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Autore: Fujiko91    23/11/2016    4 recensioni
Adoro così tanto la saga di Harry Potter, d'aver deciso di scrivere questa FF! Ogni capitolo rappresenta un anno ù.ù
E non solo non è l'ennesima Drarry che tratta solo di Harry e Draco...Ma in ogni capitolo ci saranno anche altre coppie, sopratutto slash! *^*
Tipo Remus/Sirius - Cedric/Harry e poi una coppia Het Harry/Ginny! Si mi sono sbizzarrita molto! E devo dire di esserne molto fiera! *A*
Harry alle prese prima con attrazione e poi con l'amore per Draco, un mago molto complicato... Il loro sentimento verrà messo a dura prova da molti ostacoli...
Una buona lettura a tutti! *^*
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Harry/Ginny, Remus/Sirius
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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L'idea di questa FF mi è venuta perchè amo questa saga e visto che in questo periodo sono piena di idee su di loro e su molti altri, ho deciso di scriverci più capitoli... Spero che l'idea vi stia piacendo. Vorrei ringraziare con un abbraccio chi legge e con un bacio grande chi lascia un commento! Grazie :*






Mi sento una nullità. Non servo a nulla.
È come se non fossi mai esistito e anzi, forse, sarebbe stato meglio se non fossi mai nato o, meglio ancora, se mi togliessi la vita così molte persone beneficerebbero della mia assenza!

Era con queste parole nella mente che Harry si alzò, quella mattina, dal suo letto nel sottoscala di quella casa: la numero 4 di Privet Drive. La casa dei suoi zii.

La villetta, come tante altre inglesi, aveva un piccolo giardinetto d’erba sempreverde e annaffiata sia di giorno che di notte. Entrando, Harry, aveva alla sua destra il corridoio che portava in cucina e in sala da pranzo, che formavano un’unica stanza, mentre alla destra stava una scala di legno che portava al piano di sopra in cui c’erano un bagno e tre camere da letto, una delle quali era per gli ospiti.

Zia Petunia era una donna di aspetto sempre ordinato e pulito, amava indossare gonne o vestitini fioriti in ogni occasione, ma non era una persona dolce… almeno non con Harry e neppure zio  Vernon lo era.

Lo zio appariva un uomo grassottello, con capelli corti e un paio di baffi. Il collo non quasi non si vedeva poiché scompariva nel suo grasso.

Infine c’era Dudley: un ragazzino viziato ma di bell’aspetto, sempre curato da sua madre.

Nella famiglia era entrato a far parte, da qualche anno, Harry. Lui era un bambino magro dall’aspetto trasandato ma solo perché gli zii non se ne prendevano cura o comunque non gli volevano bene. Lo avevano accolto in casa loro solo perché era il figlio della sorella di Petunia.

Harry non aveva voglia di alzarsi perché sapeva bene che avrebbe dovuto, come ogni mattina, sopportare una delle tante frasi crudeli di suo cugino. Non sentendosi d’esser bersagliato tornò a letto trascurando un dettaglio: quello era il giorno del compleanno di Dudley.

In quel giorno, ogni anno, si andava allo zoo e lui, il malvoluto di casa, avrebbe dovuto fare ancora da servo. Sì, perché Harry era una specie di servo in quella famiglia!

Così, senza poterselo evitare, s’alzò.

Arrivato in cucina gli si presentò la solita routine: zia Petunia stava contando i regali del figlio per poi dire:

“Non ti preoccupare, mio caro. Ne compreremo uno mentre andiamo allo zoo!”

Poi al termine della colazione era il momento delle solite raccomandazioni di suo zio:

“Mi raccomando non fare nulla di strano, capito?!”

“Sì ho capito zio Vernon”.

Nonostante tutto, Harry fece come gli pareva e al ritorno fu mandato in camera senza cena. Come ogni anno.

Quella notte, come anche nelle precedenti, pensieri cupi e tristi tornarono a farsi largo nella sua mente:

Avrei dovuto morire insieme ai miei genitori in quell’incidente in auto di cui i miei zii continuano a parlare! Sì avrei dovuto esserci anch’io e invece sono qui. Che destino crudele!”

