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Autore: XsoraXchanX    26/11/2016    0 recensioni
"...Maree di voci si sovrappongono nella mia mente come echi lontani, ognuno cerca di attirare la mia attenzione ripetendo, più e più volte le medesime parole. Gradualmente aumentano il tono di voce. Da lievi sussurri si trasformano in urli, un'unica voce squarcia la confusione ammutolendo tutte le altre “NON PUOI SCAPPARE”..."
( tratto dal ATTO IV)
Non è la solita storia di amore dove tutti sono felici e contenti. E' una storia incentrata più sulle difficoltà di rapporto che qualsiasi coppia deve affrontare dal primo momento.
Spero di riuscire ad introdurre il mio pensiero di amore e di riuscire a far trapelare emozioni dalle mie parole.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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I sottili raggi di sole delle prime luci del mattino si facevano strada tra gli alti palazzi della città illuminando Leeds. Il cielo ancora scuro, pian piano si schiariva sempre di più, lasciando posto ad un cielo tinto di un candido celeste, segnale che ormai il mattino era giunto. Piccoli uccellini iniziavano a cinguettare la loro delicata melodia del buongiorno ai cittadini che, ancora, erano dolcemente coccolati dal calore delle loro lenzuola. Le poche persone che erano già per strada a quell’ora, con stanchezza si trascinavano per le vie, in direzione di luoghi a me sconosciuti.

 

L’autista del piccolo taxi nero aveva fermato l’auto difronte all’entrata dell’albergo. Una piccola porta di vetro, divideva l’esterno, decorato da piante arrampicanti e mattoncini a vista, dall’interno in stile urbano. Dopo avergli consegnato un paio di banconote, scesi dall’auto, l’aria fresca del mattino mi colpi il viso bruciandomi nelle parti in cui le lacrime avevano lasciato la loro scia umida; sfregai con il palmo della mano le guance per asciugarle al meglio ed dopo aver tirato un lungo e profondo respiro, entrai nell’albergo.

Non persi tempo e mi diressi dritto verso la mia stanza, volevo isolarmi da tutto.

Giunto nella mia stanza chiusi la porta alle mie spalle. Quel suono fece scattare qualcosa dentro di me, come se la catena che imprigionava il mio cuore fosse caduta inerme, liberando così tutto il dolore. Come una scossa si pervase per tutto il mio corpo e le lacrime iniziarono a scendere. Il mio respiro, spezzato dai singhiozzi, diventava sempre più pesante, non ressi più alla pressione, scivolai a terra e mi avvolsi nelle mie stesse braccia nascondendo il volto. Il petto ad ogni lamento di dolore diventava sempre più opprimente come se schiacciato da quell’immenso dolore. Rimasi lì inerme per un periodo che mi sembrò un’ eternità.

 

Solo dopo aver terminato tutte le mie lacrime riuscii ad alzarmi e la prima cosa che feci fu’ dirigermi sotto la doccia. Volevo eliminare qualsiasi traccia di quel giorno dal mio corpo e dalla mente. Volevo solo dimenticare. Volevo dimenticare la strana esperienza che avevo appena passato con Jerald o come si chiama quello stalker. Non volevo mai più vederlo. Mi buttai sotto il flusso d’acqua calda cosi da far scivolare via i ricordi, e le lacrime che ancora scorrevano sul mio volto. Ma quegli occhi blu erano impossibili da dimenticare, un solo sguardo ti faceva perdere in una profonda oscurità. Per non parlare del suo volto di una bellezza quasi rara che veniva esaltata da quei capelli neri o quel bellissimo corpo, che anche se per pochi istanti avevo potuto vedere, mi erano bastati per imprimermi perfettamente il ricordo di ogni suo minimo dettaglio. Non potevo che ammettere che la sua bellezza era travolgente.

L’acqua calda continuava a scorrere sul mio corpo e mi avvolgeva dolcemente con il suo tepore riscaldandomi, era la sensazione più dolce e confortante che potessi desiderare. Chiusi gli occhi e mi abbandonai dolcemente ad essa.

Conclusa la doccia non desideravo altro che buttarmi sul letto e dormire. Non ci misi molto ad addormentarmi, ero così stanco che il mio corpo, appena toccarono le candide coperte , si abbandonarono ad esse sprofondando in un sonno profondo.

 

Quando mi risveglia il sole ormai era basso e illuminava il cielo di un arancione intenso. Feci fatica ad aprire gli occhi, gonfi per le troppe lacrime versate; ma mi feci forza dovevo superare questo piccolo ostacolo che mi si era apparso d’avanti, non ero mica tornato dalla Germania per rinchiudermi in una stanza e sprofondare della depressione. Scesi dal letto è mi diressi in bagno per lavarmi il viso e eliminare così ogni più piccolo residuo di lacrime che ancora segnava il mio volto.

Ovviamente ciò non bastava. Gli occhi arrossati e gonfi erano ancora lì a fissarmi, dal piccolo specchio tondo incorniciato, e con tristezza mi ricordavano tutto ciò che avevo dovuto sopportare negli ultimi anni. Mi appoggiai al lavabo e feci un lungo sospiro.

< Basta piangere, non ne posso più di questa mia stupida debolezza… Devo farmi forza ed andare avanti…> mi dissi con voce roca.

< …Sono tornato per ricominciare e ricomincerò… > 

Alzai di nuovo lo sguardo verso il piccolo specchio, ora quegli occhi mi guardavano con fermezza e ardenti di un nuovo inizio.

Con animo nuovo andai a prepararmi, quel giorno mi aspettava un grande incontro. Dovevo consegnare la mia tesi di dottorando così da concludere il mio ultimo percorso di studi. 

  
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