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Autore: Violet Tyrell    28/11/2016    1 recensioni
Appena giunta ad Hogwarts, Victoria Windsor viene smistata a Corvonero, ma il Cappello Parlante pensa che potrebbe essere adatta pure alle altre Case, Serpeverde in particolare.
Severus Piton, colui che l'ha introdotta nel mondo della magia, la osserva negli anni di scuola e ne comprende la ragione: la ragazza non ha pregiudizi ed è disposta ad essere amica di tutti coloro che l'accettano.
Assieme ai suoi migliori amici, Cedric Diggory, Percy Weasley ed altri come Oliver Baston e pure Marcus Flitt, vive la propria vita di studentessa commette errori, scopre di avere determinati talenti, e ha le proprie cotte.
Il futuro brillante aspetta solamente di essere vissuto, ma l'oscurità è pronta ad inghiottirla inaspettatamente: la ricerca della luce potrebbe logorarla e spezzarne la vita proprio nel momento peggiore. Riuscirà a rialzarsi e a non cedere all'oblio dell'oscurità?
attualmente al 7 ° anno di studi, quello del Prigioniero di Azkaban secondo la Rowling
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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39 immagine allo specchio Angolo Autrice _


devo dire che, quando ho pubblicato lo scorso capitolo, avevo un po' perso le speranze che qualcuno leggesse questa storia: tutta colpa mia si intende, ho tardato molto... E INVECE NO! ci siete! ringrazio tutti infatti, anche chi l'ha cominciata e la cosa mi fa soltanto piacere!
all'inizio questo capitolo doveva essere piuttosto lungo, così l'ho spezzato in due e spero vi piaccia lo stesso^^
un abbraccio e un bacio a chi legge e commenta, o anche solo a chi c'è : vi adoro! tr a l altro avevo il capitolo pronto da mesi... e niente, ho dimenticato di postarlo >_< il prossimo è già in lavorazione
buona lettura!




Immagine allo specchio


39 – Vivere o morire- parte I



"Perfetta".
Severus era abituato al dolce suono delle ampolle delle pozioni che venivano sigillate, non avrebbe dovuto essere sorpreso quindi. Avrei preferito che facesse schifo. Fu un pensiero selvaggio che quasi non si rese conto di avere formulato, continuando a osservare il piccolo paiolo in cui era stata versato il contenuto argentato. Si muoveva da solo, in senso orario, creando quasi un fastidioso senso di giramento di testa se la si fissava troppo a lungo.

Non per lui, ovvio, ma a uno studente o un adulto meno competente avrebbe potuto avere qualche problema. Era nell'ufficio di Silente, con lui e tre maghi che rappresentavano la  Stra-Straordinaria Società dei Pozionanti, a cui era stata sottoposta la pozione creata da Victoria. Severus sapeva che era a posto, lui ci aveva lavorato sopra settimane prima di decidersi a parlarne con il Preside e - di conseguenza - con quelle persone.
La ragazza non era presente. Almeno quello. Severus non aveva la minima idea di come la freddezza e l'indifferenza della Windsor avrebbe potuto agire su degli estranei, pertanto l'avevano lasciata alle prese con i bagagli: il giorno successivo, infatti, il treno avrebbe portato tutti gli studenti a Londra, ma prima i diplomati dei M.A.G.O. dovevano attraversare il lago Nero in barca, come avevano fatto al loro arrivo la prima volta. Un cerchio che si chiudeva e l'insegnante sapeva che la ragazza lo avrebbe chiuso con un risultato eccellente.

I risultati degli esami avevano chiarito che era stata lei a avere dominato, ottenendo E in tutte le materie, inoltre con quella pozione di sua creazione... beh, si era lanciata. Ma verso che cosa? Oh sicuro, avrebbe guadagnato tanti bei galeoni, indubbiamente, e il denaro aiutava, ma poi? Non c'era rimedio al suo "problema" se poteva chiamarlo così, non le sarebbe neppure importato nulla di quella scoperta: la pozione che avrebbe reso un po' meno rincoglionita la gente che poteva permettersela era stata chiamata Bacio di Rowena, in onore della celebre fondatrice della casa di Corvonero, un nome che era addirittura piaciuto a quei tre maghi che continuavano a tessere le lodi di quella creazione. Fu una fortuna che i tre decidessero di avere concluso perchè lui aveva esaurito la scorta di tolleranza per quell'anno scolastico.



