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Autore: fefi97    20/11/2016    11 recensioni
- Stiles gli prese la manina e gli baciò le dita, facendolo ridere.
-Amore, perché non giochi con i bambini della tua età? I bimbi grandi a volte sono... - stronzi - … un po' irruenti. -
Jamie sospirò triste, abbassando lo sguardo.
-Ma a me quel bimbo grande piace... volevo che fosse mio amico... -
Stiles lo guardò, dispiaciuto.
-Lo so, amore. Ti capisco, anche a me era successa una cosa simile alla tua età. -
Jamie sollevò di scatto lo sguardo, sorpreso.
-Davvero?! -
Stiles annuì, con un piccolo sorriso.
-Quando andavo alle elementari ed ero in prima, come te, mi piaceva un bambino più grande, che faceva quinta. Volevo che fossimo amici ma lui non voleva, diceva che ero troppo piccolo per poter giocare con lui. Mi cacciava sempre via e spesso mi spingeva.-
[Sterek;single fathers AU]
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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BAMBINO CATTIVO

 

 

 

 

L'ampio sorriso sulle labbra di Stiles scemò nell'esatto istante in cui suo figlio trotterellò fino a lui, tutto mogio e con il volto abbassato, le mani paffutelle strette alle bretelle del suo zainetto.

Stiles corrugò la fronte, preoccupato.

-Ehi cucciolo! - urlò agitando una mano, rischiando di accecare un occhio alla mamma accanto a lui – Sono qui! -

Il bambino sollevò per un istante lo sguardo su di lui, prima di riabbassarlo rapidamente.

Stiles si morse un labbro, riconoscendo quei sintomi. Jamie odiava farsi vedere piangere. Non appena il bimbo fu abbastanza vicino Stiles si abbassò alla sua altezza, con un sorriso incoraggiante, facendo finta di non notare come il figlio tirasse su con il naso.

-Che succede lupetto? -

-Non sto piangendo. - si lamentò immediatamente il bambino, in tono di protesta.

Stiles non riuscì a trattenere un sorriso, mentre osservava i capelli spettinati del figlio, di un castano identico al suo.

-Lo so che non stai piangendo. Ma mi sembri triste. Non vuoi dirmi se è successo qualcosa a scuola? -

Jamie sollevò gli occhi nei suoi e Stiles sorrise nell'incontrare quegli occhioni color cioccolato, presi dalla madre biologica. Ma i tratti del volto e la forma degli occhi e del naso erano i suoi. Amava posare baci sul nasino all'insù di Jamie e sentirlo ridere e dimenarsi tra le sue braccia.

Jamie si morse il labbro, guardandolo con gli occhi enormi.

-C'è un bambino cattivo. Che fa il cattivo con me. - esordì, prendendo un bel respiro.

Stiles corrugò la fronte, preoccupato.

-Un bambino cattivo? Avete avuto un litigio, cucciolo?-

Gli occhi di Jamie si riempirono nuovamente di lacrime, anche se il bambino faceva di tutto per non piangere.

-Ha detto che io ero troppo piccolo per giocare a palla con lui e i suoi amici e mi ha spinto. Sono caduto e i suoi amici hanno riso.-

Stiles represse imprecazioni su quanto alcune persone potessero essere stronze sin da bambini e osservò integralmente il figlio, preoccupato.

-Sei caduto? E ti sei fatto male? Ti sei sbucciato qualcosa? James, ascolta, muovi tutti gli arti vero? -

Stiles allungò una mano verso un braccio del bambino, con l'intenzione di controllarlo dalla testa ai piedi, ma James si ritrasse, sbuffando infastidito.

-Sto bene, papà! -

Stiles lo guardò dubbioso, poi sospirò.

-Okay, cucciolo. Questo bambino era più grande di te? -

Jamie annuì, mogio.

-Va in quarta. - rispose, facendo quattro con le dita. Stiles gli prese la manina e gli baciò le dita, facendolo ridere.

