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Autore: DirceMichelaRivetti    28/11/2016    0 recensioni
NB: Precedentemente avevo intitolato questa storia "Resistere" ma mi sono accorta che c'era già un'altra fanfic con quel titolo, quindi l'ho cambiato alla mia.
Questa è una storia in cui sto immaginando come si sia svolto il settimo anno di Neville, quando con Ginny e Luna ha rifondato l'Esercito di Silente. Quando si arriverà alla battagliadi Hogwarts, tuttavia, mi staccherò dal canon e ipotizzerò che Harry non riesca ad avere la meglio contro Voldemort e che, dunque, si continui ancora a combattere.
Ho inoltre aggiunto ai personaggi una cugina di Luna.
Cercherò anche di mostrare le incertezze e i turbamenti che Draco vive nel corso del suo ultimo anno ad Hgwarts, quando si è pentito di essere un Mangiamorte, ma non può tornare indietro.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Esercito di Silente, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Neville Paciock, Seamus Finnigan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Il fischio della locomotiva annunciava che l’Hogwarts Express sarebbe partito entro pochi minuti. I ragazzi che erano ancora sulla banchina a salutare i genitori si affrettarono a dare gli ultimi abbracci. Nell’aria risuonavano molte meno risate o allegri saluti rispetto agli anni precedenti. Gli sguardi tristi tra figli e genitori non erano solo causati dal pensiero della nostalgia che sarebbe nata in quei mesi e mesi di lontananza. No. C’era qualcosa di più.

Il ministro ucciso da pochi giorni, la consapevolezza che ciò segnava l’ascesa di Voldemort al potere. Questo era ciò che smorzava l’entusiasmo per la partenza per Hogwarts. Cosa sarebbe accaduto nei prossimi mesi? Cosa sarebbe cambiato durante quella lontananza?

Certo, c’era chi poteva rimanere tranquillo e non solo tra i Serpeverde, ma sicuramente erano turbati coloro che sapevano che i propri genitori non erano purosangue o che non avrebbero accettato il regime che andava istaurandosi e lo avrebbero osteggiato.

Come sapere se quello era un arrivederci o un addio?

Intanto, un occhio attento, aveva potuto notare che tra gli studenti in partenza ne mancava qualcuno, non solo alcuni ragazzi nati babbani a cui era stato proibito tornare a scuola, ma anche Harry Potter e i suoi amici Ron ed Hermione.

In molti avevano notato la loro assenza; alcuni si erano stupiti, altri ritenevano che il ragazzo sopravvissuto e i suoi amici si fossero nascosti, solo pochi temevano fossero morti.

Un altro fischio del treno non scosse Neville Paciock dai propri pensieri: era arrivato al binario 9 ¾ già da un quarto d’ora ma ancora non era salito sul treno; si era perso a scrutare la situazione, vedeva la malinconia e la paura celata dietro i sorrisi forzati di molti e se ne dispiaceva. Sarebbe stato un anno duro, quello, e di certo non per il fatto che avrebbe dovuto conseguire il diploma da MAGO. Gli esami erano l’ultimo dei suoi pensieri, sapeva che le difficoltà sarebbero state altre. Hogwarts sarebbe stato ancora un luogo sicuro? Chi era il nuovo preside? Quali insegnanti avrebbe trovato? La scuola sarebbe stata sotto il controllo del Ministero corrotto dal Signore Oscuro? Sarebbe ritornata la Umbridge?

La Umbridge forse no, gli risultava fosse troppo impegnata nel censimento dei nati babbani, o in qualsiasi altro modo avessero deciso di chiamare quello schedamento e le sue terribili conseguenze.

“Neville, insomma, il treno!” urlò un’anziana signora, scuotendo il giovane.

Augusta Paciock era una donna molto severa, non solo nel carattere, ma anche nell’aspetto, sebbene indossasse abiti poco arcigni e che facilmente avrebbero attirato le risate di molti, se non fossero stati terrorizzati dal suo sguardo.

“Sì, nonna …” mormorò il giovane, riprendendosi dai propri pensieri “Salgo.”

Il grifondoro prese con una mano il proprio rospo Oscar e se lo infilò nella tasca del lungo cappotto, poi afferrò il baule e lo sollevò.

