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Autore: emmahp7    17/05/2009    14 recensioni
Missing Moment DH. Tutti sappiamo cosa è successo prima e, soprattutto, cosa è avvenuto dopo... ma cosa accade esattamente nella Camera dei Segreti, quando Hermione e Ron trovano lo scheletro del Basilisco e distruggono la Coppa di Tassorosso? Questa è la mia versione dei fatti. Buona lettura!
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Time after time

 

Dedico questo scritto ancora a Davide. Sono sicura che è molto più affascinato dalle fan fiction di quanto non dica. Se ci trovate qualche frase di senso compiuto, è merito suo. Grazie…

 

 

La camera dei segreti

 

 

 

We’ll crucify the insincere tonight

We’ll make things right, we’ll fell it all tonight

We’ll find a way to offer up the night tonight

The indescribable moments of your life tonight

The impossible is possible tonight

Believe in me as I believe in you, tonight

 

-Tonight tonight- Smashing Pumpkins

 

 

 

 

 

Hermione guardò Harry, Luna e Neville che si allontanavano da loro rapidamente, poi si voltò verso Ron che sorrideva ai volti eccitati dei loro compagni, stipati nella Stanza delle Necessità. Lo prese per un braccio e lo strattonò lievemente in modo da farlo abbassare, per poter parlare al suo orecchio.

- Che succede? – le chiese lui accigliandosi, notando l’espressione preoccupata dell’amica.

- Ron, anche se Harry trovasse il Diadema, come facciamo a distruggerlo? C’è ancora la Coppa, e non abbiamo più la Spada! – rispose lei abbassando la voce, tanto che nessun altro potesse ascoltare.

Ron la guardò un attimo negli occhi, così intensamente che lei si sentì arrossire, poi si rimise dritto, fissando un punto davanti a lui, evidentemente perso nei suoi ragionamenti. Rimase in silenzio qualche istante, Hermione continuava a tenere la mano posata sul suo braccio e lo osservava concentrarsi, quasi ipnotizzata, talmente stordita dalla serie di avvenimenti accaduti fino a quel momento, da non riuscire a ponderare lucidamente con la propria testa.

Improvvisamente, Ron, inarcò le sopracciglia, sorpreso da qualcosa che Hermione non vedeva, puntò lo sguardo su di lei ed esclamò – Il bagno delle ragazze! –

- Il bagno… cosa? – gli domandò senza riuscire a capire.

Ron non disse nulla, la prese per mano e la trascinò verso il punto in cui erano scomparsi Harry e Luna. Fatti alcuni passi, Hermione ancora reticente, lui si bloccò, le lasciò la mano e tornò indietro dileguandosi tra la piccola folla degli altri studenti, ricomparendo un attimo dopo, con una scopa sotto braccio, - Ci servirà questa al ritorno! – riprese la mano di lei e ricominciò a tirarla verso Neville, fermo di fronte all’uscita della Stanza.

- Al ritorno? Al ritorno da cosa? – strepitò  Hermione perplessa.

Ron nemmeno l’ascoltò, raggiunse Neville, - Io ed Hermione abbiamo bisogno di uscire! – annunciò all’amico.

- Dove dovete andare? – chiese Neville, guardando a turno Ron, Hermione e la scopa che lui teneva in mano.

- Ecco… ci serve il bagno! -  replicò Ron.

Neville parve confuso – Un bagno? Ma ce n’è uno anche qua! E poi… dovete andarci insieme? – farfugliò, arrossendo lievemente alle ultime parole.

- Non c’è tempo per spiegare ora, solo facci uscire! – insistette Ron.

Neville sembrò indeciso per un attimo, alla fine annuì indicando le scale che pochi minuti prima avevano salito Harry e Luna, - Non so a quale piano sbucherete, perché il passaggio, cambia direzione ogni volta, e dovete stare attenti, pattugliano sempre i corridoi di notte. Buona fortuna!

- Grazie amico! – disse Ron oltrepassandolo e cominciando a salire le scale con Hermione al seguito.