-Amore, perché non giochi con i bambini della tua età? I bimbi grandi a volte sono... - stronzi - … un po' irruenti. -

Jamie sospirò triste, abbassando lo sguardo.

-Ma a me quel bimbo grande piace... volevo che fosse mio amico... -

Stiles lo guardò, dispiaciuto.

-Lo so, amore. Ti capisco, anche a me era successa una cosa simile alla tua età. -

Jamie sollevò di scatto lo sguardo, sorpreso.

-Davvero?! -

Stiles annuì, con un piccolo sorriso.

-Quando andavo alle elementari ed ero in prima, come te, mi piaceva un bambino più grande, che faceva quinta. Volevo che fossimo amici ma lui non voleva, diceva che ero troppo piccolo per poter giocare con lui. Mi cacciava sempre via e spesso mi spingeva.-

-E poi che è successo? -

Stiles sorrise, dandogli poi un bacetto sul naso e facendolo ridere.

-Poi ho conosciuto zio Scott e zia Lydia, sono diventato loro amico e non ho più pensato a quell'antipatico di Derek! -

-Derek era il tuo bambino cattivo, papà? -domandò Jamie, curioso.

Stiles annuì.

-Esatto cucciolo. Allora – batté le mani, sfoggiando un sorriso allegro che contagiò anche il suo bambino – Che ne dici di andare a prenderci una bella cioccolata da zio Isaac e zio Scott? Alla faccia di tutti i bimbi cattivi del mondo!-

 

 

 

 

 

Tutti abbiamo un bambino cattivo nella nostra infanzia, quel bambino che ci spingeva senza motivo, ci rubava la merenda e ci tirava i capelli.

Il bambino cattivo di Stiles era Derek Hale. Derek non lo spingeva, né gli rubava la merenda, né gli tirava i capelli, però.

Derek era un bambino cattivo perché non voleva essere suo amico.

Stiles lo aveva visto durante l'intervallo, mentre giocava a calcio con i suoi amici. Era il più bravo di tutti e Stiles pensava che sarebbe stato un amico formidabile, che tutti gli avrebbero invidiato un amico grande che gioca così bene a palla.

Quando si era avvicinato al gruppetto di bambini, aveva rivolto loro un sorriso sdentato, che non era stato affatto ricambiato.

Molti si erano limitati a roteare gli occhi perché con lui in mezzo al campo non potevano giocare, Derek lo aveva fulminato in un modo inquietante per un bimbo di dieci anni.

-Ciao! - aveva strillato Stiles, agitando una mano nella sua direzione -Io sono Stiles! -

Il bambino aveva inarcato le sopracciglia, mentre i suoi amici ridevano.

-Derek. E ora togliti, stavamo giocando. -

Stiles si morse un labbro, dondolando sui piedi.

-Non posso giocare anche io? -

Gli altri bambini risero di nuovo, mentre uno spazientito Jackson, che teneva il pallone sotto braccio, strepitava: - Forza Der, mandalo via. E' solo un nanetto di prima. -

Non gli importava di quel bulletto di Jackson che faceva il grande anche se era solo in terza, ma gli occhi di Stiles cominciarono a bruciare quando scorse il ghigno divertito di Derek.

-Coraggio Miles, vai a giocare con gli altri bambini della tua età. - lo spronò Derek in tono spazientito, scacciandolo con la mano come se fosse un cane.

-Mi chiamo Stiles! - strepitò il bambino, oltraggiato – E io da qui non me ne vado. - dichiarò incrociando le braccia al petto.

-Cosa fai Hale, ti fai tenere testa da un moccioso di sei anni? - sogghignò Ethan, spalleggiato dal suo gemello.

Derek lo guardò male, poi riportò lo sguardo sul bambino, spazientito.