“Adesso che sei maggiorenne puoi farlo levitare senza problemi.” gli ricordò la nonna.

“Lo so, ma non faccio fatica, non preoccuparti.”

“Mi raccomando, è il tuo ultimo anno, applicati nello studio. Sei migliorato negli ultimi due anni, ma so che puoi fare di meglio. Pensa ai tuoi genitori, cerca di renderli orgogliosi. Soprattutto i questi frangenti, dimostra il valore dei Paciock.”

“Nonna …” cercò di fermarla Neville, imbarazzato. Nessuno li stava ascoltando, ma lui si sentiva ugualmente a disagio.

“No; ascolta! I seguaci di Tu-sai-chi hanno distrutto la vita dei tuoi genitori, dimostra loro che non hanno rovinato la tua; ti hanno fatto del male, ma tu devi provare che questo non basta per impedirti di diventare un grande mago.”

“Va bene, nonna.” rispose il giovane, come volendo interrompere la conversazione.

Augusta, però, non accennava a tacere: “So quello che hai fatto l’anno scorso nell’Ufficio Misteri con Potter e gli altri vostri amici e so che anche nella notte in cui Silente è stato ucciso tu hai combattuto contro i Mangiamorte; neanche i tuoi genitori avevano affrontato simili scontri così giovani. Devi essere fiero di te e non arrenderti, continuare a migliorare ogni giorno di più.”

Neville era commosso, il labbro inferiore gli tremava per l’emozione: era così raro che sua nonna gli rivolgesse parole d’approvazione e non rimproveri e critiche. Non riuscì a rispondere a parole, ma abbracciò la nonna, stringendola forte per farle capire quanto bene le volesse.

Quando sciolse l’abbraccio, sollevò di nuovo il baule e, mentre si voltava per salire sul treno, fu urtato piuttosto violentemente da qualcuno che andava di corsa.

“Scusa!” esclamò una voce femminile, di cui ora si vedeva solo la chioma liscia e rossa.

“Fa più attenzione!” replicò il ragazzo, poi riconobbe quei capelli ed esclamò: “Ginny!”

La giovane si voltò e sorrise, sorpresa e felice: “Neville! Che bello vederti! Sono contenta che hai deciso di tornare ad Hogwarts anche quest’anno!”

“Eh, dove vuoi che vada altrimenti?” sospirò il ragazzo avvicinandosi.

“Dai, su, saliamo. Ho un sacco di cose da raccontarti.”

I due grifondoro salirono sul treno e si sistemarono in uno scompartimento ancora libero, poi si sporsero dal finestrino, come facevano tutti gli altri studenti, per salutare mentre il treno cominciava a muoversi.

La signora Weasley era da sola, in piedi accanto ad Augusta; entrambe salutavano, tenendo gli sguardi fissi sui ragazzi i cui volti si allontanavano e si facevano sempre più sfocati, fino a scomparire. I genitori iniziarono a lasciare il binario 9 ¾ per tornare alle loro consuete attività. Le due signore si allontanarono assieme.

“Come mai sei venuta sola, Molly?” domandò Augusta “È accaduto qualcosa? State tutti bene?”

“Beh, come saprai, la festa per il matrimonio di Bill e Fleur è stata interrotta da un attacco di Mangiamorte, non appena il ministero è caduto … anche se non ci sono state altre ripercussioni e Arthur non ha ricevuto particolari minacce o pressioni sul lavoro, preferiamo essere discreti, non mostrarci in pubblico più del necessario.”

“Avete avuto coraggio a lasciare andare vostra figlia a scuola anche quest’anno, se per il resto siete così prudenti.”

“Eh, speriamo che non sia stato un azzardo. Se la situazione ci sembrerà diventare rischiosa, la terremo a casa a Natale, o Pasqua.”

Intanto, sul treno, i due grifondoro si erano accomodati e avevano cominciato a parlare. Ginny stava raccontando dettagliatamente l’attacco che la Tana aveva subito. Concluse dicendo: “Da quel giorno non ho più visto Harry, né Ron od Hermione.”

“Non crederai che siano stati catturati?”

“Ne dubito. Se Harry fosse caduto nelle sue mani, Tu-sai-chi lo avrebbe fatto sapere, non credi?”

