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Autore: formerly_known_as_A    24/11/2016    2 recensioni
Ha nel naso ancora il profumo dei fiori e la sensazione calda della mano di Viktor addosso. Non l'ha lasciato un momento, una presenza costante sulla spalla o al centro della schiena, capace di articolare ancora qualche parola sensata.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli attimi successivi alla gara sono un turbinio di colori e suoni, per Yuuri. Si ricorda vagamente di aver ricevuto una telefonata da parte di sua madre, ma non ricorda una sola parola di quello che si sono detti, a parte un vago accenno a Viktor che, questo invece è assolutamente chiaro nella sua memoria annebbiata, l'ha fatto avvampare.

Ha nel naso ancora il profumo dei fiori e la sensazione calda della mano di Viktor addosso. Non l'ha lasciato un momento, una presenza costante sulla spalla o al centro della schiena, capace di articolare ancora qualche parola sensata.

È solo oltrepassando la soglia della camera d'albergo che le ginocchia di Yuuri cedono. La stanchezza, il dolore alle gambe e ai piedi, l'emozione, pesano improvvisamente come macigni sulle sue spalle.

È la prontezza di spirito di Viktor che gli impedisce di rovinare a terra.

Sente le lacrime scivolargli sulle guance e debolmente pensa che ha cantato vittoria troppo presto, che ha finito per farlo anche questa volta, per di più davanti al suo coach.
Il suo coach. Viktor. Il corpo è scosso da singhiozzi e non può fare altro che aggrapparsi alle sue spalle quando l'uomo lo solleva da terra, percorrendo la poca strada che li separa dai letti.

È esausto, fisicamente sente di non poter più muovere un altro muscolo, l'adrenalina ormai completamente esaurita. L'unica cosa a tenerlo sveglio sono i propri singhiozzi.

Ha galleggiato sopra ad una nuvola di felicità così intensa da sentirsi ubriaco, fin'ora, ma non poteva durare per sempre.

Ha baciato Viktor.

Viktor che si alza appena per togliersi la giacca, facendolo annaspare per l'improvvisa distanza, fermando i singhiozzi, rendendolo lucido.

“Che cosa...?” non riesce a finire la frase, incredulo, sì, scosso, anche, ma mettere in dubbio le loro azioni, un bacio davanti ad un pubblico così vasto, una dichiarazione d'amore che Yuuri ha provato a trasmettere dal ghiaccio, troppo a lungo rimandata, troppo a lungo imbottigliata e nascosta, significherebbe mettere in dubbio un sentimento di cui è così sicuro da volerlo gridare al mondo.

Ed è quello che ha fatto. Nella propria dichiarazione d'intenti, sul ghiaccio, nel modo in cui ha accolto il bacio senza proteste, con un sospiro che diceva soltanto “finalmente te ne sei accorto, finalmente ho una conferma, grazie!”.

Gli basta un'occhiata a Viktor per interrompere il dubbio, l'insinuazione di aver fatto qualcosa di terribile, di aver oltrepassato un limite. Perché se non vede dubbio, nei suoi occhi chiari, vi legge comunque una paura che non c'entra nulla con i titoli dei giornali dell'indomani.

Viktor teme il suo pentimento e Yuuri, di rimando, scuote la testa.

Si asciuga le lacrime e, con una forza che non pensava di possedere, afferra il russo per la camicia, trascinandolo sul letto e sobbalzando per il modo in cui il materasso cede pericolosamente.

Vorrebbe dire così tante cose, eppure affonda il viso nell'incavo della sua spalla e prova a respirare.

Espira ed inspira, il tremore che lo scuote tra uno e l'altro, la paura che gli gela il sangue.

Troppe emozioni tutte insieme, troppe preoccupazioni, troppe gioie. Non è abituato, Yuuri e le braccia di Viktor intorno al corpo fanno male.

Gli sembra che il cuore stia per scoppiare, pugnalato ad ogni battito, un nuovo singhiozzo intrappolato in fondo al petto che minaccia di esplodere e mandare tutto in pezzi.

È solo raccogliendo tutto il proprio coraggio che riesce ad allontanarsi abbastanza da percepire davvero la vicinanza dei loro corpi, il calore di quello di Viktor a pochi centimetri dal proprio, le sue mani che gli percorrono la schiena in un movimento costante che dovrebbe calmarlo e invece lo confonde, aumenta il suo senso di colpa.

Gli occhi di Viktor sembrano diversi, nella luce giallastra di quella camera d'albergo, ma nella penombra che solo l'abat-jour riesce a dissipare -e a fatica- gli sembra più facile studiarne i tratti.

Sono vicini. Si rende conto di aver infilato una gamba in mezzo alle sue, allacciando la caviglia con la sua, nel tentativo disperato di stargli attaccato. Si rende conto di avergli artigliato la camicia, nella schiena, così forte da sentire la stoffa nei pugni tesa all'inverosimile, pronta a strapparsi.