I giorni si susseguirono sempre uguali, con la solita routine ripetuta all’infinito come in un innato incubo fino a che non arrivò una lettera.

Non una di quelle normali bensì quella lettera. Quella che permetteva di frequentare una scuola speciale.

E forse per questa ragione agli zii non fece piacere. E quando le lettere cominciarono ad arrivare a migliaia i Dudley decidono di trasferirsi nella Catapecchia.

Quella “casetta” era una torre arroccata sopra uno scoglio e circondata dall’oceano. All’interno non c’erano altro che due stanze: la inferiore era arredata da un divano logoro e da un camino, mentre la stanza superiore ospitava un letto matrimoniale. Nient’altro vi era in quel locale e per questa ragione ad Harry toccò dormire per terra, su di un tappeto.

Nel giorno del suo compleanno, a mezzanotte per la precisione, la porta d’ingresso fu abbattuta da un gigante di nome Hagrid che dopo aver biascicato alcune scuse disse:

“Tu devi essere Harry Potter!”

Ma Dudley, che si era svegliato e stava tremando come una foglia secca mossa dal vento, rispose:

“N-no! Lui è Harry” e accompagnò le parole ad un gesto della mano.

“Oh… ma certo!” disse a quel punto il gigante guardando il bimbo che gli stava davanti. Al termine di quelle parole tolse una torta un poco schiacciata e per Harry quello sembrò il più bel regalo della sua vita.

Dopo essersi accomodato sul divano, Hagrid tornò a parlare e il suo discorso andò a posarsi sul delicato momento in cui sono morti i genitori di Harry.

E mentre gli zii parlavano, o meglio confessavano, la vera storia sui genitori di Potter, Dudley preferiva ascoltare il suo stomaco e assaggiare la torta di Harry. Scelta che portò Hagrid a far spuntare un bel codino da maialino al figlio di Petunia e costrinse così la famigliola a salire al piano superiore.

Harry dapprima combattuto si convinse, non volendo più passare del tempo in quel luogo e con quelle persone, a seguire quello strano essere che lo faceva sentire, dopo un’infanzia di solitudine, amato.

Il giorno dopo Hagrid condusse, attraverso un passaggio segreto, Harry nel mondo magico. Subito dopo aver attraversato quel muro nel retro del Paiolo Magico, Potter si ritrovò in un mondo bellissimo, pieno di maghi e di streghe.

Quello era un mondo pieno di vita e pieno di negozi che oltretutto avevano vetrine ricolme di merce varia. In ogni angolo della strada c’erano dei piccoli banchetti che vendevano fiori finti eppure, ad Harry non sfuggì una vetrina particolare.

Oltre il vetro del negozio vi era, esposta in bella mostra, un manico di scopa. Uno di quelli che attiravano l’attenzione dei curiosi, degli intenditori ma anche dei sognatori. Harry, dopo essersi avvicinato ed aver ascoltato dei ragazzini che osservavano il cimelio con ammirazione e desiderio, scoprì che si trattava della nuova Nimbus 2000. Una scopa da volo che in quel momento veniva considerata come la migliore e la più desiderata.

A destarlo da quella scoperta fu Hagrid che lo riportò alla vera ragione per cui si trovavano in quella cittadina: compare oggetti e strumenti per la scuola.

Ma per acquistare quei materiali servivano dei soldi e secondo le parole di Hagrid stesso:

“Quale posto migliore per andarli a prendere se non la Gringott! Forse uno dei luoghi più sicuri del mondo magico, ovviamente dopo la scuola di Hogwarts!”

E fu con queste parole che lo stregone portò  Harry a un’insolita costruzione situata nel mezzo di quella cittadina che altro non era se non un’insolita banca.

Appena entrato Potter notò subito che quella non era una banca comune, infatti, sia a destra che a sinistra stavano degli alti banconi separati da un lato all’altro da un corridoio con un lungo tappeto in velluto rosso a coprirne gran parte. Ma la cosa che più colpì il giovane maghetto, e forse quella a cui prestò maggiore attenzione, furono degli esseri – esseri perché non c’era altra maniera per definirli –.

