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Autore: sibley    29/11/2016    1 recensioni
Nel Continente Occidentale torna pressoché dal nulla Benjen Stark, carico di rimorsi e pronto a rivelare tutti i segreti a lui raccontati da Eddard Stark, il fratello deceduto sotto il dominio di Re Joffrey. Con un Tommen Baratheon che inizia a ripudiare sempre più la propria madre, per schierarsi con Margaery Tyrell - determinata a rimanere l'unica Regina nel regno - ed un Jaime Lannister lontano, per Cersei Lannister le cose si mettono sempre peggio, al punto da trovarsi costretta a serrarsi nei propri appartamenti laddove nessuno può entrare mentre invia ripetute missive al fratello, chiedendogli di tornare il prima possibile, a costo di ammettere il proprio errore nel mandarlo nelle Terre dei Fiumi.
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benjen Stark, Cersei Lannister, Jaime Lannister, Jon Snow, Robert Baratheon
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Tommen era pressoché in lacrime. Era sempre stato un bambino molto fragile, nonostante le recenti apparenze che lo facevano sembrare molto più maturo e pronto ad affrontare il compito che gli spettava. Solamente Cersei riusciva a vedere che sotto la scorza creata da Margaery Tyrell c'era ancora il piccolo Tommen Baratheon che aveva partorito anni prima. Cersei aveva concesso solamente a Robert ed ai suoi figli di rovinare il suo prezioso corpo ed a Robert l'aveva concesso solo ed esclusivamente per evitare futuri problemi ai figli. Robert sicuramente sapeva che Joffrey, Myrcella e Tommen non erano suoi figli, ma bastardi di Jaime Lannister, ma allo stesso tempo pareva affezionato a quei tre che alle volte andavano a parlargli. Joffrey era il primo nato, questo l'aveva reso euforico, euforico all'idea di avere un figlio e per qualche istante Cersei aveva immaginato che fosse la volta buona finalmente, la volta in cui Robert si sarebbe deciso a far sul serio come marito e forse un po' anche come Re. Avevano avuto un figlio prima di Robert, avevano avuto un bambino che era nato coi capelli bruni dei Baratheon e gli occhi scuri come Robert. Cersei non aveva rapporti con Jaime già da più di un anno, era quindi un sicuro figlio di Robert Baratheon. Aveva amato quel piccolo frugoletto, l'aveva curato ed adorato con tutta sé stessa. Purtroppo però, non era campato oltre il terzo mese di vita.

< Robert si stava dimostrando un po' più affettuoso del solito e l'aveva abbracciata stretta prima di depositarle sul collo un bacio. Cersei sapeva cosa voleva Robert ed era dispostissima a darglielo. Forse sarebbe riuscita a togliergli dalla testa quella dannata Lyanna Stark. Spesso aveva visto un dipinto di quella donna, un dipinto di cui Robert non era disposto a sbarazzarsi. L'aveva trovata piuttosto bruttina e si era chiesta più volte come mai Robert non fosse attratto da lei, ma fosse attratto da quella specie di sgorbietto con il viso da maschiaccio e l'aria imbronciata. Si era lasciata prendere dall'uomo, fatta girare a pancia insù, baciare piano sulle labbra e spogliare lentamente. Robert aveva strofinato la grossa barba sui seni della Regina, sentendola irrigidirsi in un brivido sotto di sé. Robert adorava averla completamente domata in quel modo. Quando era entrato dentro di lei, Cersei si era aspettata di sentire ancora una volta il nome di Lyanna Stark com'era successo già in più di un'occasione. Recentemente aveva smesso di farlo, ma Cersei era sempre pronta a sentirselo dire.

«Cersei...»

Aveva davvero sentito il suo nome? Aveva stretto le gambe più forte al bacino dell'uomo.

«Aspetta, Cersei...»

Non l'aveva immaginato, era reale!

«Cosa dovrei attendere?»