Non era stata una buona idea andare a trovare i genitori, decise Sven il quarto giorno in cui era ospite della grande casa di cui erano proprietari, circondata addirittura da un bosco magico e invisibile se per caso i Babbani si fossero avvicinati. Qualche giorno di relax a nord assieme a loro non sarebbe stata una cattiva idea, così si era detto, anche sentendosi un po' colpevole perchè durante i mesi precedenti li aveva visti davvero poco. Solo che come sempre, sua madre non si controllava mai: stava sempre a lamentarsi di come lo vedeva sciupato, di quanto il lavoro di Auror lo tenesse occupato, che era dimagrito e usciva poco... tutte cose già sentite milioni di volte durante gli anni; suo padre era meno invadente e Sven sapeva che, con una sola occhiata, sapevano capirsi e convincersi a sopportare tutto quel tran tran di domande infinito.

Solo che quella volta sua madre, Rosalia Krum Dietrich, gli aveva giocato un colpo basso con una scusa poco credibile: aveva fatto in modo che con loro ci fosse anche Orion - cosa di cui lui era contento, visto che lo vedeva davvero troppo poco, ma anche Mary. Sven si era dovuto trattenere per non essere troppo maleducato, ma la presenza della Malfoy era per lui sempre un problema in quanto sapeva cosa le due donne tramavano. Non la sposerei neanche se fosse l'ultima donna rimasta in questo mondo... Sapeva che sua madre voleva vederlo sistemato con la ragazza - o donna - giusta per lui, ovvero approvata da lei, e Mary era la sua più grande speranza: da parte sua, la bionda e gelida Malfoy era meno esplicita di sua madre, ma con la sua freddezza era capace di tenerlo in qualche modo sempre attaccato a se per via di Orion. In passato Sven aveva anche pensato che forse poteva pure sposarla, c'era ben di peggio tra le streghe che conosceva, ma proprio il fatto che lei usasse il figlio come merce di scambio... beh no, se lo poteva scordare.
Chissà come avrebbe reagito sua madre se avesse immaginato che lui, Sven, avrebbe tanto voluto presentarle qualcuno... in effetti, si disse ripensando sempre con dolore alla cosa, se Victoria non avesse avuto quel tragico incidente e fossero stati ancora inssieme, lui non avrebbe avuto alcuna esitazione nel volerla presentare in famiglia. Sapeva che suo padre non avrebbe avuto niente da ridire - anzi, sicuramente l'avrebbe accolta con affetto - e solo sua madre avrebbe avuto da ridire, ma senza potergli imporre nulla in quanto non poteva decidere della sua vita.
Pensare a quella che forse era la sua migliore occasione perduta non smetteva di lasciarlo depresso in buona parte, ancora di più davanti a quelle che erano le evidenti manovre delle due donne, intente a incastrarlo. Comunque bene o male in due giorni sarebbe stato di nuovo a Londra, di ritorno al lavoro, inoltre Silente già gli aveva fatto pervenire un messaggio dandogli appuntamenteo la sera successiva in una stradina della capitale, senza una vera e propria spiegazione. Era incuriosito, non poteva negarlo, pertanto decise quindi di non lasciarsi guastare l'umore e di godersi quel poco di tempo che aveva ancora e passarlo col figlio: Orion sembrava stare meglio, ma sapevano tutti che era un'utopia. Non c'era una cura, stava meglio e poi precipitava di nuovo nelle sue crisi, ragion per cui non era mai troppo lontano dal San Mungo e dai Guariutori. Anzi, uno di loro lo aveva anche accompagnato lì, per tenerlo sotto controllo, anche se per fortuna non aveva dovuto intervenire in alcun modo durante quei giorni.


