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Autore: lady lina 77    24/11/2016    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Demelza, dopo il tradimento di Ross, se ne fosse andata di casa?
Dopo la lite furiosa fra i due in cui ha rovesciato ogni cosa dal tavolo, urlando al marito tutta la sua rabbia, Demelza decide che non ha più senso rimanere a Nampara, con un uomo che non la desidera più e che sogna una vita con un'altra donna.
Prende Jeremy e Garrick, parte per Londra e fa perdere le sue tracce al marito, ricominciando una nuova vita lontana da lui e dalla Cornovaglia.
Come vivrà? E come la prenderà Ross quando, al suo ritorno da Truro, non la troverà più a casa?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Devi cercare di capire".

"Non avevo scelta".

"E'stato un qualcosa di inspiegabile, una passione incontrollabile".

"Speravo di contare sulla tua comprensione".

"Il tuo atteggiamento non ci è di nessun aiuto".

"Per favore, togliti di mezzo".


Le frasi di Ross le rimbombavano nella testa come un'emicrania dolorosa. E facevano male, in un certo senso più del tradimento. Si arrampicava sugli specchi, trovava giustificazioni all'ingiustificabile e non aveva la minima considerazione del dolore che le aveva provocato, quasi fosse invisibile e l'unica cosa che contasse fossero lui e i suoi desideri. Ma in fondo, di che si stupiva? Era da tanto che era invisibile, per Ross. Cos'era cambiato, cosa aveva portato in più quella notte di tradimento vero e proprio, che lei non avesse già provato ogni volta che lo vedeva correre da Elizabeth e da Geoffrey Charles, ingorando lei e Jeremy, trovando mille scuse per preferire loro alla sua vera famiglia? Nulla, Ross l'aveva già tradita mille e più volte, in tanti modi diversi ma pur sempre dolorosi. Cosa poteva pretendere da lui, che probabilmente non l'amava più da tanto? E che, se l'aveva amata, era stato unicamente per sopportare meglio il dolore di non aver potuto avere Elizabeth.


"Vado a Truro!".


Si certo, a Truro! Demelza si chiese perché Ross sentisse il bisogno di mentire circa le sue reali intenzioni. Bastava dirlo, vado da Elizabeth, voglio stare con lei.

Lo avrebbe accettato, ne avrebbe pianto, si sarebbe sentita disperata ma in un certo senso sarebbe stato meglio di quelle menzogne, di quelle umiliazioni che Ross le infliggeva senza il minimo rimorso.

E lei, perché avrebbe dovuto stare ad aspettarlo in quella casa a Nampara? Non era forse ugualmente umiliante rimanere, attendendo la carità di un marito che non vedeva l'ora di correre da un'altra?

Nampara era di Ross, l'aveva costruita suo padre per sua madre ed era stata l'eredità per il figlio. E ora che il suo matrimonio era finito, non c'era più alcun motivo per rimanere per lei.

Aspettò che Ross uscisse per andare a... Truro... Dopo la loro litigata di poche ore prima, quando lei aveva rovesciato a terra tutto quello che era sul tavolo, suo marito si era ritirato nella libreria e non si era più fatto vedere. Poi era uscito a cavallo, in compagnia delle sue bugie ed era corso a cavallo a Trenwith, da Elizabeth, di questo era certa. Osservò la camera da letto che era stata sua e di Ross, ricordando quanto si erano amati su quel letto, fra quelle coperte, e tutte le gioie e i dolori vissuti fra quelle quattro mura. La nascita dei loro figli, la morte di Julia, le promesse, le speranze, i fallimenti e i successi che avevano condiviso insieme.

Non c'era più nulla, Ross aveva distrutto tutto e sembrava non curarsene, ormai proiettato al suo futuro con Elizabeth.

Lei, Jeremy e anche Julia erano il suo passato. Non ce la faceva a combattere, ad affrontarlo di nuovo, a vivere col fantasma del primo amore di Ross sempre presente accanto a lei.

Non c'era motivo per rimanere, Ross presto se ne sarebbe andato e si sarebbe dimenticato di lei.

Si mise sul letto, piegò le ginocchia e pianse. I suoi gemiti spezzavano il silenzio della casa e odiava il fatto che Jeremy potesse sentirla ma non riusciva a fermarsi.

Era terribile amare qualcuno che ti aveva fatto tanto male e per il quale non sei niente.

"Signora, vi sentite male?".

La voce di Prudie la fece sobbalzare. La guardò, ricordando quando era arrivata in quella casa e lei non la sopportava e le intimava di tornare da suo padre, ormai dieci anni prima. Prudie era diventata, negli anni, una specie di mamma per lei, apparentemente distratta ma in realtà attenta a tutte le dinamiche di quella casa e a tutto ciò che riguardava lei e Ross. Le sarebbe mancata, pensò, ormai convinta della sua decisione. "Mi dispiace per il macello che ho combinato nella sala da pranzo stamattina".

Prudie sospirò. "Certe volte, davanti a certe frasi e a certi uomini, spaccare tutto è meglio di una medicina. Ma il signor Ross...".

"Il signor Ross è andato a Trenwith e io... ho bisogno che mi aiuti a fare le valigie".

Prudie spalancò gli occhi. "Valigie? Ma... signora? Santo cielo, aspettate, non dovete precipitare le cose, aspettiamo che il signore torni almeno".

