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Autore: NightWatcher96    21/11/2016    3 recensioni
Mikey è scomparso misteriosamente e niente è come un tempo ma tutto cambia con l'arrivo di un cucciolo di tartaruga così grazioso che rimpiazzerà il secondo del Team B.
Tutto raccontato dai membri della famiglia.
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: April O'Neil, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autore

It's have been long day without you my friend! Eheheh! Sì, è passato un bel po' dal mio ultimo aggiornamento ma eccovi un bel capitolo scritto dopo aver visto il 22esimo episodio della quarta stagione delle TMNT! Detto ciò, enjoy!!!!




Chapter 7: Evil Hand (Part IV)
 
Ero nel letto del mio fratellino a fissare il buio. Mi trovavo disteso supino da quasi un giorno intero, dove mi ero rifiutato di uscire, mangiare o altro. Il dolore per la terrificante scoperta della morte del mio fratellino aveva consumato l'ardore della mia anima.
Ero solo un sacco vuoto e nulla più.

Mikey era al mio fianco, acciambellato sul cuscino accanto alla mia tempia; ogni tanto sollevava la testolina, mi dava una leccata e tornava a riposarsi. Almeno lui aveva recuperato la sua salute, anche se comunque, percependo l'aura di dolore che gravava nella nostra tana lo aveva rattristato.

Non riuscivo a capacitarmi cosa mi fosse accaduto. Un attimo prima ero in procinto di morire davanti a Neutralizer. Poi il buio. Io avevo sentito la voce di Mikey... ero perfettamente sicuro che mi aveva salvato, in qualche modo. Nel sottosuolo, quel gelo contro il mio corpo era un'aura spirituale.

-Come potevi essere reale?- pensai, strofinandomi appena la ferita al petto. Secondo il referto di Donnie, la mia vecchia cicatrice aveva subito un'escoriazione coi fiocchi; avevo subito una slogatura della spalla destra e numerose ferite superficiali su tutto il corpo. "Mikey, tu mi hai salvato, mi hai parlato... non può essere un addio da parte tua. Eri troppo giovane... troppo piccolo...".

Le lacrime dopo le mie parole sgorgarono liberamente. Mikey sollevò nuovamente la testolina, guardandomi con fare preoccupato ma improvvisamente si mise a fissare attentamente un punto vuoto della stanza, guaendo piano.

E incurante di ciò, fuori la porta socchiusa, Leonardo ascoltava i miei singhiozzi con la testa premuta contro la parete. I suoi occhi erano spenti, privi di emozioni: erano lo specchio del dolore immenso nel suo petto.
Da pochi minuti era tornato dal laboratorio, a vedere ancora un'ultima volta il corpo di Michelangelo perfettamente immobile, affogando in sensi di colpa del tutto insensati. Vederlo così, disteso, senza il cuore nel petto e gli occhi ostinatamente chiusi era come rigirare una spada nella ferita.

"Mikey, ci manchi..."- gemette a denti stretti lo spadaccino, poi spinse piano la porta ed entrò. "Raph...".

Lo guardai con occhi pieni di dolore, rifiutandomi di parlare, mentre Mikey zampettava fino al bordo del letto, fissando con occhi curiosi il vuoto di una parete. Con un cenno del capo gli chiesi silenziosamente di tenermi compagnia.

"Vuoi mangiare qualcosa? Sei ferito, ne hai bisogno per guarire velocemente"- mi disse con una nota materna.

Negai. Avevo lo stomaco chiuso e altrettanto nauseato: ero sicuro che con un solo boccone mi sarei ritrovato a vomitare. E io odiavo farlo.

"Sei sicuro che non vuoi conoscere gli avvenimenti?"- mi domandò con l'ombra di un sorriso. Negai. Non ero pronto.

"Sono sicuro che sia stato Mikey a pigiare il tasto d'aiuto sul cellulare, così come mi ha salvato da morte certa contro Neutralizer e a tenermi compagnia sia nel tunnel sia nella notte"- conclusi stancamente.

