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Autore: Emily27    26/11/2016    4 recensioni
Le aveva raccontato tutto: di come il gruppo si era ritrovato al cospetto di Negan, dell'atroce morte di Abraham e Glenn, della sua prigionia al Sanctuary, della visita di Negan ad Alexandria, cui era stato obbligato a essere presente. E di Dwight.
SPOILER 7a STAGIONE
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nei tuoi occhi





We're on easy street
and it feels so sweet
'cause the world is 'bout a treat
when you're on easy street

La musica è assordante, la sua pelle esposta al freddo della cella, i suoi occhi vedono l'oscurità.
Ciò che gli stanno facendo, quello che gli faranno...
È nulla. Sente solo il suo dolore che lo divora.
Una fotografia.
Lacrime.

And we're breaking out the good champagne
we're sitting pretty on the gravy train

Non s'inginocchierà, non cederà, non lo avranno. Mai.
“Sono Daryl... Sono Daryl!”

And when we sing every sweet refrain repeats
right here on easy street

“Daryl!”
Lo sente ancora risuonare nell'aria, il suo nome, mischiandosi ai colpi dal rumore assordante. Ai singhiozzi strazianti.
Glenn...
“Glenn!”


Daryl aprì gli occhi in un sussulto, il cuore gli martellava nel petto. Era al caldo, la stanza era illuminata dalla fiammella di una candela, la prima cosa che vide fu il tavolo ancora apparecchiato su cui avevano consumato la cena, anche se negli occhi aveva ancora impresse immagini dolorose. Sentì una mano accarezzargli i capelli: era quella di Carol. Dopo aver cenato, si erano seduti sul divano e lui aveva finito per addormentarsi con la testa appoggiata sulla sua spalla. Indossava i vestiti puliti che gli avevano dato al Regno, non più la divisa che portava al Sanctuary. L'aveva bruciata, restando a guardarla mentre ardeva, fino a quando non era diventata cenere.
«Sei qui, al sicuro» disse lei con voce pacata.
Daryl sollevò il capo a guardarla e Carol gli dedicò un lieve sorriso, che lo tranquillizzò in parte.
Le aveva raccontato tutto: di come il gruppo si era ritrovato al cospetto di Negan, dell'atroce morte di Abraham e Glenn, della sua prigionia al Sanctuary, della visita di Negan ad Alexandria, cui era stato obbligato a essere presente. E di Dwight.

