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Autore: Eneri_Mess    28/11/2016    2 recensioni
Per la challenge "The things you said"
1) ... over the phone: Sawamura risentì, come un brivido lungo la schiena, lo stesso spiacevole nervosismo che lo aveva tormentato finché non si era deciso a fare il numero del compagno. [DaiSuga]
2) ... when you thought I was asleep: « Io non voglio vederti giocare dallo schermo di una tv. Non voglio fare il tifo per te. Non ho proprio alcuna intenzione di ammettere che sei meglio di me perché qualche squadra forte ti chiederà di unirti a loro » [KageHina]
3) ... under the stars and in the grass: « Tra meno di tre mesi sarò maggiorenne » ma la nonchalance si mischiò a un tono capriccioso. [IwaOi] [Age Gap]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Koushi Sugawara, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Challenge: “Things you said”
Prompt: 4) things you said over the phone
N° parole: 1.113
Avvertimenti: un po’ spoiler? Vaghi riferimenti al finale della terza stagione.
 
 
Richiesta e dedicata a Schecter
 
 

“Pronto?”
“Oh… signora Sugawara”
“Ciao Daichi! Koushi arriva subito, sta finendo di sistemare la cucina. Mi ha avvertito che avresti chiamato - e ridacchiò di una breve risata familiare alle orecchie del capitano del Karasuno, con una nota di chi la sa lunga identica a quella del suo setter, che lo imbarazzò più del sapere che la sua telefonata era stata prevista - come stai tesoro? Hai avuto un piccolo incidente, eh?”
“Sì signora” rispose automaticamente. “Sto bene, nulla di grave, grazie… Lei sta meglio?”
“Non mollo” nonostante la malattia, trapelava dell’invidiabile serenità. “Koushi mi ha raccontato che domani giocherete una partita importante… e poi andrete alle Nazionali. In bocca al lupo!”
Sawamura risentì, come un brivido lungo la schiena, lo stesso spiacevole nervosismo che lo aveva tormentato finché non si era deciso a fare il numero del compagno. Tuttavia, da come l’aveva messa alla madre, l’alzatore prendeva la partita contro la Shiratorizawa molto positivamente, proiettandoli già a Tokyo.
“Oh, ecco Koushi! Buonanotte caro, non preoccuparti per domani, andrete alla grande, ne sono certa”
“Buonanotte signora…”
Daichi rimase in linea, ascoltando l’alzatore scambiare qualche parola con la madre. Udì lo schiocco leggero di un bacio, una porta che si chiudeva e poi un respiro profondo.
“Ehi”
“Ehi…”
Sawamura trovò necessario cambiare posizione nel letto. Le molle cigolarono sotto di lui, come un coro alla sua ansia malcelata. Era consapevole che fingere con Koushi era sia inutile che stupido, perciò si ritrovò impacciato a continuare. “Tua madre sembra stare meglio” se ne uscì con la prima cosa che gli passò in mente, cercando di capire dove fosse finita la pura normalità nel suo tono e soprattutto tre quarti dei suoi pensieri.
“Le ultime analisi dicono di sì, per ora” replicò l’alzatore. Anche lui aveva raggiunto la propria camera e si lasciò andare di pancia sul materasso. “È quasi mezzanotte…”
“Oh sì… io…” farfugliò Daichi, rigirandosi ancora. “Per domani. Vengo sotto casa tua alle sette” e non era una domanda.
“... non è necessario che devi fino a qui” ma Koushi sorrise a dispetto delle proprie parole, giocherellando distrattamente con una ciocca di capelli.  
“Dobbiamo rifinire i dettagli delle strategie di domani” insistette Daichi, aggrappandosi a quella convinzione. Se ci avesse riflettuto sapeva sarebbe stata una scusa ridicola. Ne avevano parlato anche troppo.
“Hai ragione” concesse Suga, premendosi le nocche sulle labbra per non far trapelare la breve risata. Poteva immaginare i nervi del compagno belli tesi e pronti per essere pizzicati con qualche battutina per farlo sentire ancora più goffo di quanto mascherasse. Ma un moto di tenerezza gli fece incurvare di nuovo le labbra. La sua voce uscì più bassa, intima, come se avesse in realtà voluto passargli un braccio sulle spalle per calmarlo.
“Allora domattina facciamo colazione insieme?”
Sawamura non rispose. O meglio, trattenne il fiato per un lungo attimo.
“... sì, ma Asahi…”
“Non ti preoccupare per lui. Noya ha intenzione di fargli una sorpresa
Entrambi risero e la tensione si sciolse al pensiero della faccia dell’ace nel ritrovarsi il libero, col suo entusiasmo migliore, a suonargli alla porta all’alba di una partita tanto importante.
