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Autore: Stephanie86    01/12/2016    3 recensioni
[Jessica/Trish | Storia partecipante all'Iniziativa Femslash2016 - Prompt utilizzati: Abbraccio, cioccolata, coperta]
“Che cosa diavolo è?”
“Si chiama regalo.”, rispose Τrish, sorridendole.
Jessica posò la cioccolata e lo prese. Se lo rigirò tra le mani per qualche secondo.
“E i regali si aprono. Ormai è passata la mezzanotte. Buon Natale.”, aggiunse, come se stesse parlando con una bambina che vedeva per la prima volta un dono.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jessica Jones, Trish Walker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A world full of heroes... and prompt'
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Pioveva.

Jessica prese a calci una lattina di birra vuota, che volò in mezzo alla strada e rotolò per un breve tratto. Si tirò più su la cerniera della giacca di pelle e infilò le mani nelle tasche dei vecchi jeans.

Era stata al supermercato più vicino per fare provviste, le cose essenziali. Aveva liquidi in gran quantità, ma quella mattina non aveva casi a cui badare e si era resa conto che il frigorifero aveva bisogno di essere riempito.

Al diavolo. La verità era che era uscita per fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare.

Forse aveva bevuto troppo, ecco perché aveva avuto la brillante idea di uscire.

Alzò la testa verso il balcone dell’appartamento di Τrish. Le luci erano accese, quindi era ancora alzata.

No, decisamene non avrebbe dovuto trovarsi là.

Avrebbe dovuto ripetersi perché erano quasi sei mesi che non si faceva viva con l’unica persona che contava davvero nella sua vita. Il suo cervello era pieno di nastri con la registrazione di motivi ricorrenti.

Lei era pericolosa.

Non poteva rischiare proprio Trish.

Tutti, persino se stessa, ma non Trish.

 

 
“Che stai facendo, Trish?”

Era corsa allo sgabuzzino in anticamera e, quando tornò, aveva in mano un paio di pesanti scarponi. Tolse il parafuoco del caminetto, dove ormai il fuoco si era spento del tutto. C’era un bello strato di cenere. Giusto ciò che le serviva.

“Trish?”

“Stai a vedere.”, replicò, legando i capelli biondi perché non le dessero troppo fastidio.

Calò prima lo scarpone sinistro e poi il destro sul mucchio di cenere, lasciandovi due profonde tracce. Premette anche la suola contro i mattoni esterni, servendosene come di un timbro di gomma.

“Ecco fatto.”, annunciò, togliendosi dal viso una ciocca sfuggita al laccio. “Ti piace?”

“Che cosa dovrebbero rappresentare?”, chiese Jessica, anche se già lo immaginava.

“Beh, le orme di Babbo Natale... è per rendere l’atmosfera più realistica!”

A Jessica sembrava già più che realistica, dato che in salone c’era un enorme albero di Natale, con mille luci e palline colorate. Trish portava al collo la sciarpa che Jessica le aveva regalato, dopo un lunghissimo pomeriggio passato in ogni grande magazzino della città alla ricerca di qualcosa che potesse piacerle sul serio. Le sembrava troppo difficile fare un regalo, anche se si trattava di qualcuno che conosceva da quando era una ragazzina orfana e arrabbiata con il mondo intero. Ma se si trattava di Trish... aveva sempre il timore di prenderle qualcosa che non andasse bene. O che non fosse abbastanza.

Le avrebbe regalato anche la luna e le stelle, se avesse potuto.

 

 
Non aveva la minima intenzione di suonare, perché Trish non le avrebbe aperto. Non dopo che era sparita per mesi. Non dopo aver ignorato bellamente chiamate e messaggi. Aveva persino evitato di ascoltare il suo programma radiofonico e, quando un cartellone pubblicitario sulla fiancata di un autobus le ricordava che star fosse Τrish Walker, Jessica tirava dritto.

Vai avanti. Cammina. Non pensare. Non provare niente.

Sarebbe potuta passare dal balcone, ma poi cosa le avrebbe detto? Che le dispiaceva? Non sarebbe comunque rimasta. Avrebbe solo guardato Τrish negli occhi per dirle parole vuote, che non avrebbero sistemato le cose.

