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Autore: bloop    27/11/2016    2 recensioni
Cosa succede quando Roma incontra la Romagna? E quando un turista - prendiamone ad esempio uno qualunque, chiassoso ed espansivo - si prende una cotta per una barista, ma ha solo tre settimane di tempo a disposizione da trascorrere con la sua bella?
Aggiungiamoci una piccola migliore amica intenzionata ad evitare cuori spezzati, un silenzioso migliore amico che non riesce a stare zitto davanti ad un'ingiustizia, un ragazzo fin troppo socievole e innamorato e concludiamo con una coppia di gemelli eterozigoti dotati di lingua pungente.
Ventuno cappuccini del buongiorno al Bagno Girasole basteranno ad intrecciare tutte queste vite? Scommetto che avete già intuito la risposta.
«È carino».
«Ninì...»
«Sì?»
«Vacci piano».
«Non vado proprio da nessuna parte, sto solo dicendo che è carino. Non ho intenzione di farci cose né di innamorarmi o di sposarlo o...»
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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- Come ti sconvolgo la vita in tre settimane -

 

14. Giorno dodicesimo

 

Quando la sveglia di Anita cominciò a suonare erano da poco passate le sei; uno spiraglio di luce filtrava dalle tende leggermente scostate e si andava a proiettare sul viso della ragazza, illuminandole le labbra. Sebastiano la guardava -dal momento stesso in cui lei era crollata- e sorrideva tra sé, giocando con i suoi capelli lisci e profumati. Di lì a poco lei si sarebbe svegliata e l’avrebbe trovato a fissarla e questo lo fece sentire un idiota, così decise di passare all’attacco e provare a svegliarla. Ciò accadde più o meno al terzo segno rosso che Sebastiano aveva lasciato sul ventre della ragazza.
«Buongiorno» mormorò lei, accarezzandogli la nuca.
«Buongiorno, principessa» rispose lui, sorridendo apertamente; si spostò più in su e le baciò le labbra senza timore. Non c’era imbarazzo tra di loro, ma solo una naturalezza pura e semplice, che li spingeva a baciarsi e sfiorarsi la pelle. Anita appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo e scese fino al polso, senza mai interrompere il bacio che si faceva sempre più intenso e profondo, mentre lui le sfilava lentamente le mutandine e la avvicinava a sé.
«Devi per forza lavorare?» domandò, stringendola a sé dopo aver fatto l’amore. Anita rise e nascose il viso nell’incavo del suo collo, dove lasciò un piccolo succhiotto.
«Sì, ma stasera io e Agne pensavamo di uscire. Volete venire anche tu e Leonardo?»
Sebastiano annuì, poi la fece sdraiare e si sporse su di lei, una mano sul ventre piatto e l’altra a giocare con i suoi capelli.
«Sei bellissima, Ninì» sussurrò, per poi sfiorare le sue labbra con un bacio, «Rimarrei a guardarti per ore, poi farei l’amore con te e ti guarderei di nuovo»
Anita avvampò ma non distolse mai lo sguardo da quello del ragazzo, ipnotizzata da quell’azzurro intenso e limpido e incantata dalle sue parole lusinghiere. Non sapeva se e come rispondere, non si era mai trovata a doverci pensare: le sue avventure precedenti erano sempre finite con una fuga nel mezzo della notte o, peggio ancora, avevano avuto luogo in spiaggia o a casa di amici durante una festa. Quella era la prima volta che sapeva di aver fatto l’amore con un ragazzo che la desiderava dal profondo del cuore.