-Dico sul serio, Stiles. Non puoi stare in mezzo al campo. Dobbiamo giocare e rischiamo di farti male. -

Stiles lo guardò un istante, sorridendo per il fatto che avesse azzeccato il nome, poi trotterellò verso di lui, speranzoso.

-Fammi giocare con voi, ti prego! - cantilenò, appendendosi al suo braccio.

-Ho detto di no! - sbottò Derek, scrollandoselo di dosso con un gesto troppo brusco, che fece finire il bambino per terra.

-Accidenti Derek, gli hai fatto male! - esclamò arrabbiata una bambina bionda, l'unica componente femmina del gruppo e l'unica che non aveva riso nemmeno una volta.

-Non l'ho fatto apposta! - si difese Derek, senza staccare gli occhi da Stiles che intanto si era messo seduto, gli occhi pieni di lacrime e un ginocchio sbucciato.

Derek fece un passo verso di lui, ma Stiles si raggomitolò su se stesso, inducendo l'altro a fermarsi.

-Bambino, mi dispiace, non volevo farti cadere, stai bene? - domandò in tono neutro, guardandolo fisso con quegli occhi verdi troppo seri per essere quelli di un bambino.

Stiles si mise di scatto in piedi, guardandolo con rabbia.

-Sei un bambino cattivo! - decretò, prima di scappare via, tra le risate degli altri.

Il fatto che Derek fosse un bambino cattivo non gli impedì affatto di provare a diventare suo amico per il resto dell'anno.

E dato che Derek era un bambino cattivo, continuò a spingerlo e a mandarlo via, e dato che Stiles era Stiles, ogni volta si appendeva ai suoi vestiti e chiedeva con quella vocetta petulante: “Posso giocare con te, Der?!”

 

 

 

-Sono preoccupato per Jamie. - confessò Stiles a Scott a bassa voce.

Poco lontano, Jamie stava giocando sul tappeto con Isaac e la figlia sua e di Scott, Allie.

Scott lo fissò, allarmato.

-Ti ha di nuovo chiesto di sua mamma o... -

Stiles fece una smorfia.

-No. No, non mi chiede più di lei da quando le ho spiegato che – mimò le virgolette con le dita - “mamma purtroppo viaggia moltissimo.” -

Scott soffocò una risatina nella sua cioccolata calda.

-Bel modo per non dire che Malia ti ha mollato per un pilota d'aereo. -

Stiles si strinse nelle spalle, realmente noncurante.

-Sai che me ne importa – lanciò uno sguardo affettuoso al suo prezioso, perfetto bambino - L'unica cosa bella che mi ha dato Malia è stato Jamie – sospirò – No, sono preoccupato perché a scuola c'è un bambino più grande che fa il bullo con lui. -

Scott corrugò le sopracciglia.

-Lo stesso di due settimane fa? -

Stiles annuì, cupo.

-Posso capire un bisticcio, una volta, ma questo bambino si è fissato con Jamie. -

Scott non riuscì a trattenere una risatina.

-Conoscendolo e conoscendo te direi che è più probabile che sia Jamie ad essersi fissato con lui. -

Stiles lo guardò male, portandosi offeso le braccia al petto.

-E questo che vorrebbe dire? -

Scott roteò gli occhi.

-Oh andiamo,Stiles, non prenderla male. Dico solo che quando vuoi qualcosa diventi incredibilmente testardo, e Jamie è identico a te. Probabilmente voleva fare amicizia con questo bambino più grande e lui si sarà scocciato. E' anche normale.-

-No che non è normale!- protestò Stiles, fin troppo accorato per uno che aveva in mente solo l'interesse di suo figlio – Ne ho piene le scatole di bambini cattivi che solo perché sono più grandi credono di poter trattare gli altri come gli pare e piace! -

Scott lo fissò, tra l'esasperato e l'incredulo.

-Non starai ancora pensando a Derek Hale e a come ti ignorava alle elementari, spero! -

-Stavo parlando di Jamie! -

Scott roteò gli occhi, biascicando un “certo” a mezza bocca.