“Probabile, anche se è impossibile sapere che cosa ci sia davvero nella sua testa. Si danno alla latitanza, dunque? Perché nascondersi? Capisco che Harry non voglia mettere in pericolo la vita di qualcuno, facendosi ospitare, ma non può nemmeno rimanere celato per sempre. Sono sicuro che sta preparando qualcosa e presto troverà la maniera di farcelo sapere.”

“Lo credo anch’io.” annuì Ginny “Harry non è il tipo di persona da rimanere con le mani in mano. So che il professor Lupin lo ha cercato ed è riuscito a parlargli.”

“Davvero?!” Neville parve entusiasmarsi “E che cosa gli ha detto?”

“Non molto. In realtà non so se non gli abbia dato tante spiegazioni o se non le abbiano volute dire a me. Comunque, sembra che Silente abbia lasciato una missione da compiere ad Harry. Poco prima del matrimonio di Bill, il ministro in persona era venuto a la Tana per consegnare ad Harry, mio fratello ed Hermione un’eredità lasciata loro da Silente in persona.”

Neville deglutì e chiese di nuovo: “Davvero?”

“Sì! Ha lasciato il deluminatore a Rone, un libro di fiabe ad Hermione e ad Harry il primo boccino che ha preso in una partita.”

“Strano …”

“Già, spero che almeno loro abbiano capito il senso di questi doni. Comunque non è finita qui. Silente aveva lasciato ad Harry anche la spada di Godric Grifondoro!”

“Addirittura?!” il ragazzo era esterrefatto.

“Sì, sì! Il ministro, però, ha detto che la spada è di proprietà della scuola e non del preside, dunque Silente non aveva la facoltà di lasciarla in eredità, quindi Harry non l’ha avuta.”

“Dannazione! Se Silente gliela aveva voluta lasciare, un motivo ci sarà: probabilmente servirà nella battaglia finale.”

“Già …” sospirò Ginny, facendosi improvvisamente malinconica e tacendo.

Neville assecondò il silenzio, rimuginando su ciò che aveva appena scoperto e ripensando a quando, il giorno del proprio compleanno, aveva ricevuto anche lui qualcosa in eredità d parte di Silente. Il ministro, per fortuna, era arrivato quando era da solo in casa, così aveva ritirato il pacchetto e lo aveva nascosto. Era curioso di sapere che cosa ci fosse dentro ma, allo stesso tempo, non si attentava ad aprirlo, temendo che fosse stato indirizzato a lui per sbaglio, quasi aspettandosi che da un momento all’altro qualcuno sarebbe spuntato fuori a reclamare il contenuto di quel cartoccio. Era stato contento dell’assenza della nonna nel momento in cui lo aveva ricevuto: lei lo avrebbe costretto ad aprirlo subito, lui preferiva aspettare ancora, voleva sentirsi pronto.

Pronto per cosa, poi? Non aveva idea di cosa ci fosse e, sentendo che cosa era toccato agli altri, probabilmente non avrebbe dovuto preoccuparsi, tuttavia ancora non si sentiva preparato ad accogliere un’eredità da parte di Silente. Il vecchio preside nutriva aspettative su di lui, se gli aveva lasciato qualcosa, e Neville aveva troppa paura di non esserne all’altezza e di deluderlo.

In quel momento la porta dello scompartimento si aprì e fece capolino una giovane sottile, pallida, coi capelli bionda e gli occhi grigi.

“Ciao Luna!” esclamarono quasi all’unisono i due grifondoro.

“Ciao ragazzi” rispose lei, con la solita voce leggera “Possiamo sederci con voi?”

“Possiamo?” ripeté Ginny perplessa e divertita “Tu e i gorgosprizzi, intendi?”

“No, non dire sciocchezze, i gorgosprizzi è meglio evitarli. Intendevo dire, io e mia cugina, possiamo sederci?”

Luna fece un passo avanti e si scostò leggermente, lasciando così affacciare sulla porta un’altra ragazza che sembrava il suo opposto: mora, occhi scuri, carnagione olivastra, corporatura di certo non esile; i lineamenti del viso, però, erano molto simili.

“Certo, accomodatevi.” rispose Neville, slittando verso il finestrino.

