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Autore: _Sherazade_    27/11/2016    5 recensioni
"Non fidarti mai dell'uomo", le dicevano sempre i suoi genitori, "sono esseri crudeli e malvagi".
Lei lo sapeva che non avrebbe mai dovuto avvicinarsi a loro, ma lo ha fatto, e ha segnato così il suo destino.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Christa


 
 “La gioia non ha argomenti; la tristezza ne possiede innumerevoli.
Ed è ciò che la rende così terribile e ci impedisce di guarirne” (Cioran)



Christa nuotò con aria triste verso il fondo della grande vasca, mentre gli addetti fecero sgomberare gli spalti. Anche quel giorno erano accorsi moltissimi visitatori, e Christa sapeva che ne sarebbero arrivati ancora altri prima del calar del sole.
Era così tutti i giorni: dall'apertura del parco, fino alla sua chiusura, si susseguiva una grande folla nell'arena per seguire gli spettacoli, o nell'area sottostante per vederla nuotare sott'acqua. Christa non sopportava più quel gran chiasso che facevano i bambini e anche certi adulti o il doversi esibire per il loro divertimento; ma, soprattutto, lei non sopportava più di sentirsi prigioniera.
“Ah, se avessi dato retta alle mie sorelle e ai miei genitori”, pensò lei, sentendo gli occhi che cominciavano a bruciarle. “Se non fossi stata così sciocca da fidarmi di lui, a quest'ora sarei libera, tra le braccia amorevoli della mia famiglia... e invece sono costretta a starmene qui: rinchiusa in questa cella trasparente, obbligata a fare degli stupidi giochetti per intrattenere gli umani”.
Christa uscì dall'acqua sedendosi al limite di quella spiaggia artificiale, dove di solito stava lui, Robert, l'uomo che l'aveva tratta in inganno e strappata al suo amato mare.
“Se solo non ti avessi salvato... Se solo non mi fossi innamorata di te” Pensò lei, non riuscendo più a trattenere le lacrime. Sapendo che nessuno sarebbe entrato nell'arena ancora per un po', Christa poté sfogarsi. Aveva pianto spesso all'inizio, implorato per la propria liberazione, ma Robert aveva sempre trovato un modo per sviare il discorso. Ogni volta cercava di persuaderla a rimanere, dicendole che la sua partenza avrebbe lasciato un enorme vuoto nel suo cuore, o che quello sarebbe stato l'ultimo spettacolo. Robert sapeva essere molto persuasivo, ma Christa era diventata immune a quel fascino che troppe volte l'aveva ingannata. Dopo tutti quei mesi di finte promesse, lui non le mentiva neanche più, non serviva: Christa era oramai rassegnata alla sua nuova condizione di attrazione di quel parco acquatico.
Con gli occhi chiusi e una muta preghiera al cielo e al mare, Christa ripensò alla sua famiglia, chiedendosi se l'avessero cercata, se sapessero dove fosse o che cosa le fosse capitato. Ogni sera, prima di addormentarsi, ripensava a suo padre e a sua madre, che l'avevano sempre amata e protetta, ripensava alle sue sorelle, con le quali aveva condiviso tanti giochi e risate... ogni volta che li pensava, sentiva il suo cuore spezzarsi, la gola farsi sempre più secca e stretta. Le mancavano più di ogni altra cosa al mondo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di poterli riabbracciare, pur di poterli vedere una sola volta.
La giovane si accarezzò i lunghi capelli ondulati, soffermandosi sulla stella marina decorata di preziose perle dalle tonalità bluastre che usava come fermaglio, dono di suo padre per il suo sedicesimo compleanno.
Christa aveva maledetto molte volte quel giorno, perché aveva segnato per sempre la sua vita. Un giorno di gioia e di divertimenti si era trasformato poi nel peggiore dei suoi incubi, inghiottendola in un limbo dal quale non c'era modo di uscirne.
Era stata strappata con furbizia dalla sua casa e dalla sua famiglia, e la cosa peggiore era che la causa di tutto era stata la sua stessa ingenuità. Eppure lo sapeva che non ci si poteva fidare degli umani.