Poteva guardare Τrish negli occhi... e poi andarsene di nuovo? Poteva davvero incrociare quegli occhi e rinunciarvi ancora?

 

Guardando le orme finte mentre sedeva sul divano con una tazza di cioccolata calda in mano, Jessica ricordò suo fratello. Era un pensiero che la inseguiva ovunque andasse, come l’incidente, ma quella sera pensò ad un Natale di alcuni anni prima. Era l’ultimo Natale felice che aveva trascorso con la sua famiglia al completo.

Durane le ultime settimane di scuola, suo fratello aveva raccolto una voce inquietante che circolava fra i compagni di classe e cioè che Babbo Natale non esisteva. Nessun grassone vestito di rosso pronto a calarsi giù per la cappa del camino di ogni casa. Nessun vecchio dalla lunga barba bianca che montava su una slitta trainata dalle renne. Solo i genitori. I genitori che si alzavano in piena notte per depositare i regali sotto l’albero. L’idea era stata rafforzata da un Babbo Natale sparuto che Phillip aveva scorto in un centro commerciale. L’uomo in questione se ne stava seduto su uno sgabello pericolante, con la barba spostata da un lato in modo da poter mangiare un enorme panino al salame.

Ovviamene lei non era un granché come sorella e... sì, gli aveva dato dello scemo perché credeva in Babbo Natale. Gli aveva detto di crescere.

Se mai avesse avuto la possibilità di tornare indietro, forse non sarebbe stata così antipatica. Avrebbe usato degli scarponi e la cenere per rinvigorire la sua fede in Babbo Natale.

“Ehi. Τieni.”, disse Τrish, costringendola a riscuotersi. Improvvisamene aveva freddo. Ma veniva da dentro. Da quel posto lontano in cui i ricordi erano custoditi. Quel posto da cui spesso i ricordi uscivano per non permetterle di dimenticare che cosa aveva fatto.

Jessica alzò lo sguardo solo per vedere Τrish che le porgeva un regalo elegantemente impacchettato. Non certo come il suo. “Che cosa diavolo è?”

“Si chiama regalo.”, rispose Τrish, sorridendole.

Jessica posò la cioccolata e lo prese. Se lo rigirò tra le mani per qualche secondo.

“E i regali si aprono. Ormai è passata la mezzanotte. Buon Natale.”, aggiunse, come se stesse parlando con una bambina che vedeva per la prima volta un dono.

“Non ti ho chiesto di farmi un regalo.”

“No. E non hai neanche chiesto di non farlo.”

Jessica aggrottò le sopracciglia, ma alla fine scartò il regalo.

“Appena l’ho vista ho pensato che sarebbe stata perfetta per te.”

Si fermò qualche secondo ad osservare la giacca di pelle nera accuratamente ripiegata. Aveva due tasche laterali e il colletto alto. Saggiò la consistenza della pelle e poi la dispiegò davanti a sé.

 

 
Jessica chiuse ancora di più la cerniera della giacca. Il freddo si era fatto pungente. Sembrava essersi infilato sotto gli abiti.

O forse aveva solo freddo dentro.

Alzando ancora la testa, vide che una luce si era accesa in casa di Τrish. Vide i contorni di un albero di Natale posto accanto ai vetri e le luci colorate che risplendevano. Un’ombra si avvicinò alla finestra e la aprì.

Jessica si affrettò a rintanarsi in un vicolo, appiattendosi contro il muro di mattoni. Respirava a fatica. Il fiato usciva dalla sua bocca a scatti. Il cuore le batteva più forte del previsto.

Τrish uscì sul balcone, stringendosi le braccia al petto per proteggersi dal vento gelido. Si appoggiò alla ringhiera, mentre i suoi occhi spaziavano sulla strada, arrivando a sfiorare il punto in cui lei si era nascosta. Passarono oltre senza vederla.

La brezza della sera giocava con i capelli biondi di Τrish, sollevando alcune ciocche, che lei si scostò dal viso. Intorno al collo portava una lunga sciarpa di seta bianca.

Jessica la fissò a lungo, sentendosi come se fosse caduta in fondo ad un pozzo da cui tentava invano di uscire.

 

 
Quando Jessica indossò la giacca, Τrish si avvicinò e le sistemò il colletto.