L’assenza di Sebastiano era passata inosservata fino al momento in cui era entrato in camera e si era letteralmente lanciato sul letto su cui stava dormendo Elia, che scattò e lo spinse via.
«Che cazzo fai, Castelli!» sbiascicò evidentemente assonnato, spingendolo via, «Sei stato fuori tutta la notte! Allora sei andato in buca!»
Sebastiano arrossì e si grattò la nuca, sorridendo colpevolmente.
«È chiaro che sei andato in buca, hai un espressione da ebete che parla da sé! Non vedo l’ora di assistere alla reazione degli altri! Daje Castelli!», gli diede una pacca sulla spalla e gli lanciò il cuscino sulla faccia, «Fatti una doccia, fra poco si va in spiaggia»
Con un gemito si sdraiò sul pavimento a braccia larghe, «Sono troppo stanco per alzarmi»
Elia lo guardò con un’espressione mista fra il perplesso e il sorpreso, «Addirittura?», rise e si alzò stiracchiandosi ed incamminandosi verso la sua valigia, «Daje, Leo e Villa ci aspettano fra mezz’ora in corridoio», afferrò il costume e un asciugamano, poi uscì dalla porta lasciando Sebastiano ancora a terra.
Fissava il soffitto e sorrideva, mentre ripensava a quello che era successo con Anita, al bacio che si erano scambiati prima di salutarsi e al fatto che di lì a poco si sarebbero rivisti. Lei sarebbe stata in imbarazzo? Si sarebbe allontanata da lui oppure al contrario, non sarebbe più riuscita a fare a meno di lui? Sorrise amaramente e contò sulle dita i giorni che mancavano alla sua partenza per Roma: dieci giorni e tutto sarebbe finito. Una fitta di ansia gli prese lo stomaco e si tirò a sedere, scompigliandosi i capelli e sbuffando pesantemente, poi si alzò in piedi e si tolse la maglietta avvicinandosi alla sua valigia incasinata.
Quando tutta la compagnia si trovò nel corridoio, nessuno si risparmiò di fare battute e domande a Sebastiano, che non riusciva a togliersi il sorriso ebete dal viso e il rossore non sembrava voler lasciare le sue guance. Sembrava a strano a tutti che proprio lui si fosse fatto la ragazza durante quella vacanza e in così breve tempo. A Roma non aveva mai combinato niente di buono e le sue storie erano sempre naufragate alla stessa velocità con cui quella con Anita era decollata. Che fosse la volta buona nessuno poteva dirlo, però, perché Seba non si era mai trovato a dover vivere una storia a distanza, poi ci sarebbero stati i ritmi della vita normale, il lavoro, l’università e la famiglia a riempire ogni spazio della giornata. Leonardo studiava il comportamento del suo amico e cercava di cogliere ogni emozione che distorceva il suo viso.
«Ieri sera ho baciato Angese» gli disse, mentre camminavano lungo il marciapiede verso la spiaggia. Non sapeva se era il momento giusto per dirgli una cosa così delicata, ma non riusciva a resistere alla tentazione e aveva assolutamente bisogno di parlarne con qualcuno che non fosse Tommaso, che era certo l’avrebbe preso in giro fino allo sfinimento.
«Davvero? E me lo dici così, canaglia?!», gli sferrò un pugno sul braccio e lo guardò ad occhi spalancati, «Sei un infame! Hai lasciato che gli altri mi sfottessero per essere andato a letto con Anita e tu hai baciato Agnese! Sei uno stronzo, amico di gomma»
«Non esagerare, Castelli», rise, «Io l’ho baciata, tu ci hai scopato!», lo guardò con un ghigno soddisfatto.
Sebastiano arrossì vistosamente, «Abbiamo fatto l’amore, non era solo una scopata» ammise, ficcando le mani nelle tasche dei bermuda da spiaggia, «E’ stupido, vero? Magari per lei non era amore, per lei era solo una scopata. E se non volesse più vedermi?», si voltò verso il suo amico che lo guardava sconvolto.
«Ma che sei scemo? Non farte prende dal panico adesso, daje», gli diede una pacca sulla spalla facendolo barcollare, «Stravede per te, come fai a pensare che volesse solo scopare? E’ Ninì, non Villa», ridacchiò e si fermò sul posto, vedendo Agnese che legava la bicicletta alla rastrelliera di fronte al Bagno Girasole. Sebastiano lo guardò e gli circondò il collo con un braccio, scompigliandogli i capelli e trascinandolo verso la ragazza.
«Buongiorno, Giulietta, Romeo stamattina si è svegliato con la lingua annodata!», rise forte e liberò Leonardo dalla presa esattamente davanti alla ragazza, che alzò lo sguardo e sorrise apertamente.
«Ciao Seba!», si tirò su e prese la borsa dal cestino della bici, poi guardò Leonardo e sorrise timidamente.
