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Autore: Artemide5775    01/12/2016    0 recensioni
Si dice che la speranza è l'ultima a morire... Ma è davvero così?
Erza lo credeva davvero, prima che quello stupido e malato gioco iniziasse.
Ps: è ispirata a Dangaronpa, ma ambientata nel Medioevo
Genere: Dark, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard, Gray Fullbuster, Mavis, Romeo Conbolt, Zeref, Zeref/Mavis
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mentre la speranza lentamente muore
 

Gerza
 

 

Si dice che la speranza è l'ultima a morire... Ma è davvero così?

Erza lo credeva davvero, prima che quello stupido e malato gioco iniziasse.

La vita, con lei, non era stata gentile. Ad appena sei anni era stata portata via dal suo villaggio e la sua famiglia ed era stata costretta a lavorare in campagna per appena un tozzo di pane e un po' di acqua. Nulla di meno, nulla di più. A undici anni era riuscita a scappare, approfittando di una rivolta interna dei vari detenuti come lei, e non molto dopo era stata accolta da una cameriera di una grande casa padronale, Eileen, che la faceva sempre stare in cucina ad aiutare il cuoco e i suoi assistenti. Così, la giovane, apprese l'arte della cucina e, specialmente, della pasticceria.

Amava preparare cose dolci come i krapfen, le bugie o i bigné. Nel 1379, dove i dolci erano ancora una vera rivoluzione ai banchetti, venivano serviti come prime portate, la giovane aveva scoperto di adorare provar a mischiare sapori e farli degustare alle persone che conosceva, soprattutto quando riusciva a vederle sorride grazie ad essi.

Aveva trovato pure un ragazzo: Gerard Fernandez. Un semplice falegname, ma che la trattava come se fosse una principessa.

A diciotto anni credeva davvero di essere riuscita a dare una svolta alla sua vita, soprattutto quando aveva sancito la promessa di matrimonio stringendo le mani del ragazzo attraverso un foro in una pietra, secondo le usanze. Si erano pure scambiati gli anelli di fidanzamento...

Aveva tanta speranza... una volta.

A riscuoterla dal sonno, fu lui, Gerard. "E' vivo"  fu l'unica cosa che penso, prima di riprendere a respirare dopo un terrore iniziale che aveva, ormai da tre giorni, ogni volta prima di addormentarsi e quando si svegliava.

Perchè temeva per la vita di lui?

Potrebbe sembrare uno scherzo malato, ma non lo era. Era tutto vero.

Un giorno si erano ritrovati lì, in quella enorme villa, senza possibilità di uscita, con altre diciotto persone e con la giusta quantità di cibo e acqua per appena un mese. La cosa peggiore? La disperazione aveva portato molti di loro ad uccidersi a vicenda. Tutto perchè si credeva che ci fosse un traditore tra di loro. Infatti, ogni otto ore, finivano con l'addormentarsi a causa di uno strano gas e quando si svegliavano qualcuno era morto.

Perchè si uccidevano tra loro?

Non potevano collaborare e cercare un modo per uscire di lì?

Ne erano già morti nove, quante vittime sarebbero ancora servite per accontentare la mente malata dietro tutto ciò?

Erza si strinse nel suo semplice vestito, sentendo un po' freddo. L'inverno era alle porte, ma lei non era così ricca da permettersi un vestito più pesante e il suo misero copricapo era a casa sua. -Stai bene?- le domandò il fidanzato, premurosamente. Lei annuì, seppur fosse chiaro che fin quando sarebbero rimasti lì, nulla sarebbe andato bene.

Passando una mano su una delle pieghe del suo vestito, notò un pezzetto di carta di cenci su cui, grazie agli insegnamenti della simpatica erede della casa in cui lavorava, riuscì a leggere, seppur con una iniziale difficoltà, ciò che c'era scritto. Come aveva fatto quel macabro marionettista a scoprire il suo segreto? Quello che neppure aveva ancora detto a Gerard...

Nascose nel suo vestito l'oggetto e cercò di prestar ascolto a quello che le stava dicendo il suo futuro sposo -... quel povero ragazzo. Questa volta è toccato a suo padre...- mormorò l'azzurro tenendo gli occhi bassi e stringendo i denti. Poteva capire beinissimo come si sentiva... Odiava anche lei essere impotente davanti a tanta morte. Erza guardò di fronte a sé, notando per la prima volta un giovane ragazzino sui quattordici anni che stava piangendo, proprio come altri. Anche se dubitava che lo stessero facendo per la morte di Macao, il padre del ragazzo, ma solamente per paura di essere i prossimi.

-Ora siamo rimasti solo in undici...- sussurrò lei, rimanendo più composta del Fernandez, ma comunque traspirando una leggera malinconia.

