** Piccola nota
prima di cominciare: Ho iniziato a scrivere questa storia dopo aver
visto le
foto promozionali di Alex e Maggie dell’episodio 2x07. Le
foto mi hanno
ispirata e ne uscita fuori questa storia. Subito dopo aver visto
l’episodio ho
modificato qualcosa, citando anche qualche dialogo vero tra le due. **
I supposed to be happy with you
Era stata una giornata estenuante; il lavoro
non le aveva dato
tregua e Maggie continuava ad importunarla telefonicamente. Aveva
ignorato le
sue insistenti e ripetitive chiamate, così come aveva
cancellato ogni singolo
sms o messaggio nella segreteria. Non voleva parlarle, non voleva
più saperne
niente di lei, ma a quanto pare Maggie non sembrava cogliere i suoi
segnali.
“Io ci sono, ma come
amica.”
Erano state quelle le sue parole, era stata
quella la sua decisione
e allora perché continuava a tartassarla? Credeva davvero
che sarebbero potute
essere amiche? Come avrebbe mai potuto essere amica di una persona di
cui era
completamente cotta? Era assurdo.
Voleva ribadirle il concetto? Oh, no. Non ce
n’era alcun bisogno.
Quelle parole, seppur dure da digerire, erano state chiare, almeno in
parte.
Insomma, il succo di quel discorso era il seguente: Maggie non era
interessata
a lei. Le aveva aperto il suo cuore e in cambio aveva ricevuto una
decisa e
diretta pugnalata. Si era lasciata andare, aveva abbassato tutte le sue
difese
davanti alla detective e ci aveva guadagnato un grosso rifiuto che
continuava a
farle male. Ad ogni modo, doveva accettarlo, andare avanti e
dimenticare. Ne
aveva superate tante e avrebbe superato anche quella.
Fortunatamente non era sola.
Sua sorella Kara si prendeva cura di lei e
tentava in tutti i modi
di farla distrarre. Ad esempio, quella sera, l’aveva invitata
a casa sua per la
classica serata
cinema che
tanto amavano. Aveva spento il suo
cellulare - così da evitare scocciature indesiderate -
e si era
accomodata in cucina, in attesa dell’arrivo della sorella.
Insomma, i
presupposti per una nottata all’insegna del divertimento e
della tranquillità
c’erano tutti: un bel film, degli ottimi pop-corn e la
compagnia della sua
sorellina.
Niente lavoro, niente cuori infranti, niente
Maggie.
Presupposti che crollarono quando
aprì la porta e si ritrovò davanti
alla minuta figura della detective, con indosso la solita e immancabile
giacca
di pelle nera. Che
scherzo era mai quello?
«Allora sei viva,
Danvers» esordì questa, sfoggiando uno dei suoi
tanti sorrisi irresistibili.
Come osava presentarsi così? Con
quel sorriso e quell’aria così
allegra? Per non parlare poi del suo tono di voce. Sembrava quasi che
per lei
tutto fosse come prima. Ma in realtà, niente era come prima.
«Io... c-cosa ci fai
qui?» aggrottò la fronte, posando i pugni
chiusi sui fianchi. «Mi sembrava di essere stata
chiara» aggiunse,
immediatamente sulla difensiva.
«Chiara? Non rispondendomi alla
chiamate? Questo lo chiami essere chiara?»
ribatté, imitando la postura dell’altra.
Alex rimase in silenzio a rimuginare. Come
aveva fatto Maggie a
procurasi l’indirizzo di casa di sua sorella?
«Come hai fatto a
trovarmi?» domandò semplicemente, mostrando tutto
il suo fastidio.
«Sono una detective, Danvers,
ricordi?» tornò ad accennare un
sorriso.
Poi la ragazza fu colta da
un’improvvisa sensazione. Kara Danvers,
era l’unica candidata al banco degli imputati. Aveva
complottato con la
detective alle sue spalle? Questo era inaccettabile. Quindi, la serata
cinema
era tutta una messa in scena... La sua sorellina
gliel’avrebbe pagata. Poco ma
sicuro.
