Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Marina94    30/11/2016    4 recensioni
....oggi è 30 Novembre, Storicamente, il Palazzo di Vetro, situato ad Hyde Park, a Londra, crollava questo giorno ottant'anni fa. E noi sappiamo bene a cosa ricollegarlo...beh, non potevo non scrivere qualcosa. Una piccola introspettiva probabilmente senza senso su quello che è il mio protagonista preferito di tutti i tempi, nella sua complessità. Possibly angst. Accenni Kitthaniel perchè li shippo un sacco, ma solo accenni.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nathaniel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Not] an human being.
 
 
Percepiva la forza fluirgli via dal fianco.
Nonostante Bartimeus stesse cercando, con la testardaggine che lo caratterizzava, di tenerlo in piedi, di non farlo cedere, e nonostante lui stesso lottasse per resistere. Avevano una missione, doveva almeno portarla a termine, poi...non importava cosa sarebbe successo poi, ma avrebbe resistito, nonostante sentisse in maniera tanto angosciante quanto chiara la propria vita che scorreva via, in quell'inferno, in quelle urla disperate di un essere che ormai non assomigliava neanche più a un demone, mentre le sue mani si sforzavano di stringere il bastone di Gladstone. Quanto aveva desiderato usarlo, quanto, tutti quegli anni...eppure, perché ora gli sembrava così superfluo, così...semplice, come se non avesse quel valore speciale che ai suoi occhi aveva sempre avuto? Perché ora avrebbe semplicemente desiderato lasciarlo stare, tornare indietro -tornare da lei-, come una persona...normale?
Già, normale.  Ma cosa avesse voluto dire, non lo sapeva. Era mai stato normale, alla fine? Probabilmente no. Strappato alla sua famiglia a sei anni -venduto, come un oggetto, come una macchina, senza un valore, da persone di cui non ricordava neanche il volto-, e poi l'addestramento da Underwood.
E il volto dolce di quella donna che gli aveva fatto quasi da madre, che lo aveva fatto sentire Nathaniel, non un semplice apprendista mago...una sensazione quasi dimenticata, quasi persa per sempre, fino a...poco prima, per quanto non sapesse definire quanto fosse passato da quando il suo mondo gli era crollato addosso.
Un mondo che, ora lo capiva,  l’ aveva solo soffocato, per quanto lui avesse cercato di lottare, di cambiarlo e di farsi conoscere, lasciando indietro tutto quello che riguardava Nathaniel, rimanendo solo John Mandrake. Eppure, di Bartimeus non si era liberato. Certo, avrebbe potuto dire che era solo una questione di sicurezza ma...aveva mentito abbastanza. Aveva perso tutto. Quel jinn irritante e sarcastico era stato, in tutti quegli anni, l'unico che conoscesse il suo nome, il suo passato, e forse proprio questo gli aveva dato così fastidio.
Il suo passato, di ragazzino spaventato e sottovalutato. No,  lui non era più quello. Non lo sarebbe mai più stato. Ma cosa era diventato? Come sarebbe stato ricordato, alla fine? Come John Mandrake. Il grande, brillante John Mandrake, che aveva addirittura aiutato nella grande battaglia contro i demoni -ma erano davvero loro, i cattivi? Del tutto? Ora, ricordava bene le parole di Bartimeus e quelle di Kitty, e forse...forse era davvero solo il loro punto di vista. Forse, la verità non aveva una sola faccia. Ma allora perché lui era stato accecato da quella concezione, da quella realtà, che gli si era attaccata addosso come una seconda pelle, chiudendo ogni altra visuale?.
Eppure Eppure...forse non era neanche quello. Non davvero. Era una maschera. Che nascondeva...cosa? Non lo sapeva neanche lui. A Kitty aveva detto il suo vero nome -Kitty, così fiera e coraggiosa e sicura di se', e così bella, l'ultima volta che l'aveva vista, luminosa su tutti i livelli, in grado di infondergli una forza che neanche si spiegava-, non sapeva neanche lui perché. Era stato liberatorio, in un certo senso. Ma...in un certo senso, lui non era Nathaniel. Non più. Nathaniel era stato un'identità scomparsa e soffocata dalla sua stessa ambizione, dal suo stesso idealismo, dalla carriera di John Mandrake e dalle aspettative che si erano riversate su di lui. Ma non era neanche quello. Perché John Mandrake aveva...sbagliato. Lo aveva dimostrato la signora Lutyens, in quel breve dialogo che lo aveva fatto sentire infuriato, confuso, deluso e scoraggiato al tempo stesso. John Mandrake aveva lottato contro Kitty, aveva promosso una guerra e praticamente prosciugato i suoi fedeli jinn.
 E alla fine, non gli rimaneva nulla, anche se aveva sempre desiderato arrivare il più in alto possibile, alla fine era solo un guscio vuoto in quel mondo che, gli era sempre stato chiaro, era stato costruito su ipocrisie e malignità. Aveva cercato di elevarsi, di mostrarsi superiore, ma era stato trascinato in quel vortice di corruzione, falsità, menzogna.
Allora cos'era, lui, in quel momento in cui la sua vita stava scorrendo via, mentre lui e Bartimeus lottavano contro Nouda?
Osservò stancamente il Bastone che lanciava lampi di energia, e il presuntuoso jinn che tentava di tenere in piedi quel corpo che ormai condividevano. Percepiva anche i suoi, di pensieri, era determinato ma in qualche modo rassegnato a quello che li aspettava, come era già successo con...Tolomeo, come percepì: Kitty lo aveva nominato, e Bartimeus sembrava essergli effettivamente legatissimo, in un turbinio di emozioni che lo sorprendevano, non avrebbe mai pensato che un jinn potesse avere quella sfera di personalità...aveva sbagliato, anche in quello. Di nuovo.