La moto viaggiava a tutta velocità, la sua moto. I Salvatori gli stavano alle calcagna, li vedeva dallo specchietto retrovisore: un'auto e una moto, in sella a quest'ultima c'era Dwight, il primo a essersi lanciato al suo inseguimento.
Daryl era riuscito miracolosamente a fuggire dal Sanctuary, anche riprendendo possesso, come ulteriore colpo di fortuna, della sua moto.
Non poteva lasciarsi raggiungere, ma i suoi inseguitori non gli permettevano di staccarli, avrebbe dovuto tagliare in un'altra direzione, peccato che la strada non avesse diramazioni. Decise quindi di inoltrarsi nel bosco, dove avrebbe avuto più possibilità di nascondersi e far perdere le sue tracce. Deviò all'improvviso, abbandonando la moto ai margini della boscaglia e proseguendo a piedi. Prima che i Salvatori, colti di sorpresa, ebbero fatto lo stesso, lui guadagnò un po' di vantaggio.
Daryl si muoveva veloce producendo il meno rumore possibile. Udiva le voci di tre o quattro Salvatori in lontananza, senza capire cosa dicevano né distinguere quella di Dwight, e cercò di andare nel senso opposto al punto da cui provenivano. Si fermò dietro a un grosso tronco per ascoltare e capire la loro posizione. Fu allora che lo sentì, vicino, vicinissimo, proprio alle sue spalle.
«Resta in silenzio» disse Dwight a bassa voce, quel tanto che bastava per essere udito.
Daryl ebbe un déjà vu.
Si voltò e si ritrovò la sua pistola puntata contro. Non aveva paura di morire, se era quella l'alternativa a diventare uno di loro, ma dubitò che Dwight lo avrebbe ucciso.
«Non lo far...» non ebbe il tempo di finire la frase, che lui lo interruppe.
«Stai fermo e non dire una parola» gli intimò in poco più che un sussurro avvicinando maggiormente l'arma alla sua persona.
Daryl non capì bene le sue intenzioni, finché Dwight non parlò nuovamente.
«Non c'è nessuno qui!» gridò, con lo sguardo fisso nel suo.
Daryl restò attonito, non se lo sarebbe mai aspettato. O forse sì.
Vide il vero Dwight, quello che Negan non era riuscito ad annullare, una brace ancora rovente che poteva trasformarsi in un incendio.
Gli stava ridando la libertà, la stessa che in quel momento gli stava invidiando.
Dwight abbassò la pistola e lasciò il suo sguardo, ritornando sui suoi passi. Lo guardò andare via tra gli alberi, con il suo gilet con le ali. Un giorno se lo sarebbe ripreso, insieme alla balestra. Oppure Dwight glieli avrebbe restituiti.
Lo sentì parlare con i Salvatori. «Andiamo in quella direzione, c'è un capanno là in fondo, probabilmente è dove si è nascosto.»
Daryl attese che i suoi inseguitori si fossero allontanati, poi tornò a prendere la sua moto. La riportò sulla strada ma non l'accese, perché i Salvatori non lo udissero, l'avrebbe spinta a mano per un tratto di strada, fino a quando non fosse stato abbastanza lontano da loro.
Alexandria era la sua meta. Quando era stato là con Negan, quello che aveva visto lo aveva fatto soffrire ma allo stesso tempo reagire. Non voleva vedere quello sguardo negli occhi di Rick, aveva sopportato il teatrino di Negan, il saccheggio di Alexandria, ma non la resa nei suoi occhi.
Dovevano fare qualcosa, non sapeva cosa, non sapeva quando né come, ma dovevano fare qualcosa, lui e Rick, e la loro famiglia. Perché anche se il dolore era ancora vivo e avrebbero rischiato di aggiungerne dell'altro, chi non c'era più chiedeva vendetta.
Era immerso in questi pensieri, quando due figure sbucarono dal limitare del bosco e si immisero sulla strada davanti a lui.
Daryl si fermò, scrutando con curiosità un uomo dalla particolare e lunga capigliatura, abiti inusuali e uno strano bastone, ma ciò che aveva destato il suo stupore era la grossa tigre che stava al suo fianco, al pari di un semplice animale domestico. Lo sguardo del felino incrociò il suo, e Daryl vi si riconobbe.
«Serve aiuto?» gli domandò quell'uomo bizzarro con gentilezza.


«Hai avuto un incubo» disse Carol.
«Non mi abbandonerà mai.»
Daryl si passò una mano sul viso, come a voler cancellare le ultime visioni del sogno, anche se ormai quelle immagini erano impresse in modo indelebile nella sua mente.
Aveva trascinato Carol dentro l'inferno di quella notte e di tutto ciò che ne era seguito,  soffrendo della sua sofferenza. Lei stava già combattendo i suoi demoni e non avrebbe voluto causargli altro dolore, ma aveva il diritto di sapere.
«Mi dispiace... non ero lì con voi.»
«È stato meglio così.»
Carol lo scrutò, il suo sguardo sembrava raggiungere i suoi luoghi più reconditi.
«C'è dell'altro, vero? Lo vedo dai tuoi occhi. L'ho visto subito.»