Dagli alti banconi spuntavano degli esserini piccoli e anche abbastanza brutti con delle lunghe orecchie a punta e pochi capelli, che sembravano bambini ma molto anziani, che stavano a scrivere a contare monete e monetine.

Preso dalla curiosità Harry domandò con un fil di voce:

“Ma… Hagrid cosa sono quelli?”

“Oh quelli sono folletti, molto intelligenti ma anche… pericolosi. Stammi vicino, Harry. È molto meglio!”

Dopo aver udito quelle parole Harry s’avvicinò ad Hagrid e lo seguì diligentemente nel mezzo del corridoio dove ci stava un altro folletto, molto più anziano dei precedenti, a cui il gigante diede prima la chiave della cassaforte di Harry e poi una lettera da parte del Professor Silente.

Sia il giovane mago che Hagrid furono condotti usando un carrello su dei binari prima alla porta blindata di Harry, in cui c’era molto oro, e infine ad un’altra porta che conservava un solo piccolo pacchettino.

“Mi raccomando Harry non farne parola con nessuno!”

Gli raccomandò Hagrid guardandolo mentre nascondeva il piccolo pacchetto tra gli abiti.

Terminato il giro alla banca, Potter andò da solo da Olivander.

Un signore anziano proprietario di una vecchia bottega in cui si poteva trovare la bacchetta giusta per ogni mago. Dopo averne provate di diverse, Potter riuscì a capire quale bacchetta faceva per lui. Mentre si trovava nella bottega, Hagrid picchiettando sul vetro gli mostrò il suo regalo: Edvige, un gufo bianco.

Finite le compere i due fecero ritorno al Paiolo Magico, un pub per maghi e streghe in cui Harry poté apprendere non poche nozioni su un certo Voldemort che tra i tanti reati commesse anche l’omicidio dei suoi amati genitori.

Il giorno seguente Harry andò a prendere il suo primo treno per Hogwarts, ma visto che il suo amico Hagrid lo aveva dovuto lasciare solo per via di “certe faccende private!” fu costretto, in un primo momento, a chiedere aiuto anche se senza successo. La fortuna però quel giorno era dalla sua parte e infatti il giovane mago fece la conoscenza di una famigliola: gli Weasley. Con loro giunse al binario 9 ¾.

Durante il viaggio Harry si trovò a condividere il vagone con Ron che divenne presto suo amico poiché gli sembrò da subito un ragazzo simpatico. Hermione, giovane ragazza che non gli stava molto simpatica perché a suo parere troppo saputella, si presentò quando ormai il viaggio giungeva a termine.

Arrivati alla scuola di magia di Hogwarts, prima di entrare in Sala Grande, Harry fece un altro incontro che cambiò la sua vita per sempre: Draco Malfoy. Certo quel primo incontro non era stato poi questo granché e nel cuore di Harry nulla cambiò… almeno non ancora.

La cerimonia di smistamento giunse al termine solo molto tempo dopo ed essendo ormai scesa la sera Harry si trovò in compagnia d’altri ragazzi nella sala comune della sua Casa: Grifondoro. Lì dopo aver fatto conoscenza con un paio di ragazzi si sedette su una delle poltrone per poi iniziare una conversazione con Ron:

“Senti un po’ ma chi era quel ragazzino con cui abbiamo scambiato quella simpatica… conversazione sulle scale?”

“Ah quello? Non era altro che un Malfoy. Tipi strani e pericolosi… stai a sentire me Harry devi stargli alla larga, fidati!”

“Se lo dici te Ron mi fiderò”.

Quella notte Harry non riuscì a chiudere occhio ma non per colpa dei suoi cattivi pensieri bensì, per la prima volta nella sua vita, il ricordo di quel dannato bambino. Per fortuna alla fine riuscì a prender sonno… peccato che fosse già mattina!.

Ron, dopo qualche ora, gli si avvicinò con una certa agitazione dicendo:

“Oh dannazione Harry svegliati! Siamo in maledettissimo ritardo!!”

