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Autore: Clown    18/05/2009    5 recensioni
Tutti scrivono storie sull’amore di Jack per Rose, sul momento fatale della loro separazione (mi tiro in causa autonomamente!), sui ricordi della donna e sulle speranze infrante a causa dell’affondamento. Nessuno scrive di quando ancora i due amanti non si conoscevano, della vita e dei sogni che coltivavano in silenzio nei loro cuori. Dei pochi istanti prima dell’incontro dei loro sguardi, e dell’entusiasmo che provò il giovane americano nel vincere quei fatali biglietti. E proprio di quest’ultimo voglio parlare io. Perché prima di innamorarsi, prima di essere il re del mondo e prima di diventare il salvatore della sua amata Rose, era un ragazzo normale, con le sue speranze e le sue fortune, e le difficoltà della vita che ogni giorno gli correvano incontro...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fabrizio De Rossi, Jack Dawson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Full

Jack guardò il piatto del poker come se fosse una miniera d’oro pronta a mostrare al mondo i propri filoni auriferi. Sopra il tavolo giacevano silenziose e immobili, quasi in attesa di un fato diverso, le chiavi per il nuovo mondo, terra natia di animi indomiti.
Un sorriso affiorò sulle labbra carnose del ragazzo, stupito di come la sua mente potesse partorire riflessioni così imponenti e fuori luogo. Quella era una partita a carte fondamentale: se avesse vinto, avrebbe potuto dimenticare almeno per una settimana i guai sempre pronti a bussare alla porta sua e di Fabrizio. Se avesse perso, allora si sarebbe ritrovato faccia a faccia con i suoi creditori: aveva azzardato tutti i suoi averi, pochi a ben pensarci, e non v’era il tempo di racimolare una nuova, sostanziosa somma di denaro.
« Jack, sei pazzo! Hai scommesso tutto quello che abbiamo! »
Puntuale ecco Fabrizio, pronto a ricordargli quello che avrebbe voluto volentieri dimenticare per concentrarsi meglio sulla partita.
« Quando non hai niente, non hai niente da perdere… » replicò lui, scuotendo la testa. Quei pochi soldi erano stati l’incentivo per spingere i compagni di giocata a puntare quei due meravigliosi pezzi di carta che li avrebbero condotti sulla nave più bella del mondo. Ovviamente, solo con una vittoria.
« Sven? »
Lo svedese chiese l’ultimo giro di carte, quello decisivo; tutto dipendeva dalla carta che la sorte gli avrebbe regalato. Jack guardò il mazzo che aveva in mano: una doppia coppia di carte basse, dannatamente basse. Difficilmente avrebbe potuto vincere grazie solo ai tre e ai sette, e a quel cinque in suo possesso, viste anche le espressioni agguerrite dei due avversari!
Tuttavia… tre, sette, tutti numeri che portavano una certa fortuna. Non aveva che da sperare che la sorte finalmente girasse a suo favore. Un solo numero, uno dei due, e sarebbe filato per una volta tutto liscio. Avrebbe rivisto il suo paese natale, i suoi vecchi amici d’infanzia; il lago in cui andava a pescare con il padre. Avrebbe mostrato a tutti i suoi disegni, e dopo sarebbe stato di nuovo pronto per viaggiare, ma nel cuore la gioia di aver vissuto alcuni momenti di pace. Finalmente lontano dai guai e dalla povertà; lontano dalla fame e dal freddo. E chissà, forse avrebbe anche trovato una ragazza adatta a lui, laggiù in America.
Tutto dipendeva da quella carta.
Calò il cinque per pescare dal mazzo, con calma, respirando profondamente, gli occhi fissi sulla carta. Un sette. Un full. Un meraviglioso full. Per sua fortuna era abituato a giocare a poker, e riuscì a trattenere l’espressione di entusiasmo che premeva per emergere in un ampio sorriso. Era poi l’occasione buona per far morire d’infarto quel diffidente di Fabrizio.
Alzò lo sguardo per incontrare quello di Olaf, l’altro svedese, il quale a malapena evitava di mostrare l’ansia che lo attanagliava. Probabilmente non aveva nulla in mano, per sua fortuna; da temere c’era Sven, con il rischio di un possibile poker, o di una scala. Il tempo passata, anche troppo in fretta…