Era già passato quasi un anno da quello sventurato giorno d'estate. Faceva caldo anche nelle profondità marine, ma a Christa importava solo una cosa: quella sera avrebbe potuto risalire in superficie tutta da sola. Non era certo la prima volta che ammirava le bellezze del mondo secco, ma non le era mai stato accordato di poter nuotare da sola in quei luoghi. Compiendo sedici anni sarebbe diventata un'adulta a tutti gli effetti e, per questo, avrebbe potuto fare tutto quello che desiderava.
Sua madre l'aveva avvisata più volte: «Mi raccomando, mia dolce Christa, fai molta attenzione agli umani. Non devi mai farti scorgere da loro, per nessuna ragione.»
Suo padre non era stato da meno: «Quelle creature possono essere molto crudeli, mia adorata figliola. L'uomo è così orribile che non solo ferisce gli altri animali, ma si rivolta persino verso i suoi stessi simili... Non oso immaginare che cosa ne farebbero di noi se scoprissero della nostra esistenza.»
Christa aveva sempre pensato che i suoi genitori esagerassero coi loro avvertimenti, ma non voleva discutere i loro ordini, e per questo promise solennemente che sarebbe stata molto attenta.
Quando la notte calò, Christa nuotò felice verso la superficie, col cuore che batteva veloce come non mai per l'emozione. Non appena la sua testa bucò la superficie, lei alzò gli occhi, osservando il cielo stellato che non le era mai parso così meraviglioso e splendente. Era così felice che pianse per quell'incontenibile gioia.



Nuotò per ore sotto quelle stelle brillanti, aspettando con ansia il momento in cui il cielo si sarebbe rischiarato grazie al caldo sole che avrebbe portato con sé il nuovo giorno. Christa si stava godendo quei momenti, galleggiando serena a pelo dell'acqua, quando vide in lontananza una barca che se ne stava andando alla deriva senza alcun controllo.
Nonostante gli avvertimenti dei genitori, nonostante lei sapesse che non avrebbe dovuto avvicinarsi, dato che c'era il rischio che vi fosse un umano a bordo, la curiosità fu tale che Christa dimenticò i saggi consigli e si avvicinò.
Guardò con cautela al suo interno e vi trovò un affascinante giovane che dormiva placidamente. Lei sussultò per lo spavento, ma anche per la strana sensazione che aveva provato nel petto. Christa era sì preoccupata che il ragazzo potesse vederla, ma era anche allarmata nel constatare che lui riuscisse a dormire nonostante le forti onde che scuotevano la barca. Il suo sguardo ricadde così sulle tante bottiglie sparse per la piccola imbarcazione. Ne prese una, ma non fece neanche tempo a portarsela al naso che la lasciò ricadere: aveva un odore nauseante, tanto che le cominciò a vorticare la testa. Le pareva di essere quasi sul punto di svenire.
“Se ha bevuto tutta questa robaccia, sfido che non riesca più a svegliarsi... Devo però riportarlo a riva: là potranno prendersi cura di lui”, pensò la sirena delle terre del nord. Lo avrebbe riportato lungo la costa, cercando un'area un po' nascosta. Avrebbe fatto in fretta e nessuno si sarebbe accorto di lei, non avrebbe corso alcun pericolo, non era così sbadata da farsi vedere. Lei credeva di fare una cosa giusta e buona, prendendo le dovute precauzioni, ma la verità era molto più amara di quanto lei non avrebbe mai potuto immaginare.



Non appena scorse la striscia di terra, la sirena esultò, nuotando ancora più veloce per poter salvare il bel ragazzo. Raggiunse in fretta un'area isolata e lasciò arenare la barca. Prima di tornare al largo, gli diede un ultimo sguardo, sussurrandogli che tutto sarebbe andato bene. Lei sorrise nel fare questo ma, quando fece per voltarsi, il ragazzo le afferrò un braccio.
Christa lo fissò terrorizzata, ma lui sorrise benevolo, guardandola con dolcezza e gratitudine.
« Lo so che sei stata tu a salvarmi: ricordo bene di essere scivolato nella barca e che questa si è allontanata sempre più dalla riva. Ero talmente sbronzo che non ebbi la forza di fare nulla, son crollato subito.» disse lui imbarazzato. «Non devi aver paura di me. Io ti devo la vita.» continuò lui, ma Christa lo fissò disorientata. Lei non capiva il suo linguaggio, ma intuì che non voleva spaventarla, non aveva cattive intenzioni. Lui le era grato, lei lo lesse nei suoi meravigliosi occhi blu, blu come il profondo oceano. La sirena non credeva possibile che un umano potesse avere occhi di quel meraviglioso colore, e ne rimase subito affascinata.
Lui le prese la mano, portandosela delicatamente alla bocca e la baciò con dolcezza. La sirena la ritrasse immediatamente per l'imbarazzo, tremante e sconvolta da un gesto così strano, così... intimo, per lei.
Il ragazzo sorrise, si toccò il petto e disse: «Robert.» Christa capì che quello era il suo nome, così lo imitò, rivelandogli il proprio.
«È molto bello!» a gesti e in modi goffi, i due riuscirono a comunicare e passarono parecchie ore in compagnia l'uno dell'altra. Christa lo salutò, e l'espressione triste di lui le fece prendere una decisione: sarebbe ritornata per vederlo.
Giorno dopo giorno, Christa e Robert si incontrarono in quella spiaggia, ad ogni sorgere del sole. Robert le insegnò il linguaggio umano e Christa gli portò in dono delle preziose risorse marine o gioielli andati perduti nei secoli dalle navi che avevano solcato quelle stesse acque. Lui era molto dolce e affabile, la trattava sempre con ogni premura e il suo fascino era tale che Christa non poté fare a meno di innamorarsi di lui. Nessuno l'aveva mai trattata in quella maniera.
Christa avrebbe voluto parlare alla famiglia di quello che le stava accadendo, ma sapeva che i genitori non si sarebbero limitatati al metterla in guardia: le avrebbero espressamente vietato di vederlo. Non volendo litigare con loro e, soprattutto, dar loro un grande dispiacere e delle preoccupazioni inutili, la sirena tenne per sé quel piccolo segreto, non potendo immaginare quelli che erano i progetti di Robert.