"Capisco..."- fu la sua debole risposta. Dopo questo, seguì un imbarazzante silenzio che nessuno di noi due fu in grado di spezzare con argomenti decenti. Leonardo si alzò, mi appoggiò una mano sulla spalla e diteggiando la testolina di Mikey se ne uscì, richiudendo piano la porta.

Il mio piccolo amico mi arrivò accanto e si sistemò vicino alla mia guancia: era caldo, morbido e trasudava dolcezza. Riflettendo che queste erano le caratteristiche del mio fratellino, non fui in grado di bloccare nuove lacrime lungo le guance. Ancora quell'infame dolore pungeva nel petto, e di nuovo mi sentivo impotente.

Mikey emise un debole guaito poi strofinò via le mie lacrime con dei movimenti della testa, come una sorte di carezza. Mio malgrado mi ritrovai a sorridergli e lo spinsi maggiormente nella piegatura del collo.

"Mikey... mi manca tanto mio fratello..."- gli sussurrai. "Per quanto io sia forte, non riesco a combattere questo dolore...".

"Hai solo bisogno della tua famiglia".

Spalancai gli occhi, prendendo un respiro mozzato: balzai seduto sul letto, incurante delle fitte che il mio corpo inviò come protesta e mi guardai atterrito intorno. La tartarughina inclinò dolcemente il capo, dubbioso, avvicinandosi di qualche passo.

Non c'era nessun altro a parte noi. Cavolo. Ricominciavano queste visioni?

"Non è che sei stato tu a parlare, vero?"- domandai con voce tremolante. Mikey saltellò semplicemente come una cavalletta. "Certo che non puoi essere stato tu. Per quanto tu sia straordinario, ti manca il senso della parola".

"Questo lo dici tu. Ehi, guarda che io sono speciale a modo mio!".

Gridai terrorizzato, inciampando via dal letto ed ironicamente piombai di guscio sul pavimento, ancora nel tentativo di indietreggiare con terrore. Mikey parlava? Ma come diavolo ci riusciva senza muovere la bocca?

"Te... telepatia?"- azzardai in un sussurro.

Improvvisamente udimmo un grido terrorizzato proveniente dal corridoio: dal timbro immediatamente dedussi che poteva trattarsi solo di Donatello. Aiutandomi con le sponde del comodino e del letto, mi rialzai e corsi verso la porta.

"Porta anche me! Porta anche me!".

Oh, giusto. Raccolsi Mikey sulla mia spalla, offrendogli una carezza di scuse e mi diressi verso l'unica fonte di luce violacea.  Non potei fare a meno di pensare da quando mio fratello era entrato in possesso di una torcia viola?

"Non farti queste domande stupide e non restare fermo qui fuori come un pollo. Donnie ha bisogno di aiuto!".

Il gioco della telepatia mi sconvolgeva sempre di più. Osservai Mikey: sul faccino c'era un'espressione simpaticamente imbronciata che non ammetteva repliche. Sospirai un po', cercando per lo più di calmare me stesso ed entrai. Quello che mi si piazzò davanti, però, congelò il sangue nelle mie vene.
Non ero da solo. Donnie, sensei e Leo erano presenti e assistevano atterriti a ciò che stava animando il laboratorio. Inoltre, la luce viola era localizzata verso il lettino dove giaceva Michelangelo.

"Addirittura?".

Guardai Mikey sulla mia spalla che aveva la bocca aperta per lo sgomento ma non ci pensai. "Donnie, che cavolo sta succedendo?!"- sbottai, invece.

"Non me lo chiedere, Raph! So soltanto che un minuto prima ero nella mia stanza a dormire, un attimo dopo sentivo rumori e quando sono sceso a controllare, beh... ho trovato questo!".