Cos'era, chi era in quel momento, lui, che cercava, con tutto quello che gli era permesso dalle sue forze sempre più deboli, di sciogliere i legami del Bastone per liberare gli spiriti e distruggere Nouda una volta per tutte?
Tutto era una maschera, una e infinite maschere, che aveva indossato per poter finalmente essere riconosciuto, apprezzato, per superare gli altri e mostrare dall'alto del suo orgoglio quanto si fossero sbagliati su di lui, maschere che tuttavia gli si erano fuse addosso, diventando parte di lui, tutte, inevitabilmente. E, forse, sia Bartimeus che Kitty l'avevano capito, persino meglio di quanto facesse lui stesso, e accettato. Liberandolo da quelle catene, permettendogli di essere, per una volta, superiore a quel mondo, a quella corruzione e ambizione che l'avevano accecato, finalmente... libero.
La consapevolezza si fece strada nella mente di Nathaniel, mentre Nouda avanzava verso di loro e Bartimeus continuava a sostenerlo e aiutarlo, in un lavoro di squadra che risultava molto più leggero di tutta la solitudine che l'aveva accompagnato in quegli anni.
"Bartimeus..." lo richiamò, la mente che faticava persino a formulare un pensiero.
"Si?" La voce del demone non aveva perso il suo sarcasmo, nonostante la stanchezza e la rassegnazione.
"Sei stato un bravo servitore..." un'ondata di sarcastica incredulità per la banalità di quella frase provenne dal jinn. Poteva aspettarselo. Sempre il solito, Bartimeus. Però alla fine lo sorprese.
"Bah, anche tu sei stato abbastanza fico." ...che parola era? Bah, in qualche modo sembrava positiva. Doveva aver deciso di risparmiarsi l'aciditá, in quell'ultimo momento della sua millenaria esistenza.
"Non dico che tu sia stato perfetto..." replicò. Sorpresa indignata provenne da parte del demone. Proseguì. "Tutt'altro. Diciamo che per lo più hai combinato solo casini." L'indignazione aumentò. Beh, che voleva. Era comunque vero. Quel demone era stato un vero combinadisatri, lo aveva cacciato nei guai con il governo almeno quattro volte...Ma gli aveva salvato la vita anche più volte. E gli era stato accanto sempre, sebbene lui lo avesse quasi prosciugato. Per questo sapeva che non l'avrebbe fatto del tutto. Avrebbe fatto in modo che sopravvivesse, almeno lui. "Che è il motivo per cui adesso ti congedo." L'indignazione del jinn si trasformò in sopresa, anche se era forse più simile a shock. "Non fraintendere..." persino pensare era difficile. "È solo che... dobbiamo rompere il Bastone al momento giusto. Per ora...lo stai tenendo al sicuro tu. Ma non posso...fare affidamento su di te per una cosa tanto importante. Riusciresti a combinare qualche pasticcio come al solito. La cosa migliore è... La cosa migliore è congedarti. Questo azionerà il Bastone automaticamente. Così avrò la certezza di fare le cose come si deve." Così tutto sarebbe stato risolto, ce l'avrebbe -ce l'avrebbero- fatta, e Bartimeus...non avrebbe avuto altri problemi causatigli da lui. Anzi, con un po' di fortuna sarebbe stato dichiarato morto, e avrebbe ottenuto la tanto agognata libertà -anche un favore ai maghi futuri, che avrebbero potuto evitare il suo sarcasmo e la sua capacità di capire anche troppo le persone, prima ancora che loro stesse si comprendessero, contro la loro stessa volontà-
"Nathaniel..." il demone cercò di replicare.
Non lo ascoltò.
Un altro volto gli si era impresso a fuoco nella mente. Capelli prima scuri, ora candidi come la neve, sguardo fiero e determinato, illuminato dalla luce quasi abbagliante che ricopriva tutta la sua figura.
"Saluta Kitty da parte mia." Pensò, con le ultime forze, cercando di mantenere la mente concentrata, di ricordare le parole del congedo e di forzare la propria bocca a pronunciarle, per quanto faticasse anche solo a respirare, e anche quel piccolo movimento delle labbra gli provocasse dolore.
E poi fu solo.
Barcollò, e cadde pietosamente in ginocchio, reggendosi unicamente al Bastone, la mente che ormai vagava senza vere certezze e ancore, troppo stanca, e sola -era strano, essere tornato alla normalità, con la forza che lo aveva praticamente abbandonato, visto che fino ad allora era stato tenuto in piedi principalmente da Bartimeus-.
Che pietosa fine per John Mandrake.
Ma Mandrake non era lì, non in quel momento. Lui era Nathaniel.
Non sapeva chi fosse Nathaniel, non di preciso...però sapeva chi sarebbe potuto essere. Una persona diversa. Una persona libera. Non più una macchina.
 Il mondo esplodeva, e il fuoco dell'esplosione corrodeva vetro e ferro, e le urla degli spiriti finalmente liberi coprivano il lamento di Nouda, mentre tutto il suo corpo urlava di dolore, bruciando. A partire dal fianco, colpito già da prima -Bartimeus aveva cercato di nasconderglielo, ma era impossibile, dato che in quel momento condividevano tutto, e i pensieri fluivano liberamente dalla mente di uno a quello dell'altro-, fino al volto, si capelli, agli occhi.
E lì la sua bocca si liberò, finalmente, in un sorriso, come non succedeva ormai da anni, da quando aveva lasciato la casa degli Underwood, da quando aveva lasciato il nome di Nathaniel per diventare solo John Mandrake.
Ma ora non lo era più. Ora era...libero. Si.
Era una bella sensazione.
E fu così che il suo mondo finì.
 