Stiles lo guardò male.

-Ad ogni modo, l'altro giorno Jamie mi ha fatto vedere questo bambino. Si vede che è un piccolo delinquente. -

Scott lo fissò, incredulo.

-Stiles ha dieci anni. -

-Occhi verdi, viso corrucciato e la stazza del futuro perfetto giocatore da lacrosse – Stiles strinse gli occhi – Lo odio. -

Scott scosse la testa, esasperato, rinunciando a farlo ragionare.

-Ah, ma comunque vedrai se non lo rimetto in riga! Intanto sono andato a parlare con la sua maestra e poi quando incontrerò i suoi genitori vedrai se non gli faccio venire la voglia di insegnare l'educazione a loro figlio! -

Scott spalancò la bocca, incredulo.

-Stiles! Sei andato a parlare con la maestra? Per l'amor del cielo, è un bambino. I bambini si spingono e litigano, ha tre anni più di Jamie, che ti aspettavi?!-

Stiles incrociò le braccia al petto, irremovibile.

-Se vuole fare il prepotente faccia pure, ma io non permetterò che Jamie subisca quello che ho subito io! -

Scott alzò gli occhi al cielo.

-Ed ecco che ci risiamo con Derek Hale... -

-Maledizione Scott, non si ratta di Derek Hale! -

 

 

 

Stiles amava il suo bambino e crescerlo da solo non gli era mai pesato.

Jamie non era stato programmato, questo era vero, ma Stiles non aveva avuto il minimo dubbio di volerlo, anche se era stato un incidente da ubriachi con una ragazza che non amava e che non avrebbe mai potuto amare, essendo irrimediabilmente gay.

I primi tempi avevano provato a far funzionare le cose con Malia, a stare insieme per il bene di Jamie, ma ovviamente si era rivelato un totale fallimento, dettato sia dall'omosessualità di Stiles che dalla volubilità di Malia, che non aveva mai posseduto un grande spirito materno.

Aveva deciso di avere Jamie unicamente per Stiles, perché sapeva che lui lo voleva, e Stiles, nonostante tutte le incomprensioni che potevano avere, non le sarebbe mai stato abbastanza grato per questo.

Erano circa due anni che si occupava da solo di Jamie, con l'aiuto dello sceriffo e degli altri membri della loro strampalata famiglia allargata e anche se era faticoso fare il papà single a tempo pieno, Stiles non avrebbe rinunciato a Jamie per nulla al mondo.

Amava Jamie, ma si sarebbe volentieri risparmiato le riunioni a scuola.

Insomma, andava alle elementari e le maestre indicevano già delle riunioni?

Avrebbe volentieri rinunciato ad andarci, ma Jamie gli aveva detto che il tema sarebbe stato la recita di Natale e che doveva “assolutamentissimamente” andarci, perché tutti i genitori ci andavano.

E Stiles non voleva che Jamie fosse l'unico bambino con il padre che non era andata alla riunione sulla recita di Natale.

Aveva organizzato tutto: avrebbe cambiato il proprio turno al bar con quello di Scott e sarebbe stato a scuola per le quattro precise, in tempo per la riunione, poi avrebbe aspettato che Jamie finisse le lezioni alle quattro e mezza e lo avrebbe portato al parco. Quello che non aveva previsto era che la sua jeep andasse in panne a metà strada, scoppiasse a piovere nell'esatto momento in cui era sceso dalla macchina e che si fratturasse un piede nel tentativo di dare un calcio frustrato alla ruota.

E fu così che si ritrovò a farsela a piedi, sotto il diluvio universale, azzoppato e di pessimo umore, diretto alla scuola elementare per una stupidissima riunione su angeli, cammelli e pecore.

La vita faceva schifo.

 

 

 

-Buongiorno, temo che lei sia un po' in ritardo. -

Stiles, zuppo dalla testa ai piedi sulla soglia dell'aula tre, si limitò a rivolgere uno sguardo di fuoco alla maestra, che si tolse dall'imbarazzo con un colpo di tosse.

