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Autore: hollien    22/11/2016    4 recensioni
Raccolta di drabble/flash-fic sulla complicata quanto temibile convivenza dei nostri eroi e sulla Victuuri.
#O1: Roles - «Non l’avete ancora capito? All’interno di questa casa sono stati definiti i nostri ruoli.»
#O2: Drooling - Gli agguantò il mento tra le dita affusolate e alitò un flemmatico: «Stai sbavando, Yuuri.»
#O3: Duet - «Per punizione...» Si aprivano le scommesse su tre ore di corsa ininterrotta intorno al castello di Hasetsu, oppure- «Duetterai con me.»

[...]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Scleri pre-capitolo: Ebbene ce l’ho fatta. Anche il terzo capitolo è stato elaborato e direi che mi sento piuttosto realizzata. Era da tempo che non riuscivo ad aggiornare con questa costanza, quindi sono tanto feliciaH. ;w; Ringrazio YOI perché senza di lui non sarebbe stato possibile tutto questo (sembro una che sta ricevendo il premio Oscar, ma vbb). A parte gli scherzi, Victor e Yuuri ti offrono così tanto materiale, per non parlare di ciò che ci hanno regalato nell’episodio 7. Sono così belli. COSI’ PURI. Sto strisciando per terra (?) nell’attesa di vedere l’episodio di domani sera.
Insomma, sono stata condizionata così tanto dalla dolcezza dello scorso episodio che non ho potuto fare a meno di scrivere un capitolo particolarmente fluff. Vi avviso inoltre che non sarà presente Yurio, ahimè. Avrei voluto piazzarlo da qualche parte, ma la flash-fic ha preso una piega diversa da quella che mi aspettavo, quindi niente per stavolta. *sigh sob*
Concludendo, voglio ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, chi ha inserito la raccolta nelle seguite, nelle preferite e nelle ricordate. Mi piacerebbe molto anche sentire l’opinione di queste buone anime. ♥ Poche parole farebbero di me una ragazza felice. (L)
Un bacio grande and see you next time!





 