Avanzarono velocemente per la rampa che sembrava infinita, sui muri danzavano le fiammelle delle torce che illuminavano la via; superata la prima curva, quando ormai il suono delle voci dei loro compagni era solo un indistinto brusio, Hermione ritrasse bruscamente la mano da quella di Ron, facendolo fermare e voltare verso di lei.

- Giuro che non faccio neanche un altro passo, se prima non mi fai capire qualcosa! Che bagno? Dove stiamo andando? – chiese con voce acuta ed incrociando le braccia al petto, stizzita.

Ron sbuffò – Al bagno delle ragazze al primo piano, dove c’è l’ingresso della Camera dei Segreti. Ci serve qualcosa per annientare gli Horcrux, no? Beh, se qualcuno non l’ha spostato, e non credo proprio che nessuno l’abbia fatto, nella Camera c’è ancora il…

- Il Basilisco! – concluse Hermione per lui con un lampo di comprensione sul volto.

- Già. Il veleno del Basilisco ha permesso ad Harry di distruggere il Diario, ed ha reso la Spada di Grifondoro capace di eliminare il Medaglione! L’hai detto tu! – continuò Ron, facendo spallucce.

Hermione lo guardò ammirata, - Certo! Ma perché non ci ho pensato io? – gli rivolse un gran sorriso, - Ron, è geniale! – e gli buttò le braccia al collo.

- Sì, beh, non abbiamo tempo per questo! – biascicò lui a disagio, ma solo dopo averla stretta a sé lievemente.

- Hai ragione, scusa! – Hermione si distaccò continuando a sorridergli.

Ron le tese la mano, – Andiamo! – lei gli diede la sua, e correndo colmarono la distanza che li separava dall’uscita.

In fondo alle scale, scoprirono un muro che scomparve ad un tocco di Ron, di fronte a loro si apriva un lungo corridoio, illuminato dalla luce della luna che filtrava dalle grandi finestre del Castello. Si assicurarono che fosse deserto, poi, appiattendosi contro le pareti, scivolarono furtivi fuori dal nascondiglio; il passaggio per la Stanza delle Necessità si richiuse all’istante.

Hermione studiò i quadri che li circondavano, dove i personaggi erano tutti immersi in un sonno profondo, - Siamo al secondo piano. – sussurrò verso Ron, che accennò con la testa alla rampa di scale che arrivava al piano inferiore.

Sfoderarono entrambi le bacchette, pronti ad un eventuale scontro nel caso in cui fossero stati scoperti e, facendo meno rumore possibile, scesero al primo piano. Con un sospiro di sollievo, si accorsero che anche lì non c’era nessuno, quindi si mossero velocemente verso il bagno che al loro secondo anno li aveva visti impegnati con la Pozione Polisucco.

Entrarono, ed Hermione sigillò la porta alle loro spalle con un incantesimo. – Siamo fortunati, avrebbe potuto esserci Mirtilla Malcontenta! – constatò mentre lui esaminava attentamente i lavandini.

Gli si affiancò, - Come si fa ad entrare? – domandò nel momento in cui, Ron, sfiorava uno dei rubinetti di rame.

- Harry ha parlato in Serpentese. – replicò lui senza guardarla.

Hermione sembrò delusa, - Oh… allora abbiamo bisogno di lui, andiamo a cercarlo! – e pensò seccata, che avevano corso un rischio inutilmente.

Si girò verso la porta, pronta a tornare sui suoi passi, ma Ron la fermò, - Aspetta! Gli ho sentito ripetere la stessa parola due volte, posso provare ad imitarlo! – disse mentre strizzava gli occhi concentrandosi.

Lei fissò il suo profilo scettica, - Ron, non credo che… - ma prima che potesse finire di esporgli i propri dubbi, lui, si era schiarito la voce ed aveva emesso un verso simile ad un sibilo.

Hermione trattenne il fiato ed attesero irrequieti, ma non successe nulla. Ron provò ancora, stavolta il sibilo fu più lungo e più acuto, ma di nuovo niente si mosse.

Hermione fece un passo indietro, - Ron, così perdiamo solo tempo, ci serve Harry!

