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Autore: ClaireOwen    24/11/2016    3 recensioni
[Eyewitness]
Philkas - Missing moments.
(dal testo)
"Zaini, gonne troppo corte, qualche uniforme sportiva della scuola, sembrava tutto così regolare… finché i suoi occhi non incontrarono, forse casualmente, due lastre di ghiaccio, appartenevano ad un ragazzo biondino e dal viso esangue che se ne stava proprio di fronte a lui, avrebbe dovuto distogliere lo sguardo, lo sapeva bene, era il suo protocollo per evitarsi guai ma non ci riusciva, non poteva.
Sentì le labbra socchiudersi leggermente, quegli occhi glaciali lo avevano stregato e per un attimo fu convinto che l’altro stesse tenendo testa al suo sguardo, come incuriosito… Ma che diamine andava a pensare? Si diede dello stupido."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'altro giorno ho iniziato Eyewitness e anche se ancora non mi sono messa in paro con tutti gli episodi, non sono riuscita a trattenermi.
Mi è piaciuto da matti ed il rapporto tra questi due è assolutamente affascinante...
E' stato abbastanza naturale immaginare un ipotetico primo incontro (soprattutto perché ho un debole per questo tipo di situazioni ahah), dato che li vediamo fin da subito in una certa intimità e quindi niente... è uscita fuori questa cosa qui, scritta di getto...
Spero solo che possa essere di vostro gradimento!

Con affetto,
Chiara.


Philip masticava quella stessa gomma da almeno una trentina di minuti, se l’era messa in bocca non appena era sceso dalla macchina di Gabe e aveva messo piede, incerto, nel cortile del piccolo edificio scolastico.
Si guardava intorno cercando di aggrapparsi a qualche punto di riferimento, aveva una mappa con sé e l’edificio era tutt’altro che labirintico eppure non poteva dirsi un ragazzo con uno spiccato senso dell’orientamento, forse perché non ne aveva quasi mai avuto bisogno.
Aveva passato gli ultimi due anni della sua vita cercando di aiutare sua madre ma come poteva un semplice adolescente venire incontro ad una tossica, trovare un rimedio alla sua dipendenza?
Non che non uscisse o non avesse amici, anche lui aveva fatto le sue esperienze: era stato in vari club con un documento falso, ci si era comprato da bere, era quasi finito nel letto di un completo sconosciuto… Eppure non si poteva certo dire che Philip fosse il classico ragazzo amante del caos o delle ore piccole, preferiva starsene in casa, soprattutto quando sua madre non c’era e sprofondare nel divano, possibilmente con un tè caldo e qualche horror vecchio stile.

Non credeva che in una scuola così piccola potesse persino esserci la fila per la segreteria, prese il suo posto in silenzio e continuò ad analizzare il paesaggio circostante.
Zaini, gonne troppo corte, qualche uniforme sportiva della scuola, sembrava tutto così regolare… finché i suoi occhi non incontrarono, forse casualmente, due lastre di ghiaccio, appartenevano ad un ragazzo biondino e dal viso esangue che se ne stava proprio di fronte a lui, avrebbe dovuto distogliere lo sguardo, lo sapeva bene, era il suo protocollo per evitarsi guai ma non ci riusciva, non poteva.
Sentì le labbra socchiudersi leggermente, quegli occhi glaciali lo avevano stregato e per un attimo fu convinto che l’altro stesse tenendo testa al suo sguardo, come incuriosito… Ma che diamine andava a pensare? Si diede dello stupido.
“Prego?”
La voce stridula dell’anziana segretaria lo distolse da quella visione e dai pensieri che ne erano scaturiti, costringendolo a sorridere per cortesia e a ritirare in fretta il suo orario.
 
-
 
Entrò a lezione di matematica sbuffando, era stata una giornata pessima o forse era solo stata uguale a se stessa e a tutte le altre che l’avevano preceduta.
Rose, la scuola, lo studio e ancora Rose ed una stupida festa organizzata da chissà chi alla quale bisognava partecipare per forza, altrimenti l’indomani a scuola come avresti giustificato la tua assenza?
Luke si sentiva prigioniero di una gabbia che aveva costruito con le sue stesse mani, oh bhè si, forse c’era lo zampino di Bo che d’altro canto non aveva mai voluto deludere dopo la morte di sua madre e così si era ritrovato ad assecondare ogni sua richiesta, ogni sua aspettativa.
Prese il solito posto, arrivava prima in classe quasi unicamente per quello.
Ultimo banco, fila destra guardando il muro, esattamente accanto all’ampia finestra, un paesaggio da contemplare era tutto quello che gli serviva dopo tutto, per staccare, per immaginarsi finalmente libero, a cavallo della sua moto, senza limiti o freni, senza dover tener conto di nessuno.
Tre minuti dopo la classe era praticamente piena ed il professore alla cattedra era pronto per iniziare il suo sproloquio sulle equazioni di secondo grado.
Qualcuno bussò alla porta, richiamando l’attenzione di tutti i ragazzi che stavano facendo qualunque cosa meno che ascoltare, una figura esile fece capolino, il ragazzo nuovo con la sua massa di capelli color cioccolato fondente se ne stava sulla soglia della porta con lo sguardo basso.
“Scusi, io… temo di essermi perso.”
Lukas soffocò un risolino, perdersi al Red Hook High School era sostanzialmente impossibile.
“Non si preoccupi signor..?”
“Shea, Philip Shea.”
“Errare è umano, ci auguriamo solo che non perseveri!”
Il ragazzo annuì.
“Bene, si sieda lì infondo, c’è un posto libero vicino al signor Waldenbeck.”
Lukas deglutì, non amava la compagnia forzata, non amava nemmeno dover essere cordiale con chi non conosceva solo per una questione di educazione eppure quando il suo sguardo, per la seconda volta in una mattinata, s’incrociò con quello del novellino qualcosa nel suo stomaco si attorcigliò… Cosa diamine era? Si stava comportando come un idiota.
 