Era entrato con più irruenza, con più convinzione ma senza farle male. Lei aveva capito che voleva essere lui a comandare il gioco ed in quel momento era disposta a cedergli il potere. Le stava bene anche regnare al suo fianco, se si fosse sempre comportato così. Nel corso degli anni, poi, si sarebbe sentita un'ingenua ad aver formulato quei pensieri sconnessi che non avrebbero mai potuto avere una realizzazione vera e propria. Avevano concluso l'atto, rimanendo abbracciati per un po', mentre Cersei finalmente si sentiva arrivata a destinazione. Era Regina ed aveva l'Amore, un Amore che si poteva sbandierare alla luce del sole e che non doveva rimanere nascosto nelle cantine di Castel Granito. Si era addormentata con le braccia avvolte attorno alla vita di Robert, che si era voltato di spalle nella sua classica posizione. A Cersei non aveva dato alcun fastidio. Dormiva da qualche ora quando negli appartamenti Reali era piombata una serva gridando.

«Sua Maestà, Eddard sta male! Piange disperato e vomita sangue!»

Robert e Cersei si alzarono rapidamente, afferrando le prime vesti trovate e si lanciarono di corsa verso la stanza del bambino che fino a poche ore prima riposava tranquillo. Quando entrarono videro uno spettacolo raccapricciante. Nel letto a baldacchino in cui avevano messo il bambino a riposare c'erano macchie di sangue dovunque, che macchiavano il candore delle lenzuola, tracce di vomito dappertutto ed il bimbo ormai morto disteso nel lettino. Cersei esplose in amare lacrime mentre Robert provò ad abbracciarla. Cersei si scansò, squadrandolo con odio, quasi come se la colpa fosse stata tutta sua. Robert non l'aveva mai amato, non l'aveva mai considerato più di tanto e a causa di questo il bambino era morto. Robert aveva detto che doveva dormire nelle sue stanze, non nella loro. Cersei sapeva che era un ragionamento piuttosto stupido, ma non aveva alcun colpevole a cui dar la colpa e solamente Robert poteva prendersene la responsabilità. Forse, se Eddard fosse stato nella loro stanza sarebbero riusciti a salvarlo... Cersei urlò. >


Cersei era rimasta zitta ed immobile, ricordando la scena di quella notte. Ricordò le sue grida e ricordò che non aveva mai più cinto la vita di Robert durante il sonno. Si era sentita stupida per molti mesi a venire e ancora pensava che se Eddard fosse stato nel loro letto non sarebbe successo niente a quel pargolo. Da quel bimbo, involontariamente, era scaturita una guerra. Se fosse sopravvissuto, lei sarebbe stata felice con Robert. Se fosse sopravvissuto, non avrebbe fatto ammazzare Robert. Se fosse sopravvissuto, non avrebbe continuato ad andare a letto con Jaime. Se fosse sopravvissuto, Eddard Stark non avrebbe avuto alcun segreto da scoprire, non sarebbe esplosa la guerra, gli Stark e i Baratheon sarebbero ancora tutti vivi, non sarebbero nati Joffrey, Tommen e Myrcella, ma chi può dirlo? Sarebbero nati altri bambini tra di loro, legittimi eredi che non avrebbero fatto scoppiare caos inutile. Poi si vergognò del suo pensiero. Nonostante tutto Joffrey e Tommen erano suoi figli, come poteva aver pensato che fossero delle cause di problemi? No, la causa era la stupidità di Eddard Stark, Renly e Stannis Baratheon, niente di più. Era incantata a guardare un punto fisso oltre la spalla di Tommen. Il ragazzino la stava chiamando da qualche istante, ma Cersei pareva non sentire niente. Non aveva neppure ascoltato quello che stava dicendo. Si vergognò ancora un po'.

«Madre? Mi senti, madre?»

«Certo, perdonami... stavo pensando...»

«Abbiamo un problema più grosso!»

«Io ho una forte convinzione ma mi rifiuto di dirtela.»

«Per quale ragione, madre?»

«Tu non mi crederesti di certo, mio caro.»

«Parla, madre! Non metterò in dubbio la sincerità nelle tue parole.»

«So per certo che Margaery Tyrell ha procurato un veleno ad Olenna Tyrell. Olenna Tyrell aveva deciso di portarmi del thé questo pomeriggio, ma l'ha ricevuto Melara, la mia serva. Non l'ho bevuto, ma sono piuttosto convinta che Olenna abbia versato il veleno nel thé sbagliato. Come senti, fuori gridano che Lady Olenna è morta avvelenata...»


Tommen sbiancò davanti ad una simile possibilità. Cersei proseguì.