-Mh, beh non si preoccupi. Prenda pure posto, se lo trova. -

Stiles si guardò intorno, alla ricerca di un posto libero. Si sentì tirare per una manica, e voltando la testa a sinistra incrociò gli occhi verdi di un altro genitore, seduto da solo in fondo all'aula. L'uomo gli indicò con il mento il posto libro vicino a lui e Stiles si affrettò a sedersi, ringraziandolo piano.

La maestra ricominciò a parlare, mentre Stiles si sporgeva verso l'uomo moro che l'aveva fatto sedere.

-Che mi sono perso? - sussurrò, passandosi una mano tra i capelli bagnati e sbirciando l'uomo sotto le ciglia pesanti di pioggia.

L'altro genitore era seduto a braccia conserte ed aveva l'aria di trovare quella riunione inutile e noiosa quasi quanto Stiles.

Stiles non poté fare a meno di notare quanto fosse affascinate, con i tratti del volto decisi e la linea dritta della mascella coperta da barba scura.

E poi, cazzo, aveva gli occhi verdi.

Stiles aveva sempre avuto un debole per gli occhi verdi, tanto è vero che Lydia, la sua prima cotta, aveva gli occhi verdi.

E poi, beh, anche il suo bambino cattivo aveva gli occhi verdi, ma quella era un'altra storia.

L'uomo roteò gli occhi, senza guardarlo.

-La mamma di una bambina di nome Janet ha fatto storie perché non trova giusto che sua figlia non faccia Sandy solo perché ha i capelli rossi. L'ha chiamata “discriminazione da cuoio capelluto”. -

Stiles aggrottò le sopracciglia, mentre un atroce dubbio si faceva strada in lui.

-Sandy? Ma la protagonista della natività non dovrebbe essere Maria? -

L'uomo si voltò a guardarlo, un sopracciglio inarcato, e Stiles pensò nebulosamente che era decisamente figo, prima di emettere un gemito di sconforto.

-Non dirmelo... Questa non è la riunione per la recita di prima. -

L'uomo sorrise con un angolo della bocca, una scintilla divertita negli occhi verdi.

-No. -

-E quindi non facciamo il presepe vivente. -

-No, facciamo Grease. -

Okay. A parte il fatto che non capiva che cosa c'entrasse Grease con il Natale, ma seriamente?

-Ma questa non è l'aula tre? - domandò, disperato.

L'uomo scosse la testa, con un sorrisetto impietoso.

-Aula cinque. E stiamo parlando della recita dei bambini di quarta. -

Stiles sospirò, prendendosi la testa tra le mani.

-Meraviglioso. Jamie mi ucciderà. -

-Forse fai ancora in tempo a cambiare aula. -

Stiles guardò l'orologio da polso, sospirando.

-Non credo. Era alle quattro e sono le quattro e venti. A questo punto tanto vale che rimango qui, così poi vado a prendere Jamie. -

-Jamie è tuo figlio? - domandò l'uomo, che sembrava aver perso anche quel poco di interesse che aveva per la riunione.

Stiles annuì, un sorriso dolce sul volto.

-Il mio lupetto. -

L'uomo sorrise più ampiamente, cominciando a guardarlo con interesse.

-Anche io chiamo Chris così. -

Stiles sorrise, completamente dimentico della riunione e del problema di trovare un sostituto al bambino che avrebbe dovuto fare Danny Zucco.

-Chris è tuo figlio? -

L'uomo annuì, poi gli porse la mano, che Stiles si affrettò a stringere.

-Io sono Derek. - bisbigliò e Stiles sorrise.

-Stiles.-

Derek inarcò le sopracciglia.

-L'ho già sentito questo nome da qualche parte. -

Stiles ridacchiò, scuotendo la testa.