“C-cosa?” domandò Harry svegliandosi completamente.

Indossò gli abiti il più velocemente possibile e per fortuna i suoi occhiali stavano sempre sul comodino.

Alla fine i due arrivarono con molto ritardo alla loro prima lezione con la professoressa Mcgranitt la quale tolse dei punti ad entrambi e quindi, di conseguenza, alla loro casa.

Nella seconda ora la lezione consisteva in Pozioni con il professor Severus Piton il quale sembrò subito aver preso in antipatia proprio Potter!

Harry, nonostante la lezione fosse già ampiamente iniziata, non prestava alcuna attenzione alle parole del professore, anzi era troppo intento a pensare a cosa avrebbe dovuto fare e fu in quel momento che decise di scrivere una lettera. Sì una bella lettera anche se per il momento solo mentalmente almeno d’avere un’idea…

Sì ecco io dopo… dopo il nostro incontro sulle scale mi sarei innamorato di te! Magari anche tu lo sei…”

Appena ebbe finito di pensarle si diede dell’idiota. Si lo era, perché non sarebbe stato il modo giusto, anzi quella sera sarebbe andato a chiedere consiglio a Hermione o magari a Ron… doveva ancora capire a chi dei due sarebbe stato meglio…

Comunque fu beccato a non seguire la lezione da Piton il quale tolse dieci punti a Grifondoro, ma ad Harry non importava nulla. Lui era innamorato e quindi nulla avrebbe potuto distrarre il suo cuore.

Non vedeva l’ora che venisse sera perché, alla fine, decise di andarlo a dire ad Hermione anche se con quest’ultima non c’era ancora una forte amicizia. Andò in biblioteca sicuro di trovarla lì e infatti la giovane Grifondoro era lì e appena vide Harry disse:

“Cosa vuoi?”

“Ecco… io.. io pensavo che sarebbe stato meglio parlarne con te visto che sei una ragazza… io mi sono innamorato di quel ragazzino… quel Draco!” parlò così in fretta che Hermione iniziò a pensare che stesse per morire ma alla fine rispose:

“E con ciò? Guarda che io non ho mica tempo da perdere con queste cose… ma comunque… visto che sei venuto fin qui ti darò una mano ma solo perché mi stai simpatico. Il tuo nome è Harry, giusto? Ti posso chiamare così?”

“Ma certo! E grazie, Hermione”

“Allora, Harry ti posso dire solo che quel Draco di cui ti sei innamorato è il figlio di una famiglia di maghi molto importanti e ricchi. Il loro nome è Malfoy e io so solo che tutti loro sono stati Serpeverdi e che non sono persone simpatiche… anzi mi sembra che anche loro figlio non sia da meno in fatto di simpatia, però, purtroppo io non ti so dire nient’altro. Mi dispiace Harry!” dopo un minuto di incredulità Harry si riprese e disse:

“Oh grazie! Ma come hai fatto a saperle? Anzi no, non mi importa. Alla prossima e grazie ancora Hermione” e così dicendo corse via per poi arrivare alla sala comune della sua casa. Lì prese Ron e lo trascinò nella stanza da letto per potergli raccontare l’accaduto.

“Miseriaccia Harry! Quella non è normale ma cioè come faceva a sapere tutte quelle cose su di loro! Comunque sia non è per dire ma non puoi andarlo a chiedere al professor Piton? Pensaci bene, Harry lui è il capo dei Serpeverde saprà pure alcune cose su Draco…”

“Sì bella idea Ron! Vado da lui e cosa gli dico: Buongiorno professore sa ieri non ho seguito la sua lezione perché pensavo a Draco e a proposito di lui sa alcune informazioni utile per me, per caso? E ovviamente lui mi risponderà oppure, più probabilmente, mi rispedirà a casa mia col primo treno diretto per Londra!”

“Hai ragione Harry… scusa era un’idea stupida”

“Sì buonanotte Ron”

“Buonanotte Harry!” e così i due ragazzi si addormentarono anche se per Harry fu un’altra notte in bianco: Draco popolava i suoi sogni e li avrebbe popolati per altre notti.