Il corpo di Michelangelo era incredibilmente in piedi, gli occhi accesi di una luce bianca e viola, una seconda fonte luminosa intorno al corpo morbosamente sottile. Il buco al centro del suo petto era buio.

"Qualsiasi cosa si sia impossessata del corpo di Michelangelo è molto potente. Dobbiamo solo fare attenzione, figli miei"- azzardò il sensei, frusciando la coda.

Il nostro defunto fratello guardò nella mia direzione, con quello sguardo gelido. Il mio corpo si tese come una corda di violino, soppresso dall'incredibile aura che emanava ma, come un lampo, mi accorsi con orrore che fissava Mikey sulla mia spalla piuttosto che me. Protettivamente feci un passo indietro e racchiusi il mio piccolo amico fra le mani.

"Non lo toccare!"- intimai. "So che non sei Mikey!".

Michelangelo sorrise subdolamente e poi tutto sembrò rallentarsi: il suo corpo si ammantò di una luce viola ancora più intensa e si sollevò dal pavimento di pochi centimetri. Il tempo che impiegai a chiudere e a riaprire le palpebre me lo fecero comparire a poca distanza dal volto.
Era così inquietante con il suo sadico sorriso.

Mikey guaì di paura, io deglutii ferocemente, poi vidi la mia famiglia muoversi in un attacco sincronizzato, dove tutti insieme avrebbero attaccato violentemente.

"No, fermali, Raphie! Finiranno male, è troppo potente!".

Guardai Mikey fra le mie mani e negai vigorosamente. Non potevo lasciare quel demone avere la meglio. "Non preoccuparti. Siamo una famiglia di ninja!".

"Tu non capisci. E' me che vuole. E se questo significa proteggervi, lo farò. Dopotutto, è questo il mio scopo... Abbi cura di te... nii-chan...".

Mikey mi morse un pollice per spianarsi la strada, mi guardò un ultimo momento con occhi lucidi poi balzò verso il demone. Quest'ultimo era pronto a sferrare un violentissimo attacco verso la mia famiglia con il semplice sguardo accecato dall'odio... quasi non si accorse della piccola coraggiosa tartaruga interporsi fra il suo volto e la mia famiglia.

Seguì un violentissimo fascio di luce bianca, un grido a squarciagola di terrore e un'onda d'urto così potente da spazzarci via. Sensei, Don e Leo si schiantarono contro alcune librerie del laboratorio e vennero sommersi dai pesanti libri, io mi ritrovai a volare verso una colonna portante della tana e a perdere quasi del tutto conoscenza per l'impatto contro la spina dorsale e i polmoni. Rimasi senza fiato per qualche istante.
L'illuminazione della tana scattò istantaneamente nel buio più totale. Un odore di carne bruciata, legno e fumo si levò tutt'intorno, come una cappa e nonostante la paura per ciò che sarebbe potuto accadere in seguito vari respiri facevano eco dal laboratorio. La mia famiglia era viva.

Una sensazione fredda mi diede forza per sollevare lo sguardo verso il buio e di nuovo il mio cuore smise quasi di battere. Michelangelo, il mio fratellino, era in piedi sotto l'architrave della porta del laboratorio ma come uno spirito. Mi guardava come se fosse in procinto di piangere, la disperazione dipinta sul viso spettrale.
Lentamente spostò lo sguardo verso una piccola figura sepolta da alcuni libri e macerie: si chinò e la raccolse, accarezzandola con le dita.

"NO! MIKEY!"- urlai a squarciagola, quando riconobbi il corpicino esanime della tartarughina esanime. La testolina era ciondolante, gli arti immobili e gli occhi socchiusi, privi di vita.

"Raph..."- mi chiamò dolorosamente la voce di Leo, mentre lottava per rialzarsi.

"Leo, guarda!"- intimai. "Donnie...! Sensei...!". Quando non ottenni risposta dai due, riprovai a chiamarli. "DONNIE! MAESTRO!".