Le due ragazze presero posto, una di fronte all’altra: Luna accanto a Ginny, l’altra affianco a Neville.

Ginny era un poco sorpresa e disse: “Credevo saresti stata ad Hogwarts solo lo scorso anno, Afdera, e che ti avremmo rivista il prossimo.”

“Sì, teoricamente quelle erano le intenzioni di mio padre ma, dopo la morte di Silente, ha deciso di non continuare a viaggiare, per il momento e di occuparsi a non so esattamente quali studi a casa nostra, quindi mi ha fatto continuare la scuola come tutti gli altri.”

Neville osservò: “Beh, c’è stata anche la questione del fatto che da quest’anno è obbligatorio frequentare Hogwarts e non è più permesso decidere di istruire i propri figli privatamente o all’estero.”

“Sì, forse in parte anche per quello.”

“Dai, in fondo è meglio così” commentò Ginny “Fare a scuola solo l’anno del GUFO e del MAGO non ha gran senso, così almeno hai tre anni per stare in compagnia, fare amicizie. Io sono contenta di averti conosciuta.”

“Sì, immagino tu abbia ragione …” replicò Afdera, poco convinta “Sono un po’ dispiaciuta perché con papà avevamo progettato un viaggio nella penisola dello Yucatan e in meso-america per studiare Aztechi e Maya, avevo già iniziato a studiare un poco la lingua.”

“Come fai?!” esclamò Neville “Come fai a imparare tutte quelle lingue? Hai detto che sai il latino, il greco antico, sanscrito, l’egiziano coi geroglifici, il cuneiforme e ora pure questo! Come fa ad entrarti tutto in testa?”

“Non dovresti stupirti” intervenne Luna “In fondo è una Corvonero.”

La cugina spiegò: “Te l’ho detto: mi ha insegnato mio padre: a seconda dei posti in cui stavamo mi insegnava le lingua, la storia, la cultura e la magia di quei luoghi.”

“Hai paura per lui?” domandò Ginny “Insomma, ha lavorato per anni e anni tra i babbani, non so se sia ben voluto dal nuovo governo.”

“Mah, certo non sarà ben visto, ma non credo sia considerato un soggetto pericoloso, per il momento.”

“Come ha fatto ad insegnarti la magia?” chiese Neville “Ai minorenni è vietato fare incantesimi fuori dalla scuola.”

“In Gran Bretagna, altrove ci sono altre regole, anche perché in molte nazioni non esistono scuole e i ragazzi sono istruiti dai genitori.”

Il padre di Afdera, Nanuk, terminati gli studi ad Hogwarts, aveva frequentato università babbane, diventando archeologo e storico delle civiltà antiche. Aveva iniziato a girovagare per il mondo seguendo scavi e ricerche e in India aveva conosciuto la propria futura moglie.

Quando gli nacque una figlia, Nanuk non pensò di fermarsi e trovare un lavoro normale nel mondo magico, continuò le sue spedizioni per il mondo, portandosi dietro la famiglia e continuando a farlo anche dopo la disavventura che costò la vita a sua moglie.

Era stato un grifondoro ai tempi della scuola e lo spirito avventuriero lo aveva ereditato dal nonno Raimondo, mago di origine ebraica che era stato un grande esploratore, il primo ad attraversare la Dancalia ed uscirne vivo. Lorian, uno dei figli di Raimondo, aveva sposato una strega purosangue inglese da cui aveva avuto due figli: Nanuk e Pandora.

Nanuk, quando frequentava Hogwarts, era diventato grande amico di Xenophilius Lovegood, il quale si era poi innamorato di Pandora e l’aveva sposata. In questo modo Luna e Afdera erano cugine.

Nanuk dunque aveva tenuto con sé la figlia in tutte le sue spedizioni archeologiche e si era occupato della sua formazione sotto ogni aspetto possibile. Quando Afdera aveva avuto l’età di frequentare il quinto anno di Hogwarts, il padre aveva deciso di iscriverla, per quel solo anno, affinché conseguisse il GUFO. Ciò era avvenuto l’anno prima, poiché la giovane aveva la stessa età della cugina.

Luna era stata ben felice di averla come compagna di studi: andavano molto d’accordo, anche se non si vedevano spesso; l’aveva subito presentata ai suoi amici Ginny e Neville, per questo anche i due grifondoro la conoscevano.