Quella storia andò avanti per molto tempo. Ormai il gruppo era consolidato: Hermione dopo la notte di  Halloween faceva parte del gruppo così per Harry era più facile parlargli dei suoi problemi notturni.

Comunque finalmente il tutto si concluse il giorno di Natale: Hermione era andata a casa dei suoi genitori mentre Ron era rimasto lì con lui. Ad Harry arrivò un magnifico dono: il mantello dell’invisibilità.

“Ron guarda non è magnifico? Sai cosa significa questo? Vuol dire che ora posso andare da Draco” disse entusiasta Harry.

“Ma sei impazzito Harry! Non puoi… e cosa gli dirai? Che lo ami, ma ci pensi a ciò che potrebbe farti?”

“Allora tu verrai con me!”.

Quel pomeriggio Ron si ritrovò a pensare: Miseriaccia a me e alla mia lingua: devo stare zitto!. Appena furono davanti alla grande porta della sala dei Serpeverde Harry disse:

“O allora Ron: tu ora ti nascondi qui da qualche parte mentre io vado da Draco, hai capito?”

“Sì ho capito però fai attenzione Harry, ti prego!”

Harry indossò il suo nuovo mantello e andò fino ad una camera nella quale vide Draco. Il giovane era disteso sul letto sotto le coperte e si vedeva che aveva qualche linea di febbre e infatti di lui si stava occupando Madama Poppy, l’infermiera di Hogwarts.

“Stia fermo signor Malfoy. Con questi impacchi le passerà presto la febbre!”

Non si sa bene cosa fece compiere quel gesto a Harry ma è noto che non appena l’infermiera lasciò la stanza, lui si sedette alla destra di Draco sul letto e disse:

“Mi dispiace che tu stia male, mio amato Draco!”

Anche se dentro di lui si chiedeva: come posso chiamarlo amore?. Sì certo lui non ne era molto esperto ma di certo si sarebbe immaginato che questa cosa accadesse in un modo diverso. Ormai era successo e anche se il suo interlocutore era semi svenuto per via della febbre gli faceva piacere averglielo riferito.

Quando Harry rinvenne da quei suoi pensieri si accorse che Draco aveva gli occhi semi aperti e disse solamente e con molta fatica:

“Cosa ci fai qui Potter?”

“Ecco io… volevo vedere come stavi!”

Ma si accorse subito che Draco era svenuto di nuovo così tirò un bel sospiro di sollievo e si rimise il mantello non prima di aver fatto l’ultima pazzia cioè avergli dato un bel bacio sulla guancia e infine corse fuori.

Prese Ron e lo trascinò in camera quest’ultimo avrebbe desiderato un minimo di dettagli ma il suo amico non voleva parlare anzi voleva solo sognare e dormire.

Il mattino seguente Harry si alzò di ottimo umore tanto che si mise a fischiettare peccato che era molto presto e Ron voleva solo dormire tanto da dirgli:

“Miseriaccia, Harry! Non puoi metterti a fischiettare ora hai visto che ore sono?”

“Scusami Ron! È che sono troppo felice secondo te stamattina cosa mi dirà Draco? Si ricorderà di ieri? Del nostro incontro?”

“Secondo me Harry dovresti sperare di no! Non so cosa potrebbe farti!” detto ciò Ron ritornò a dormire, invece, Harry si vestì e scese nella sala comune dei Grifondoro e attese lì davanti al camino l’ora della colazione.

Appena venne l’ora Ron si svegliò, scese le scale e poi con Harry andò nella sala grande in cui ad attenderli c’era Hermione che era appena tornata dalle vacanze natalizie.

“Ciao ragazzi! Come vanno le cose? Avete cercato qualcosa su Nicolas Flamel?” fu Ron a rispondere per entrambi:

“Sì siamo andati in biblioteca ma nulla. Però Harry ha fatto un’altra cosa: è andato… da Draco”

“E come è andata, Harry?”

“è andata bene, Hermione!”