Un gemito di dolore, impastato dal sonno innaturale dell'urto violento, mise in allerta sia me sia Leo. Quando alzai gli occhi verso quest'ultimo non mi sorpresi di vederlo letteralmente sbiancato, con la bocca socchiusa e lo sguardo atterrito. Sorrisi debolmente a quella scena; dopotutto, vedere un fantasma aveva sempre un qualcosa di raccapricciante.

"Non avere paura, Leo. È solo Mikey"- dissi. Lui mi guardo ancora con quell'espressione e faticò nel lottare per riprendere la compostezza.

"Sto sognando, non è vero?"- farfugliò Donatello, barcollante e incredulo. "Questo batte ogni teoria scientifica... è un nonsense!".

Il fantasma ci guardò tutti, diteggiando la testolina di Mikey, mentre un rivolo di sangue colava dalla sua piccola bocca. Quello che accadde in seguito ci fece rimanere a bocca aperta.
Scomparve e riapparve davanti a me, consegnandomi la piccola tartarughina, mi stampò un bacio gelido sulla guancia, salutando anche gli altri e imitò il gesto anche sulla guancia della mia piccola amica.
Improvvisamente il terreno iniziò a scuotersi violentemente, i muri si creparono e nel pavimento si aprirono delle voragini. Spire orrende e sinuose afferrarono i corpi della mia famiglia e li trascinarono nell'oscurità. La stessa sorte toccò anche me e fui incapace di lottare.

"Così finisce?! Mikey, aiutaci!"- gridai, mentre mi dibattevo pur di liberarmi dallo sprofondare nel terreno e finire chissà dove.

Non ci riuscii e il mio viaggio terminò in modo molto brusco: come una caduta, il mio corpo si ritrovò schiacciato su una superficie totalmente dura.
A malapena mi rialzai, massaggiandomi la schiena dolorante, poi mi guardai curiosamente intorno.

Ero in superficie, accanto a un alto traliccio dell'alta tensione dove i cavi ondeggiavano nel vento temporalesco, sotto un cielo scuro. Mi sembrava tutto abbastanza familiare, proprio come un deja-vu.
Mentre mi guardavo intorno, notai una sagoma biancastra verso un cartellone pubblicitario piuttosto alto, senza luci, a fissare una figura che poteva muoversi solo come un ninja.
Riconobbi una maschera rossa e mi lasciai cadere la mandibola. Ero io?

"Raph?".

"Donnie? Leo? Sensei? Ma che diavolo ci facciamo qui?"- espressi, prendendo la testa fra le mani. "E perché ho l'impressione che la mia testa stia per scoppiare da un momento all'altro?".

"Ne sappiamo quanto te, credimi. E' tutto così strano che non riesco a capire se è tutto frutto dell'immaginazione o è qualcos'altro"- rispose Donnie, muovendo l'indice come avesse voluto creare un cerchio.

"Sembra essere ricordi, più che altro"- azzardò il sensei, lisciandosi la barba.

"E da cosa lo deduci, sensei?"- formulò incredulo Leonardo.

"Non credo di avere la risposta, figliolo ma guarda attentamente ciò che ci circonda. Se quello che vediamo è Raphael in un tempo già avvenuto, questo significa che siamo testimoni di fattori importanti".

"Oppure potrebbe trattarsi di un salto temporale con qualche significato"- seguitò Donatello, annuendo per lo più a se stesso. "Raph, tu ovviamente ricordi tutto questo, no?".

"Certo. E se la memoria non m'inganna, ora arriva il bello".

Proprio come già avvenuto, osservammo meticolosi il mio burrascoso incontro con Neutralizer e la batosta che avvenne quasi istantaneamente. Inconsciamente ripetei i movimenti dei miei pugni, in un tentativo di correggere gli errori che mi saltarono agli occhi.

