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Autore: Daddyslittlegoodgirl    30/11/2016    0 recensioni
"Niente desideriamo di più di quello che non ci è consentito."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chapter one.  

Il mio nome è Jess, Jess e basta. Il mio cognome non importa, mio padre è sparito dalla mia vita e da quella di mia madre qualche anno fa. Penso che adesso abbia una famiglia e viva in qualche Paese lontano da qui.
Fu allora che mia madre impazzí, diventando un'alcolizzata, e tossicodipendente. Sono finita nelle mani degli assistenti sociali un mese fa circa.
Ho sempre condotto una vita abbastanza normale, ma non mi sono mai trovata a mio agio con i miei coetanei. Sono dovuta crescere in fretta, mi hanno strappato l'infanzia, e sono stata costretta a conoscere l'infinita superficialità e crudeltà degli adulti fin troppo presto.
Mia madre dovrà passare alcuni mesi in una clinica di riabilitazione in un'altra città, dove verrà seguita e cercheranno di disintossicarla. Il tribunale ha deciso così. 
Ho una valigia pronta fatta in fretta e furia, fra qualche minuto verranno a prendermi. Mia madre verrà trasferita in clinica questa mattina, decisione presa 24h fa.
Dovrò essere affidata a qualcuno, e i miei assistenti sociali mi hanno dichiarata un caso urgente, e hanno dovuto cercare una riserva che mi possa affidare in pochissimo tempo.
Non sono triste, non sono felice. Non m'interessa, o almeno è questo ciò che dimostro. Sembro impassibile, quasi annoiata.
Sulla soglia della porta di casa, mia madre mi abbraccia, resto pietrificata. Mi sorride. E mi saluta.
 
"Ci rivedremo presto. Comportati in modo adeguato." 

Le accenno un sorriso. Mi volto, l'assistente sociale ha appena portato la mia valigia in macchina. La seguo, salgo e partiamo.
Per tutto il viaggio parla e straparla, dice che mi troverò bene, che purtroppo la situazione é alquanto strana poiché l'organizzazione è stata fatta molto velocemente non avendo ulteriore tempo. Ho perso il filo, non l'ascolto più. 
Sono 40 minuti che guardo oltre il finestrino dell'auto, e finalmente ci fermiamo.
Afferro la valigia, ed esco. Seguo l'assistente sulla soglia della porta. 
Passano secondi interminabili mentre aspetto che qualcuno apra quella dannata porta. E inizio a pormi mille domande, che famiglia sarà? Ci resterò per molto? Mi troverò bene? Mi aprirà una donna? Un uomo? Avranno figli? Avranno animali domestici? 
I miei pensieri vengono interrotti. La porta si spalanca.
   
 
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