 
ANGOLO AUTRICE (piangente e disperata)
Allora. Io dovrei studiare, ho un esame dopodomani. E allora perchè invece sto facendo le cose angst? Eh?
Già. Me lo chiedo anche io. Però...oggi è 30 Novembre. Storicamente, il Palazzo di Vetro, situato ad Hyde Park, a Londra, crollava questa stessa sera, di 80 anni fa.
E io non posso che ricollegarlo a...questo. A quanto "La Porta di Tolomeo" mi ha distrutto anima, cuore, essenza, ogni cosa. Non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto ad un protagonista, di capirlo e apprezzarlo nonostante fosse un personaggio come Nathaniel, complesso e con luci ed ombre, del tutto originale e per nulla positivo, anzi, il protagonista più vicino ad un antieroe che io abbia mai visto in un fantasy. Eppure l'ho...amato. Tantissimo, in tutti i suoi difetti, in tutto il suo egoismo e la sua ambizione, nella sua involuzione spaventosa, la corruzione in cui crolla, in cui viene trascinato da quelle stesse catene e maschere che si era imposto per salire in alto, per essere ammirato, rispettato. È un personaggio davvero complessissimo e non...potevo non fargli un piccolo, minuscolo omaggio. Spero che questa storiella sia quantomeno decente.
E ora torno a studiare e piangere.
Un grazie a chi leggerà, e, magari, recensirà.
 
Marina94

 
  
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