-Non credo, è unico nel suo genere – all'occhiata perplessa di Derek spiegò con voce gentile: - E' un soprannome decente per un nome indecente. -

Derek annuì e Stiles si prese il mento tra le mani, appoggiando i gomiti al banchetto di fronte a loro e studiando l'altro con attenzione.

-Sei nuovo di qui? -

Derek inarcò le sopracciglia.

-Perché? -

Stiles si strinse nelle spalle, con un leggero ghigno sul volto.

-Non ti ho mai visto. E, credimi, me ne ricorderei di uno come te. -

Okay, va bene che fare il padre single riduceva di molto le sue possibilità di rimorchio, ma tentare un abbordaggio durante una riunione di bambini di quinta elementare era troppo persino per lui.

Stava per fare marcia indietro, imbarazzato, quando Derek lo prese di contropiede rivolgendogli un sorriso divertito e malizioso insieme.

-Ci stai provando con me per caso?. -

Stiles arrossì, provando l'impellente desiderio di scavarsi una fossa.

-No! Cioè non tanto! Insomma... - Stiles annaspava mentre Derek lo guardava con un ghigno divertito sul volto – Mi dispiace, di solito non faccio così, non importuno papà stupendi sicuramente troppo fighi per essere gay o anche solo per essere single, cioè, voglio dire, avrai sicuramente una moglie e io non voglio assolutamente... -

-Sono bisessuale – lo interruppe Derek con aria divertita, guardandolo dritto negli occhi – E sono divorziato.- continuò, mostrandogli l'anulare sinistro, su cui si intravedeva ancora il segno della fede rimossa da non troppo tempo.

Stiles sbatté velocemente gli occhi, ancora mortalmente in imbarazzo.

-Oh. Ehm, okay. Comunque non intendevo dire che sei figo, eh. Cercavo solo di essere gentile. -

Derek lo guardò attentamente, piegando la testa da un lato.

-Tu invece hai... un compagno? -

Per la sorpresa, il gomito di Stiles scivolò oltre il bordo del banco, rischiando d fargli dare una testata contro di esso e attirando l'attenzione di decine di genitori infastiditi per i continui rumori che provenivano dall'ultimo banco.

-Scusate! - urlò Stiles, facendosi solo odiare di più.

Derek lo fissava, con uno sguardo tra l'esasperato e il divertito.

-Posso prenderlo per un no? -domandò a bassa voce e Stiles pensò che doveva esserci da qualche parte una legge che vietava di essere così sexy e di avere pure la voce roca e sensuale.

-Non... non ho nessuno – balbettò Stiles, pensando che Derek aveva degli occhi fantastici. Dove li aveva già visti quegli occhi... - E sono gay. -

Derek lo guardò, gli occhi pieni di una luce divertita e maliziosa.

-Si. Questo l'avevo capito. -

 

 

 

Finita la riunione lui e Derek si erano diretti insieme al cortile della scuola, in attesa che i figli uscissero.

-Ci siamo trasferiti da New York da poco – stava raccontando Derek, mentre Stiles lo ascoltava, interessato – Dopo il divorzio con sua madre Chris... - sospirò – Beh, non ha passato un periodo facile. Non è mai stato un bambino molto loquace, ha preso da me, ma sono mesi che ha problemi a gestire la rabbia e questo lo porta ad essere prepotente con gli altri bambini. -

Stiles lo fissò, comprensivo.

-E' normale. Non è facile per un bambino così piccolo gestire una cosa tanto grande come un divorzio. Anche Jamie ha passato un brutto periodo quando sua madre se ne è andata. -

Derek sospirò, mentre si sedeva su una panchina, imitato da Stiles.