«Allora?» la voce della
ragazza, ruppe il silenzio.
«Allora cosa?»
«Mi fai entrare?» le
chiese, alzando un sopracciglio con fare
divertito.
«No!» esclamò
di colpo, meravigliata da quella richiesta.
«Perché
mai dovrei?» accentuò una risata, che
trasparì assolutamente isterica e forzata.
«Voglio parlarti. Vengo in pace,
Danvers. Andiamo» si fece seria,
sperando che la ragazza dai capelli corti potesse smollarsi un
po’.
«Cosa ti fa credere che io voglia
sentirti parlare ancora? Ciò che
mi hai detto mi è bastato. Ma ti prego di non pensare
nemmeno alla possibilità
che tra me e te...» agitò la sua mano.
«Possa esserci un’amicizia.»
«Perché l’hai
presa così male?»
«Cosa importa?» fece per
chiudere la porta, ma il braccio di Maggie
glielo impedì. «Devo romperterlo?» la
minacciò, ma l’altra non sembrò credere
molto a quell’avvertimento. Di fatto, le bastò
mettere un po’ di forza per
spalancare la porta e autoinvitarsi dentro casa.
«Concedimi cinque
minuti» insistette.
«Due» sbuffò,
concedendole un’ultima possibilità.
«Purché tu non
voglia ribadirmi gli stessi concetti della volta precedente. Non ne ho
bisogno»
precisò.
Maggie accettò la condizione e si
levò la giacca, prima di
cominciare a parlare. Aveva pensato tanto a cosa dirle, ma in quel
momento,
quella traditrice della sua memoria, l’aveva abbandonata. Una
cosa però era
certa: non voleva che Alex stesse male, specialmente se per causa sua.
L’aveva rifiutata e sì,
era consapevole di quanto fosse brutto
essere rifiutati; ci era passata anche lei, ma aveva sperato che Alex
avrebbe
potuto, in qualche modo, comprendere la sua motiviazione. La speranza
era
svanita, nel preciso momento in cui la ragazza le aveva voltato le
spalle ed
era andata via, ignorando la sua ultima e disperata chiamata.
L’aveva chiamata per nome, per la
prima volta, ma evidentemente Alex
non ci aveva fatto caso. Ora, però, era lì, con
lei e non si era arresa. Aveva
convinto Kara a combinarle un ‘appuntamento
nascosto’ ed
era lì. Perché? Perché ovviamente
le importava di Alex. Per quanto poco la conoscesse, l’aveva,
sin da subito
trovata una donna intrigante. Sotto molti aspetti ci si rivedeva anche,
ma
c’era una parte di lei che la bloccava. Alex aveva appena
fatto i conti con la
sua sessualità, si era dichiarata con lei, con la sorella,
ma era ancora agli
inizi del suo viaggio. L’aveva baciata, ma questo poteva
significare tutto,
così come poteva significare niente. Continuava a chiedersi
se quel bacio fosse
frutto di un reale interesse o dell’euforia del momento.
In passato le era già successo di
ritrovarsi in una situazione
simile. Aveva commesso l’errore di lasciarsi contagiare
dall’entusiasmo di una
ragazza che si era appena scoperta lesbica. Si era lasciata illudere da
stupide
parole e ne era uscita a pezzi.
“Non mi sento pronta” le aveva
detto, dimostrandole che la sua era solamente un’infatuazione
passeggera.
Aveva imparato dai suoi errori e non voleva
ripetersi, nonostante
Alex le piacesse. Oh sì che le piaceva. Come poteva non
piacerle una donna del
genere? Coraggiosa, forte, intelligente, bella, con una fantastica moto
e brava
a biliardo, più brava di lei. La vecchia Maggie, quella meno
matura, non
l’avrebbe mai respinta, ma quella nuova, la Maggie
più prudente e razionale,
l’aveva allontanata per paura di ricevere una seconda batosta.