«Sai bene quanto Margaery sia legata a Lady Olenna. Recentemente so per certo che ha cercato di mandarla via da Approdo del Re, ma la vecchia si è rifiutata di eseguire gli ordini della piccola Margaery. Evidentemente, Margaery sa bene che se mi avesse portato qualsiasi cosa da ingerire o da indossare, non avrei mai accettato il dono o l'avrei fatto buttare. Per questo motivo presumo che abbia spinto Olenna a togliermi di mezzo con del thé avvelenato. Le avrà raccontato che la stava mandando via dalla Capitale a causa mia e che se mi avesse portato quel thé sarebbe potuta rimanere qui tranquillamente. Ovviamente quella vecchia di Olenna Tyrell pur di restare accanto alla sua rosellina ha fatto ciò che le ha detto.»

«Pensi che Lady Olenna si sia avvelenata da sola? Mi sembra quasi impossibile...»

«Tommen, tesoro... tu sei ancora un bambino, per certi versi. Non nego che tu stia facendo un lavoro impeccabile come Re, ma purtroppo il territorio in cui giocano i Sovrani è un territorio così infido ed arido dal quale io ti voglio solo proteggere. Lo sai questo. Lo sai sempre.»

«Lo so, madre... ma adesso cosa dovrei fare? Margaery sarebbe accusata di tentato omicidio...»

«Sta a te scegliere se essere un Re giusto e corretto o se essere un Re burattino come Robert Baratheon.»


Tommen singhiozzò.

«V-va bene... Darò... Darò ordini alle guardie di far portare Margaery Tyrell in una cella.»

«Saggia decisione, piccolo mio... questo è tentato Regicidio, sono la Regina Madre... è cospirazione contro il Trono. Il vostro matrimonio sarà dunque sciolto, come i Sette Dei vogliono se la moglie tradisce il marito.»

«C-certo, madre... questa volta... questa volta voglio che siate voi a scegliere la mia consorte... io... io sono stato uno stupido, mi son lasciato convincere con qualche moina... m-mentre lei meditava di uccidere i membri della m-mia f-famiglia...»


Tommen scoppiò in un pianto disperato. Cersei lo afferrò e lo abbracciò con forza. Tommen si lasciò andare tra le braccia della madre che mentre gli lisciava piano la schiena con fare materno, si apriva in un sorriso cattivo. Si avvicinava sempre di più alla vittoria, al momento in cui sarebbe rimasta a regnare osservando suo figlio accettare i suoi consigli come fossero ordini e Sansa Stark che pur di liberare Jon Snow avrebbe lasciato che i Lannister prendessero il sopravvento sul Regno. Si staccò da Tommen, decidendo di battere il ferro mentre era ancora caldo.

«Tommen, tesoro... credo che tu debba fare un po' di pulizia nel tuo Concilio Ristretto, trovare un nuovo Primo Cavaliere, in maniera che altri Tyrell non possano attentare alla mia o anche alla tua vita.»

«Certo madre... chi pensi sarebbe adatto?»

«Tuo zio Jaime, innanzitutto. Lui sarebbe perfetto, dal momento che è il Capitano della Guardia Reale.»

«A rappresentare il Guerriero! Ma certo!»

«Più o meno... poi direi che dovrei rientrare nel Concilio.»

«Ovviamente! Per la Madre!»

«Sì, certo... Maestro Qyburn perché dopotutto è l'uomo più fidato che abbiamo, anche se Margaery Tyrell non ti ha mai dato la possibilità di notarlo.»

«Rappresenterebbe lo Sconosciuto?»

«Anche, volendo. »

«E direi che qui ci dobbiamo fermare. Il Concilio è nato per essere Ristretto, ma recentemente sembra che chiunque possa piazzarci una tenda.»

«Ma il Padre, la Fanciulla, il Fabbro e la Vecchia?»

«Arriveranno col tempo... non occorre riempire il Concilio di persone che non ci danno alcun aiuto concreto e cospirano contro di noi.»

«Possiamo reinserire almeno zio Kevan? Potrebbe essere il Padre che aspettiamo.»

«Zio Kevan non è sufficientemente adatto, troppo amico dei Tyrell, non accetterà.»

«D'accordo madre. Vado a dar ordini alle... alle guardie. Tornerò a breve con novità.»


«Certo. Vai e compi il tuo dovere, figlio.»