“Gli verrà un infarto”
“Sicuro”
Il momento di ilarità si spense a poco a poco, lasciandoli senza parole ma tranquilli.
“Quando saremo a Tokyo dovremo tenere d’occhio Hinata, Tanaka e Noya. Saranno troppo eccitati da tutto”
“Suga…” pregò Daichi con un mezzo lamento, passandosi un palmo sugli occhi stanchi ma non potendo evitare di sentire il cuore battergli forte. “Non peccare di sicurezza…” e un po’ si pentì nel dirlo così liberamente.
Koushi si schiarì la voce, come se le parole lo avessero infastidito, ma la burla fu chiara.
“Domani… o si vince o si vince. Non abbiamo altre opzioni, dico bene, capitano?”
“Mi chiami così quando ti fa comodo…”
“Capitano, capitano, riservi più fiducia nelle ali dei suoi pulcini” ridacchiò ancora Suga e nel frattempo, alzatosi dal letto, saltellava cercando di cambiarsi per dormire.
“Non vedo l’ora di averti in campo” replicò Daichi senza pensiero. Realizzò solo dall’assenza di risposte cosa avesse appena detto. Deglutì tentando disperatamente di controllarsi per non balbettare. “Intendo… intendevo, la strategia. Quella che avete messo a punto tu e Kageyama. Non vedo l’ora di vedervi in azione”
“Certo” fu il turno di Suga di non trovare le parole, sostituite da un battito nel petto troppo svelto per qualcuno che avrebbe dovuto calmarsi per dormire. Attraverso il ricevitore, avvertì Daichi prendere un bel respiro.
“... e te lo meriti di stare in campo” non ci furono altri tentennamenti, ma più la fermezza del capitano che era. Involontariamente, il cuore dell’alzatore fece un’altra capriola. “Non ti sei solo allenato in questi mesi… sei rimasto sveglio a pensare a schemi e tattiche che ci permettessero di arrivare fino a qui e andare oltre… sai sempre come sostenerci e… le Nazionali sono il nostro sogno. Farò in modo che si realizzi”
Sugawara, sedutosi prima sul bordo del letto mentre ascoltava, scivolato poi con la faccia per metà seppellita nel cuscino, si concesse qualche attimo prima di ribattere. Riordinare i pensieri fu arduo.
“Lo faremo, Daichi” rispose, più simile a un pigolio. Ci riprovò. “Lo faremo insieme. Lo realizzeremo insieme” Aveva il viso caldo e un braccio sopra gli occhi, le dita strette alla federa per cercare di contenere l’emozione.
Era stato messo da parte, in panchina, all’inizio di quell’anno. In realtà, ci era anche andato lui di quasi sua spontanea volontà, nel concretizzare il divario di bravura e intuito tra sé e Kageyama. Aveva mandato giù quel poco di orgoglio che aveva e aveva cercato di cedere il passo razionalizzando l’amarezza. Gli ci era voluto del tempo per convincersi che poteva ancora contribuire al club di pallavolo. Che il suo desiderio di giocare avesse ancora possibilità di sopravvivere.
Sapere che Daichi avesse notato le sue notti insonni durante i ritiri, o che avesse tenuto conto della speranza di giocare che lui stesso faceva fatica a tacitare, gli provocò un improvviso moto di fragilità. Serrò gli occhi e, imponendosi, ingoiò il groppo. Era felice, ma avvertì nitido anche il bisogno di avere il suo capitano davanti, a portata di mano e… sfogare tutto, qualsiasi cosa di quei mesi, l’importante era che fosse con lui.
“Ehi… Suga… sei ancora lì?” tentò Sawamura, in un sussurro incerto.
“Sì… sì. Sono qui”. Anche se strinse il cellulare con forza, si calmò, umettandosi le labbra. “Grazie Daichi” e non giungendo repliche, continuò. “Dovremmo dormire…”
“Hai ragione”
Ma nessuno dei due diede la buonanotte all’altro o interruppe la chiamata. Restarono in ascolto dei lievi brusii, o dei rumori dei rispettivi materassi e lenzuola mentre si accomodavano meglio.
Rimasero a percepirsi a vicenda finché non fu il sonno a vincere entrambi.
 
 
~ ~ ~
Wiiiiih prima DaiSuga mai scritta! Questi headcanon sui pallavolisti che si sentono o si cercano (o si imbucano a casa dell’altro, coff coff, Seijoh the Best) prima di una qualche partita importante mi piace tanto! Vorrei scrivercene altre.
Un secondo headcanon che mi tormenta è legato alla madre di Suga. Sono convinta che non stia bene di salute (all’inizio era proprio andata) o qualcosa del genere. Non lo so, le voglio male.
Alla prossima mini!fic per la sfida ~
 
Nene & Nefelibata
   
 
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