«Non avevo intenzione di farti del
male» prese parola, optando per
un inizio calmo. «Ho solo cercato di farti capire la mia
posizione.»
«La tua... posizione?»
sorrise sarcasticamente. «Tutta quella
pappardella è stata solo un modo carino per sbattermi in
faccia la realtà,
vero?»
«Qual-quale
realtà?» la più bassa scosse la testa,
confusa dalla
domanda che le era stata posta.
«Che io non ti piaccio,
Maggie» spalancò le braccia. «Ti credevo
una
più diretta. Certo, avrebbe fatto più male, ma
per lo meno-»
«Ma cos-?» la
interruppe. «Il mio non è stato un discorso di
circostanza. Volevo davvero dirti quelle cose per farti capire il
motivo del
mio rifiuto. Siamo a due livelli diversi. Io sono arrivata a quel punto
della
mia vita dove vorrei costruire qualcosa di duraturo e solido, nulla di
personale.»
«Mi stai dando della ragazzina
incapace di impegnarsi?»
«Non era questo che
intendevo» sbuffò, pentendosi di avere usato
quelle parole facilmente fraintendibili. «Facendo coming out sei
come stata
catapultata in una specie di mondo fatto di arcobaleni ed io sono, come
dire,
la prima persona con la quale ti sei imbattuta in questo mondo. Quindi
sì, è
figo, è intrigante e ti eccita l’idea di avere un
primo approccio con questa
persona, ma devi solo capire che questo mondo è
pieno di tanta altra gente. Io non
sono la sola.»
«Ooookay, tu sei fuori di
testa» alzò le mani in segno di resa. Mondo
di arcobaleni? Ma di cosa stava parlando? «Hai
finito? È tutto?»
«Capisco come tu possa sentirti,
ci sono passata anche io-»
«Capisci?»
l’aggredì improvvisamente. «No che non
capisci, Maggie.
Parli di arcobaleni, quindi perdonami, ma sei proprio fuori
strada» divenne
rossa in viso.
«L’arcobaleno era solo
un-»
«Non mi interessa. Veramente,
io... non mi interessa» prese un
respiro. «Non voglio alterarmi, per cui, puoi andare, a meno
che tu non abbia
altro da aggiungere.»
«Cosa vuoi che ti dica? Cosa posso
fare per-?»
«Non so, ma di qualcosa. Magari di
sensato, lasciando da parte i
mondi fatti di arcobaleni.»
«Non voglio che tu possa pensare
cose sbagliate.»
«Cose del tipo?»
«Che tu non mi piaccia»
sospirò. «Non è vero. Tu mi piaci,
Alex»
confessò, notando immediatamente il cambiamento di
espressione nel viso
dell’altra. «Io... cerco solo di tutelare me
stessa. Ho avuto tante relazioni,
andate male ovviamente... e da ognuna di questa ho imparato qualcosa.
Vorrei
solo non commettere gli stessi errori, ecco.»
«Quale sarebbe l’errore?
Di cosa hai paura?» le domandò. La parola
“paura” non era venuta fuori dalle labbra della
detective, ma era una
sensazione che Alex aveva captato da quelle parole.
«Non ho paura» disse con
fermezza, sollevando il mento. «Io, sai,
nella mia vita ho incontrato tante persone, ma sono poche quelle a cui
ho
tenuto veramente» prese un respiro. «A te ci tengo
davvero, Alex. Tanto... E
non voglio perderti. Quindi, spero che un giorno potremo essere
amiche.»
Le parlò con il cuore aperto,
senza muri, senza barriere... Non era
ciò che Alex avrebbe sperato di sentirsi dire, ma erano
ugualmente parole
importanti e sincere, che non poteva ignorare.
