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Autore: LaTuM    22/11/2016    2 recensioni
Non si poteva dire che la loro fosse una di quelle amicizie di vecchia data, di quelle che non ci si ricorda nemmeno il giorno in cui tutto ha avuto inizio, ma non era da meno. E così come si erano separati, alla fine si sono ritrovati.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: SHERLOCK è della BBC.

L'amico ritrovato
Der wiedergefundene Freund



Erano passati due anni dall’ultima volta che si erano visti e le cose non erano andate per il meglio. Non si poteva dire che la loro fosse una di quelle amicizie di vecchia data, di quelle che non ci si ricorda nemmeno il giorno in cui tutto ha avuto inizio.

Entrambi ricordavano perfettamente il come il dove e soprattutto il quando. Un quando che aveva cambiato le loro esistenze perché per i – pochi - anni che la loro amicizia era perdurata, erano stati sufficienti perché fossero sulla bocca di tutti, perché il loro fosse universalmente riconosciuto come il miglior legame di amicizia - e secondo molti non solo, ma era un parere di… un numero limitato di persone – che ci fosse al mondo. Talmente bello e profondo, che era bastato un nulla per rovinarlo. Nulla forse non lo si poteva davvero definire, in effetti. Era stato molto più che un nulla: era stata una finta morte, era stato un omicidio – anzi, tre – sventato, era stato un lasciarsi alle spalle persone importanti per dedicarsi anima e corpo a qualcosa che pareva ancora più importante, ma che alla fine si era concluso quasi in un nulla di fatto. Come al solito era stato come al solito Mycroft a salvarlo dal guaio in cui si era cacciato. Era consapevole di non essere nel giusto, che avrebbe dovuto fermarsi ben prima, ma aveva deciso di andare avanti. Oramai il danno era fatto, tanto valeva proseguire con quello che aveva tra le mani in quel momento. Ma per Mycroft non era stato così. C’erano cose più importanti che richiedevano la sua attenzione. E forse, sebbene non l’avrebbe mai ammesso davanti a nessuno – non erano solo cose, ma anche persone. Così, l’aveva riportato indietro, incurante che lui volesse o meno (ma a giudicare dallo stato in cui l’aveva trovato, Sherock aveva reputato idoneo seguirlo senza fare troppe storie).


E così era andata.


Era tornato a Londra, nella sua città, in quella giungla urbana di cui sapeva tutto ma che ogni giorno era in grado di offrirgli qualcosa di nuovo: un nuovo crimine, una nuova avventura, un nuovo – e forse l’unico – amico che avesse mai avuto.


Le aveva pensate tutte: un’entrata straziante, un ritorno con le lacrime, una lettera struggente, un video, un annuncio in televisione – no, forse quello non sarebbe stato il modo migliore – ma alla fine aveva optato per la peggior entrata in scena possibile con cui avrebbe potuto far sapere a John che era tornato. Ma la natura umana era sempre stata un mistero per lui – e per Mycroft, nonostante avesse tentato di dissuaderlo, più che altro perché non ne comprendeva il senso, non perché avesse intuito che magari John avrebbe potuto non apprezzare il modo in cui Sherlock aveva deciso di annunciargli il suo ritorno dal regno dei (non) morti.

Alla fine comunque aveva fatto una pessima figura. Con John. E con Mary - ma lei contava fino a un certo punto, anche se qualcosa gli diceva che in fondo lo apprezza. E a lui lei non dispiaceva. Non ne sapeva nulla di natura umana, ma purtroppo le reazioni istintive a volte capitavano anche a lui. E il suo giudizio su Mary era stato una delle sue reazioni istintive. Ed era sicuro che lei avrebbe fatto il tifo per lui… per loro. Perché se c’era qualcosa che non poteva sfuggire agli occhi di nessuno era quanto fondamentale e importante fosse l’amicizia tra loro due, soprattutto perché John non poteva accontentarsi di una vita tranquilla: a lui serviva il brivido, l’adrenalina che gli scorreva nelle vene e Mary sapeva benissimo che solo Sherlock poteva dargli ciò di cui John aveva davvero bisogno. Molto più di quello che una compagna avrebbe potuto offrire.

Era sempre stato presuntuoso, tanto glielo avevano detto, ma a lui non importava, sapeva e vedeva cose che nessun altro vedeva e John era riuscito a leggerlo e capirlo praticamente da che gli aveva prestato il cellulare nel laboratorio del Barts.

E poi, dopo giorni che John non gli parlava, Mary era corsa da lui, con la notizia più terribile che potesse dargli – a proposito, chi era Mary per riconoscere all’istante un codice del genere?

Erano riusciti a salvarlo. Entrambi. Ed entrambi l’avevano fatto di nuovo: Sherlock gli aveva per la terza volta salvato la vita, Mary per la seconda. Non volentieri, ma Sherlock avrebbe potuto sopportare ancora per un po’ la rabbia di John, aveva rischiato troppo a causa sua e benché non volesse ammetterlo, il senso di colpa c’era… piccolo piccolo, quasi invisibile, ma ce l’aveva. Ce l’ha avuto finché John non si era presentato a casa sua – e nel momento migliore, così aveva potuto sbarazzarsi dei suoi genitori senza troppe cerimonie.

E così gli aveva chiesto scusa. Aveva chiesto scusa a qualcuno come non capitava da una vita… o forse non era mai capitato, però era successo. Un po’ d’imbarazzo iniziale, un po’ di rancore da parte di John, ma alla fine il suo amico l’aveva perdonato.


Non c’era stata occasione di parlarsi per davvero finché l’attacco della Congiura delle Polveri versione due punto zero non era stato sventato. Così quel pomeriggio, nell’appartamento 221B mentre stavano aspettando che li raggiungessero gli altri, Sherlock aveva detto a John perché, in fondo, era tornato. O se non altro, non aveva accampato troppe scuse per non farlo.

Ho letto degli articoli mentre ero in giro”

Che articoli?”

Su di me. E accennavano anche a te. Ma c’erano delle foto, e vedendole...”

...ti sei accorto che ti mancavo. E che ti mancava tutto questo.”

Non ho modo di sapere se effettivamente si trattasse di nostalgia ma basandomi su quello che ho in merito a come gli esseri umani si-”

Sei mancato anche a me. E tanto. Non ne hai idea.”

Sherlock sorrise. Il suo amico John – poteva chiamarlo di nuovo amico – aveva capito tutto, senza bisogno che lui dicesse nulla. Forse era proprio questo il significato di amicizia.

Gli faceva ancor male il naso al pensiero della testata di John, ma andava bene così.




Note dell’autrice:

Titolo dell’omonimo romanzo, sottotitolo originale in tedesco, perché amo il tedesco e non posso farne a meno.

E niente, volevo scrivere di due amici che si ritrovano perché qualcosa si era incrinato, e loro erano la coppia perfetta.

   
 
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