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Autore: Winged_Crow    22/11/2016    1 recensioni
Ed Allen è ancora sveglio. È rimasto insieme a Lavi ad osservare le stelle che si intravedono dalla finestra aperta, ed esalando un dolce sospiro ascolta. E scopre di essere un bravo ascoltatore, ma non quanto Lavi, e non se ne vanta, frattanto che ascolta i battiti del cuore di lui, percependone il palpitare sotto ai polpastrelli, quasi lo implorasse di strapparglielo via, in una taciturna quanto rumorosa richiesta di acquietarlo. Di scacciare via ogni sua innata, ineluttabile paura.
"Il tuo cuore batte forte, Lavi."
[Lavi/Allen]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Owari wa chikai keredo daijoubu aiseteru kimi o/ The end is near, but don't worry, I can love you
Girugamesh – Kowarete Iku Sekai


A Broken World

Tre, forse quattro, taciuti rintocchi di campana riecheggiano solenni nell’aria della notte dal manto sparso, perentori, assordanti; rumorosi come il battito molesto e ribelle d’un cuore cui è stato sottratto il diritto di palpitare, allorché strepita, incapace d’accettare questo muto, insensato dovere. Perciò batte, forse ancor più potente, come a voler disobbedire al dovere che la mente d’un ragazzo ancora troppo giovane ed infinitamente colto impone.
Allora Lavi ascolta. L’imponente suono d’una campana, la stessa, rimbombante campana che spesso, fin troppo spesso, aveva mestamente annunciato il funerale di un altro esorcista, null’altro che l’ennesimo decesso a cui non poteva dar nota, adesso annunzia la mezzanotte. Le stelle, dapprima troppo timide per rifulgere appieno, a quell’ora paiono un po’ più lucenti, e sono belle.
Le aveva sovente contate, quand’era piccolo. Forse le anime delle vittime dei molteplici campi di battaglia ove s’era recato insieme al vecchio Panda risiedono lì, protette dal blu scuro della notte; forse ancora commiserano il mondo, la natura deturpata dai conflitti, gli umani che reiterano sempre gli stessi, madornali errori.
E sono belle.

Il colore dei capelli di Allen, meravigliosi e soffici, sparsi sul petto del ragazzo più grande, è quello delle stelle, e sembra che la Luna e i corpi celesti si uniscano in una fioca sinergia per far risplendere quel bellissimo, bianco corpo, avvolto dalle lenzuola di un letto angusto e scomodo che li ospita entrambi; allora Lavi osserva quella dolcezza, e tende una mano verso il viso dell’esorcista, e lentamente, dolcemente, indugiando, quasi teme di porvi una carezza; perché Allen non è nient’altro che un casuale, meraviglioso attimo in cui sentirsi solo “Lavi”.
Il ragazzo dai capelli rossi non è certamente un artista, ma è tutti o nessuno; eppure desidererebbe essere un pittore per ritrarre su tela quella commovente bellezza, forse anche un poeta per dedicare pochi, stilnovisti versi alla meraviglia dei suoi occhi d’argento, un po’ come la Luna, o forse addirittura un musicista, per comporre una melodia fin troppo romantica ed inneggiare al suo candore, al suo impavido ego; diverrebbe chiunque, pur di ottenere la facoltà di conservare quel frammento perituro cui ha il privilegio di contemplare, con le mani che gli tremano ed il cuore messo a tacere fin troppe volte che batte, palpita, alla stregua d’una violenta tachicardia.
Allen ha una voce un po’ acuta, cristallina e piacevole d’ascoltare, due occhi di metallo, eppure incantevoli come due stelle, un sorriso sì bello ed affilato che cela all’occhio indagatore di chiunque un dolore intrinseco; e in quelle labbra arricciate in un sorriso, oltre a baciarle, Lavi vi legge ciò che il bene ha abbacinato con la sua a volte insensata, ipocrita lucentezza. E sa che v’è oscurità, laddove la luce non può raggiungerlo.