“Oh miseriaccia sta arrivando Draco e non sembra molto di buon umore e la cosa peggiore è che sta venendo qui!”  Ron non fece in tempo a concludere la frase che Malfoy era già davanti a loro e disse:

“Potter ti devo parlare. Alzati e vieni fuori, subito!” e se ne andò con un’aria truce in volto.

Hermione scattò in piedi dicendo allarmata:

“Harry non avrai intenzione di seguirlo fuori vero?”

“Certo che voglio e non fermatemi, capito?”

Così i due ragazzi non intervennero più e stessero a guardarlo mentre usciva cioè fin quando Harry non svanì dalla loro visuale.

Appena fu fuori nel portico, si sentì strattonare per un braccio.

“Mi fai male, Malfoy!” disse Harry guardandolo cercando di nascondere il dolore.

“Oh ma davvero, Potter? E dimmi un po’ ieri sera avevi bevuto per caso?”

“Io… ecco… non so cosa dirti.. se non che penso d’essermi innamorato di te e…” rispose con un fil di voce Harry cercando di non far vacillare troppo il suo tono.

“Tu cosa Potter?! Spero che tu stia scherzando!”

“No io non sono mai stato così serio!”

“Ma se tu non sai nulla dell’amore, Potter!”

“Sì magari non so nulla, ma in questo momento vorrei baciarti”

“Tu sei fuori devi starmi lontano. Hai capito Potter? Tu e i tuoi amici strani che ti porti dietro dovete starmi lontani!” e dopo aver detto queste parole se ne andò.

Harry rimase per un minuto lì in piedi a non dire nulla se non a guardare il vuoto ad un certo punto fu raggiunto da Ron e da Hermione che in coro dissero:

“Allora com’è andata, Harry?”

“E come volete che sia andata?! Non so nulla sull’amore io! Sono stato uno stupido. Un vero idiota” e corse via seguito a ruota dai suoi due amici.

Arrivati vicino alla casa di Hagrid fu Hermione a parlare:

“Non voglio dirtelo Harry ma come prima reazione da parte sua ci sta! Secondo me l’hai preso solo in contro piede… ora entriamo e pensiamo solo a Flamel e al suo segreto ok?”

“Sì va bene, ci sto! E tu Harry?” chiese Ron condividendo l’idea di Herm.

“Ok. Magari hai ragione, Hermione” e così entrarono in quella piccola casetta.

Mentre loro stavano in casa di Hagrid, Draco si trovava sdraiato sul suo letto pensieroso.

Draco appena aveva visto davanti a se il famoso Harry Potter, avrebbe solo desiderato averlo come si possiedono gli oggetti rari ma, invece, lui aveva desiderato stare con quel pezzente di Weasley per non parlare della Mezzosangue-Granger e questo per lui era stato un duro colpo da digerire.

Però aveva preso la decisione che Potter sarebbe stato suo a qualunque costo! Qualunque. Ma lui di amore non ne provava. No lui voleva Potter come trofeo per poterlo mostrare ai suoi amici. Certo questa cosa lo avrebbe ferito ma chi se ne fregava dei sentimenti di quel Potter e fu con questa idea che la mattina seguente si presentò al tavolo dei Grifondoro.

Davanti a Harry disse:

“Potter ti devo parlare, vieni con me!”

Harry annuendo lo seguì e appena furono fuori fu nuovamente Draco a parlare:

“Sentimi bene Potter poiché non lo ripeterò un’altra volta: se tu vuoi stare con me dovrai fare tutto ciò che voglio io. Hai capito bene? Sono stato abbastanza chiaro?”

“Sì… Malfoy”

“Meglio così, perché non amo ripetermi Potter! Ora visto che farai ciò che voglio… mi porti i libri!”

“Oh, non sono molto sicuro che si faccia veramente così tra innamorati…”

“Davvero? Allora come si fa Potter?”

Harry non voleva fare una figuraccia e poi ora finalmente avrebbe avuto l’affetto di  Draco. Dopotutto in fondo quello era l’unico affetto a cui era stato abituato fin da piccolo.

“Non importa!” rispose prendendo i libri.

