Serie TV > Hélène e i suoi amici
Segui la storia  |       
Autore: Magica Emy    20/11/2016    0 recensioni
L’ultima volta che ha messo in discussione le mie capacità di madre non era in sé ma adesso il suo sguardo sembra sincero, e quello che parla è solo il suo cuore. Lui lo pensa davvero. Lo pensa davvero…e io non posso sopportare tutto questo, non riesco nemmeno più a guardarlo in faccia. Devo andarmene da qui. Mi allontano in fretta da lui facendo il possibile per nascondere le lacrime che mi bruciano le palpebre, ansiosa di voltargli le spalle e lasciare quella casa il prima possibile, perché all’improvviso so esattamente dove voglio andare. So quello di cui ho bisogno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Accosto all’ingresso dell’asilo, aspettando pazientemente che Logan si decida a prendere il suo zainetto e scendere finalmente dall’auto, ma quando mi volto a guardarlo la sua espressione seria e accigliata mi fa chiaramente intendere che non ha nessuna intenzione di farlo. Sospiro, cercando il suo sguardo sfuggente e muovendomi cauta sul sedile, anche se il pancione è diventato talmente grosso ormai da impedirmi anche i movimenti più semplici. Sì, la bambina continua a crescere e quel che è peggio si muove in continuazione, soprattutto durante la notte, alimentando la mia insonnia ogni giorno che passa ma… bè, tengo duro. Non manca molto ormai e io non vedo l’ora di conoscere finalmente questo piccolo terremoto che mi porto dentro, e che promette già di essere un bel tipino tosto. Almeno quanto gli altri due.

- Che cosa c’è, piccolo?

Azzardo, chinandomi ad accarezzare dolcemente i capelli di mio figlio mentre lo vedo voltarsi verso di me, l’aria improvvisamente smarrita.

- Non mi va di andare a scuola oggi. E poi non mi piace questo posto perché è troppo lontano e ho paura che poi ti dimentichi di me e non vieni più a prendermi!

Dice imbronciato, facendomi scoppiare a ridere prima di attirarlo a me per stringerlo in un forte abbraccio, sperando così di rassicurarlo almeno un po’.

- Ma come ti viene in mente una cosa del genere, si può sapere? Lo sai che non potrei mai dimenticare di tornare a riprenderti tesoro mio, nemmeno se ti trovassi a un centinaio di chilometri di distanza. Su, smettila adesso e pensa a raggiungere i tuoi compagni, va bene? E poi lo sai che questa è solo una condizione temporanea, almeno finchè il tuo asilo non verrà dichiarato di nuovo agibile. Con il terremoto non si scherza, lo sai, e questa è solo una piccola precauzione per stare più sicuri, ma vedrai che fra qualche giorno tornerà tutto alla normalità.

Rispondo, posandogli un bacio leggero sulla fronte e lui mi rivolge uno sguardo scettico prima di esclamare: - E se poi quando ci torniamo crolla tutto con noi dentro?

Mi lascio andare contro lo schienale, sbuffando seccata. Accidenti, perché deve essere sempre così negativo? Già, dimenticavo che è tutto suo padre, cosa potevo sperare in fondo?

- Piantala di dire scemenze!

Esclamo dandogli una pacca sul sedere per costringerlo così a scendere dalla macchina, anche se lui è più cocciuto di quanto pensassi.

- Mamma, è vero che sono nato sotto un cavolo marcio e pieno di vermi secchi come il mio cervello?

Aggiunge recuperando lo zainetto e mettendoselo in spalla, lasciandomi completamente spiazzata.

- Ma certo che non è vero Logan, si può sapere chi ti ha messo in testa una cosa simile?

Esclamo guardandolo interrogativamente.

- Grace.