«Vado a salutare Ninì, ci vediamo dopo» si congedò Sebastiano, lasciando gli altri due da soli. Il ragazzo fece un passo avanti, poi si rese conto che la bicicletta si frapponeva a loro, così ridacchiò e ci girò intorno, fronteggiando finalmente Agnese, che lo guardò dal basso.
«Dormito bene?» le chiese con il sorriso sulle labbra, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La trovava adorabilmente dolce, con gli occhi lucidi dalla stanchezza e le guance velate di rosso. Amava farla arrossire, perché di solito succedeva a lui di essere in imbarazzo, ma con lei no, con lei si sentiva sicuro di sé e dei suoi sentimenti.
«Poco, ma decisamente bene» rispose lei, ridacchiando e mordendosi il labbro inferiore. Stava aspettando il momento in cui lui l’avrebbe baciata e lo stava aspettando dal momento stesso in cui quella notte si era chiusa il portone alle spalle, ma il fatto che il quel momento si trattenesse le faceva sentire le farfalle nello stomaco. Sbuffò un sorriso e si alzò sulle punte dei piedi, facendo scontrare i loro nasi. A quel punto lui le fasciò i fianchi con entrambe le braccia e la baciò dolcemente, provando di nuovo tutte quelle emozioni che aveva sentito la sera precedente. Gioia, passione, calore, paura, sorpresa. Quando si separarono non c‘era imbarazzo ma solo naturalezza tra di loro, come se fossero sempre stati insieme; così Leo prese la borsa di Agnese e se la mise in spalla, poi afferrò la sua mano e si incamminarono verso lo stabilimento.
«Vuoi fermarti a prendere il cappuccino?» le chiese, lasciandole poi un bacio sulla guancia. Sapeva che avrebbe risposto di sì, anche perché immaginava che le due amiche avrebbero avuto molte cose da raccontarsi.
Agnese annuì e gli diede un bacio sulla guancia, poi ridacchiò e corse verso il bar.
«Ti aspetto all’ombrellone!» riuscì a dirle in tempo prima che lei sparisse all’interno del locale. Scrollò la testa sorridendo e si incamminò lungo la passerella.
Quando Agnese entrò nel bar incontrò subito lo sguardo e il sorriso raggiante della sua amica.
«Devo raccontarti un sacco di cose!» disse con slancio, appollaiandosi sul solito sgabello.
«Anche io!» rispose Anita, mordendosi poi il labbro inferiore e arrossendo, «Cappuccino?»
«Sì, grazie. Comincio io! Mi ha baciata! Ieri sera mi ha chiamata e ci siamo visti giù al canale, poi abbiamo passeggiato avanti e indietro…e non so come, ma ci siamo baciati ed è stato tutto perfetto» cominciò, accompagnando le parole a frenetici gesti delle mani. Anita sorrideva come mai prima, vedendo la sua amica in quello stato si esaltazione che la rendeva dannatamente logorroica, mentre le raccontava per filo e per segno animata probabilmente dalle stesse emozioni che provava lei quando pensava a Sebastiano.
«Ho fatto l’amore con Sebastiano» disse a bruciapelo, senza nemmeno pensare alle parole da usare, magari per essere meno diretta e sfacciata. Agnese si zittì e la guardò con la bocca spalancata e la frase troncata a metà.
«Come scusa?»
Anita avvampò e boccheggiò, poi si schiarì la voce e abbassò lo sguardo sul cappuccino che stava preparando, «Io e Seba abbiamo fatto l’amore stanotte. Più volte. E anche stamattina» le raccontò.
«Non voglio sapere quante volte l’avete fatto!» squittì Agnese, nascondendo il viso tra le mani, «Sei sicura che sia la cosa giusta? Non è troppo presto?»
Anita sbuffò seccata e appoggiò la tazza sul piattino di fronte all’amica, «Se anche fosse stato troppo presto, ormai è andata così. Vorrei che ogni tanto tu fossi felice per me, perché mi sono finalmente fidata di un ragazzo che mi ama», si mise a sistemare le tazzine sulla mensola, mordendosi il labbro inferiore per non piangere. La verità era che detestava discutere con Agnese ed era tremendamente felice per quello che era successo tra lei e Leonardo, specie perché la sua amica non sembrava essersi mai ripresa dalla fine della storia con Davide; ma allo stesso tempo aveva bisogno del sostegno della sua amica, perché aveva paura di quello che sarebbe successo da quel giorno e soprattutto di come sarebbero andate le cose dopo la partenza di Sebastiano. Il silenzio che si era creato tra di loro la stava logorando, ma non aveva il coraggio di voltarsi e affrontare Agnese.
Dal canto suo, Agnese era dispiaciuta di aver offeso la sua migliore amica, ma non sapeva come fare a rimediare, né tanto meno cosa dire. Fortunatamente non ce ne fu bisogno, perché proprio in quel momento entrarono nel bar Michele e Giovanni, che chiacchieravano a voce alta e ridevano come vecchi amici.