« Va bene! È il momento della verità. La vita di qualcuno qui sta per cambiare… » commentò d’un tratto, lanciando rapide occhiate a tutti i giocatori, studiandoli e sperando intensamente « Fabrizio »
Con un’espressione tra l’iracondo e il minaccioso, l’italiano calò un bel mazzo di nulla, cosa Jack non mancò di fargli notare.
« Niente… » disse con fare saccente, ricevendo la medesima parola scocciata di rimando. Se avessero perso, avrebbe avuto da affrontare anche l’ira del suo amico, ottimo; un problema in più non faceva la differenza, ormai. Ma non avrebbero perso, no. Lui doveva, voleva assolutamente tornare in America.
« Olaf? » come previsto… « Niente… »
« Sven! » quello era veramente il momento della verità. Erano rimasti solo loro due, e da quelle cinque carte dipendeva il suo destino. Termini un po' esagerati forse, ma Jack adorava esagerare. L’entusiasmo gli usciva a tutti i pori, una incontenibile gioia di vivere. Che aumentò a dismisura.
Lo svedese appoggiò soddisfatto la mano sul tavolo; l’americano ispirò profondamente con un verso contristato.
« Due coppie… » due benedette, santissime coppie. Che nulla potevano fare contro un full. La sorte aveva girato, finalmente gli stava sorridendo. Finalmente qualcosa che non andava storto. Addio Europa. Ma la giocata non era ancora conclusa: doveva ingannare il suo amico.
« Scusa tanto Fabrizio… »
« … che scusa, ma VAFFANCULO, HAI SCOMMESSO TUTTO IL NOSTRO S… »
« SCUSA tanto, non rivedrai tua madre per un bel po' di tempo… » meraviglioso italiano, quando si arrabbiava ecco emergere tutto il suo colorito gergo natio. Per non parlare della sua espressione attonita, impagabile; se avesse potuto avrebbe scommesso quella, un valore inestimabile « Perché noi ce ne andiamo in America, FULL RAGAZZI! » urlò con gioia crescente, battendo un pugno sul tavolo, ridendo di fronte allo sguardo incredulo degli avversari, esultando, ed esultando, e ringraziando Dio di essere vivo. Si precipitò a raccogliere i soldi, quando una mano lo afferrò per il bavero della vecchia giacca logora che indossava da molto tempo. Era Olaf, e con una qualche strana parola della sua lingua alzò il pugno verso di lui.
Si preparò a ricevere la più forte botta della sua vita, sperando che non gli facesse tanto male da impedirgli di partire da quella città; era abituato a fare a scazzottate, ma in quel momento veramente era l’ultima cosa che desiderasse. Non che le altre volte facesse a botte per venire picchiato, scusate il gioco di parole.
Invece il colpo arrivò, preciso, preciso, sul muso di Sven, e Jack si allontanò con una forte risata, felice di aver comunque incontrato degli uomini “d’onore”.
Si girò con uno scatto verso Fabrizio, gli occhi azzurri che gli brillavano per la gioia.
« Andiamo! »
« Figli di puttana! »urlò l’italiano con il suo accento tipicamente meridionale, il sorriso sfrontato stampato sul volto. Erano il ritratto della felicità, dell’entusiasmo di vivere; prendevano la fortuna della giornata, la stringevano forte, e quando la perdevano lottavano di nuovo per riconquistarla; avevano vinto, vinto, VINTO! Jack non poté trattenersi oltre, e dopo aver baciato quei biglietti che tanto significavano per lui, abbracciò forte il suo compare di avventure, ripetendo con tutto il fiato che aveva in gola ciò che il suo cuore in quel momento stava gridando dentro di sé.
« TORNO A CASA! »






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Sì, sono innamorata persa di Jack, in particolare della sua dolcezza e modo di vivere così particolare e da lui così amato (più che l'aspetto fisico, che rispetto a tutte le altre sue caratteristiche passa sicuramente in secondo piano!). Finale agrodolce, lo ammetto; è venuto il magone a me nello scriverlo... comunque, per una volta niente Rose. Per una volta solo lui e la vita. Per una volta solo Jack, nella speranza che possa rimanere nel cuore anche come semplice ragazzo, e non solo come perfetto principe azzurro… un bacio a tutti gli amanti di Titanic! A presto! =)




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