- No, lasciami provare ancora una volta, so che posso farlo! – strinse i pugni deciso ed irrigidì la mascella; lei percepì la tensione, gli si avvicinò e gli accarezzò il braccio, che si rilassò sotto il suo tocco. Ron sbuffò, richiuse gli occhi ed emise un terzo sibilo sordo.

Per un attimo tutto fu immobile, poi con un debole cigolio, il lavandino che avevano di fronte, cominciò a sprofondare, fino a scomparire del tutto.

I due ragazzi scrutarono, meravigliati, il grosso tubo largo che si apriva davanti a loro, - Non ci posso credere! – soffiò Hermione.

- Nemmeno io! – disse Ron incredulo.

Si guardarono a vicenda per un poco, notando lo stesso stupore nel viso dell’altro, ed insieme presero a ridere nervosi. Hermione represse l’impulso di abbracciare ancora Ron.

- Sbrighiamoci! – intimò lui, prendendole di nuovo la mano, e si lasciarono cadere giù.

Il tubo somigliava ad uno scivolo ripido, disseminato di curve e giravolte, proprio come lo ricordava Ron, solo che ora sembrava più stretto, angusto; Hermione, dietro di lui, lanciava acuti ogni volta che imboccavano una curva particolarmente spigolosa.

Dopo una picchiata che ad Hermione parve lunghissima, il tubo tornò in piano, lei si rimise dritta barcollando in preda alla nausea, Ron invece scattò in piedi con un salto, - Bello! Lo rifacciamo? – sghignazzò.

Lei lo incenerì con lo sguardo.

- Ok, scherzavo! – disse lui alzando le braccia in segno di resa.

Hermione seguitò a fissarlo irritata, - Lumos! – esclamò subito imitata da Ron, e si incamminarono per un tunnel scuro, pieno di diramazioni, guidati dalla luce argentea delle bacchette accese.

Ron procedeva a passo sicuro, riconoscendo l’ambiente che aveva esplorato già una volta. Superarono una piccola frana, causata, come lui spiegò ad Hermione, dall’incantesimo maldestro del professor Allock; dopo qualche metro si trovarono dinanzi ad una parete su cui erano scolpiti due serpenti attorcigliati, quattro occhi di smeraldo brillavano alla luce delle bacchette. Stavolta, Ron, non ebbe esitazioni, emise lo stesso sibilo che gli aveva permesso di scoprire l’entrata alla Camera, e la parete si divise lasciandoli passare.

Si addentrarono in una lunga sala gocciolante che odorava di muffa ed umidità, le bacchette accese diffondevano sulle pareti verdastre una luce spettrale, ai lati si ergevano giganteschi pilastri decorati dagli stessi serpenti aggrovigliati della porta. Avanzarono rapidamente fino all’altra estremità della sala, dove, l’imponente statua di Salazar Serpeverde, li attendeva con la bocca spalancata ed un espressione di rimprovero scalfita nella faccia di pietra, ai suoi piedi, perfettamente conservato, c’era lo scheletro del Basilisco.

Si avvicinarono alla gigantesca carcassa, lunga più o meno sei metri, squadrandola sbigottiti, quando gli furono proprio sopra, Hermione non riuscì a trattenere un brivido e si aggrappò a Ron.

- Mamma mia, è enorme! Non so come, Harry, non sia morto di paura, quando se l’è trovato di fronte! – affermò lui mentre, senza rendersene conto, le cingeva le spalle col suo braccio.

- Harry è stato un vero incosciente ad affrontarlo da solo, aveva appena dodici anni! – aggiunse Hermione, senza staccare gli occhi dal serpente, intimorita ed affascinata allo stesso tempo.

- Harry ha salvato mia sorella, è stato un eroe… è un eroe! – ammise Ron verso il Basilisco, allentando leggermente la presa sulla spalla dell’amica.

Lei spostò l’attenzione sul volto pensieroso di lui, reso più pallido del solito dalla luce fioca delle bacchette, - Ci saresti stato anche tu, se gli imprevisti non ti avessero fermato; avreste combattuto insieme per Ginny. Eri poco più di un bambino, ma non ci hai pensato due volte a seguire Harry in un’impresa sconsiderata… sei un eroe quanto lui, Ron! - gli si accoccolò maggiormente addosso e gli sorrise.