«Ciao Ninì» la salutò Giovanni, appoggiandosi al bancone, «Mi fai un caffè?»
Agnese finì di bere il suo cappuccino e si allontanò in silenzio, incamminandosi a testa bassa lungo la passerella per raggiungere Leonardo all’ombrellone. Anita la seguì con lo sguardo, mentre la tazzina che stava appoggiando sul piattino le scivolò di mano e il caffè si rovesciò direttamente sui pantaloni di Giovanni, che balzò in piedi.
«Scusami!», Anita si portò una mano alla bocca, poi afferrò uno strofinaccio e corse dall’altra parte del bancone e non esitò ad asciugare la macchia fatta sui panni del suo amico.
«Ninì, non importa, davvero» disse lui, allontanandosi e ridendo, «Sei sempre la solita distratta. Cosa succede?», la guardò fisso negli occhi talmente intensamente che lei fu costretta ad abbassare lo sguardo.
«Ho fatto l’amore con Sebastiano ed è stata la cosa più bella che mi sia capitata da quando Lorenzo mi-» si interruppe e guardò in alto, ricacciando indietro le lacrime, poi prese un respiro profondo, «E’ stato meraviglioso, ma Agnese mi ha chiesto se non fosse troppo presto e io non so più se sia stata una scelta saggia oppure no»
Michele guardava la sua collega con uno sguardo misto fra lo scocciato e l’intenerito, ma l’ingresso di un cliente attirò la sua attenzione e diede ad Anita il permesso di allontanarsi per riprendersi e tornare al lavoro serena e tranquilla. Anita annuì e si spostò sul balcone del bagno, seguita da Giovanni, che non era ancora riuscito a proferire parola. Presero posto sul dondolo ancora in silenzio, poi il ragazzo tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne offrì una alla sua amica, che la prese lentamente ed aspettò che lui l’accendesse. Dopo qualche tiro in perfetto silenzio, lei riprese a parlare scrutando l’orizzonte terso.
«Io sono davvero felice quando sono con lui» mormorò. Giovanni soffiò un sorriso e scrollò la cenere dalla sua sigaretta.
«Non pensare che non si veda. Anche Agnese lo sa, ma ha paura che tu soffra di nuovo»
«Sebastiano non mi farà soffrire» disse sicura e subito cercò con lo sguardo l’ombrellone che avevano noleggiato i romani. Vide la chioma riccia di Elia allontanarsi lungo la passerella seguito da Elisabetta, Tommaso e Agnese, ma non c’era traccia visibile di Sebastiano né di Leonardo. Sospirò e diede un altro tiro di sigaretta, poi abbassò lo sguardo sui suoi piedi, traballando nervosamente una gamba.
«Ninì» sussurrò Giovanni, appoggiando una mano sul ginocchio in movimento della sua amica, «Rilassati» continuò con voce calma; l’ultima cosa che voleva era che la sua migliore amica avesse una crisi di panico sul tetto del bar dove lavorava.
«Cosa faccio se mi lascia prima di tornare a Roma?»
Ci furono istanti di silenzio, durante i quali gli occhi di Anita, puntati ora sull’orizzonte, si erano riempiti di lacrime, mentre le labbra di Giovanni si erano serrate in un’espressione tesa e contrariata. Dov’era finita tutta la sicurezza di poco prima? Che ne era di quella Ninì piena di gioia e di determinazione? Le ombre del passato stavano riaffiorando e gli artigli della sofferenza che aveva patito erano tornati a graffiarle il cuore e l’anima.
«Ninì, guardami» disse con voce ferma, prendendo il viso dell’amica tra le mani e costringendola a voltarsi verso di lui, «Guardami» ripeté, cercando di calamitare lo sguardo della ragazza.
Anita si mordeva il labbro inferiore con forza e cercava in ogni modo di non guardare Giovanni. Sarebbe crollata, lo sapeva. Non era così forte da resistere a quello sconvolgimento emotivo, non sarebbe stata in grado di controllare le lacrime e non c’era cosa che Anita Paraboschi odiasse più di piangere davanti a qualcuno. Odiava piangere anche davanti allo specchio, figuriamoci farlo con Giovanni lì, a fissarla con quegli occhi magnetici e l’espressione preoccupata.
«Vieni qui» mormorò lui, stringendola forte in un abbraccio e lasciando che lei si riparasse contro il suo petto, mentre i singhiozzi cominciavano a scrollare il suo corpo. Con lo sguardo cercò Agnese fra la gente che occupava il bagnoasciuga, ma ovviamente non riuscì a trovare la sua figura esile. Sospirò e strinse ancora di più Anita a sé. Voleva proteggerla, avrebbe voluto evitarle qualsiasi tipo di delusione e sofferenza, ma sapeva che non sarebbe stato possibile.