“Τi sta bene.”, disse.

Era quel sorriso a scacciare i brutti pensieri e a riempire i vuoti che c’erano in lei. Si diffondeva nel suo cuore e nei suoi polmoni.

“Almeno dì qualcosa.”, continuò Τrish, allarmata dal suo silenzio. “Se non ti piace posso riportarla indietro. Avrebbe potuto andarti peggio, sai? Poteva essere... un costume da supereroina con il nome Jewel stampato sopra.”

Jessica ricambiò il sorriso e l’attirò contro di sé, abbracciandola. Non aveva idea del perché, ma le lacrime le pungevano gli occhi e aveva bisogno di nascondere il viso per qualche momento. “Mi piace. Grazie.”

 

Poco dopo, Jessica la condusse sul tetto e si sedette sul cornicione, dondolando le gambe nel vuoto.

La città risplendevano sotto di loro. Migliaia di luci. Migliaia di suoni smorzati dalla lontananza. Migliaia di odori.

Trish sedette accanto a lei e le gettò una coperta sulle spalle, afferrandone un lembo per coprire anche se stessa.

“È bellissimo, vero?”, disse Trish, alzando la testa per osservare le stelle.

“Già.” Jessica occhieggiò il profilo della ragazza. Il vento le arruffò un po’ i capelli. Trish era un miracolo di bellezza, un misto di fragilità umana, coraggio e determinazione.

Trish allungò una mano sotto la coperta e prese quella dell’altra. “Grazie.”

“Per che cosa?”

“Per essere qui con me.”

A volte la destabilizzava il modo in cui Trish le riversava addosso i suoi sentimenti.

“Tua madre ti ha chiamata?”, domandò Jessica, distogliendo lo sguardo.

“Stamattina.”, sospirò.

“Che peccato non esserci stata per augurarle Buon Natale.”

“Oh, sì, certo.”, rise lei, fissandola e arricciando il naso.

Jessica Jones avrebbe preferito un incontro ravvicinato con il Mostro di Lockness, piuttosto che essere costretta a parlare con Dorothy Walker, la donna che l’aveva accolta in casa propria solo per farsi bella agli occhi delle telecamere. La donna che aveva tormentato Τrish perché fosse esattamente come la voleva lei. Parlare con lei era un po’ come ingurgitare a forza una cucchiaiata di veleno.

Ma doveva riempire il silenzio. Doveva dire qualcosa.

“Τrish...”, iniziò Jessica.

Non appena girò la testa, Τrish colmò la distanza tra loro e premette le labbra sulle sue. Non l’aveva visto arrivare, eppure quando avvertì la pressione della bocca di Τrish le sembrò che lei l’avesse sempre fatto. La baciò come se non fosse stata la prima volta, ma solo una delle tante. Jessica inalò il suo profumo e per un istante si sentì liquefatta, come miele caldo. La sua bocca era una fiamma di seta sopra la sua e alimentava il fuoco dentro di lei, fino a farla bruciare. La mano di Τrish trovò la sua nuca e la trattenne. La sua presa era salda. Più salda di quanto immaginava. L’altra mano sotto la coperta prese quella di Jessica e le dita si intrecciarono. Jessica non si oppose. Non sarebbe servito a niente, opporsi, spingerla via. Aveva bisogno di quel contatto. Di sentirla così vicina. Al punto tale che le parve persino doloroso.

“Τrish, ehm...”, cominciò Jessica, quando si separarono.

“Sssh.” Quello di Τrish era quasi un ordine. Un comando. Le posò l’indice sulle labbra. Poi riprese a baciarla.

 

 
Infine c’era stato Kilgrave. E aveva comunque dovuto abbandonare Τrish. Allontanarsi da lei. Tagliare i ponti per evitare che Τrish corresse dei pericoli.

Jessica la fissò mentre si guardava un’ultima volta intorno e poi rientrava, chiudendo le finestre del salotto e tirando le tende.

Lasciò andare il respiro che aveva involontariamente trattenuto e abbandonò la testa contro i mattoni. Affondò le mani nelle tasche della giacca di pelle che Τrish le aveva regalato quel Natale. Erano bucate.

Jessica picchiò il capo contro il muro e imprecò.


   
 
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