«A me sembri spaventata da
qualcosa... Non ti fidi di me?»
«Non è
questo» Maggie scosse la testa e si sedette sul divano.
«Sono
felice che tu abbia fatto questo grosso passo, lo sono davvero. Ma non
vorrei
che tu mi usassi come esperimento per, insomma, capisci?»
«Sawyer!»
esclamò con tono sorpreso. «Perché
credi questo? Perché
credi che tu per me possa essere solo un esperimento?»
«Ti ho spiegato
perché.»
«Io ci credevo realmente, Maggie.
La mia sessualità non è una moda
del momento. Io sono così» confessò
mentre i suoi occhi si riempirono di
lacrime. «Non avrei mai giocato con te, non ti avrei mai
usata.»
«Davvero?» la dolcezza
con cui la detective parlò, fu disarmante.
«Davvero.»
Alex sembrava sincera. Forse avrebbe dovuto
crederle, forse avrebbe
davvero dovuto fidarsi di lei e perché no, magari quella
sarebbe stata la volta
buona. Magari lei,
sarebbe stata la sua persona.
«Quindi»
mormorò Alex, camminando davanti all’altra, seduta
sul
divano. «Io ti piaccio?» chiese, finalmente
riuscendo a sorridere.
«Ora non montarti la testa,
Danvers» tirò su il mento, per
incrociare il suo sguardo.
Alex aprì la bocca per replicare,
ma si rese conto di non averne
voglia. Non era il momento di fare troppo sarcasmo, quella
conversazione doveva
giungere ad una conclusione.
«Chiedevo perché sai,
tu mi piaci» si fece coraggio, consapevole di
rischiare di prendere un altro palo in faccia. «Mi piaci
molto» celò
l’imbarazzo dietro ad un sorriso.
«Definisci quel molto»
soffiò, mettendosi in piedi e ritrovandosi ad
una distanza minima dall’altra. Alex non osò
indietreggiare di un solo
centimetro, ma le divenne difficile mantenere la calma davanti
all’estrema
vicinanza di Maggie.
«Molto... tanto»
borbottò. «Sì, cioè, mhh...
Molto!» farfugliò in
maniera imbarazzante.
«Molto?»
«Sì.»
«Allora ti confesso anche io una
cosa» le disse, spostando lo
sguardo dagli occhi alle labbra. «Il bacio che mi hai dato,
beh, mi è piaciuto.»
«Sì?» il viso
di Alex s’illuminò. Dopo quel rifiuto, aveva
seriamente creduto che fosse una pessima baciatrice.
«Sì.»
«Quanto?»
alzò un sopracciglio.
«Mhh... molto direi»
rispose, rivolgendole una
smorfia divertita. «Ci sai fare, Danvers.»
«Grazie, sì sai...
certe cose nascono spontanee e io, come ti ho
detto, volevo farlo da molto-»
«Sshh» le mise un dito
al centro della bocca. «Va bene. Sai, magari
potremmo provare ad uscire» le propose ufficialmente.
«Uscire? Cioè, uscire
come appuntamento serio? O amiche?»
«Un appuntamento,
Danvers!» sorrise fino a far comparire la sua
adorabile fossetta. Una
vera e propria debolezza per Alex.
«Possiamo provare ad andare
lentamente» bisbigliò, sistemandole una
ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Un passo alla
volta.»
«Sì,
possiamo» accettò con voce tremante. Quel contatto
le stava
provocando una scarica smisurata di brividi. Il suo corpo ne era
completamente
invaso. «Un passo alla volta, va benissimo.»
Maggie sorrise, incapace di smettere di
fronte all’innocenza e all’imbarazzo
di quella donna. La trovava dannatamente bella. Bella nella sua
semplicità,
bella nella sua, talvolta, timidezza... Bella, sì. Bella da
far invidia a
chiunque. E di fronte a tanta bellezza, lei non aveva potere.
