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Autore: body_ko    17/05/2009    1 recensioni
Non c'è niente che Harry non farebbe pur di incastrare Draco Malfoy.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il cacciatore L’uomo smilzo, vestito di nero, asciugava i bicchieri; era presto ed il locale non era ancora aperto. Una volta sistemato il bancone del bar, cominciò a spazzare. Gli cadde l’occhio su un quadro alla parete e si diede a togliere l’ombra di polvere che velava l’immagine di una donna particolarmente brutta.
“Grazie caro”, gli disse la dama del ritratto, aspirando tabacco dal suo bocchino d’ambra.
“Siamo di nuovo qui, come ogni sera, non è vero? Io non ho molta scelta, in effetti… ma tu, bel biondino, non hai davvero nessuno che ti aspetta là fuori?”
Draco continuò a pulire il pavimento, ignorando la voce fumo e miele che lo provocava, poi - dato che non aveva più che fare - si mise seduto vicino alla figuretta garrula e si accese una sigaretta.
La donna lo guardava sorniona.
“Ti diverte ribadire che non ho una vita, Nina? Lo fai ogni sera”.
“Mi diverte, si. Niente di più buffo di un gatto convinto di essere un uccello. Hai provato mai a sbattere le ali: potresti perfino riuscire a prendere il volo, se ci credi abbastanza”.
Draco fece una smorfia annoiata.
“Stasera c’è uno abbastanza bravo”, disse l’uomo cambiando discorso.
“Non so dove li trovi questi onesti mestieranti”, rispose la donna con sufficienza.
“Se i miei onesti mestieranti non ti piacciono, puoi fare anche a meno di venire a far visita al tuo ritratto ogni sera che c’è musica dal vivo”.
La donna lo guardò seriamente.
“Voi bianchi non ne capirete mai troppo di jazz… ma devo ammettere che i tuoi ragazzi sono quasi sempre sopra la media. Credo ne sia appena arrivato uno”.
Draco si voltò e vide la figura di un uomo nella penombra. Era troppo presto per essere uno dei musicisti: Jenkins si doveva esser di nuovo scordato la porta sul retro aperta.
“Siamo chiusi” disse, squadrando l’uomo di cui non distingueva i tratti nella semioscurità del locale. Aveva qualcosa di familiare. Il tipo fece qualche passo avanti, ed entrò nel cono di luce della lampada. Draco s’irrigidì immediatamente, la buona disposizione d’animo in cui era stato fino a quel momento e la tranquillità che gli dava l’essere nel suo locale, fu spazzata via in un attimo, mentre le cose oscure e malevoli che giacevano sul fondo della sua anima cominciavano a dimenare i propri tentacoli.
Potter.

Harry Potter era invecchiato. Sempre troppo magro, il volto scavato e smunto su cui risaltavano occhi verdi, inflessibili come pietre, che Draco non ricordava così intensi.
“A cosa devo il piacere?” chiese Draco.
Non sapeva molto di quello che ne era stato di Potter dopo la guerra, sapeva soltanto che occasionalmente lavorava come consulente per  gli Auror.
“Mi hanno detto che qui si ascolta della buona musica”.
Harry si mise comodamente seduto di fronte a Draco, entrambi si guardavano e i loro volti non trasmettevano nulla. Draco pensò per un attimo allo Harry Potter della sua infanzia, e non ne trovava traccia in quest’uomo sdrucito, stanco e vagamente triste che si trovava di fronte: dov’era finito tutto il suo orgoglio? Infondo, era un eroe: lui ne era uscito bene dalla guerra, aveva dimostrato di essere il campione che tutti pensavano fosse, sconfiggendo il male colle sue sole forze.
“E’ un bel locale. Raffinato ma non tracotante, semplice nel suo essere elegante, per non parlare della musica”.
Harry Potter guardava Draco dritto in faccia, e – non c’erano dubbi  - c’era un’ombra di scherno in quegli occhi falsamente dolci.
“Il miglior jazz di tutta l’Inglilterra, mi hanno detto. Sfortunatamente, non ho mai avuto il piacere di provare personalmente… mi piacerebbe venire un giorno”.
Draco capì, che nonostante l’aspetto, Harry Potter era sempre il solito ragazzino idiota che aveva conosciuto.
“Mi piace il jazz, Potter… la cosa ti crea qualche problema? Non sarai mica venuto fin qui solo per prendermi per il culo?”
“Purtroppo no, per quanto la cosa possa essere piacevole…” sorrise in modo vagamente inquietante, “ ...sono qui per lavoro”.
Draco allungò le gambe sotto il tavolo, cercando una posizione più comoda.
“Cerco informazioni su un uomo: Richard Clooney, il nome ti dice niente?”
“So chi è”.
“Come mai lo conosci?”
“E’ un cliente del locale, credo di averci parlato un paio di volte”.
Potter lo guardava intento.
“E’ stato aggredito due notti fa e sai cosa dice?”
“Come faccio a saperlo se non me lo dici?”
“Che sei stato tu ad aggredirlo”.
“Non è vero”, affermò Draco con perfetta tranquillità.
“Dov’era mercoledì sera tra le 10 e mezzanotte?”
“Qui”.
“Il locale è chiuso il mercoledì. Eri solo?”
“Già”.
“Non è un granché come alibi”, disse Harry con espressione vagamente scettica. Al che Draco sorrise senza allegria.
“Potter, io non ho bisogno di un alibi. Hai dimenticato chi sono? Il nome dei Malfoy conta ancora qualcosa in questo paese ed è la mia parola contro quella di questo… signore… che, almeno a vederlo, pareva proprio un miserabile”.
Lo sguardo di Harry si fece di ghiaccio.
“Non lascerò correre Malfoy. Clooney è stato colpito con magia oscura, è a San Murgo dove cercano in ogni modo di fargli recuperare l’uso delle gambe”.
“Spero ci riescano”, disse Malfoy del tutto impassibile. “Me lo auguro per lui. Non è mai bello vedere un uomo costretto a strisciare come un verme”, aggiunse con una nota gelida nella voce.
  
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