Ed Allen è ancora sveglio. È rimasto insieme a Lavi ad osservare le stelle che si intravedono dalla finestra aperta, ed esalando un dolce sospiro ascolta. E scopre di essere un bravo ascoltatore, ma non quanto Lavi, e non se ne vanta, frattanto che ascolta i battiti del cuore di lui, percependone il palpitare sotto ai polpastrelli, quasi lo implorasse di strapparglielo via, in una taciturna quanto rumorosa richiesta di acquietarlo. Di scacciare via ogni sua innata, ineluttabile paura.
“Il tuo cuore batte forte, Lavi.” Le parole vibrano nell’aria della notte silenziose, portate dal vento all’orecchio di Lavi, nel mentre la mano contaminata dall’Innocence si cimenta in una carezza lenta e sfuggevole sul ventre del compagno; poi risale là, dove c’è il suo cuore, e gli accarezza il petto.
Lavi sorride e, appoggiato di spalle alla testiera del letto ove hanno fatto l’amore dieci, forse mille volte, solleva il volto dell’albino disteso su di lui, ne accarezza i lineamenti delicati e giunge fra i fili candidi della nuca, per avvicinarlo a sé e baciarlo piano, percepire appieno il sapore delle sue labbra, lentamente e minuziosamente, accarezzarle con le proprie e congiungersi in una calda e bagnata danza in cui una risposta, ancora ignota, tace.
E pensa a come ribattere, Lavi, nel bacio.
“Batte come quello di tutti.” Sussurra una volta separatosi dal bacio, omaggiando l’esorcista con uno dei suoi bellissimi, molteplici sorrisi; ma nessuno è mai stato sincero, Allen ha iniziato a capirlo, né tantomeno quello che gli sta offrendo per rassicurarlo. Solo coloro che indossano maschere possono comprendersi reciprocamente.
Ed il ragazzo sa che il battito di Lavi non è uno qualunque. È frenetico, soppresso, e canta come un usignolo in gabbia dalle ali tarpate che agogna per una libertà che gli è di diritto, sfuggevole e peritura per mano d’un qualcosa di più potente e spietatamente, spaventosamente ignoto.
La gabbia in cui s’è rinchiuso da solo è il suo ruolo.
Sicché Allen si siede sulle sue cosce, dinnanzi a lui, e delicatamente gli accarezza il collo, con una dolcezza innata e spontanea, le gote arrossate, le labbra pericolosamente vicine a quelle di Lavi, il respiro che entrambi condividono. Vorrebbe che dal suo sguardo trasparisse un perentorio, aspro rimprovero, ma è privo di alcuna parvenza di minacciosità; ed i loro flebili sospiri somigliano ai soffi di vento, protesi nell’aria dalla palpabile tensione.
“Il tuo battito è diverso. Lo sento che batte per i nostri compagni, per me. Eppure lo sento distante, ti sento distante, Lavi...” Taglia il silenzio la voce di lui, dolce eppure crudele come la verità appena proferita che si conficca dritta nel suo cuore. Quello di cui un Bookman non dovrebbe necessitare.
“Ti preoccupi per me?” Scherza Lavi, il suo sorriso divenuto fallace irrisione, un contagioso, quanto snervante risolino a fuoriuscire dalle sue labbra.
“Non dovrei?” Mormora Allen, proteggendo una mano del più grande fra le proprie, più piccole e delicate, nel mentre i suoi occhi non vorticano per ogni dove, se non perdersi in quell’iride di prato fresco che gli appare sempre più vacua, sempre più lontana, e gli fa male.
Gli fa male l’illusione, fattasi più vivida, di perderlo, chissà, durante la guerra, o forse dopo. Di perdere per sempre il suo amore.
“Certo, e mi fa piacere. Però non devi preoccuparti che io possa allontanarmi. Sono lo stesso di sempre.” Ribatte Lavi tentando di persuadere se stesso, abbandonando Allen sul letto sfatto con un frivolo e semplicistico bacio sulla guancia, per andare a rivestirsi, fuggendo, percuotendo la realtà.
Si riveste lento, abbottona i pantaloni bianchi perfettamente fasciati per lui ed Allen, mordendosi dolorosamente il labbro, lo osserva. È frustrante seguire i suoi movimenti mentre si volta di spalle e copre quel bellissimo corpo lambito di carezze inesperte, non degnandolo di uno sguardo e non proferendo parola, proprio quando Allen allude ad un qualcosa che mai esplicita chiaramente, evidentemente troppo doloroso e palese che  Lavi capisce subito dove voglia arrivare.
Perché Lavi sa di non poter dargli la certezza di amarlo davvero.