Demelza si alzò dal letto, asciugandosi le lacrime. Le si avvicinò, poggiandole gentilmente una mano sulla spalla. "Prudie, per favore, aiutami. Mi serve il giusto indispensabile per me e Jeremy, non ti chiedo altro".

"Ma dove andrete? Cosa dirà il signore?".

Demelza sospirò. In un primo momento aveva pensato di andare da suo padre ma poi aveva scartato l'idea. Non voleva che Jeremy crescesse nello stesso ambiente in cui era cresciuta lei, non voleva che avesse un'infanzia simile alla sua e Illugan offriva poche opportunità a un bambino dolce e vivace come suo figlio. Inoltre, c'era la concreta possibilità di rincontrare Ross e lei non voleva vederlo mai più, voleva sparire dalla sua vita e ricominciare essa stessa una vita. Londra avrebbe offerto più possibilità di un nuovo inizio ed era una città grande e abbastanza lontana dalla Cornovaglia, l'ideale per far perdere le proprie tracce. Le spiaceva mentire a Prudie, sapeva quanto fosse affezionata a lei e a Jeremy ma non poteva fare altrimenti, il rischio che si tradisse davanti a Ross era troppo elevato. "Non lo so, dove mi porteranno il caso e il destino. Ma sta tranquilla, andrà tutto bene, sai che so cavarmela".

"Il signor Ross che cosa dirà? Si arrabbierà con me se, tornando, non dovesse trovarvi".

Demelza scosse la testa. "Sta tranquilla Prudie, non se ne accorgerà nemmeno che non ci siamo più. La sua testa ha ben altri pensieri, ormai".

"Io non credo che sia così".

Demelza la abbracciò. "Per favore, mi puoi aiutare? E' l'ultima cosa che ti chiedo come signora di Nampara. Ho bisogno di te".

Prudie annuì, asciugandosi le lacrime dal viso. "Odio il signor Poldark! Come ha potuto...? Oh, quanto se ne pentirà di quello che vi ha fatto".

Demelza strinse gli abiti che aveva in mano, rabbiosa e allo stesso tempo triste. "No, non se ne pentirà! Vuole Elizabeth da sempre, lei era nel suo destino. E' giusto così, sarà felice e finalmente potrà stare accanto alla donna che ama davvero". Mise i vestiti in una borsa, chiudendola poi energicamente. "Prudie, ti chiedo solo un favore ancora, se puoi farlo".

"Ditemi".

Demelza abbassò lo sguardo, ricordando il volto dolce della sua prima bambina. "Di tanto in tanto, promettimi che porterai dei fiori sulla tomba di Julia. Io non potrò farlo, sarò lontana e dubito che Ross se ne ricorderebbe".

"Lo farò, signora. Ma...".

Demelza non la fece finire. La abbracciò di nuovo, forte, come cercando il coraggio di fare quello che aveva già deciso.

Poi prese la sua borsa da viaggio, scese le scale e prese Jeremy, che stava giocando sul tappeto in soggiorno, fra le braccia.

Jud la guardò, perplesso. "Andiamo da qualche parte?".

"Non tu ma io e il signorino Jeremy sì". Gli diede un veloce bacio sulla guancia e poi, stringendo a se suo figlio, prese la porta e uscì da quella che era stata per tanti anni la sua casa, la sua famiglia. Si portava dietro mille e più ricordi di quel posto, Nampara sarebbe sempre rimasta nel suo cuore, così come suo marito, Jud e Prudie, i minatori con le loro famiglie e Ginny.

Garrick, scodinzolando, le si affiancò. Era arrivato in quel posto con lei dieci anni prima e non l'avrebbe abbandonata per nessun motivo al mondo, era l'amico più fedele che le fosse rimasto. "Coraggio Jeremy e Garrick, si parte per una nuova avventura" – esclamò, cercando di essere ottimista e di trasmettere serenità soprattutto al suo bambino.

Jeremy la guardò, incuriosito. Non sapeva ancora parlare bene ma si stava evidentemente chiedendo cosa stesse succedendo.

Demelza lo baciò sulla fronte. "Andiamo in un posto nuovo, in una casa nuova! Io, te e Garrick".

Il bimbo le cinse il collo, stringendola forte. "E papà?".

A quella domanda, Demelza si morse il labbro. "Papà resta quì, ha tante cose da fare e non ha tempo per noi. Ma vedrai, staremo bene lo stesso". L'unica cosa che la rasserenava, era che Jeremy non avrebbe sofferto troppo per la distanza da Ross. Suo padre non si era mai particolarmente occupato di lui da quando era nato e Jeremy era talmente piccolo che presto si sarebbe dimenticato di lui, considerando normale la sua assenza.

Mentre si allontanava da Nampara, diretta alla diligenza che l'avrebbe portata a Londra, in lontananza sentì la voce di Jud che, come tante altre volte, stava lamentandosi.

"Non è giusto, non è corretto, non è gentile, non è umano".

Nonostante il suo cuore fosse in tumulto, a Demelza venne da sorridere al pensiero che Jud parlasse di lei e Ross, in quel suo modo forse non elegante ma che aveva imparato ad amare. Gli sarebbe mancato, lui come tutti gli altri e la vita che si era costruita in Cornovaglia.

Ma era ora di voltare pagina, come aveva fatto Ross. E per quanto doloroso, era giusto farlo il prima possibile.




  
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