Happy family on ice

 
#O3: Duet 
 



Dalla sua angolazione, Yuuri era in grado di scorgere ogni minimo particolare di Victor: i rivoli di sudore che gli ruzzolavano dalle tempie sino al mento appuntito. Il rossore accennato delle gote che si sposava perfettamente con il candore della sua pelle. Le labbra piene, schiuse, in cerca di ossigeno. La maglietta scura aderita al busto a causa dell’allenamento intensivo. Lo sguardo affilato, assorto, che fissava il soffitto del palaghiaccio e le braccia protese verso il cielo, come se stessero cercando affannosamente di afferrare qualcosa di inespugnabile persino per lui. 
Guardare il proprio idolo pattinare sul ghiaccio a pochi metri di distanza era come vivere in un sogno da cui non ci si sarebbe mai voluti destare. Per Yuuri era così. Lo era stato sin dal primo istante in cui Victor si era addentrato nella sua mente senza domandargli il permesso, sconquassando la porta che dava accesso ai suoi pensieri.
Era ormai da una ventina di minuti che Victor eseguiva una coreografia sulle note di una commovente, armoniosa musica italiana, e non c’era stato un istante in cui Yuuri avesse fatto scivolare le iridi amaranto in un altro spazio adiacente. 
Così come il più abile degli incantatori soggiogava i serpenti con le canzoni mantra, così Victor aveva la capacità, o più probabilmente la dote naturale, di incatenare gli sguardi altrui sulla sua figura eterea mediante movimenti aggraziati e al medesimo tempo provocanti.
Era quella la più grande abilità di Victor: saper assumere il ruolo di entrambe le facce della stessa medaglia con una disinvoltura invidiabile. 
Un istante prima brillava di luce propria, immacolata come quella di una stella, una stella caduta dal cielo e destinata ad attecchire su ogni distesa di ghiaccio presente sulla Terra. Un istante dopo corrompeva gli animi ardenti di uomini e donne come il più esperto seduttore, trasudando erotismo da ogni molecola del proprio corpo. 
Non importava quale personaggio interpretasse nella sua recita, Victor si calava pienamente in quest’ultimo ed eccelleva, depredando il fiato di chi lo osservava.
«Yuuri.» Il richiamo di Victor riecheggiò per tutto il palaghiaccio, destandolo dal suo circolo infinito di pensieri. I ciuffi argento gli incorniciavano il volto imperlato di sudore. Le braccia erano conserte al petto e la bocca arricciata in ciò che era palesemente del disappunto.
Era vero che Yuuri non gli aveva levato gli occhi di dosso neanche per un secondo, ma la sua testa, fino ad un momento prima, era altrove. Non si era nemmeno reso conto che la canzone era terminata.   
Victor doveva averlo intuito dal suo sguardo vacuo.
«Ti vedo distratto.»
Appunto.
Yuuri si fece ritto con la schiena come un soldato che rispondeva agli ordini del suo capitano. Si schiarì poi la gola nel pessimo tentativo di temporeggiare. «Ecco, io…sì, ecco…» cianciò, arrovellandosi il cervello come un dannato per trovare una scusa abbastanza plausibile per legittimare la sua disattenzione. E no: non voleva ammettere che avesse la mente annebbiata da pensieri che traboccavano di lui, nonostante fosse l’unica giustificazione che avrebbe sicuramente ammorbidito l’animo dell’altro.
Sì, un po’ aveva imparato a conoscerlo.  
Victor si insidiò nel suo blaterare sconclusionato senza troppi preamboli. «Vieni qui» ingiunse, facendo cenno di raggiungerlo, i denti snudati in un sorriso sornione.
Chiaramente, Yuuri non rifiutò la sua richiesta – ordine – ed annuì meccanicamente come un automa. Si sedette sulla panchina e si calzò frettolosamente i pattini. Dopodiché si proiettò in pista, avvicinandosi a Victor con il nodo alla gola, il capo chino.
L’ultima cosa che desiderava era una ramanzina da parte di Victor, tuttavia sembrava che non ci fosse via di scampo. Purtroppo per lui, Victor aveva un talento innato a minare alla sua autostima - in realtà gli bastava un suo fiato negativo e la sua autostima si recava direttamente ed irrimediabilmente nella tomba.
Yuuri tenne lo sguardo fisso sul suolo, autoconvincendosi che avrebbe fatto meno male se non lo avesse guardato.
«Per punizione…» Ecco che cominciava la minaccia. Si aprivano le scommesse su tre ore di corsa ininterrotta intorno al castello di Hasetsu, oppure- «Duetterai con me.»
Yuuri alzò la testa di scatto, sbarrando gli occhi. «Eh?» riuscì a dire, attonito, sbattendo le palpebre un paio di volte.
Era certo di aver frainteso. 
«Duetterai con me» gli ribadì Victor, e non c’era traccia di presa in giro nel suo tono. Pigiò il tasto del telecomandino che aveva nella tasca dei pantaloni della tuta, facendo ripartire la musica, dopodiché gli si fece più appresso, avanzando un braccio nella sua direzione, il palmo della mano disteso, in attesa che quello spazio vuoto venisse riempito da un’altra presenza.
«Se ti stringo a me non avrai la possibilità di distrarti.»
Ammiccò intenzionalmente con lo sguardo, ottenendo il consueto avvampamento da parte di Yuuri che, per abitudine, pur non avendo addosso gli occhiali da vista, si premette due dita sulla base del naso.
«Non ho mai duettato con nessuno» asserì imbarazzato, senza tuttavia rifiutare l’offerta o mostrare contrarietà. Non esecrava l’idea di addossare il suo corpo a quello di Victor, di toccarlo, inalare il profumo della sua pelle, dei suoi sforzi.
Lo aveva sognato per una vita.
«Sono il tuo allenatore, Yuuri.» Victor gli agguantò delicatamente una ciocca di capelli castani e la fece scivolare tra l’indice e il medio. «Sono qui per te, per insegnarti.»
Sul volto di Yuuri, tra il battito concitato del cuore e l’accumulo di sentimenti positivi che gli si stavano diramando nelle vene, si dipinse un sorriso genuino, radioso.
Per me.
Senza più esitare, allungò la mano verso Victor, il quale l’avvolse prontamente nella propria. «Sei pronto?» domandò quest’ultimo, appropinquando Yuuri a sé in modo tale da riuscire a cingergli i fianchi con il braccio.
Yuuri, dal canto, collocò la mano disoccupata sulla spalla dell’altro. «Lo sono.»
Lo vide. Vide la sua replica decisa lasciare Victor piacevolmente stupefatto. Gli sorrise, iniziando poi a pattinare all’indietro, guidandolo in una danza lenta, semplice, in cui riuscirono capitombolare per terra una volta soltanto a causa di un passaggio acrobatico troppo elaborato.
In quella mezz’ora di pattinaggio di figura improvvisato, Yuuri ebbe l’occasione di concentrarsi, ridere, e specialmente riflettere.
Se non fosse stato per quel fatidico giorno, quello in cui aveva avuto l’occasione di ammirare Victor per la prima volta alla televisione, forse Yuuri si sarebbe dedicato maggiormente agli studi e avrebbe abbandonato il pattinaggio sul ghiaccio agonistico. Oppure si sarebbe accontentato di contribuire alla gestione della onsen di famiglia; invece il destino lo aveva guidato verso un obiettivo.
Lo aveva condotto verso Victor.      
Era stato il giorno più bello della sua esistenza. 
«Yuuri, inclina quella gamba! Il tronco di un albero sarebbe più flessibile di te!»
Più o meno.  
 






 
   
 
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