“Secondo voi chi sarà il nuovo preside?” domandò Neville, mentre il treno continuava a correre sul binario, in mezzo alla campagna sconfinata “Spero sia la McGrannit. In fondo era vicepreside e come anzianità non ha competitori. Voi che ne dite?”

Ginny scosse il capo negativamente e disse: “Con i seguaci di Tu-sai-chi al potere, dubito che permettano alla McGrannit, fedelissima di Silente, di avere il controllo della scuola.”

“Non avete letto Il Cavillo uscito ieri?” domandò Luna.

“Non ne abbiamo avuto il tempo” si giustificò Ginny “A casa mia eravamo molto concentrati sui preparativi per la partenza di oggi.”

“Idem. Che cosa dice?” chiese Neville, sporgendosi verso la bionda corvonero.

Luna estrasse dalla borsetta gialla che portava a tracolla una copia del giornale del padre, la sventolò sotto gli occhi degli amici e disse: “Fonti certe, interne al ministero, hanno dichiarato che il nuovo preside sarà il professor Piton.”

“Che cosa?!” esclamò Neville, sorpreso e irritato “Dovrebbe essere rinchiuso ad Azkaban quell’uomo, non diventare preside! Io mi illudevo che non fossimo già arrivati a questo punto, che il ministero avesse ancora un minimo di pudore … invece l’influenza di Vol…

“Non dirlo!” lo bloccò Ginny, appena in tempo.

“Non credevo che la sua influenza fosse così sfacciata. Siamo proprio nelle sue mani, apertamente, senza il minimo sforzo per nasconderlo …” la voce del ragazzo tremava ed era roca per la rabbia “Piton come preside? È come dire che la guerra è finita, i Mangiamorte hanno vinto e noi non siamo altro che ribelli.”

“Neville …” Ginny cercò di richiamarlo alla calma.

Il giovane borbottò ancora il nome del professore, scosse il capo e diede un pugno al finestrino, facendolo tremare.

“Non è tutto.” continuò Luna.

“Che altro?” domandò Neville, totalmente di malumore.

“I fratelli Carrow insegneranno Babbanologia e Difesa delle Arti Oscure.”

“Due Mangiamorte?!” si indignò ancor di più Paciock “Questo è il colmo! Sarebbe come chiedere a Pixie di insegnare buone maniere.”

“Hai notizie di Hagrid?” domandò Ginny, preoccupata per il guardiacaccia e insegnatne di cura delle creature magiche.

Non era un mistero la devozione che Hagrid aveva per Silente; sicuramente era sospettato far parte dell’Ordine della Fenice. Forse non era considerato una minaccia, dal momento che non poteva avere una bacchetta. D’altra parte gli avevano incendiato la casa un paio di mesi prima, quindi di certo non poteva sentirsi al sicuro.

“Non so niente di preciso su di lui” rispose Luna “Tuttavia le fonti di mio padre non riferiscono altri mutamenti nell’organico di Hogwarts.”

“Tengono anche Gazza che è un magonò?” domandò Neville, sarcastico “Credevo che li odiassero tanto quanto i nati babbani.”

“Che cosa ti prende?” chiese Ginny, perplessa “Non ti ho mai visto così adirato.”

“Non era mai successo nulla del genere. Avrò bene il diritto di essere furente, o no?”

“Sì, quel che accade è tremendo, ma perdere la calma in questa maniera … non so se sia utile.”

Neville guardò l’amica per qualche momento, poi fece un respiro profondo ed annuì, dicendo: “Hai ragione, credo. Bisogna rimanere calmi e analizzare le cose in maniera lucida. Il vedere l’ascesa di Tu-sai-chi e dei suoi seguaci, sentire la loro morsa farsi sempre più stretta, sapere quasi vanificati tutti gli sforzi dei miei genitori, di Silente, di Malocchio e di tutti gli altri che hanno combattuto e continuano a combattere … mi fa star male. Non so per quanto potrò fingere che le cose vadano bene e starmene tranquillo. Non posso aspettare non so nemmeno cosa e non far niente.”

