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Autore: taisa    21/11/2016    3 recensioni
Per quanto possa essere complicata, rotta o distrutta, la famiglia resta sempre la famiglia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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FAMILY


Lontano da qui


“Pensavo fossero più grandi” affermò Goku, rigirandosi la fotografia che stava osservando tra le mani. L’immagine raffigurava la tanto evasiva sfera del drago accanto ad un righello che ne misurava la circonferenza. La stessa era stata rinvenuta in mano al loro assassino, alcuni giorni prima, quando l’uomo era stato catturato.

Il criminale aveva osservato i due poliziotti con i suoi sottili occhi neri, dichiarando che il suo arresto non sarebbe stata un’impresa facile. Goku e Vegeta si erano scambiati un’occhiata d’intesa e avevano dimostrato all’uomo, che con ironia indossava una maglietta sulla quale aveva stampato le parole kill you, quanto potessero essere letali due agenti addestrati e in perfetta sintonia.

“Smettila di perdere tempo, idiota! Finisci di scrivere il tuo rapporto!” sbottò all’improvviso Vegeta, strappando la foto dalle mani del collega, lasciandola poi cadere sulla scrivania. L’amico farfugliò risentito “Ok, non capisco perché te la prendi tanto” disse intrecciando le mani dietro la nuca, facendo dondolare la sedia e non prestando attenzione al monitor del proprio computer sulla quale il cursore lampeggiava su una pagina scritta solo a metà. “Kakaroth…” ringhiò l’altro, entrambi i pugni stretti e l’espressione di uno che stava meditando di estrarre la propria arma da fuoco dalla fondina.

Goku lo fissò per un secondo, poi fece spallucce, ricominciando a digitare con indolenza sulla tastiera. Scrisse appena un paio di parole, quando alle sue spalle giunse l’esasperata voce di Vegeta, “Museo si scrive con una sola s, razza d’ignorante” “Oh” commentò l’altro, fissando lo schermo “Giusto” aggiunse correggendo l’errore. Poi si girò a guardarlo, mostrandogli il pollice “Ottimo lavoro Vegeta. Siamo un’ottima squadra noi due.. siamo…” ci pensò “La squadra Vegeku” “No” “Vegeth?” “Scordatelo!” “Ahhh non fare così!” “Cosa state combinando voi due?” domandò all’improvviso una terza voce, costringendo entrambi a voltarsi verso la porta.

Piccolo li osservò per un istante, appena all’interno dell’ufficio, tra le mani un paio di fascicoli. “Ehilà!” lo salutò Goku, indifferente al broncio sul viso del compagno di squadra. “Piccolo, sei un bastardo” affermò invece Vegeta, ma il commento lasciò indifferente il terzo agente. “Davvero? Perché?” chiese infatti, mostrando la più completa calma.

In risposta, Vegeta additò un foglio abbandonato sulla propria scrivania, sulla quale lo stemma del dipartimento era ben visibile, “Che cazzo è quella? Mi spieghi dove li trovo i soldi per pagarla?”. Piccolo seguì la direzione che gli veniva indicata, increspò appena il lato della bocca verso l’alto, “Ah” disse “Ti è arrivata la multa”. Tornò ad osservare l’altro poliziotto che nel contempo incrociò le braccia in un gesto stizzito. “Beh, che vuoi che ti dica. Io ho cercato di ammorbidirla, ma i piani alti hanno insistito” per qualche motivo Vegeta si ritrovò a dubitare di ogni singola parola.

Incuriosito e sentendosi lasciato fuori da una parte del discorso, Goku allungò una mano verso il pezzo di carta, ma con una prontezza di riflessi considerevole, tenuto conto che gli stava anche dando le spalle, il compagno di squadra gli colpì le dita con un pugno. “Ahi!” esclamò Goku, ritirando la povera mano e soffiando nel punto che era stato colpito.

Piccolo si limitò ad osservare la scena con totale indifferenza, poi tornò a rivolgersi a Vegeta. “Ad ogni modo non sono qui per parlare di questo” afferrò il primo dei due fascicoli che reggeva in mano per mostrarlo agli altri due, “Ho delle novità che credo potrebbero interessarti” disse lasciando cadere il dossier sul tavolo. La cartelletta era spessa e l’impatto produsse un rumore sordo e compatto. Goku e Vegeta scrutarono le carte per un po'. Ne lessero la copertina.

Goku era a conoscenza dei fatti che riguardavano Vegeta, sapeva bene la sua storia e quella della sua famiglia, sebbene non nei dettagli. Piccolo, e a volte lo stesso amico, gli avevano dato alcune informazioni qua è là, abbastanza da aggiornarlo. Pertanto gli erano stati raccontati i fatti che, alcuni mesi prima, avevano permesso a Piccolo e alla sua squadra di aprire una feritoia nell’indagine, grazie all’aiuto di Bulma.