In quella casa viveva Carol. Lui si trovava davanti alla sua porta adesso, pochi metri li separavano.
Mentre Negan decideva la sua vittima, l'aveva pensata, ricordando i momenti trascorsi con lei perché, se fosse toccato a lui morire, l'ultima immagine che avrebbe voluto vedere sarebbe stata la sua. L'aveva pensata anche al Sanctuary, nel buio della sua cella: se non aveva ceduto, oltre che per le persone alle quali teneva, era stato per lei. Poi, ad Alexandria, aveva sperato di vederla ma lei non c'era, e la sua assenza lo aveva fatto tremare.
Morgan gli aveva spiegato ogni cosa che la riguardava, da quando aveva lasciato Alexandria al ferimento da parte di uno dei Salvatori, al loro arrivo al Regno.
L'ultima volta che si erano parlati, Daryl aveva sospettato che qualcosa non andasse in lei, ma non aveva insistito. Magari avrebbe dovuto, magari Carol non se ne sarebbe andata, non avrebbe affrontato da sola il suo malessere, lo avrebbero fatto insieme. Ma le cose dovevano andare in quella maniera, e adesso lei era lì, lui era lì.
Bussò alla porta.
Dopo qualche secondo quest'ultima si aprì e un paio di occhi azzurri e stupiti si posarono nei suoi.
«Daryl...» In quell'unica parola c'erano mille domande.
Poi, solo un lungo abbraccio. Si strinsero forte, ritrovandosi ancora.


Daryl non le aveva confessato di essere responsabile della morte di Glenn. Non aveva ancora osato farlo perché provava una sorta di vergogna, anche se non ne aveva motivo, in quanto se esisteva una persona con la quale poteva sentirsi di libero di essere se stesso e di esprimersi senza inibizioni, era Carol.
Lei si era confidata senza reticenze sulla ragione che l'aveva spinta lontana da Alexandria, ora toccava a lui fare lo stesso.
«Glenn è morto per colpa mia» rivelò mentre il dolore mai sopito tornava a sferzarlo.
Le raccontò come si erano svolti i fatti, ritrovandosi alla fine con gli occhi colmi di lacrime. «È tutta colpa mia...»
Carol lo strinse tra le braccia e lui posò di nuovo la testa sulla sua spalla, permettendo che le lacrime cadessero dai suoi occhi.
«No, non è così. Il responsabile è solo Negan, lui ha ucciso Glenn» disse lei con la voce incrinata, la guancia contro i suoi capelli.
Restarono così a lungo, nella luce tremula della candela, lasciando che il silenzio parlasse per loro.
Quando si sciolsero dall'abbraccio, Daryl si sentì sollevato: aveva confidato a qualcuno la sua pena, a Carol.
«Non sei tu la causa della sua morte, non consentire al senso di colpa di distruggerti» lo pregò lei. «Glenn non lo vorrebbe.»
«Ci proverò.»
«Promettimelo.»
Daryl annuì, promettendo. Anche se il senso di colpa non lo avrebbe mai abbandonato, doveva imparare a domarlo.
«Negan deve pagare» sostenne Carol.
Nel momento in cui l'aveva rivista, Daryl l'aveva trovata serena, senza le ombre che la opprimevano l'ultima volta, ma ora aveva una luce diversa nello sguardo, quella di chi non si arrende.
«Pagherà, me lo sono ripromesso quando sono stato ad Alexandria.»
«Permettendo che te ne andassi, Dwight si è messo contro Negan, credo che alla fine sarà dalla nostra parte» considerò lei fiduciosa, poi aggiunse: «Parlerò con Ezekiel.»
Daryl sapeva che anche il Regno stava sottostando alle imposizioni di Negan, forse il suo leader sarebbe stato allettato dall'idea di esserne libero. Qualcosa si sarebbe mosso.
Non gli era sfuggito il fatto che Carol avesse detto dalla nostra parte.
«Sarai con noi?»
«Per combattere Negan bisogna uccidere.»
«Non devi farlo se non vuoi.»
Carol parve riflettere. «Lo accetterò. Lo sto accettando.»
Le sfiorò una mano. Non l'avrebbe lasciata sola. «Ogni volta che ne avrai bisogno, ci sarò.»
«Ci sei sempre stato» disse lei con dolcezza. «Ti raggiungerò ad Alexandria, ma tu non tornare adesso, è buio. Rimani qui, stanotte.»
Mentre si guardavano, Daryl si rese conto che le sue labbra avevano accennato un sorriso. Se, dopo tutto quanto, ne erano ancora capaci, allora significava che per lui, per Carol, per la loro famiglia, c'era ancora vita.






(Le strofe all'inizio sono della canzone "Easy street" dei Collapsable Hearts Club)
 
 
  
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