon non rispose. Rhadamanthys lo lasciò andare sospirando. -No, non posso costringerti, vattene prima che cambi idea- Kanon si alzò in silenzio passando dietro di lui. La Viverna tenne gli occhi chiusi, per non vedere che se ne stava andando. Dopo che ebbe sentito l'ultimo rumore prima del silenzio più totale, si rese conto che aveva fatto una cavolata, che avrebbe dovuto tenerlo con lui. -Kanon...- Sussurrò. Era arrabbiato con sé stesso.
-I'm here-
-Wha...?- 
Il sapore del mare, riusciva a sentirlo in quel momento. Kanon lo stava baciando come nel sogno che aveva fatto prima della battaglia e avvertiva la stessa sensazione. Chiuse gli occhi consapevole che era quello che voleva.
-Sai, ho sempre avuto paura, paura di amare qualcuno perché quando ci ho provato, sono rimasto deluso ed ho giurato a me stesso di non cedere il mio cuore a nessun altro per non farmi del male ulteriolmente-
-E chi era questa persona?-
-Mio fratello, ci volevamo bene, poi ho sempre creduto che fosse stato solo lui a voltarmi le spalle, ho sofferto molto, quindi fai finta che non sia successo niente-
Rhadamanthys lo guardò attentamente per qualche secondo. Kanon aveva un viso così sofferente che, per quanto tentasse di nasconderlo, non riusciva a sopportarlo.
-La paura di amare qualcuno ce l'ho anche io. Ho abbandonato tutti i miei sentimenti per servire Hades, e quel timore era svanito, ma per colpa tua è cambiato tutto-
Kanon sorrise.
-Per colpa mia? E che avrei fatto?-
A quella domanda, la Viverna non riuscì a trattenere i suoi istinti e Kanon si ritrovò con le spalle al muro con i suoi occhi da predatore puntati addosso. Sussultò quando la mano di Rhadamantys colpì il muro non lasciandogli vie di fuga.
-Andava tutto bene fino a quando non sei comparso! Tu sei riuscito a rovinarmi completamente, hai manipolato la mia anima ceduta al Diavolo con solo un tuo sguardo, una tua parola...un tuo bacio-
Abbassò lo sguardo non volendo incontrare quello di Kanon, ma non poteva non affrontarlo dopo quello che aveva detto. Lo guardò per qualche secondo prima di gettarsi famelicamente sulle sue labbra.
-Vorresti dire che adesso sono in punizione?-
Domandò Kanon sorridendo beffardo. Non si era tirato certo indietro ed aveva fatto la prima mossa. Rhadamanthys lo sbatté sul materasso cominciandò a mordergli il collo.
-Devi accettare di essere punito dopo quello che hai osato farmi-
Gli strappò letteralmente i vestiti di dosso. Da quel momento in poi i gemiti riempirono quella stanza...
Per quanta foga ci stesse mettendo in quei movimenti, aveva delle accortezze nei suoi confronti che Kanon non immaginava. Le ferite dell'attacco ormai cicatrizzate venivano sfiorate appena con la lingua, come per lenirne il leggero dolore che ancora provava. Con quello che stava facendo, però, stava lenendo anche quello interno, che aveva da sempre contraddistinto il suo cuore di peccatore. Kanon stava riprovando ad amare qualcuno e non sapeva che cosa sarebbe successo, ma in quel mentre non gli importava. Il momento in cui entrò in lui fu ben studiato, ci mise quasi un'ora!
-E' la tua prima volta, Kanon?- Domandò Rhadamanthys con l'intento di strappargli un'affermazione dalle sue labbra umide.
-Non preoccuparti di questo, continua- Era una risposta incerta, non significava né sì, né no, ma se gli aveva detto di non fermarsi, non doveva esitare. Lo eccitava da morire quando contorceva il viso per il piacere, quando inarcava la schiena ad ogni sua mossa, quando gemeva invocandolo. Dopo l'amplesso, Kanon si addormentò mentre la Viverna lo osservava con i suoi occhi dorati. Era tentato di accarezzare gli splendidi lineamenti di quel viso leggermente abbronzato, ma si trattenne. Se l'avesse toccato ancora non sarebbe più stato capace di fermarsi. Solamente quella volta aveva combattuto al suo fianco, non sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro, forse la prossima volta avrebbe dovuto...ucciderlo. Non poteva sperare in un rapporto duraturo, ma non voleva nemmeno che quella fosse stata una notte da una botta e via. Si voltò non appena sentì Kanon mugugnare nel sonno e girarsi su un fianco, nel mentre una ciocca gli coprì una palpebra. Istintivamente Rhadamanthys gliela rimise al suo posto senza pensarci.
-Dovrei smetterla di dire che ti odio- Il fatto che aveva detto "dovrei" rispecchiava la sua parte orgogliosa, ma non poteva farci niente. Continuò ad osservarlo fino a quando il sonno colse anche lui.

"I tried to resist but it get so deep. And when you're next to me, you're still out of my reach, but I just long for you. I look into your eyes, and discover myself, but I'll never be a part of your world. Dontcha feel that our universes collide? I hope that your pain to go away, even when down...a day, away or not to be. But now I watch you sleep...I know that from now on I will in your heart...forever"

("Ho provato a resistere ma è così profondo. E quando sei accanto a me, sei ancora fuori dalla mia portata, ma ho solo il tempo per te. Guardo nei tuoi occhi, e scopro me stesso, ma non sarò mai parte del tuo mondo. Non senti che i nostri universi collidono? Spero che il tuo dolore sparisca, anche quando ti deluderò...un giorno, lontano o no che sia. Ma adesso che ti guardo dormire...so che rimarrò nel tuo cuore...per sempre)
Yes...per sempre.

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Nota dell'autrice: Salve a tutti ed eccomi con una nuova storia. Non picchiatemi! Non ho fatto dire loro "ti amo". Lo dico perché la maggior parte della gente lo considera un sacrilegio tra questa coppia e non posso dar loro tutti i torti dato il carattere di Kanon e Rhadamanthys. Questa storia mi è stata ispirata da un'immagine meravigliosa di appunto loro due...una fanart che ho inserito nel testo😍. Ci ho messo un bel po' di tempo a scriverla essendo finalmente orgogliosa di essere riuscita a fare una fanfiction con questi personaggi!!! Ci tengo a precisare anche che è stata scritta in collaborazione con ("Kanonerfigo"). Spero che vi sia piaciuta...a presto!
By Hijikatasouji <3

 
   
 
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