Quando riconobbe il fascicolo andò a cercare lo sguardo dell’amico per contemplarne la reazione, ma nessuna emozione si estese al suo viso. Qualsiasi cosa stesse provando fece in modo di tenerlo nascosto. Goku tentò la fortuna una seconda volta, avendo notato che il collega non aveva ancora fatto alcun tentativo di appropriarsi dei documenti. Poco prima che le sue dita ne toccassero la superficie, Vegeta fu più lesto. Leggendo i primi fogli si spostò, sedendosi alla propria scrivania ed ignorando gli altri due che, in attesa, lo fissarono per diversi istanti.

Risultò subito ovvio che Vegeta non avrebbe detto o chiesto nulla, pertanto Goku decise di avere le notizie in maniera più diretta dal messaggero che era venuto a portarle. “Siete riusciti a prenderlo?” domandò rivolto all’uomo in piedi accanto alla propria postazione di lavoro. Piccolo esitò ancora un secondo su Vegeta, poi scostò lo sguardo sull’altro, “Sì. Gli abbiamo dato una scelta. Poteva restare chiuso in una prigione assieme a tutte le persone che ha tradito, oppure poteva tradirne altre” fece una pausa per dare un’occhiata traversa al silenzioso poliziotto, “Ha preferito raccontarci parecchie cose interessanti”.

Goku si chinò sullo schienale della propria sedia, portandosi le mani alla nuca e stendendo le gambe, “Dov’è adesso?” domandò “Ai domiciliari in un posto sicuro, fuori città” Piccolo ora si voltò ad osservare Vegeta in maniera palese, l’amico lo imitò. “Non posso rivelare a nessuno dove lo abbiamo mandato, neanche a Vegeta” ancora nessuna reazione dal diretto interessato, immerso nella lettura.

“Siamo sicuri che non scapperà?” s’informò Goku inarcando un sopracciglio, tornando a guardare l’interlocutore. L’altro sorrise con evidente soddisfazione, “Non ha scelta. Se anche volesse i suoi nemici non esiterebbero a fargli la pelle. Con noi è più protetto, ma non è libero” “Capisco” concluse l’amico.

Scese il silenzio per l’ennesima volta e tutti attesero una replica che parve non voler arrivare con ostinazione.

Per evitare che l’obbligato mutismo diventasse opprimente, Goku osservò il secondo fascicolo nelle mani del collega, “Nuovo caso?” chiese additando ciò che stava guardando. Piccolo osservò la cartelletta come se le vedesse per la prima volta, “Sì” rispose, porgendola all’amico. Afferrandola, Goku lesse le prime righe del sottile dossier “Chi è questo tizio?” “Non sappiamo ancora molto di lui. È nuovo nella zona” spiegò incorniciando le braccia, ora che non stringeva più nulla tra le dita. “Freezer?” “Già”.

Vegeta richiuse il fascicolo che stava consultando, facendo quasi sobbalzare gli altri due che gli rivolsero lo sguardo. Ancora in attesa di conoscere la sua opinione lo fissarono mentre lui restò ad osservare inflessibile la copertina che ricopriva la documentazione nella quale era stata registrata la definitiva condanna di suo padre.

“Torna a casa, Vegeta” lo richiamò Piccolo, costringendolo infine ad alzare lo sguardo come se per la prima volta si fosse accorto di avere compagnia, “Vai a dire a tua moglie che grazie a lei tuo padre non è più una minaccia per la vostra famiglia” gli suggerì.

Determinato a restare stretto nel suo mutismo, Vegeta non disse una sola parola. Con una calma che non sembrava appartenergli si alzò dalla propria sedia. Afferrò la giacca che aveva adagiato sullo schienale e, sempre nel più testardo dei silenzi, uscì dall’ufficio.


***


La trepidante attesa stava per finire. Ancora pochi minuti e sarebbe iniziato tutto.

Bra, insieme ai suoi compagni di classe, stavano fissando l’orologio nell’aspettativa che la lancetta dei minuti segnasse lo scoccare dell’ora. E se anche gli altri bambini erano ansiosi di ottenere la libertà del venerdì pomeriggio e del conseguente week end, lei aveva ben più ragioni. Aspettava questo giorno da almeno due settimane e a separarla dal tanto agognato momento erano solo pochi secondi che sembravano non passare mai.

“Dai!” implorò al tempo, battendo un piede al ritmo delle lancette. Lo zaino già fatto era posto accanto al banco che era solita occupare e con le dita continuava a torturarne un lembo affinché potesse afferrarlo con velocità e prontezza.