Erano quasi le dieci di sera quando Sven, il giorno dopo, si ritrovò a camminare in una zona di Londra che non gli era del tutto congeniale: la sola cosa sicura del messaggio di Silente era che era confidenziale, quindi quell'incontro non doveva esere sbandierato al Ministero o ad altri. Il perchè? Lo doveva ancora scoprire. Sven scelse di muoversi sotto forma di Animagus, gli mancava essere un lupo, inoltre le vie erano deserte e nessuno avrebbe potuto notarlo e spaventarsi: rimase quindi sorpreso quando, nel bel mezzo di una piazza, scorse il Preside con una veste arancione che chiacchierava a bassa voce con una persona al suo fianco. O meglio lui parlava, dato che Sven riconobbe a sorpresa che si trattava di Victoria; fedele alla promessa fatta non si era messo a cercarla, ma aveva comunque saputo cosa aveva fatto in quei giorni grazie alle informazioni che Tonks gli aveva inviato. La strega risiedeva in quello che era un appartamento di lusso - così aveva scritto la sua collega - che le era stato regalato dalla nonna babbana, in centro a londra... e non faceva niente di che. Riceveva molti gufi di gente entusiasta della sua pozione, ma lui dubitava che aprisse quelle lettere o rispondesse loro. Se avesse deciso di fare qualcosa dopo il diploma non sapeva niente, e si chiese la ragione della sua presenza lì. Forse il Preside voleva dirgli qualcosa di poco bello? Riprese forma umana anche se era sicuro che lui si fosse già accorto della sua presenza.

"Ah eccoti Sven, direi che ci siamo tutti, spero di non avere interrotto i vostri impegni" disse l'uomo amabilmente mentre cercava qualcosa in una tasta del mantello, osservando l'edificio di fronte a loro. Non sembrava attendere risposta anzi, riprese poco dopo. "Ho pensato di invitarvi qui entrambi per parlare della spiacevole situazione in cui ci troviamo per via degli ultimi avvenimenti".

Sven neppure ebbe bisogno di chiedere a cosa si riferiva, si trattava indubbiamente di Voldemort: il Ministero insisteva sull'ignorare ogni cosa, lo aveva letto dai giornali  e lui per primo non aveva nessuna voglia di risentire i deliri dei Cornelius. "Ma non qui in mezzo alla strada... ah ecco, prima le signore" disse Silente con garbo, allungando a Victoria una striscia di pergamena che lei prese con noncuranza, per poi passarla a lui quando il Preside glielo chiese.
Ordine della fenice? E che cosa sarebbe? Ma Sven non ebbe il tempo di chiederlo perchè subito dopo avere letto quella semplice frase, l'edificio davanti a lui si mosse, mostrando quella che era una casa nascosta. "Presto, non indugiamo troppo qua fuori" li incitò Silente e quando tutti furono entrati in quell'angusto luogo, l'edificio si rimise a posto celandosi a chi non poteva vederlo.

L'ingresso non lasciava presagire nulla di allettante, pareva una vecchia casa intrisa di magia oscura e ciò gli veniva confermato a ogni passo che faceva; chissà come mai Silente li aveva portati in quel posto e che cosa fosse questo Ordine della Fenice. Considerando che il foglietto era poi stato distrutto, doveva essere qualcosa di davvero segreto; salì le scale assieme agli altri due e fu solo arrivando in una stanza che sembrava adibita a cucina che ebbe un vero e proprio shock. "Ma quello... è... Sirius Black! Ma...!" Non riusciva a crederci: cercavano il latitante da anni e ora lo trovava lì, a pochi passi dal Ministero, come a volersi burlare di loro. Almeno un caso lo avrebbero risolto, se il resto doveva continuare a essere rimandato; solo che Silente stesso glielo impedì, bastò soltanto uno sguardo. "Una cosa alla volta, Sven: Sirius non è il criminale che tutti credono, adesso ti racconteremo quello che successe, intanto vi dò il benvenuto nell'Ordine della Fenice. Si tratta di una società  segreta, non riconosciuta alcun ente ministeriale, con lo scopo di combattere lord Voldemort dopo il suo ritorno. Questa è la nostra sede, Sirius ha gentilmente concesso di poterla usare come ritrovo".
Quelle parole furono accolte da un silenzio pesante. Sven avrebbe voluto tanto fare altre domande - per esempio come Black potesse essere innocente - tuttavia preferì non farlo in quanto Victoria si era rivolta direttamente allo stesso Black, chiedendogli se aveva uno stanzino che potesse prendersi per stare lì in quanto gli piaceva più che casa sua. A quella domanda il non-del -tutto-criminale rise apertamente, rispondendole che poteva mettersi dove voleva in quella catapecchia puzzolente e la ragazza neanche aspettò altri commenti, filò su per le scale in cerca di una stanza.
"Bene, direi che possiamo fare tutti e tre una bella chiacchierata assieme, non credete?" chiese Silente amabilmente mentre prendeva posto al tavolo, rivolto ai due uomini più giovani. In compagnia di qualcosa di alcolico e di un po' di tempo forse ce l'avrebbero fatta.

   
 
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