 Allorché Allen, in un impeto di disperazione, con prestezza si alza e gli afferra il polso; ed al posto di due occhi argentati vi sono due stelle, come quelle che Lavi ha contemplato nella solitudine d’una meditazione notturna, lucide d’un amore messo a tacere fin troppe volte, stelle striate di una mesta pioggia.
“Perché fai sempre così quando non riesci a rispondermi?”
Digrigna i denti, stringe la presa sul polso del rosso, il suo corpo viene scosso da tremolii di freddo.
“Adesso è tardi, devo tornare dal vecchio Panda...” Si giustifica il maggiore, con il cuore che gli si stringe in una morsa dolorosa, forse più del polso; Allen è sempre stato così, non ha mai osato ferirlo, né riuscirebbe a farlo volutamente. E non lo farebbe soffrire com’è che invece fa Lavi.
“E quindi mi lasci di nuovo da solo, Baka-Lavi?!”
“Non è questo.”
“Allora cosa...?” Soffia Allen alla stregua del vento, allentando la stretta sull’arto del ragazzo e lasciando che le dita scivolino dalla sua pelle, con debolezza; sicché poi si acquieta, ed attende una replica, una risposta che stempri il dolore e la preoccupazione che vorticano nella sua anima, il pensiero dell’abbandono una costante nella sua innocente e fin troppo amorevole mente. E, mentre l’attesa si protrae come a rallentatore per infiniti, rumorosi silenzi, Allen quasi conterebbe i respiri che Lavi esala, come per tastarne il nervosismo; pertanto decide di acquietarli, e si libera dalla morsa lancinante del silenzio per abbracciarlo da dietro, senza nemmeno curarsi della propria nudità, perché esistono solo Lavi ed il suo profumo in quell’angusta stanza dell’Ordine Oscuro, celati dal guardingo occhio altrui, di chi non potrebbe capirli appieno.
Poi a Lavi manca il fiato. Trema, rabbrividisce quasi quando allunga una mano per accarezzare le braccia di Allen che gli cingono la vita, e s’arresta.
Sibila, apre la bocca, prova a parlare, e non v’è alcun suono che si oda nella notte.
Decide che il gesto più ragionevole sia voltarsi, ed avvolge il corpo di Allen con il proprio tepore, scivolando a terra insieme a lui, in una muta richiesta di amare e di essere amato; allora sì che il cuore di Bookman Jr. ricomincia a battere. Per davvero.
“Desiderarti è l’unica cosa che il mio cuore non riesce proprio a smettere di fare.”
Questa volta non mente, né ne ha il dovere, e sorride sincero, privo di maschera alcuna.
“Se ci tieni...allora perché...vuoi lasciare che il tuo ruolo...ti sottragga anche questo...?” Singhiozza Allen, abbracciando teneramente a sua volta il corpo di Lavi; tante volte gli è sembrato più piccolo di lui, specie in quei momenti di debolezza.
Senza quell’angelo Lavi non sarebbe più “Lavi”.
Però è fin troppa la sofferenza che il rosso gli ha inferto con il suo imperterrito, doloroso lottare da solo una battaglia non ancora persa, indossando una maschera come arma, molto più affilata e distruttiva di qualsivoglia fucile.
“Perché sono l’apprendista di Bookman, Allen. Ed il mio compito è registrare la storia. Tu non hai colpa.” Lentamente scioglie l’abbraccio, si rialza ed Allen si fa forza, seguendolo a sua volta con lo sguardo basso, pronto a replicare.
Ma Lavi glielo impedisce, e lo coinvolge in un altro, passionale bacio che sa d’amaro, come uno di quegli addii di quelle storie d’amore che vanno a finire sempre in tragedia. Di quelle storie d’amore che Lavi ha letto, ma di cui non sarà mai il protagonista.
E se ne va, spietato, innamorato, perché semplicemente non sa cosa dire, consapevole di poterlo ferire anche con una sola parola.


"Il tuo compito è registrare la storia...Vorrebbe ribattere Allen, ma preferisce ascoltare lo stridere della porta che Lavi ha chiuso, ed è quella la sua risposta; quella di non voler stargli accanto, di non voler affezionarsi e di fingere benevolenza a chiunque almeno fintantoché la guerra lo vorrà a fianco degli esorcisti. 

“...e noi esorcisti non siamo altro che casuali frammenti.” 

E quando Lavi lo sente di nuovo singhiozzare, da dietro la porta, scoppiando in un pianto desolato, smette di contare le stelle, di perdersi in affrante cogitazioni e di vagare col cuore alla stregua del più addolorato vagabondo senza meta; perché senza di Allen ogni cosa perde il proprio significato.
Ed il suo mondo cade a pezzi.
 

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Salve! Eccomi di ritorno con una Laven, volevo da tanto scrivere qualcosina su di loro *ç*
Spero che questa one shot vi sia piaciuta, come avrete capito è incentrata sul ruolo di Lavi, quello di essere  imparziale e non farsi coinvolgere dalla storia, e spero di aver espresso al meglio questo suo ‘conflitto’. Ebbene, se la Poker Pair è la mia parte angst/zozza, loro sono il mio lato dolce, un po’ fluff, che non esce quasi mai.
Comunque ringrazio chi ha letto e chi vuole lasciare un commentino, qualsiasi cosa!
Spero sia stata di vostro gradimento anche la canzone, trovata in un AMV Laven che mi ha commossa moltissimo e che mi ha portata ad associare la canzone a loro due.
Detto questo, spero a presto! ^^
   
 
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