Poi lo squillo.

Mai il trillo della campanella aveva avuto un suono tanto melodioso. Con un balzo la bambina si alzò prima dei suoi compagni e dentro di sé sollecitò la sua classe a darsi una mossa.

Come era politica della scuola tutte le classi uscivano dalle aule in ordine accompagnati dalle maestre che li scortavano fino all’ingresso per fare in modo che ogni alunno trovasse il rispettivo adulto. Ogni gruppo di studenti si muoveva ad agio per i corridoi e l’uscita le parve più snervante dell’attesa dietro il banco, ma quando alla fine vide la libertà, gli occhi azzurri di Bra scorsero la folla che in attesa cercava di individuare il bambino che era venuto a prendere. Per istinto e per abitudine seppe il punto dove volgere lo sguardo, consapevole che lì avrebbe trovato la persona che stava cercando e che trovò.

“Papà!” esclamò una volta raggiunto ai piedi di un piccolo albero sulla quale lui si era appoggiato a braccia conserte. Vegeta, che l’aveva vista arrivare e tenuta d’occhio, si scostò dal tronco cominciando a camminare nella direzione che li avrebbe portati a destinazione. Era tipico di suo padre, pertanto Bra non si scompose. Gli camminò accanto, cercando di seguirlo mentre lui proseguiva con il suo passo a cadenza quasi militare. Quando ritenne di essere abbastanza vicina gli afferrò una mano.

Sebbene in apparenza Vegeta non fece nulla per dimostrare affetto verso la figlia, quando sentì le piccole e sottili dita della bimba sulla propria mano si ritrovò a stringere la presa. “Senti papà, prima di partire possiamo mangiare un gelato?” gli domandò additando l’apposito esercizio a pochi metri di distanza. Lui alzò le spalle per un breve ed impercettibile istante, “Non è a me che devi chiederlo” le rispose senza fermarsi.

“Scusate il ritardo” disse una voce alle loro spalle, costringendo entrambi a fermarsi e a voltarsi. “Mamma” esultò la bambina, appena la riconobbe. A malincuore, Vegeta lasciò la mano della figlia che si precipitò ad abbracciare la donna.

Bulma si alzò, dopo aver ricevuto il gesto d’affetto da parte della piccola, poi volse lo sguardo verso l’uomo che la stava fissando in silenzio, “Allora? Pronti per un week end dalla zia Tights?” chiese ad entrambi. “Sìììì” esclamò la bambina, “Tsk” fu tutto quello che ottenne invece da Vegeta. “Molto bene. Le valigie sono in macchina” si voltò “Ho parcheggiato dietro l’angolo” aggiunse indicando un punto imprecisato dalla quale era venuta, poi tornò a guardare il poliziotto, “La tua borsa è quella blu con le strisce gialle, giusto?” “Sì” rispose lui. Gli sorrise.

“Allora andia...” “Mamma possiamo prendere un gelato?” la interruppe Bra. Sua madre inarcò un sopracciglio, “Ma tua zia abita sulla spiaggia! Avrai tempo per tanti di quei gelati in questi giorni che non ne vorrai più per mesi” le ricordò. La figlia mise il broncio “Però io ne volevo uno adesso” brontolò la piccola, “Ok, ok… un gelato prima di partire” “Evviva!” esclamò Bra, cominciando a saltellare sul posto. Prima che i suoi genitori potessero aggiungere una sola parola, la piccola cominciò a camminare verso la gelateria, lasciando i due adulti a seguirla con lo sguardo.

“Sentiamo, cosa ti ha riferito di tanto importante Piccolo che non volevi dirmi al telefono?” gli chiese Bulma una volta rimasti soli. Vegeta si voltò a guardarla negli occhi perdendosi in quell’immenso azzurro che per anni gli era mancato. Esitò per un momento, mentre anche lei riscoprì le dense iridi nere di lui.

“Mamma, papà! Muovetevi!” urlò Bra a qualche metro di distanza, incrociando le braccia in un gesto che Bulma riconobbe all’istante, trovando la similitudine piuttosto buffa.

Si voltò a guardare Vegeta, “Beh, qualcuno qui è parecchio impaziente” gli disse ed in risposta lui annuì. Quando Bra li vide incamminarsi verso la sua direzione si voltò, puntando verso la gelateria. Ciò che non vide furono i suoi genitori che, durante il tragitto, si presero per mano prima di raggiungere insieme la figlia.


FINE



Beh, questa storia è giunta al termine. Mi auguro sentitamente che vi sia piaciuta, nonostante i momenti tristi e malinconici. XD

Ringrazio tutti voi per aver deciso di aprirla e leggerla. ^_^


  
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