Entrati in aula di incantesimi fu Ron che dopo esser rimasto per un attimo attonito disse:

“Ma Harry cosa stavi facendo con i libri di quel  Malfoy?”

“Ma è ovvio me li stava portando non è forse vero, Potter?” rispose Draco con sufficienza.

“Non preoccuparti, Ron. Va tutto bene!”

Appena conclusa la lezione col professor Filius,  Hermione corse da Harry:

“Non puoi farci credere che ti vada bene così! Ma hai visto come ti sta trattando, Harry?

“Sì che l’ho visto! Ma voi non capite quello è il suo modo di dimostrarmi affetto”

“No, Harry. Quello è un modo per mostrarsi davanti agli amici. Per farsi vedere grande e bravo. E mi dispiace perché tu ci tieni davvero a lui e per dirla tutta, Draco non ti merita”

“Hermione… stai mentendo. Quello è affetto, sì ecco forse un po’ diverso da quello che hai ricevuto tu o Ron ma io l’ho sempre preso così da… non è quello il punto. Ecco devo andare!” e corse via dal suo Draco.

Mentre Harry si allontanava fedelmente alle spalle di Draco, Ron chiese:

“Cosa dobbiamo fare?”

“Non lo so, Ron ma dobbiamo parlare con Draco!”

E fu così che nel pomeriggio quando videro Harry andare da Hagrid, i due amici si diressero verso la sala grande delle Serpi e più precisamente da Draco.

“Sentimi bene tu, razza di stupido essere biondo, se non la smetti di trattare così Harry vedrai cosa ti farò!” disse Hermione guardandolo decisa.

“Oh ma davvero? A proposito il vostro amico Potter sa di questa storia? Ho preso nel segno è… quindi vi consiglio di starmi alla larga”

Purtroppo il piano fallì miseramente ancora prima poiché in fondo al cuore i due giovani sapevano che continuando avrebbero perso il loro amico. Avrebbero perso Harry.

Ma Harry dopo una chiacchierata con Hagrid, di cui era diventato amico, era riuscito a riordinare le idee tanto da andare a parlare senza alcuna paura con Draco. Anzi a Draco. Appena lo vide e soprattutto prima che l’altro potesse aprir bocca disse:

“Sentimi bene, Malfoy, mi dispiace farti sapere che io non sarò più il tuo servo. Ho capito che questo tuo modo di comportarti con me non è amore”

“Ma certo che non lo è. Chi potrebbe mai amarti Potter! Solo i tuoi amici”

“Noi ci saremo sempre, Harry” intervennero Hermione e Ron.

Dopo quella discussione non ci furono più possibilità per parlare con Draco a causa dell’intento di tornare di Voldemort e poi arrivò la fine dell’anno scolastico e l’inizio dell’estate.

L’estate per Harry fu solo piena di ricordi dolorosi anche se dentro di sé provava ancora qualcosa per Draco. Sentiva di provare ancora qualcosa. Lo sapeva.

Nel mondo magico e più precisamente a Villa Malfoy, in una stanza immensa e su di un letto a baldacchino Draco pensava solo all’inizio della scuola per poter rivedere il suo Potter. Perché una frase si era fatta largo nella sua mente forse perchè provo un attrazione per te, Potter


Angolo dell'autrice:
questo è il primo capitolo della mia FF, in questo come avrete notato c'è solamente la coppia Drarry ma è ovvio...è solo l'inizio poi dal 3° anno in avanti si aggiungeranno altre coppie slash e poi più avanti una coppia Het ma lo vedrete andando avanti con la lettura!ù.ù
Non voglio sverlarvi nulla! E rovinarvi le varie sorprese di questa FF diversa dalle altre Drarry! 
Ho cercato il più possibile di rendere i personaggi uguali a quelli della  J.R.Rowling infondo i personaggi sono i suoi io ho solo aggiunto parecchie parti e cambiato molte scene! *si lo fatto e mi piace il risultato!! u.u*
Ringrazio chi recensirà e la mia beta! :*
Alla prossima!
Fuji


 

  
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