Risponde subito e io sospiro, affranta. Giusto, Grace. Come ho fatto a non pensarci prima? Quella piccola streghetta e le sue trovate assurde, quando la smetterà di divertirsi a inventare storie e turbare suo fratello in questo modo? L’anno scorso è persino riuscita a convincerlo di essere invisibile perché nato da una puzzetta di un cane randagio, e adesso questo. Quella ragazzina pestifera ne sa una più del diavolo, quando torno a casa mi sente. Gli sistemo la maglietta sulle spalle e dopo averlo rassicurato che in realtà il suo cervello sta benissimo e che in giro non c’è nessun cavolo marcio che lo insegue lo convinco finalmente a raggiungere i suoi amici, e proprio quando sto per ingranare la marcia il mio cellulare si mette a squillare, facendomi trasalire e costringendomi così a restare dove sono. Controllo il display e il mio cuore fa un balzo quando leggo il nome di chi mi sta chiamando. Se non abbandona l’abitudine di telefonarmi ogni mattina a quest’ora finirà che un giorno o l’altro mi farà arrivare tardi al lavoro.

- Ehi, buongiorno.

Rispondo con voce suadente, cercando di assumere un tono normale quando l’unica cosa che vorrei fare invece è sbattergli il telefono in faccia. Calma Johanna, resta calma e fai un bel respiro profondo, perché rendere le cose più difficili non gioverà né a te né a lui e lo sai bene.

- Perché ci hai messo tanto a rispondere?

Mi dice e io sbuffo, palesemente scocciata dalle sue solite, inutili domande.

- Stavo…dormendo.

Mento spudoratamente nell’assurda speranza che se la beva e non faccia commenti, anche se conoscendolo mi sembra altamente improbabile.

- Sei sicura? Non è che per caso sei uscita di nuovo e stai cercando di fregarmi?

Accidenti. A volte vorrei che non mi conoscesse così bene.

- Ma no, certo che no. Come puoi pensare che mi metta a raccontarti stupidaggini, amore mio?

Replico nell’esatto momento in cui un’auto vicino a me si mette a strombazzare come impazzita, costringendomi a chiudere i finestrini. Maledetto pirata della strada, proprio ora dovevi scegliere di suonare quel fottuto clacson, non potevi aspettare un altro po’? Premo di più il ricevitore all’orecchio e lo sento respirare con forza, come se stesse cercando di trattenersi prima di rispondere con tono insolitamente rassegnato: - Lo sapevo, sei in macchina.

- Amore…

- Si può sapere che diavolo ci fai in macchina a quest’ora del mattino? – esplode finalmente – Spero proprio che non sia tu a guidare in questo momento, perché in tal caso…

- Christian! Vuoi darti una calmata, per favore? – lo interrompo spazientita – Vuoi sapere se sono in macchina? Sì, lo sono e sì, sto guidando io, e sai perché? Perché ho appena accompagnato Logan a scuola e adesso per colpa tua sto anche facendo tardi al lavoro!

- Pensavo di averti detto che in mia assenza non dovevi muoverti da casa, ma naturalmente te ne freghi delle mie parole non è vero? E poi cos’è questa storia che accompagni Logan a scuola? Non poteva farlo Hèlene, oppure Josè?

Eccolo lì, di nuovo con la solita solfa. È convinto che sia contornata da schiavetti che non appena schiocco le dita fanno tutto ciò che voglio, non capisce che Hèlene ha la febbre e Josè è fuori per lavoro? Glielo avrò ripetuto almeno cento volte da quando è partito. Ma lui è così, si rifiuta di ascoltare e pretende di avere sempre ragione. Accidenti a quella testaccia dura che si ritrova e accidenti anche a me, che sto ancora qui a perdere tempo con lui invece di essere già in ufficio.

- Insomma che cosa credi, che qui nessuno abbia nient’altro da fare durante la giornata che starmi dietro? E poi che significa che in tua assenza non devo muovermi da casa, non sono mica un pezzo d’arredamento! Sono un essere umano, capito? Un essere umano e non una pupattola da comandare a tuo piacimento, non so se te ne sei accorto!

- Sei incinta!

Continua a strillare, facendomi venire voglia di lanciare il telefono in strada solo per non essere più costretta a sorbirmi le sue patetiche paternali senza senso.

- Lo so benissimo – ribatto piccata – c’ero anch’io quando abbiamo concepito questa bambina!

- Fai anche la spiritosa adesso? Sono contento che la cosa ti faccia ridere perché sappi che io invece non mi sto divertendo per niente, e scusami tanto se mi preoccupo della vostra salute visto che, se non ricordo male, quella che stai aspettando è anche mia figlia!