Arrivò però il giorno in cui Robert cominciò a chiederle qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare: le chiese di farsi vedere anche da altre persone, ma la sirena, nonostante l'amore che provava per il giovane, aveva ancora paura del mondo umano e per questo rifiutò. E rifiutò anche i giorni successivi, fino a che il ragazzo non fece leva sul suo tenero cuore, inventando una bugia tale che la giovane non poté tirarsi indietro.



Con cuore affranto, lui le aveva detto che sua nonna stava molto male. Era stata colpita da una terribile malattia già da qualche anno, ma la cosa sembrava essere sotto controllo. Quel giorno però, dopo l'ennesima visita di routine, i medici avevano rivelato alla famiglia che la situazione stava peggiorando e che le rimaneva solo poco tempo da vivere. Robert rivelò a Christa di essere cresciuto con lei da piccolo, a causa dei tanti impegni di lavoro dei genitori. Quando era piccolo, l'anziana donna gli raccontava storie e leggende di tutto il mondo, ma quelle che preferiva erano quelle sulle sirene. La donna era sempre stata affascinata da quella figura mitologica e lui avrebbe voluto poterle fare un dono prima che essa lo lasciasse.
Christa era commossa e, con le lacrime agli occhi, acconsentì ad un incontro, a patto però che non la vedesse nessun altro. Robert le disse allora dove farsi trovare, promettendole che non le avrebbe rubato molto tempo e che la sua cara nonnina, sarebbe stata felice per il solo fatto di sapere che lei esisteva.
Christa si fece trovare nel luogo dove Robert le aveva detto di farsi trovare, ma la giovane, nonostante fosse stata puntuale, non li vide. Lui non era mai arrivato tardi ai loro appuntamenti, e questo la fece preoccupare.
Passarono parecchi minuti, e del suo amato e delle nonnina non vi era traccia. Christa era sempre più sconsolata e triste, quando sentì dei passi dietro di sé: era Robert, lei lo sapeva, e non era solo. Ma, in sua compagnia, non c'era la donna che lo aveva cresciuto ma dei ragazzi che, seguendo l'ordine di Robert, la presero e la issarono con forza fuori dall'acqua. La povera Christa era spaventatissima: non solo altre persone avevano saputo della sua esistenza, ma il bel ragazzo dagli occhi azzurri sembrava averla ingannata.
«Non avere paura... è stato fatto tutto per te. Per farti stare a tuo agio.» Christa non capiva cosa stesse accadendo: una parte di lei aveva cominciato a dubitare di Robert. Lei gli aveva detto che non voleva avere contatti con altri umani, ma aveva acconsentito a incontrare sua nonna perché stava male. Aveva acconsentito per vedere unicamente lei, ma lei non c'era. Christa era spaventata e disorientata, non capiva se Robert si era rivelato un essere umano bugiardo o se invece c'era qualcosa sotto. Lui era pur sempre il suo Robert, e se lui aveva tradito la sua fiducia, doveva per forza esserci un buon motivo. Lei non riusciva ad odiarlo per ciò che aveva fatto, e continuava a cercare una spiegazione valida per quello strano comportamento.
Lui le chiese di tuffarsi nell'acqua fresca che riempiva la grande vasca, ma qualcosa in lei le disse di non farlo: quell'acqua aveva uno strano odore, e a lei non piaceva per niente. Robert la incitò ancora e ,mossa dal suo grande amore per lui, immerse solo un po' la coda per sentire come fosse e la ritrasse immediatamente, lanciando grida disperate.
Il solo tocco con quell'acqua maleodorante, l'aveva fatta bruciare. Le sue belle squame si erano ingrigite, la sua povera coda le faceva molto male.
Robert e gli altri uomini confabularono e, dopo poco, lui la fece condurre in una vasca più piccola, dove l'acqua aveva invece il solito profumo.
«Mi dispiace, non sapevo che l'acqua dolce avesse quest'effetto su di te. Ti fa tanto male?» Christa annuì, ma gli assicurò che il dolore se ne sarebbe andato via molto presto: la coda stava già guarendo.
Lei gli chiese allora di sua nonna, e lui le disse che era stata male quella mattina ma che sarebbe arrivata più tardi, ma non era vero. Christa realizzò ben presto che tutto il suo amore era stata una crudele illusione e che Robert la voleva unicamente sfruttare.
Inizialmente, lei acconsentì ad aiutarlo, credendo all'ennesima bugia, ma quella che doveva essere un'unica volta, un unico spettacolo, divenne presto quell'odiosa routine.
Ogni giorno gli istruttori del parco la svegliavano e le chiedevano di fare delle cose, di saltare in degli strani cerchi luccicanti o di sedersi su dei massi e di cantare. All'inizio non voleva, ma Robert riuscì a convincerla a farlo. Le aveva chiesto di allenarsi e di fare per lui e alcune persone uno spettacolo, mostrando a tutti quanto fosse brava. Christa non era molto convinta di volerlo fare, ma lui sembrava così triste e bisognoso del suo aiuto che cedette.
Lo spettacolo andò bene e le grida festanti delle persone fecero gioire la stessa sirena ma, quando lei chiese di poter tornare a casa dalla sua famiglia, Robert le chiese di rimanere ancora qualche giorno. E quei pochi giorni divennero settimane, e le settimane divennero mesi...
Il suo cuore si fece sempre più triste e pesante, cominciò a non cantare più, a non parlare più, a chiudersi sempre di più in se stessa. Era diventata prigioniera di Robert e di quell'amore ingenuo che l'aveva portata alla rovina.
Christa non credeva che tutti gli esseri umani fossero cattivi e bugiardi: aveva visto più di una persona guardarla con pietà e tristezza e un giorno le parve addirittura di sentire delle persone litigare con Robert per lei. Aveva sentito una donna gridare contro di lui, e la sirena aveva capito che il motivo di tale litigio era la sua stessa incarcerazione nel grande parco.
Erano passati alcuni mesi da quell'episodio, e dato che non era accaduto nulla, Robert l'aveva avuta vinta, e la sua prigionia non avrebbe mai avuto fine.