-Pensavo che tornare a Beacon Hills, passare un po' di tempo con mia madre e le mie sorelle, gli avrebbe fatto bene, invece va sempre peggio – gli rivolse uno sguardo eloquente – Pensa che l'altro giorno la sua maestra mi ha detto che un genitore era andato a lamentarsi del fatto che Chris avesse spinto suo figlio! -

-Ma che stronzo! - esclamò Stiles, accorato – Andare subito a fare la spia dalla maestra, neanche fosse un criminale! Insomma, ha dieci anni!-

-Infatti – sospirò Derek, scuotendo la testa – E quando poi ne ho parlato con Chris e gli ho chiesto se era vero che avesse spinto un bambino più piccolo di lui, mi ha risposto che l'aveva fatto solo perché stava in mezzo al campo dove lui e i suoi amici giocano a palla e rischiava di farsi male. Mi ha detto che ha provato a mandarlo via con le parole, ma che questo bambino gli sta sempre intorno e lo segue sempre. -

Stiles ridacchiò, intenerito.

-Ma che tenero. -

Derek emise un grugnito.

-Che incubo. Non dico che Chris abbia fatto bene a spingerlo, ma ne so qualcosa di bambini appiccicosi. -

Prima che Stiles potesse replicare, una vocetta attirò la sua attenzione.

-Papà! -

Stiles si voltò e un largo sorriso gli si aprì sul volto, incontrando gli occhioni scuri del suo cucciolo.

Si alzò dalla panchina, accovacciandosi per terra tenendosi pronto per accogliere il suo bambino.

-Lupetto! - esclamò, mentre Jamie gli si buttava tra le braccia, abbracciandolo forte. Jamie poi si staccò, guardandolo eccitato e cominciando a sommergerlo di chiacchiere.

-Papà papà sei andato alla riunione?! Hai visto che io faccio l'angelo? Sono un bravo angelo? Clary dice che per fare l'angelo mi serve l'aurola, cos'è l'aurola papà? Ah, e anche le ali! Abbiamo delle ali papà?-

Stiles ridacchiò, scompigliando con affetto i capelli del suo bambino e alzandosi in piedi. Con la coda dell'occhio vide che anche Derek si era alzato in piedi e sorrideva.

-Sarai un angelo stupendo, amore. E credo che Clary volesse dire aureola, non aurola. Dirò a zia Lydia di confezionarti un costume da angelo, con tanto di ali e aureola, okay lupetto? -

Jamie annuì,emozionato, finché non notò Derek e si nascose dietro le gambe di Stiles, improvvisamente timido.

Stiles voltò la testa per sorridergli, rassicurante.

-Amore, lui è Derek. Anche lui ha un figlio sai? -

Derek si accucciò alla sua altezza, sorridendogli gentile.

-Ciao, piccolo. Ho sentito che farai l'angelo alla recita. -

Jamie annuì, sorridendo leggermente.

-Anche tuo figlio farà l'angelo? - chiese, curioso.

Derek scosse la testa, sorridendo appena.

-No, lui è un bimbo grande. Fa la recita dei bambini di quarta – guardò oltre la testa di Jamie e sorrise – Eccolo che arriva. -

Si raddrizzò, mentre Stiles,tenendo una mano sulla spalla di Jamie si voltò con un largo sorriso verso il nuovo arrivato.

Sorriso che si trasformò in una faccia scioccata non appena riconobbe il bambino che, corrucciato e con un pallone sotto il braccio, stava avanzando lentamente verso di loro.

Improvvisamente la sua mente cominciò ad elaborare tutte le informazioni che aveva immagazzinato nell'ultima mezz'ora.

Afferrò immediatamente Jamie in braccio, arretrando di un passo sotto lo sguardo confuso di Derek.

-Tu sei Derek Hale! - esclamò, con sguardo accusatorio.

Derek lo guardò perplesso per un istante, poi il suo sguardo si fece consapevole mentre Chris e Jamie alternavano lo sguardo tra i due adulti, perplessi.