"Ehi, guardate!"- esclamò Leonardo, indicando il fantasma che dal tabellone comparve davanti al me stesso in balia del dolore per la notizia della morte di Mikey.

Il fantasma afferrò le braccia di Neutralizer e le spinse dolorosamente verso la schiena, facendolo colpire con il suo stesso attacco elettrico, poi si avvicinò a me e mi sollevò tra le braccia senza apparente sforzo, calandomi verso la gola di alcuni edifici.

I miei fratelli mi appoggiarono una mano ciascuno sulle spalle, in un gesto di conforto. Avevamo appena scoperto il mio salvataggio.
Il tempo di chiudere e riaprire gli occhi che ci ritrovammo nel sottosuolo dove avevo avuto quelle strambe visioni.

"Come ci siamo arrivati qui?"- fece Leonardo.

"Teletrasporto, credo"- azzardò Donatello.

"C'è Mikey!"- esclamai, indicando lo spettro seduto accanto al mio corpo immobile sotto la voragine del sottosuolo.

Infatti il bianco fantasma aveva tra le mani il mio T-phone e aveva già schiacciato il tasto per la richiesta d'aiuto.

"Adesso capisco. Nelle tue condizioni, non avresti mai potuto chiedere aiuto"- fece Donatello. "A questo punto non mi meraviglia più nulla...".

Poco dopo lo spettro entrò nel corpo del mio io e cominciò la fase dell'illusione, con la venuta degli altri, compreso un vivo e vegeto Michelangelo.

"Sono sicuro che Michelangelo avrà voluto calmare la tua mente dal dolore inferto da Neutralizer. Un corpo ferito è maggiormente suscettibile alle ferite dell'anima. Non dimenticatelo mai, figli miei"- mormorò il maestro Splinter.

Nello scenario vedemmo noi stessi tornare alla tana.

Ancora una volta lo scenario cambiò: eravamo nel laboratorio di Donatello, al buio e lo spettro era accanto a me, tenendomi compagnia.

"Adesso mi credete?"-  domandai, trattenendo a fatica le lacrime.

"Sì, Raph. Ti crediamo più di ogni altra cosa".

Il buio spezzò quei ricordi brutalmente e ognuno di noi venne risucchiato...
 


Il dojo.
Eravamo inginocchiati in posa meditativa, disposti in cerchio dove al centro capeggiava Mikey, vivo e vegeto.

"Ehi... ma cosa...?"- farfugliò Donatello, massaggiandosi la testa.

"Siamo stati richiamati sul piano astrale..."- espirò Leonardo, sostenendo il busto improvvisamente troppo pesante con le braccia.

"Un'energia piuttosto forte, oserei dire"- seguitò il maestro.

"Ok, ma quando sarei arrivato qui?"- mormorai, scuotendo piano il capo nel tentativo di allontanare le vertigini.  Improvvisamente quell'illusione della morte della piccola amica mi tornò in mente e mi guardai tutt'intorno, sperando che non le fosse accaduto niente.

"Calmati. Mikey è proprio qui"- sorrise Leonardo.

Quando la tartarughina riaprì gli occhi erano bianchi, bordati da una leggerissima luminescenza azzurrata.

"Ehi, amico! Mi senti?"- dissi, raccogliendolo tra le mani.

Mikey chiuse gli occhi per un lungo lasso di tempo, poi li riaprì e come se non ricordasse nulla cominciò a guardarsi in giro, seguendo ognuno di noi con apprensione. Felice che tutti stessimo bene, cominciò a roteare felicissimo su se stesso e a guaire radiosamente.

"Non so tu che potere abbia e se ciò che ci hai mostrato può avere un senso ma... wow... non ho parole!"- ridacchiai, avvicinandolo alla mia guancia.

"Probabilmente, il nostro amico ha voluto dirci qualcosa. E' meglio essere prudenti, figli miei".

Annuimmo. Del resto era l'unica cosa che potevamo fare...
 
  
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