Christa era sempre più disperata e sconsolata, rassegnata a quella vita di schiavitù nella quale vi si era tuffata spontaneamente. Maledisse se stessa per essere stata così ingenua e fu allora che li notò: nascosti dietro al grande masso della spiaggia, vi erano i pulsanti che aveva visto premere tante volte agli addetti del parco.
Capitava un paio di giorni a settimana in cui lei doveva lasciare lo spazio ad altre creature che si esibivano per gli umani, e la vasca veniva svuotata e riempita dall'acqua maleodorante.
La sirena allora prese quella che sarebbe stata la sua più grande e difficile delle decisioni. Se l'avesse davvero fatto, non avrebbe più potuto tornare indietro...
Christa si guardò attorno, alzò gli occhi al cielo, consapevole e sicura di sé, fece prima svuotare la vasca e poi premette il pulsante per riempirla di nuovo ma con quel liquido letale.
La sirena chiuse gli occhi cercando di pensare a tutti i ricordi più belli a cui poteva attingere. Da molto tempo aveva capito che Robert non le avrebbe mai più restituito la libertà; lei non sapeva molte cose sul mondo degli umani, ma aveva capito che era importante per lui quel parco, perché gli offriva un certo prestigio nel suo mondo. Lei sapeva anche che il suo era stato un amore a senso unico e che lui non l'aveva mai amata, neanche per un minuto. Per lui, lei era stata solo una fonte di guadagno, null'altro.
Christa non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia; affidò così al vento la sua voce, il suo canto, sperando che esso riuscisse a raggiungere i suoi cari.
Lei tremava come una foglia, sapendo bene ciò che l'attendeva, ma sorrise, perché quella scelta l'avrebbe resa libera. Christa si gettò proprio nel momento in cui Robert arrivò nell'arena, attirato dal canto della sirena che non udiva più da tanto tempo, e il suo corpo, inghiottito dalle acque, si dissolse per sempre.


 
  
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