“Neville” disse pazientemente Ginny “Devi portare pazienza. Io non so che cosa ti stia passando per la testa ma, credimi, anche a me non piace andare a Hogwarts come se tutto fosse normale, quando di normale non c’è nulla. Agire d’istinto e avventatamente, però, non ha senso.”

“Lo so.” annuì nuovamente il ragazzo “Rischierei di farmi mettere inutilmente fuorigioco e non poter essere utile quando ci sarà davvero bisogno di combattere. Lo so. Lo so … devo solo abituarmi, far sbollire un poco la rabbia. Sarò paziente, non temere.”

Ginny sorrise, rassicurata: non voleva che l’amico commettesse qualche leggerezza; ancora non sapevano che cosa aspettarsi dalla presidenza di Piton e dai Carrow, era opportuno partire con prudenza e osservare la situazione.

“Voi non dite nulla al riguardo?” domandò Neville alle due corvonero “Sono cose che vi lasciano indifferenti?”

“Decisamente no” rispose Afdera “Ho un po’ di sangue ebraico nelle vene, anche se la mia famiglia è stata piuttosto fortunata, so che cosa significhi essere perseguitati unicamente per le proprie origini e so fino a quali estremi può spingersi la crudeltà del fanatismo. Sinceramente, la situazione mi fa rabbrividire e mi paralizza.”

“Come ti paralizza?” domandò il ragazzo, aggrottando la fronte.

“Eh, il terrore di quel che sta per accadere è tale che ancora non riesco ad accettare il fatto che stia succedendo. Mi rendo contro perfettamente, ma dentro di me qualcosa nega i fatti perché il solo pensiero che siano veri mi suscita un’ansia che non posso sopportare. Sto male, fisicamente. Devo ancora metabolizzare la faccenda, affrontarla con padronanza di me.”

“Capisco. Tu, invece, Luna, che cosa mi dici?” chiese ancora Neville.

Luna lo guardò con occhi sgranati, sorrise e con la massima naturalezza rispose: “Sono un membro dell’ES. Sarò pronta a combattere, quando sarà il momento.”

Il grifondoro parve soddisfatto da quella risposta e non aggiunse altro.

Passò la signora col carrello dei dolci e chiese loro se gradissero qualcosa. Presero molte cioccorane: Ginny si era ricordata di come Lupin ripetesse spesso che il cioccolato era estremamente utile per riprendersi dalla tristezza e dal dolore, per questo lo consigliava sempre dopo un incontro con un dissennatore. Data la mestizia che aveva riempito lo scompartimento, la giovane grifondoro aveva pensato che un po’ di cioccolata avrebbe fatto bene a tutti.

Non ebbe torto. Quando una cioccorana balzò fuori dalla sua scatola, prima che Afdera potesse afferrarla, e si mise a saltare sui sedili e sulle pareti, Oscar la vide e iniziò a saltellare a propria volta, cercando di inseguirla. I tentativi di riacciuffare la rana e il rospo provocarono la fuga di altre cioccorane e tutti e quattro i giovani erano in piedi a cercare di porre fine a quella confusione. Finirono col ridere e si divertirono parecchio, tanto che nessuno pensò di usare l’incantesimo Accio, ma continuavano a provare ad afferrare le rane con le mani. Alla fine riuscirono a recuperarle e a mangiarsele, tutte tranne Oscar, ovviamente, che si accoccolò sulle ginocchia di Neville.

Trascorsero il resto del viaggio a leggere le biografie dei maghi famosi riportate sulle carte dentro le confezioni. Ne trovarono un paio dedicate a due maghi generalmente considerati oscuri e che, nel libro Storia della Magia, non erano certo riportati come buoni esempi. Trovarono anche la figurina di un mago francese di poco più di un secolo prima, Eliphas Levi, ricordato per aver fatto approfonditi studi sulla natura della magia e sui vari aspetti delle Arti Luminose e quelle Oscure.

 

L’Hogwarts Express filava sulle rotaie, sbuffando scie di vapore. Correva come ogni anno, con lo stesso tragitto, gli stessi studenti, ma non era affatto lo stesso.

La scuola, che un tempo era la casa degli studenti, rischiava di diventare una prigione. Un campo di battaglia in cui il nuovo governo avrebbe fatto crescere nuove leve e avrebbe individuato ed estirpato sul nascere spine nel fianco.

 

   
 
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