«Ora è meglio che
vada» disse Maggie, indugiando con un passo
all’indietro.
«Sì...
sì» annuì l’altra,
accarezzandosi i fianchi con le mani.
«Sempre che tu non voglia- No!»
s’interruppe da sola. «Ti accompagno alla...
porta, sì» balbettò, indicando la porta
d’ingresso.
Maggie non poté che sorridere,
divertita dall’evidente nervosismo
dell’agente DEO. Doveva ammettere però che la
situazione era alquanto
imbarazzante anche per lei. Ne aveva di esperienza con le donne, ma
Alex
riusciva a metterla così in difficoltà da farla
sentire una pivella alle prime
armi. Una parte di lei era tremendamente terrorizzata
dall’effetto che la
ragazza riusciva ad avere su di lei, ma l’altra non
desiderava che sentirsi in
quel modo.
«Grazie»
parlò Maggie, ormai al di fuori dell’appartamento
di Kara.
«Prego» rispose,
appoggiandosi allo stipite della porta. «Ci vediamo
domani?» chiese intimorita. Aveva bisogno di una conferma.
Aveva bisogno che
Maggie le ribadisse le precedenti parole. Aveva bisogno di realizzare
di non
essere nel bel mezzo di un sogno.
«Ti passo a prendere io, Danvers.
Lavoro permettendo, ovviamente»
ammiccò, facendole un occhiolino. «Ora puoi
rientrare.»
«Giusto» sorrise,
sentendosi sempre più impacciata. «Allora
sì,
entro... tu-»
«Io vado.»
«Sì.»
«Buonanotte Alex»
piegò le labbra in un dolce sorriso.
«Buonanotte Maggie»
ricambiò con un altrettanto sentito e tenero
sorriso.
Finalmente trovò la forza di
chiudere la porta, ma subito se ne
pentì. Okay sì, avevano deciso di andare
lentamente, ma era così frustrante
dover rinunciare a fare ciò che avrebbe voluto. Allora
riaprì la porta,
ritrovando Maggie nello stesso preciso punto in cui era prima che la
chiudesse.
«Sì?» Maggie
sorrise, ma dai suoi occhi poteva trasparire tutta la
sua vulnerabilità.
«Maggie io non-» scosse
la testa, reggendosi con tutta la sua forza
alla porta.
La detective accorciò le
distanze, lasciando perdere qualsiasi cosa.
Posò una mano sulla guancia arrossata di Alex e la
baciò. Si dimenticò del “un
passo alla volta”, si dimenticò delle sue paure,
si dimenticò del mondo intero
e nel preciso momento in cui le sue labbra si unirono a quelle
dell’agente, per
la seconda volta, si dimenticò anche il suo nome.
Alex barcollò
all’indietro e se non fosse stato per il braccio di
Maggie, dolcemente avvolto attorno ai suoi fianchi, sicuramente avrebbe
perso
l’equilibrio.
Una ventata di calore le investì prima il volto e poi si
disperse lentamente
per tutto il corpo, fino a farle perdere quella poca
lucidità che le era
rimasta. Ma fu quando le loro lingue si accarezzarono per la prima
volta che
Alex capì quanto vero fosse il sentimento nei confronti di
quella ragazza.
Forse sarebbe stato prematuro definirlo Amore, ma
se quello non era ancora
amore, era certa che presto lo sarebbe diventato.
Angolo Autrice.
Mia prima fanfiction in questo fandom.
Sicuramente ne verranno fuori
altre. Sottolineo ancora che ho scritto la storia primadi
vedere la 2x08,
quindi sì sono una
mezza veggente. Ho azzeccato, in parte, cosa frenava Maggie e sono HAPPY.
Non l'ho postata prima perché non mi convinceva, ma l'ho
fatta leggere ad
un'amica e mi ha consigliato di pubblicarla.
Ci sentiamo presto con nuove storie, aspetto qualche vostro commento.