Ron la guardò sorpreso, - Lo pensi davvero? – mormorò a disagio, arrossendo lievemente sulla punta delle orecchie.

Hermione annuì, - L’ho sempre pensato.

Le sorrise a sua volta, e rimasero a fissarsi per qualche minuto, persi uno negli occhi dell’altra, crogiolandosi nella soddisfazione di essere soli dopo tanto tempo.

Fu Ron a spezzare l’idillio, - Credi che dopo tutti questi anni, il veleno faccia ancora effetto? – chiese.

Hermione abbassò lo sguardo e lo riportò sul gigantesco scheletro, - Il veleno dei serpenti mantiene le sue proprietà molto a lungo, se è ben conservato. Le zanne del Basilisco sono rimaste chiuse qui dentro per cinque anni, al riparo dagli agenti esterni, inoltre, questo, non è un serpente come gli altri, ma una creatura magica… non posso averne la certezza, ma non mi stupirei se il veleno, fosse ancora perfettamente efficace. – enunciò tutto d’un fiato come se stesse ripetendo una lezione.

Ron continuò a studiare il suo viso e percepì una punta di ammirazione farsi strada nel proprio petto, perché la guerra non era riuscita a cambiarla, perché quella che stringeva tra le braccia era la stessa Hermione che aveva conosciuto secoli prima sul treno per Hogwarts, la stessa che gli lasciava copiare i compiti e lo sgridava se non stava attento a lezione, la stessa Hermione con cui aveva condiviso i momenti più belli della sua infanzia e l’aveva consolato, l’aveva aiutato, l’aveva abbracciato senza riserve, anche quando lui, proprio non se lo meritava. Ed in quel momento capì che lei non sarebbe mai cambiata, che sarebbe stata il suo punto fermo, il perno su cui ruota il mondo, e che lui avrebbe avuto bisogno di lei, sempre. Avvertì il cuore riempirsi di tenerezza, e non poté fare a meno di sorridere come un idiota.

Hermione si rese conto del suo sguardo insistente e incantato, aggrottò la fronte sorpresa, - Che c’è? – gli domandò.

Ron scosse la testa senza smettere di sorridere, - Sei sempre la solita so-tutto! – ma non era un’accusa, il suo tono aveva un che di affettuoso.

Hermione se ne accorse, si mordicchiò appena il labbro inferiore, - E tu il solito sciocco! – rispose ridacchiando e raggomitolandosi più vicina al suo fianco.

Ron indicò il Basilisco, - Beh, c’è un solo modo per sapere se venire quaggiù è stata solo una perdita di tempo… - si staccò a malincuore da lei e si accovacciò all’altezza della bocca spalancata del rettile. Puntò la bacchetta contro le fauci, ed esclamò - Diffindo! – una delle zanne giallastre si staccò dalla mascella e cadde a terra con un tonfo sordo.

Ron cercò nella giacca, tirò fuori la piccola coppa d’oro con lo stemma di Tassorosso e la depose sul pavimento di pietra, prese la zanna e si rialzò esaminandola brevemente, era talmente grossa,  che per impugnarla bene, aveva bisogno di entrambe le mani, si voltò verso Hermione e gliela tese, - E’ tutta tua! – annunciò facendo un cenno con la testa, verso la coppa.

Lei spalancò gli occhi per la sorpresa, - Io? Ma io… non… no, Ron, io… - balbettò arretrando.

- Perché no, Hermione? Harry ha eliminato il diario, io il medaglione, questo spetta a te. Ne hai il diritto ed il dovere, proprio come noi! – le disse, cercando di essere convincente, agitando la zanna all’altezza dei suoi occhi, affinché la afferrasse.

Hermione restò in silenzio, come a valutare la proposta di Ron, - Che succederà? Se ne starà lì buono, a farsi distruggere? – chiese alla fine.

Ron fece un passo verso di lei, serio, per un attimo gli tornarono alla mente le immagini che erano uscite dal medaglione, e la sofferenza che aveva provato udendo le parole che avevano pronunciato, - Non so cosa accadrà, ma non credo che sarà piacevole, tantomeno facile. – si accostò di un altro passo, - Ma ci sono io qui con te, non devi avere paura!