Tommen si diresse alla porta, andandosene rapidamente verso la Guardia Reale che si trovava ora negli appartamenti della defunta Olenna Tyrell. Cersei richiuse la porta, non appena il figlio fu uscito ed immediatamente un'altra porta si aprì, rivelando Melara e Maestro Qyburn che ascoltavano. La serva era imbavagliata e per precauzione, Qyburn le teneva anche una mano sulla bocca, impedendole di emettere qualsiasi suono. 

«Immagino che abbiate sentito. Qyburn, da domani sarai nel Concilio Ristretto nuovamente. Questa volta sii gentile con Tommen, cerca di non dimostrarti troppo inquietante ai suoi occhi e fai sì che ti voglia nel Concilio anche di sua spontanea volontà.»

Gli occhi di Cersei Lannister si spostarono sulla serva.

«Tu, Melara... so per certo che hai famiglia. Una sorella minore ed una madre malata a cui porti tutto l'oro che guadagni qui alla Fortezza, corretto?»

Melara fece cenno di sì.

«Immagino che tu voglia che tua madre guarisca, che tua sorella non debba finire a fare la puttana in qualche bordello squallido...»

Melara fece cenno di no.

«Conferma la mia versione con Tommen, quando ti verrà chiesto e tua sorella e tua madre avranno la possibilità di vivere. Tu stessa verrai sicuramente trattata con tutti gli onori del caso, conosco mio figlio... ti considererà una sopravvissuta. Avrai oro e cibo, basta che tu confermi la mia versione...»

Melara annuì, ma d'altronde non poteva comunque far altro. Era una di quelle anime di cui quasi nessuno avrebbe sentito la mancanza, nessuno avrebbe avuto mai il coraggio di avanzare qualche domanda sulla sua scomparsa e nel caso Melara avesse deciso di rifiutarsi - cosa quasi impossibile - Cersei avrebbe attribuito la colpa a Margaery Tyrell, anche in questo caso. C'erano troppe falle nel piano di Cersei, ma ogni falla aveva almeno due soluzione fattibili con le quali sarebbe stato ovvio che Cersei non aveva colpa di niente. Alla bionda di Lannisport aveva dato fastidio subito Margaery Tyrell e dopo l'alleanza con l'Alto Passero - che sicuramente avrebbe spinto per la scarcerazione - era diventata insopportabile. Lei aveva la Corona ed il Credo dalla sua parte, Cersei non aveva niente e si sarebbe riconquistata la Corona con l'astuzia, come già stava facendo. Il Credo si sarebbe dovuto inchinare con la forza, invece. Per questo spediva lettere a Jaime, fingendosi ancora in pericolo. Era l'unico modo per farlo tornare ad Approdo del Re e prendere le armi contro l'Alto Passero. Intanto, era il momento di una visitina a Sansa Stark. L'indomani stesso avrebbe costretto la ragazza ad una confessione nella quale dichiarava di aver sempre saputo che Olenna Tyrell era responsabile della morte di Joffrey e le avrebbe fatto concedere il perdono, la restituzione di tutte le sue terre e la libertà per Jon Snow. Era riuscita nella parte più complessa, ora doveva togliere la "macchia" che aveva addossato in precedenza a Sansa e sarebbe stata pronta per essere maritata da Tommen.
***

Il mattino dopo, Margaery Tyrell venne condotta nella cella più buia della Fortezza Rossa, una cella ancor più distrutta di quella di Sansa e Jon, che vedevano la scena attraverso la finestrella. Sansa capì che a breve Cersei l'avrebbe portata da Tommen e l'avrebbe dovuto sposare, forse era solo questione di giorni. Invece, era questione di ore. Sansa, quando vide attraverso la seconda finestrella che il sole era ben alto in cielo - quasi a mezzogiorno, dedusse - sentì i passi di qualcuno che si avvicinava rapidamente. La porta della sua cella venne aperta bruscamente ed entrò un uomo enorme, il viso semicoperto dall'elmo che lo identificava come un membro della Guardia Reale. Sansa lo riconobbe immediatamente dalla stazza. Quell'uomo era Gregor Clegane, la Montagna. Rifletté rapidamente e rammentò che era stato ucciso da Oberyn Martell grazie ad una lama avvelenata e non comprese come mai fosse lì. Dietro di lui sbucò però una figura più minuta, pregna di informazioni. 

«Lui è Robert Strong, Guardia Personale della Regina Cersei. Vieni, la Regina ci attende.»