A qualche metro di distanza Sebastiano e Leonardo erano sdraiati su due lettini e sorridevano spensierati, ognuno immerso nelle proprie congetture.
«Sarà difficile tornare a Roma» disse Leonardo, rompendo così il silenzio sereno che c’era tra di loro. Sebastiano sospirò e si voltò a guardare l’amico.
«Non farmici pensare, Leo», sbuffò e si mise a sedere, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e prendendosi la testa fra le mani, «Sarà una tortura»
Proprio in quel momento Agnese tornò all’ombrellone e si avvolse nel suo telo, andandosi poi a sedere vicino a Leonardo, che le rivolse un sorriso dolce di bentornato.
«Ciao» disse lei, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia e accoccolandosi contro il suo petto, facendosi così abbracciare da lui, «Vi ho interrotti?» chiese, guardando Sebastiano con il viso ancora nascosto fra le mani.
«No, tranquilla, stavamo solo chiacchierando», le baciò la testa, «Com’è l’acqua?»
«Fantastica! È pulita e della temperatura giusta»
Sebastiano si alzò di scatto e sbuffò, poi cominciò a guardarsi intorno senza però cercare davvero qualcosa. Leonardo lo guardava con la fronte aggrottata, mentre Agnese provava a seguire lo sguardo del ragazzo. Si sentiva turbato, come se stesse succedendo qualcosa a lui o a qualcuno di vicino a lui, come se avvertisse un senso di pericolo nell’aria. Senza proferire parola imboccò la passerella e si diresse a lunghi passi verso il bar, dove sperava di trovare Anita e poter così appurarsi del fatto che lei stesse bene. Quando però giunse sulla soglia del locale, vide solo Michele dietro al bancone e nessuna traccia della sua ragazza, così si voltò a perlustrare lo spazio esterno, ma nemmeno lì c’era. Sospirò pesantemente e mentre stava per tornare sui suoi passi, Anita comparve dalle scale che portavano al tetto in compagnia di Giovanni. Sentì l’impulso di chiederle spiegazioni, ma gli bastò incrociare il suo sguardo per capire che qualcosa non andava e che non aveva a che vedere con Giovanni. La raggiunse lentamente e aspettò che il ragazzo gli passasse accanto, seguendolo con lo sguardo finché non entrò nel bar. Le dita esili di Anita cercarono e trovarono le sue e lui spostò la sua attenzione su di lei, quindi ricambiò la stretta di mano e le rivolse un sorriso che sperava fosse il più naturale possibile, anche se dentro di lui lo stomaco si stava chiudendo.
«Mi chiedevo come stessi» mormorò, avvicinandosi di un passo alla ragazza, ancora immobile sull’ultimo gradino della scala.
«Sto bene, sono solo…confusa» ammise, abbassando gli occhi.
«Ha qualcosa a che vedere con quello che è successo ieri sera?», aveva paura di sentire la sua risposta, aveva paura che lei si fosse pentita di aver fatto l’amore.
«Sì, ma non nella maniera che credi. Fare l’amore con te è stata la scelta migliore che io abbia mai preso da qualche anno a questa parte, ma non so se…non so se questo basterà a non far finire tutto», prese un respiro profondo e guardò Sebastiano dritto negli occhi, «Io voglio stare con te, voglio essere la tua ragazza anche quando sarai a Roma. Non posso pensare di essere stata un amore estivo»
«Tu non sei un amore estivo, Ninì», la afferrò per i fianchi e la fece avvicinare, poi appoggiò la fronte a quella della ragazza, «Non sei solo un amore estivo» sussurrò, per poi baciarla teneramente. Anita sorrise sulle sue labbra e gli circondò il collo con entrambe le braccia, rispondendo al bacio con trasporto.
Mancavano nove giorni alla fine di quella vacanza, ma a Sebastiano poco importava perché Ninì lo stava baciando come qualche ora prima a letto e questo gli rendeva impossibile pensare a qualsiasi cosa che non fossero quelle labbra morbide e quelle mani fra i capelli. 


Bloop's corner
Mi rendo conto che sia passata un'era geologica dall'ultimo aggiornamento e vi chiedo umilmente perdono. E' stato un anno molto intenso (mercoledì scorso mi sono laureata, yay!) e non ho avuto modo di mettermi avanti con i capitoli, quindi quello che vedete è l'ultimo capitolo che ho scritto e l'ho appena finito! Spero che ci sia ancora qualcuno che ha voglia di leggerla e soprattutto spero che non vi siate dimenticati di questa storia. Spero di riuscire a scrivere e pubblicare il prossimo capitolo a breve e ripagarvi così dell'infinita pazienza nei miei confronti. 
Alla prossima, allora!
M

 

   
 
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