Il ragazzo prese posto silenziosamente tirando fuori una penna ed un quaderno, lo vide strabuzzare gli occhi di fronte all’equazione che il professore stava delineando sulla lavagna nera e in un certo senso s’intenerì, no forse era compassione, tentò di convincersi e correggersi.
Era piuttosto patetico intenerirsi per un ragazzo che aveva la sua stessa identica età, t’intenerisci per un gattino, per una scena in TV, non per un adolescente.
Di conseguenza sbirciò sul quaderno del moro, stava combinando un pasticcio e si lasciò sfuggire un commento:
“Stai sbagliando, dovresti applicare la formula risolutiva…”
Il moro lo guardò disorientato e con un leggero stupore.
“Okay… quindi non la conosci?” Prese il suo quaderno al volo “Dammi qua.”
Risolse l’equazione in una manciata di minuti, la matematica gli piaceva, era semplice, lineare, distante dalle ipotesi, dai dubbi, per ogni problema c’era una soluzione.
“G-grazie.”
Rispose con una scrollata di spalle e ritornò col naso sulle sue pagine, sbirciando però di sottecchi il compagno di banco: stava passando due dita sui segni che con la penna aveva tracciato qualche istante prima.
Quel tipo era davvero strambo.
Forse era per quello che si sentiva incuriosito, doveva essere normale, la vita in quel maledetto paese era sempre la solita, le novità non erano certo all’ordine del giorno, non doveva esserci nulla di male nel provare curiosità nei confronti di un nuovo ragazzo piombato lì dal nulla.
 
-
 
Voleva parlare con quel Lukas prima di andare via, forse avrebbe accettato di dargli una mano in matematica, era sempre stato una frana, tutte quelle regole da tenere a mente non facevano altro che confonderlo.
E poi non gli sarebbe dispiaciuto passare un po’ di tempo con lui, insomma era decisamente uno dei ragazzi più interessanti che aveva avuto modo di individuare e la sua bellezza delicata e quasi angelica lo mandava visibilmente fuori di testa.

Lo trovò appoggiato ad un muretto di cinta, teneva la mano ad una ragazza mora, dalla carnagione scura ed i capelli ondulati ed era circondato da un gruppo di ragazzi e ragazze, sembravano tutti molto sicuri di sé.
Fece un respiro profondo e con passo svelto si diresse verso di lui, gli diede un paio di pacche sulla spalla per farlo voltare ed ottenere la sua attenzione.
Quando i loro occhi si incontrarono gli sembrò vedere quelli di lui brillare, solo per un momento, poi s’incupirono e il biondo lo appellò  con un tono forse un po’ troppo aggressivo che Philip non aveva minimamente messo in conto.
“Che c’è? Ti sei perso di nuovo forse?”
“Veramente volevo chiederti un favore.”
L’altro aggrottò le sopracciglia e fece un paio di passi in avanti per distaccarsi dal gruppo che  comunque non lo aveva quasi degnato di uno sguardo.
“Mi chiedevo se magari ti andrebbe di darmi una mano per rimettermi in paro con il programma di matematica.”
Lo disse tutto d’un fiato, come se si celasse all'interno di quella frase innocua una richiesta imbarazzante.
Lui alzò le sopracciglia, poi un ghigno si dipinse sulle sue labbra.
“Scordatelo, per chi mi hai preso? Per un tutor che ha tempo da perdere appresso ai novellini?”
Philip indietreggiò leggermente mantenendo però lo sguardo alto su di lui ed un’espressione seria sul volto, solo leggermente crucciato.
Era convinto che nonostante la sua bocca avesse pronunciato quelle parole acerbe, i suoi occhi esprimessero tutt’altra cosa, decise di non insistere, alzò le spalle, si mise le mani in tasca e si voltò, solo allora abbassò la testa e permise al suo viso di assumere i tratti della delusione.
 
 
Lukas guardò Philip allontanarsi e sentì l’impulso di corrergli dietro, forse era stato davvero troppo duro, non sapeva nemmeno cosa gli fosse preso, aveva reagito e basta, fuori controllo.
Non lo fece.
Lo guardò allontanarsi e sentì una fitta al petto, si morse le labbra senza farsi domande.
Quando tornò tra il gruppo di amici scansò la mano di Rose, non la strinse com’era solito fare.
   
 
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