Sansa si mise in piedi, notando che non le stavano rimettendo i ceppi ai polsi. Affianco all'uomo più piccolo si trovava già Jon, che aveva sentito chiaramente il patto fatto da Cersei e Sansa ed era giunto alla conclusione che stava per essere mandato direttamente al terzo matrimonio di Sansa. Gli dispiaceva enormemente vedere Sansa ridotta ad essere una merce di scambio. Si stava dando al terzo matrimonio pur di concedergli la libertà e sapeva benissimo che lei non l'avrebbe mai fatto se in quella cella ci fosse stata solo lei. Jon e Sansa camminarono spediti verso l'uscita delle segrete, mentre lui le prendeva la mano, deciso a rincuorarla in quella situazione in cui lui si sentiva direttamente responsabile. Se solo non avesse avuto tutta quell'ansia di sapere se realmente fosse di stirpe Targaryen... ma adesso non aveva nemmeno importanza chi fosse sua madre, chi fosse suo padre. Per anni era stato legato alla convinzione che Eddard Stark fosse suo padre, ma adesso si ritrovava a doverlo vedere come uno zio morto e sepolto. Un po' lo detestava per avergli taciuto la verità per tutto quel tempo. Era venuto a sapere tutto da un uomo con cui aveva parlato poco e niente negli ultimi anni, di cui non aveva neppure la certezza della sua sanità mentale. Per quello che ne sapeva, poteva essere impazzito tutto quel tempo assieme agli Estranei, ai Figli della Foresta di cui aveva parlato e soprattutto in mezzo a quel freddo mostruoso di cui Jon aveva avuto solamente un assaggio. 

Si ritrovarono fuori dalla Fortezza, vennero fatti salire su una carrozza e trasportati verso il Tempio di Baelor. Arrivarono piuttosto rapidamente. Sansa non aveva idea di che giorno fosse, di quanto fosse passato da quando era stata imprigionata e si chiese distrattamente se ci fosse qualche manifestazione particolare, o se fosse giorno di orazione ai Sette Dei, dal momento che la strada era miracolosamente sgombra. Arrivati al Tempio ebbero la risposta. Tutti stavano davanti a quella scalinata sulla quale una volta aveva visto suo padre morire. Istintivamente strinse ancor di più la mano di Jon. Cersei era vestita nell'abito migliore e Tommen aveva sul capo la propria corona d'oro.

«Siamo qui oggi per annunciare l'ufficializzazione del perdono concesso dalla Corona a Sansa Stark. Sansa Stark, dopo anni di latitanza, è venuta umile e sottomessa a chiedere perdono alla Regina Reggente Cersei Lannister ed al Protettore del Reame Tommen Baratheon, fornendo dettagli e prove della colpevolezza di Olenna e Margaery Tyrell nell'omicidio di Re Joffrey Baratheon, Primo del suo nome.»

Sansa rimase interdetta. Non immaginava minimamente che il perdono concesso sarebbe arrivato così presto, né tantomeno così in pompa magna ma era stata trascinata lì ed ora doveva solamente recitare la sua parte, doveva recitare per lei e Jon, ma in particolar modo per Jon. Jon, che aveva tanto voluto essere partecipe nella sua vita fin da piccolo e che lei aveva così tante volte respinto, Jon che troppe volte si era offerto di darle aiuto con varie cose e che lei non aveva mai accettato. Si era ritrovata col desiderio di seguirlo nella sua impresa di scoprire se la storia di zio Benjen fosse vera ed ora poteva aiutare l'intera famiglia Stark, ovunque fossero Arya e Bran, a salvarsi dal destino infausto che i Lannister avrebbero riservato loro se li avessero trovati. Per una volta si sentì realmente utile, si sentì di poter davvero fare la differenza come le Principesse Targaryen di cui aveva tanto spesso letto quando la vecchia Nan la lasciava entrare nella biblioteca di Grande Inverno. Ripensò alla vecchia Nan, a quando la lasciava entrare nella biblioteca senza il timore che strappasse i libri in un movimento brusco. La piccola Arya non era mai potuta entrare, era troppo scalmanata e battagliera. Arya preferiva allenarsi con Jon. Per un istante, Sansa temette che Jon in quel momento preferisse avere Arya al suo fianco.

«Il Re Tommen, per suggellare la pace ritrovata con la Casata Stark, è lieto di congiungersi in matrimonio con la legittima erede di Grande Inverno, Sansa Stark.»

Sansa abbassò il capo e sorrise.
  
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