Hermione gli lanciò uno sguardo insicuro, ma prese la zanna, annuì e raggiunse la coppa per terra, lui indietreggiò per lasciarle spazio.

Quando lei fu proprio sopra l’Horcrux, inspirò profondamente, pronta a colpire, tese le braccia in aria, alzando la zanna sopra la testa. Nell’istante in cui le riabbassava per trafiggerla, la coppa iniziò a vibrare. Hermione si bloccò con le mani a mezz’aria, stupita, fissava la coppa che sbatacchiava sul pavimento di pietra con un leggero tintinnio, e mentre si chiedeva cosa stesse accadendo, sentì tremare la terra sotto i piedi, così forte che fece quasi cadere la zanna, per non perdere l’equilibrio.

- Che succede? Il terremoto? – urlò spaventata, e prima che potesse voltarsi verso Ron e riavvicinarsi a lui, si aprì una larga crepa nel pavimento, ad un centimetro dal suo piede. Hermione balzò indietro strillando, Ron cadde a terra mentre le gridava di fare attenzione, poi, così improvvisamente come era cominciata, la scossa si esaurì.

Ron si rialzò rapido, - Stai bene? – le domandò apprensivo e raggiunse il bordo della spaccatura che li divideva, una voragine buia e profonda che sembrava senza fine.

Lei annuì, ancora un po’ scossa.

- Hermione, devi farlo fuori, e alla svelta! – continuò lui indicando l’Horcrux dietro l’amica.

- S-sì. – Hermione, titubando, rivolse di nuovo lo sguardo alla coppa ora immobile; trasalì quando, dal centro dorato, zampillò un fiotto di liquido denso e rosso. Sangue.

Si riempì fino al bordo; lei si avvicinò sospettosa, finché non riuscì a specchiarsi nella superficie liscia e brillante del liquido. Trattenne il fiato mentre, la sostanza, prese a sobbollire, increspandosi di piccole bolle che esplodevano, rilasciando fumo spesso come nebbia, che, in breve tempo, riempì lo spazio intorno, rendendo quasi impossibile la visuale di ciò che la circondava.

Hermione rabbrividì, - Ron? – urlò, non riuscendo più a distinguerlo.

- Sono qui! Arrivo!– la voce di lui le giunse ovattata, come se arrivasse da più lontano di quanto non fosse in realtà, ma ciò non le impedì di sospirare di sollievo.

- No, non muoverti, non si vede niente, potresti cadere! – rispose lei, alludendo all’apertura nel pavimento.

- Hermione, distruggi l’Horcrux! Sbrigati! – strillò ancora Ron, da un punto imprecisato dietro di lei.

Hermione si fece coraggio e riportò decisa l’attenzione alla coppa colma di sangue che gorgogliava, alzò di nuovo la zanna con entrambe le mani, determinata a porre fine al problema, ma fu costretta a fermarsi un’altra volta. Il fumo prese a vorticare di fronte a lei sempre più veloce, spinto da un vento inesistente, sembrò inspessirsi ancora, fino a prendere una forma definita. Davanti a lei si materializzò l’immagine, terribile e altera di Bellatrix Lestrange.

Gli occhi rossi di Bellatrix, erano l’unica cosa che avesse colore, il resto del suo corpo era un insieme vorticante di nebbia densa e scura, ma non per questo era meno impressionante.

Hermione smise di respirare, spaventata, indietreggiò ed, istintivamente, si portò una mano alla gola, dove, sotto le dita, riuscì a percepire nettamente, la cicatrice che gli aveva procurato la donna che aveva di fronte.

- Cosa pensi di fare, sporca mezzosangue? – la voce di Bellatrix era diversa da come Hermione la ricordava, risuonava forte, amplificata, e si distinguevano due toni differenti, in sottofondo c’era quello della Mangiamorte, ma più insistente, si diffondeva la voce terrificante e fredda di Voldemort.