Respiro profondamente un paio di volte, guardandomi intorno e cercando di riprendere il controllo di me stessa. Non devo agitarmi.

- Stiamo litigando di nuovo.

Puntualizzo più calma, sobbalzando quando sento la bambina riprendere a muoversi. Sorrido, accarezzandomi la pancia e cercando così di placare i suoi insistenti calcetti.

- No, non è vero.

Lo sento dire, e noto con sollievo che anche il suo tono di voce si è notevolmente abbassato. Annuisco brevemente, anche se so che non può vedermi.

- Sì invece, e nel caso ti interessasse tua figlia ha appena ripreso a muoversi.

- Davvero? – mormora dopo un breve momento di silenzio – Mi dispiace così tanto di non essere lì in questo momento, e vorrei…

- No, è a me che dispiace – lo incalzo – davvero, non volevo farti arrabbiare ma voglio che tu capisca che so badare a me stessa, perciò promettimi che la smetterai di preoccuparti in questo modo perché non ce n’è motivo.

Sospira.

- Lo so, so che sai badare a te stessa, ma è che…vorrei essere con te per avere la situazione sotto controllo perché restarti lontano proprio in questo momento è una tortura e mi fa impazzire…e comincio a dare di matto, ecco.

Faccio un debole sorriso, presa in contropiede. Dio, mi manca così tanto.

- Tesoro, non è colpa tua.

Rispondo, e so che è la verità. Insomma, come avrebbe potuto prevedere che il suo socio in affari si sarebbe ammalato di meningite proprio in questo momento? È ovvio che sia stato costretto a volare a Parigi in fretta e furia per sostituirlo e curare gli affari, ma anche per stargli vicino visto che quel poveretto se l’è vista veramente brutta. Per fortuna adesso si sta riprendendo, così tra qualche giorno Christian potrà finalmente tornare a casa dalla sua famiglia in tempo per non perdersi la nascita della nostra bambina che, a quanto pare, non ha alcuna intenzione di smettere di scalciare oggi. Cavolo quanto è insistente, comincio a non sentirmi bene.

- Non vedo l’ora di tornare da te, perciò tieniti pronta perché ho intenzione di farti passare la notte più lunga e sconvolgente di tutta la tua vita.

Mi sta dicendo e la sua voce è quasi un sussurro adesso, ed è così dannatamente sexy da farmi tremare le ginocchia.

- Quella che mi hai appena fatto era una proposta indecente, mio Cri Cri adorato? Perché in tal caso ti avverto che dovrò coprire le orecchie della piccola!

Ride e mi unisco volentieri alla sua risata prima che aggiunga: - E perché mai? Lascia pure che senta quanto il suo papà ami quella sua pazza e insopportabile mammina che fa sempre di testa sua e che non ne vuole proprio sapere di restarsene tranquilla e a riposo, invece che correre qui e là come una trottola per tutto il giorno!

- Anch’io ti amo.

Mormoro, ridacchiando divertita a quella sua battuta.

- Allora mi prometti che adesso vai a casa a fare un bel pisolino, giusto per ricaricarti un po’?

- Per tua informazione sono già carica, e ora devo andare a lavorare perciò ti saluto.

- Ok, va bene, mi arrendo. Parlare con te è una battaglia persa in partenza. Fai un po’ come ti pare ma riguardati per favore, e cerca di non stancarti troppo.

- E tu cerca di tornare presto.

Mi affretto a chiudere la comunicazione prima che gli venga in mente di raccomandarmi qualcos’altro, poi ripongo il telefono nella borsa e riprendo il mio cammino, sentendomi tremendamente in colpa. La verità è che, anche se so che ha fatto bene a comportarsi così nei confronti del suo socio a Parigi, non posso fare a meno di avercela con lui per essersene andato così da un giorno all’altro, piantandomi qui come un salame e per di più nelle mie condizioni. Ma non posso parlargliene adesso perché finirei per causargli dolore e ha già abbastanza problemi, riversargli addosso tutte le mie ansie e il mio risentimento sarebbe stupido oltre che fuori luogo. Già, sarebbe troppo per lui e non se lo merita, so che non se lo merita. Ma allora…perché continuo a pensarci?

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hélène e i suoi amici / Vai alla pagina dell'autore: Magica Emy