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Autore: HarleyGranger98    30/11/2016    0 recensioni
Un'anziana signora che per sua sfortuna vive proprio al centro della movida della sua città, è costretta a rinunciare al suo sonno ogni sabato sera. Ormai i giovani la conoscono, la guardano dal basso della strada mentre lei li osserva dall'alto del suo balcone, che tuttavia non è abbastanza alto da proteggere il suo sonno da quegli orribili e fastidiosissimi schiamazzi notturni. E' proprio durante una di quelle tante sere, che la vista di tutti quei giovani desiderosi di divertirsi insieme la trasporta in un viale di ricordi lungo quasi tutta una vita.
"Così con il cuore ancora amaro e i pensieri della sua testa ancor di più, scese una scala mentale che la riportò alla magnifica età di 18 anni, quando aveva ancora un meraviglioso futuro che le si proiettava davanti, indefinito e ancora incerto, ma che sapeva sarebbe stavo grandioso. Iniziò a raccontarsi una storia, non una di quelle terribilmente belle da risultare false, ma una di quelle storie che non erano belle, e non erano terribili, ma solo vere. Una storia che non avrebbe mai narrato senza rammarico poiché ne conosceva già il finale..."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Libera! Dopo mesi e mesi di paranoie, commenti scomodi e paure, libera! Libera dopo mesi sui libri fino a notte fonda, dopo un anno terribilmente stancante, ero finalmente libera! Uscii da quell’aula soddisfatta di me. Ero riuscita a rispondere correttamente ed esaurientemente ad ogni domanda ed ero persino riuscita a strappare qualche complimento da alcuni membri esterni della commissione. Se ero entrata con qualche dubbio su quello che sarebbe stato il mio voto finale, adesso non avevo più alcun dubbio, avrei avuto il mio 80. Appena uscita tutti mi si avvicinano e mi abbracciano ripetendomi a turno che ero stata bravissima. Giorgia non faceva altro che dire che l’80 era sicuro, Fiona invece mi sorrideva dicendomi che sarei stata quella col voto più alto della famiglia, solo Rob si mostrava più taciturno, e quando alla fine aprì bocca desiderai tanto che non l’avesse fatto << Ma come fai a non saper rispondere a una domanda sui vulcani? >> Ecco, dovevo immaginarlo, un esame perfetto, complimenti da parte della commissione e lui si sofferma sull’unica domanda in cui avevo avuto difficoltà a rispondere, tipico di Robert… << Ho risposto alla domanda, se non l’avessi notato, ho solo avuto difficoltà a ricordare il caso specifico che mi aveva chiesto > > rispondo stizzita mentre lui si aggira nell’atrio con le mani in tasca, con lo sguardo poco attento a me ma concentrato su tutto il resto pronto a ribattere, ma proprio in quel momento interviene Fiona << Fottiti Rob, è stata bravissima >> e Giorgia segue Fiona a ruota libera sostenendo che, se fosse stato per lei mi avrebbe dato il massimo, facendomi superare tutte quelle capre che nell’arco di 5 anni erano sempre state considerate superiori a me per chissà quale motivo. Io l’ascolto, e nel profondo le credo, sento che ha ragione, è andata bene, anzi, è andata splendidamente! E quella stupida domanda, quella domanda che, conoscendolo, Rob mi avrebbe rinfacciato per il resto della mia vita, era solo una microscopica macchia sul mio esame perfetto. << Va bene, adesso basta, tutti in macchina che si va al mare! Elena tu cambiati che noi ti aspettiamo in macchina >> dice Fiona con il tono di un maresciallo che pretende che vengano rispettati gli ordini dati, e senza fare storie obbedisco da brava cadetta. Mentre mi dirigo verso il bagno mi raggiunge Rob, mi afferra per un braccio e mi fa voltare¸ resto a guardarlo per qualche secondo e poi lui mi dice << Io non vengo al mare. Salutiamoci ora >>. Immaginavo non sarebbe venuto, Rob non va molto d’accordo con il mare, così senza iniziare una battaglia persa in partenza gli rispondo solo << Va bene. Ciao >> lui mi si avvicina, mi posa un bacio sulla guancia e va via, mentre io lo guardo allontanarsi. Nonostante il fatto che mi aveva dato sui nervi per il 90% della mattinata, mi sarebbe piaciuto averlo intorno anche al mare…anche solo per affogarlo. Il pensiero