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Autore: Ashtart    29/11/2016    1 recensioni
[Fenders]
89 giorni alla fine del mondo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anders, Fenris
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Verrà la morte, e avrà i tuoi occhi.




89 giorni alla messa in atto del piano.

Anders ogni tanto si domandava cosa avrebbe pensato di lui il vecchio se stesso, quel mago all'apparenza egoista e noncurante che fingeva di scrollarsi di dosso i problemi con una risata, una battuta sarcastica e una scrollata di spalle.
Non aveva mai funzionato, e la sua legione di personali demoni - quelli che non avevano niente a che fare con il fade o la magia, quelli che non potevi uccidere con una lama o con una fireball ben assestata - era rimasta li aggrappata alle sue spalle. Era solo l'ordine naturale delle cose, rifletteva allora, che quei demoni a un certo punto l'avessero schiacciato con il loro crescente peso.
E così aspettava. Ogni mattina apriva la clinica, come da sette anni a quella parte. Accendeva la dannata lanterna, come da sette anni a quella parte. Riceveva il flusso di feriti, malati e infortunati di Darktown, come da sette anni a quella parte. A mezzogiorno pranzava con… no, quello era un qualcosa iniziato decisamente più di recente, in effetti. Era solo da un paio di anni che, ogni giorno, puntuale, quando il sole era alto in cielo, un cesto di pane, formaggio, frutta, e altre cibarie faceva capolino nella sua clinica, seguito a ruota da quello che era, Anders ormai poteva liberamente ammetterlo, l'elfo più attraente e irritante di Kirkwall.
E ogni volta che Fenris lo afferrava per la manica e gli intimava di prendersi una pausa e mangiare, per l'amor del cielo, Anders si sentiva un po' più un verme.

89 giorni.

Fenris si era fidato di lui, contro ogni aspettativa e logica razionale. Aveva scelto di mettergli a nudo il proprio animo come non aveva mai fatto con nessun altro. La fiducia di Fenris era un dono prezioso, il più bello e significativo che avesse mai ricevuto, e se c'era una cosa per cui Anders davvero si odiava, era l'aver infranto quel dono.
Ma come spiegargli che la persona che amava non esisteva più da svariato tempo - forse non era mai esistita? Come dirgli che le labbra che baciava, il corpo che amava, le braccia che lo stringevano la notte portavano il nome di un traditore?
Avrebbe dovuto dirglielo comunque, rivelargli che aveva avuto ragione su Anders, in quei tempi lontani, anni prima. Che Anders aveva infine ceduto al demone che si trascinava dentro - per una buona causa, Creatore, per una buona causa -, e che ora il volto che gli riempiva lo sguardo ogni mattina era in realtà il volto di tutto ciò che aveva tutte le ragioni di odiare.
Ma Anders era sempre stato una persona fondamentalmente egoista. E così taceva. E aspettava.

89 giorni, e ognuno di essi sembrava l'ultimo.

Forse lo sarebbe stato davvero. Forse sarebbe morto, forse Hawke l'avrebbe graziato togliendogli la vita. Creatore, giudizio universale, la fredda lama di un amico tra le costole, qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che affrontare Fenris.
O forse Hawke l'avrebbe risparmiato, e cos'avrebbe fatto poi? Meglio morire che vedere l'espressione tradita sul volto di Fenris.
Fenris non era Hawke. Hawke con il suo sorriso affascinante e la sua aria da leader, Hawke capace di ispirare e guidare, Hawke sempre in possesso della cosa giusta da dire, Hawke sempre in grado di capire cosa migliore da fare.
Anders l'aveva amato, Hawke. Forse l'avevano amato entrambi, a modo loro. Hawke era una supernova, un campo magnetico, un sole che brillava troppo forte, e per nessuno di loro due.
Fenris non era Hawke, non splendeva come un sole, ma col pallore dei timidi raggi lunari sotto ai quali Anders amava tanto distenderlo, glorioso ed etereo, un'asciutta distesa di arti affusolati e muscoli guizzanti, pelle di caramello e marchi d'argento. Conosceva quel corpo meglio del proprio, ne aveva tracciato ogni curva, ogni anfratto, ogni linea di lyrium con le dita e con le labbra più e più volte, fino a smarrirvicisi contro, perso tra il suono dei suoi sospiri e il battito del suo cuore.
Fenris non era Hawke, ed Anders non l'avrebbe voluto in nessun altro modo.

89 giorni alla fine del mondo.

Anders aspettava un miracolo.





 


Brevi cosine per riprendere la mano. Erano due anni che non scrivevo una riga. Shame on me.

  
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