-Tu sei il moccioso che mi dava il tormento alle elementari! -

-Io ti davo il tormento?! - reagì Stiles, incredulo, mentre metteva a terra Jamie che si stava dimenando energicamente, spaventato dal fatto che il suo papà stesse litigando – Io volevo fare amicizia! -

-Eri un incubo, mi stavi sempre intorno! -

-Mi spingevi sempre! -

-Cercavo di evitare che i miei amici ti prendessero a pallonate! -

-Si certo bella scusa! Dovevo capirlo che il bambino cattivo di Jamie non era altri che tuo figlio! Tale padre tale figlio! -

-Oh mio Dio! Sei tu che hai fatto la spia alla maestra! -

-Non è fare la spia preoccuparsi per il proprio bambino!-

-Sei tu che hai usato questa espressione prima, idiota!-

-Sentimi bene, stupido... -

-Smettetela! -

Derek e Stiles si interruppero di botto, abbassando lo sguardo su un furioso Chris, che li stava guardando con gli occhi verdi corrucciati.

-Lo state facendo piangere! - continuò, indicando Jamie accanto a lui, che stava tirando su con il naso, gli occhi lucidi.

Prima che Stiles potesse dire qualsiasi cosa, Chris si avvicinò a Jamie, guardandolo duramente.

Poi sospirò, passandogli la propria palla.

-Avanti. Giochiamo. -

Jamie lo guardò per un po', gli occhi ancora lucidi, poi lentamente si aprì in un sorriso riluttante, seguendo Chris verso il centro del cortile, sotto lo sguardo sconvolto di Derek e Stiles.

Attoniti, entrambi si risedettero sulla panchina, osservando i loro figli giocare insieme.

Per le successive due ore che i loro figli passarono insieme, non si dissero niente e quando fu il momento di tornare a casa si salutarono appena, entrambi imbarazzati e un po' pieni di vergogna.

Possibile che i loro figli di rispettivamente sei e nove anni fossero più maturi di loro?

 

 

 

Erano passate due settimane da quell'episodio quando Stiles, mentre osservava il proprio bambino giocare con i suoi compagni di classe, si sentì colpire leggermente la spalla con una pallonata.

Si voltò incrociando il sorriso incerto di Derek Hale, che aveva recuperato la palla.

Stiles ricambiò il sorriso, passandosi una mano dietro la nuca.

-Vuoi giocare con me, Miles? - domandò e Stiles sorrise più ampiamente, capendo cosa l'altro stesse facendo.

Scosse la testa, gli occhi che gli brillavano.

-No. Ma posso essere tuo amico Der? - aggiunse in tono volutamente infantile e la faccia delusa dell'altro si tramutò in un sorriso divertito.

Si avvicinò a Stiles, lasciando cadere la palla e mettendosi le mani in tasca, improvvisamente impacciato.

-In realtà mi chiedevo se accetteresti di... mh, uscire a cena con me. Tipo un appuntamento – gli rivolse uno sguardo acuto – Anche se sono stato un bambino cattivo con te. -

Stiles sorrise, avvicinandosi a Derek e dandogli un lieve bacio sulla guancia, proprio come avrebbe fatto un bambino per fare pace.

Derek arrossì, mentre Stiles si staccava con un sorriso lievemente malizioso, strizzandogli l'occhio.

-Io da qui comunque non me ne vado.-

 

 

 

Il fatto che Derek fosse un bambino cattivo non gli impedì affatto di provare a diventare suo amico per il resto dell'anno.

E dato che Derek era un bambino cattivo, continuò a spingerlo e a mandarlo via, e dato che Stiles era Stiles, ogni volta si appendeva ai suoi vestiti e chiedeva con quella vocetta petulante: “Posso giocare con te, Der?!”

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

.

Okay, è una schifezza, ma spero che vi strappi comunque un sorriso.

E' solo lievemente slash, ma volevo che più che altro si concentrasse su Derek e Stiles da piccoli.

E' dedicata a Blu992, sperando che le piaccia <3 <3 <3

Un bacione a tutte le ragazze del gruppo, lo sapete che vi adoro <3

Un bacio <3 <3

  
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