Sono vicini. E il respiro di Viktor non è che una delicata carezza sulle labbra, come se temesse di disturbarlo, come se non osasse fare nemmeno quello.

I suoi occhi continuano a scendere verso di esse, sguardi nervosi seguiti dal suono umido della punta della lingua che le inumidisce. Viktor potrebbe annullare quell'ultima distanza con un semplice movimento del collo, ma sembra restare fermo per lo stesso motivo per cui Yuuri non osa nemmeno guardargli la bocca.

Vuole baciarlo. Vuole baciarlo e soffocare in quel bacio il panico e l'imbarazzo, eppure sa che quello sarebbe un bacio calcolato, cosciente, qualcosa che non potrebbe più giustificare con la foga del momento.

Vorrebbe illudersi ancora che Viktor l'abbia fatto solo per sorprenderlo, perché sarebbe più semplice. Sarebbe meno pericoloso.

Eppure Yuuri ha promesso una stagione dedicata all'amore, eppure, in cuor proprio, sa di non potersi tirare indietro. Ballare Eros sul ghiaccio non avrebbe senso, senza quell'amore.

Lascia andare la camicia di Viktor, posando i palmi sulla schiena, perché il russo non andrà da nessuna parte e il suo cuore è comicamente veloce, almeno quanto il proprio. Ha le mani sudate ed è imbarazzante, perché più esita, più allontanarsi davvero diventa difficile.

“Dì qualcosa.” sussurra, la nota di disperazione fin troppo calcata che rende quella richiesta un suono strozzato da animaletto morente. Vorrebbe ridere, perché ridere è quello che farebbe in un'altra occasione, ma ha la bocca asciutta e gli occhi che ancora bruciano e sa di dipendere da quel qualcosa che Viktor ancora non ha detto.

Il russo chiude gli occhi e lascia scappare un sospiro di nuovo troppo tremante, come se respirare non fosse più un automatismo, ma lo sforzo più difficile della sua vita.

“Cosa succede se dico qualcosa e tu non vuoi che cambi nulla?”

Yuuri scuote la testa, anche se l'altro non può vederlo, la mano che, senza che lui debba pensarci, scorre su e giù nella sua schiena, il panico che gli stringe lo stomaco in una morsa.

Yuuri vuole che tutto cambi, Yuuri vuole baciarlo, Yuuri vuole altri abbracci, altri baci, altre dichiarazioni così incomprensibili da risultare buffe.

Ma esita. Perché Viktor ancora lascia sfuggire quel sospiro appena accennato e Yuuri ne percepisce il peso.

“Ah.” riesce a dire, né deluso, né sollevato, addolorato, invece, perché tutto il proprio corpo non vuole altro che cedere, senza pensare, nemmeno a tra cinque minuti, figurarsi l'indomani.

Se quello fosse un film, si sarebbero baciati appena varcata la soglia, dimentichi del mondo. Ma è il mondo a premere sulle pareti della stanza, soffocandoli. È il mondo a rendere quei cinque centimetri di distanza tra le loro labbra un continente intero da attraversare a piedi.

“Voglio.” soffia finalmente Yuuri, prendendo il primo vero respiro da quando è stato Viktor a toglierglielo sul ghiaccio. “Voglio.” ripete, respirando, finalmente, le mani che si fermano sulle spalle dell'altro e lo attirano a sé con troppa forza.

Scontrano i denti e i nasi e anche i menti, ma al quarto tentativo il bacio è sulle labbra e il mondo cessa davvero di esistere.

Yuuri sente gli occhi riempirsi di lacrime, ma non c'è più dolore al cuore, non c'è altro oltre alle braccia di Viktor intorno ad un corpo che chiede solo pietà e dodici ore di sonno, ma che, all'improvviso, sembra accontentarsi di vivere di baci.

Ed è imbarazzante quanto pensava, ritrovarsi sopra al russo quando lo schiocco mette fine al bacio.

Ma lo stesso resta ad occhi chiusi, appoggia la fronte sulla sua e sorride così tanto da avere male alle guance.

Imbarazzato, felice, l'ombra del mondo relegata all'indomani, Yuuri cede ad un nuovo bacio e ad un terzo, lo schiocco delle labbra che non smette di fargli avvampare il viso, ma che, allo stesso tempo, non può che fargli sentire il petto caldo, la sensazione di aver preso la giusta decisione che allontana ogni dubbio.

Crolla sulla spalla di Viktor, il corpo, troppo stanco per stare ancora dietro alla sua mente euforica, buttato accanto al suo come quello di un manichino, che sicuramente rifiuterà di muoversi il mattino dopo, pieno di crampi e contratture.

Ma il mattino è lontano e Yuuri si addormenta senza un pensiero, il battito del russo sotto l'orecchio e il sorriso ancora sulle labbra.

   
 
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