- Credi di essere in grado di metterti contro di me ed uscirne viva? – Hermione era paralizzata dal terrore, prese a tremare violentemente.

- Non dargli retta, Hermione, sta cercando di spaventarti! – flebile come un sussurro, le arrivò all’orecchio l’avvertimento di Ron, che non poteva vederla, ma riusciva anche lui a sentire la voce minacciosa della figura, - Finiscilo, Hermione! – gridò ancora.

- Ti ucciderò e poi cercherò tutta la tua famiglia.Bellatrix s’ingigantì, i capelli di fumo si muovevano incessanti attorno al suo viso scuro, come se avessero vita propria, sembravano serpenti impazziti.

Hermione dovette alzare la testa per riuscire a continuare a guardarla, ipnotizzata dai suoi giganteschi occhi rossi colmi di odio, - Scappa ragazzina, non puoi vincere contro di me! Vi sterminerò uno ad uno! – dalla bocca di Bellatrix esplose una risata orribile che si espanse nell’aria e rimbombò con un’eco assordante, Hermione sentì rizzarsi i capelli sulla nuca, aveva voglia di piangere.

- Distruggilo, puoi farcela! – Hermione non era più sicura che il bisbiglio che sentiva, fosse quello di Ron, forse era lei stessa a parlare, per farsi coraggio. La paura alterava le sue sensazioni, pensò che sarebbe presto impazzita.

- Non avete scampo. Vi schiaccerò come mosche! Bellatrix allungò le braccia nella direzione di Hermione, pareva che volesse strangolarla. Lei impallidì, avvertì un rivolo di sudore freddo scenderle lungo la schiena e fece un altro passo indietro. Per un attimo valutò l’opportunità di gettarsi nella crepa sul pavimento e scomparire… sarebbe finito tutto velocemente.

- Hermione, ti prego, distruggilo! – l’urlo smorzato, ma ansioso di Ron la distolse da quel pensiero infelice e la rese in un istante più lucida.

Non poteva arrendersi, erano arrivati fin lì, e mancava pochissimo alla resa dei conti, non sopportava l’idea di farsi fermare da un’illusione. Chiuse un attimo gli occhi e gli apparvero nella mente Ron ed Harry che le sorridevano speranzosi. Poteva farcela, doveva farcela, ci sarebbe riuscita per loro.

Respirò a fondo per calmarsi, si fece coraggio stringendo forte la zanna, quando guardò di nuovo Bellatrix, si concentrò sui volti di Harry e Ron che aveva evocato, e digrignò i denti risoluta.

Bellatrix rise ancora, - Tu morirai ragazzina, ma prima vedrai soffrire i tuoi cari, e il primo sarà il tuo amichetto rosso là dietro!

A quel punto qualcosa scattò in Hermione, una determinazione sconosciuta, - Noooo! – correndo come una furia, si avventò sulla coppa e la trafisse con un impeto di cui non si credeva capace.

Ron capì che era tutto finito, quando un grido acuto si librò nell’aria, tanto potente che dovette coprirsi le orecchie con le mani. La nebbia si dissolse velocemente, risucchiata dal punto dove, Hermione, continuava a colpire l’Horcrux ormai abbattuto.

Ron superò la crepa volando con la scopa che aveva sotto braccio, e la raggiunse.

Hermione seguitava a scagliare violentemente la zanna contro i resti contorti della coppa, aveva il volto rigato di lacrime.

Ron la abbracciò da dietro e la tirò su, lei lasciò finalmente cadere la zanna e nascose il viso nel suo petto scossa dai singhiozzi, - Shhh, è tutto finito, Hermione. – le accarezzò i capelli, - Sei stata bravissima!

Lei alzò la testa e lo guardò, - Ha detto che ti ucciderà, Ron, ti ucciderà! – sembrava disperata.

Lui non parlò, si limitò ad accarezzarle le guance per asciugarle le lacrime che non accennavano a fermarsi.

- Dimmi che non succederà, dimmi che resterai con me. Promettimi che non morirai, Ron, promettilo!

Ron le rivolse un sorriso debole e stanco, sospirò e la strinse a sé con trasporto, poggiando la guancia sul suo capo.