però passa velocemente quando mi ricordo che mi sono appena diplomata, che stavo per andare a mare dopo un anno, e che mi aspettava una lunga estate oziosa. Il mare non era sporco, ma non era esattamente come ai caraibi come invece era solito essere, ma alla fine non importava. Posammo tutto velocemente e impazienti io Giorgia e Sophie ci tuffammo in acqua ridendo e scherzando come delle bambine. Felice come una pasqua, ma ancora stanca per l’anno massacrante che avevo avuto, iniziai a nuotare allontanandomi dalle mie compagne. Nuotai e nuotai fin quando i miei piedi non toccarono più la sabbia e la spiaggia divenne un punto lontano. Sola con me stessa, lasciai che il mio corpo galleggiasse da solo, rilassandomi e godendomi la dolce cantilena che l’acqua mi sussurrava nelle orecchie. Allo stesso modo del mare sotto di me, lasciai che i miei pensieri scorressero, li feci scorrere e scorrere, toccando qualsiasi argomento, lasciandoli scorrere liberi e indomabili quasi a mo’ di brain storming. Apprezzavo a pieno quella sensazione di pace che mi regalava la natura. Forse ero una delle poche persone ad apprezzarne e a coglierne realmente il valore. In un’epoca in cui facebook è la piattaforma su cui riversare, professare e mostrare i propri “sentimenti”, e dove gli occhi, le risate e gli abbracci delle persone vengono sostituite dalle note vocali su whatsapp o da una videochiamata, l’uomo ha ormai perso la concezione della natura, di se stesso e di chiunque lo circondi. Non so, forse pecco di presunzione, o di mancanza di fiducia, ma sono convinta di essere realmente una delle poche a pensarla così. Ero via da ormai 15 minuti buoni, e per evitare di dare preoccupazioni tornai alla spiaggia. Arrivata a destinazione Letizia mi informa che sono arrivati dei messaggi. Presi il telefono. 34 messaggi sul gruppo della classe. Non potevo crederci. << Sono usciti i risultati finali >> dico con i nervi a fior di pelle alzando lo sguardo su Giorgia e Sophie << Leggi! Veloce! >> mi dice Giorgia senza curarsi di nascondere l’ansia nella sua voce. Inizio a scorrere… << Sophie 80, io 87 e tu… 100! >> non faccio in tempo a finire la frase che Giorgia si è già alzata correndo e urlando verso il mare. Io e Sophie ci guardiamo, realizziamo il tutto, e replichiamo quello che ha appena fatto Giorgia. 87. 87 significava che avevo ottenuto il massimo alla prova orale, che ero stata talmente brava da meritare il punteggio massimo, insieme soltanto ad altri pochi miei compagni. Ero riuscita a superare quelle capre che per anni si erano professate migliori di me campando sulle spalle di un’unica brava. Il massimo. Io. Elena Spoto, avevo ottenuto il massimo! A dispetto di tutti, a dispetto di chi aveva voluto abbassarmi i voti finali, di chi avrebbe voluto farmi cambiare tesina o di chi si soffermava sull’unica domanda a cui avevo faticato a rispondere. Avevo avuto il massimo, e per la prima volta nella mia vita, pensai che forse ero degna di fiducia. Pensai che se ero riuscita ad ottenere il massimo in quell’occasione, sarei potuta riuscire ad ottenerlo altre volte. Una vita intera a dubitare di me stessa, a non sentirmi mai abbastanza, era arrivata la prova che potevo realizzare qualsiasi cosa io volessi. Non era una sensazione familiare, anzi, e mi piaceva così tanto che avrei voluto sentirmi così per sempre. Mentre pensavo a tutto ciò Fiona si precipitò accanto a me schizzandomi e buttandomi le braccia al collo << Brava! Stasera usciamo a festeggiare >> io ricambiai l’abbraccio più felice che mai. Lo so che al momento può sembrare noioso, ma il bello inizia proprio adesso. Elena era convinta che avrebbe passato l’estate più bella della sua vita, ma non sapeva cosa l’aspettava, o CHI l’aspettava. Si ritroverà a vivere in un mondo parallelo, in cui l’unica cosa che può fare per trovare un momento di serenità e pace, è l’unica cosa che non sa smettere di fare. Ragionare e agire d’impulso, e quando si ritroverà con la corda al collo capirà che è il momento di scegliere. Seguire la pancia, o la testa? Sapendo che da queste sue azioni sarebbe dipeso il resto della sua vita.
   
 
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