- Promettilo! – ripeté Hermione contro il suo petto.

- Prometto che sarò con te… in un modo o nell’altro… - disse, sussurrando le ultime parole.

Lei si liberò dalla stretta e puntò gli occhi nei suoi, - Non è questa la promessa che voglio! – scosse impercettibilmente la testa, quasi spaventata.

Lui la accarezzò ancora, giurando a sé stesso che quando tutto sarebbe davvero finito, se fossero sopravvissuti, l’avrebbe accarezzata ogni giorno, ogni attimo, non si sarebbe mai stancato di lei. – Non ti prometterò qualcosa che non sono sicuro di poter mantenere, non ti deluderò di nuovo, non voglio farlo mai più! – dichiarò serio.

Hermione lo fissò meravigliata, - No, Ron, tu… io…  - borbottò confusa, ma Ron la interruppe.

– Ascoltami. Stanotte sarà battaglia. – le prese il viso tra le mani e si avvicinò a lei così tanto che i nasi quasi si sfioravano, - Non posso preoccuparmi di me stesso, Hermione, devo proteggervi! Devo proteggere te ed Harry, devo difendere la mia famiglia, e non voglio stare attento a quello che succede a me, non posso!

Gli occhi di Hermione si riempirono ancora di lacrime, - No…

Ron poggiò la propria fronte contro quella di lei e sospirò, - Tu non sai quanto mi piacerebbe dirti che andrà tutto bene, ma non so cosa succederà, e dobbiamo essere pronti. -  serrò le palpebre e si lasciò inebriare dal profumo di lei, - Fidati di me. – bisbigliò.

- Io mi fido di te, Ron. – mormorò Hermione con la voce che tremava.

Lui riaprì gli occhi, e per un lungo momento si guardarono senza parlare, talmente vicini che Hermione sentiva il respiro caldo di Ron solleticarle il viso, poi lui, lentamente, la strinse a sé sempre più forte, quasi a farle male, sentendo il piccolo corpo fragile di lei che si aggrappava prepotente al suo, come se senza di lui, lei non riuscisse a stare in piedi. Ascoltarono i loro cuori che battevano veloci in sincrono, e desiderarono entrambi che quell’istante potesse durare per sempre…

Alla fine Ron sciolse l’abbraccio, improvvisamente imbarazzato le rivolse un sorriso sincero, - Dobbiamo andare! – si chinò a raccogliere i resti contorti  della coppa ormai irriconoscibile, e la scopa.

Hermione si allontanò riluttante e si affrettò a staccare altre zanne dal teschio del Basilisco, quando ebbe le braccia cariche, si riaccostò a Ron. Lui la aiutò a salire sulla scopa e si posizionò dietro di lei, le cinse i fianchi con le braccia e afferrò il manico. Hermione appoggiò la testa sul petto di Ron e gli si rannicchiò addosso il più possibile.

Lui sorrise, - Non avere paura, non ti lascio cadere! – assicurò ai capelli di lei.

- Lo so. – rispose Hermione, ma si avvicinò ancora di più.

Volarono via, uniti, tesi per lo scontro imminente, impauriti dall’incertezza del futuro, ma con una forza nuova nel cuore, la consapevolezza che non sarebbero più stati soli, che qualsiasi cosa fosse accaduta, avrebbero combattuto per restare insieme, e non avrebbero mai accettato la sconfitta.

 

 

 

 

 

Ci ho messo una vita a scrivere questa storia, malgrado l’avessi in testa da quando ho finito di leggere DH per la seconda volta, ma si sa, gli impegni… forse è venuta fuori più drammatica di quanto avevo preventivato; d'altronde avevo bisogno di dare una giustificazione forte al fatto che Hermione, la razionale Hermione, di punto in bianco, nel mezzo della battaglia, si butta tra le braccia di Ron e lo bacia con Harry davanti… è un po’ inusuale no? Mi rifiuto di credere che sia tutto merito degli Elfi Domestici!

Spero che vi piaccia. Grazie a chi leggerà, in particolar modo a chi lascerà un commento.

Alla prossima…

 

Emmahp7

 

 

 

   
 
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