Notando il dolore della fidanzata, Gerard si chinò al suo fianco e le accarezzò una guancia, sorridendole per infonderle coraggio. -Ce la faremo- le promise.

Non era certa che sarebbe successo, ma bastava lui a infonderle nuova speranza.

-Dobbiamo trovare una via d'uscita!- una ragazza ben vestita attirò l'attenzione di gran parte dei presenti. Era chiaro che l'aver passato tre giorni lì l'aveva portata ad essere un po' isterica. Una ragazza più bassa dai capelli azzurri e un ragazzo dai capelli rosa provarono a calmarla e farla sedere. -O l'assassino ci ucciderà tutti!- continuò, cercando di essere mollata, siccome che il rosato l'aveva presa e caricata sulle proprie spalle.

-Ha ragione...- sussurrò Erza, alzandosi.

Gerard la guardò. -Che vuoi fare?-

La sua fidanzata non era come le altre, lo sapeva fin troppo bene. Era una donna forte e indipendente e a lui andava benissimo, benchè volesse proteggerla.

-Dobbiamo trovare una via d'uscita, o moriremo tutti- dichiarò la scarlatta, seria.

Peccato che non fosse così semplice, soprattutto perchè erano nel Medioevo e non esistevano tecnologie adatte per aiutarli. Mentre la giovane donna osservava l'ultima scena del crimine, un secondo foglietto le cadde dal vestito. Ma quando ci era finito? Era sicura che prima non ci fosse...

Questa volta, però, il burattinaio le stava esplicitamente dicendo di uccidere, o se no l'avrebbe pugnalata. Sbiancò e nascoste nuovamente il foglio, stando ben attenta che nessuno la vedesse. -P... posso essere utile?- il ragazzino le si avvicinò, stando ben attento a non guardare il cadavere del padre che troneggiava in fondo alla stanza.

La rossa lanciò un'occhiata a quello che era stato un simpatico signore e pensò che distrarre quel giovane, fosse il minimo che potesse fare per entrambi. Infondo... era stato gentile con lei. -Sto cercando qualcosa che possa aiutare a scoprire che cos'è successo...- iniziò, conscia che era inutile. -Aiutami a cercare- si limitò a dirgli.

Dopo un po', il ragazzino mormorò un - grazie- improvviso e che Erza non capì.

-Come?- chiese, confusa.

-Gli uomini mi hanno cacciato via, considerandomi un bambino, mentre le donne sono troppo disgustate per stare qui. Siete diversa...- disse piano, con gli occhi lucidi. Voleva essere utile. Voleva catturare chi lo aveva privato di un padre.

La rossa sorrise appena, di solito era stata considerata strana per il suo comportamento poco femminile e percò messa da parte. In pochi riuscivano ad apprezzarlo e a renderlo quasi un pregio. Tornò a cercare. Ma cosa stava cercando, esattamente?

Lei era solo una pasticcera...

Ben presto le immagini di quando venira sfruttata per arare i campi, in tenera età, le tornarono in mente più vivide del solito. Pensava di star riuscendo davvero a dimenticare quel periodo...

-Posso darvi una mano?- chiese una fanciulla con un semplice indumento leggero a coprirle il corpo. La scarlatta la riconobbe subito. Era la stessa ragazza che aveva passato gli ultimi tre giorni in un angolino con lo sguardo vacuo e gli occhi rossi e gonfi. A quanto aveva capito la Scarlett, la prima vittima era il marito della bionda. Un freddo improvvisò le gelò il corpo al solo pesiero che avrebbe potuto benissimo finir presto come lei. Senza un compagno e circondata da persone che avrebbero potuto ucciderla in qualunque momento...

Il ricordo del cadavere della prima vittima era ancora inciso nella sua mente e ben presto, i capelli neri di lui divennero azzurri e...

Tremò.

-Qualcosa non va?- le domandò Romeo, il ragazzino, preoccupato. Aveva appena perso suo padre, doveva perdere anche l'unica persona di cui gradiva la compagnia in quel luogo?

-Sì...- Erza ritornò in sè e si alzò. Non doveva pensarci. Doveva aver speranza. Gerard le aveva promesso che ce l'avrebbero fatta... Entrambi.

Trascorsero sette ore e mezza. Erza e Gerard si chiusero in una stanza al piano di sopra, pronti al sonno che sarebbe arrivato presto. -Avete scoperto qualcosa?- domando la futura sposa, posando la testa sul torace del ragazzo.

L'azzurro scosse la testa. -Non ho mai visto nulla del genere...- mormorò al solo ricordo del corpo martoriato di Macao. -E' stato aperto come se fosse un animale...-

La giovane si limitò a un gesto con la testa. Era così stanca di quella situazione... e, soprattutto, spaventata. "E se il prossimo fosse Gerard?"

L'azzurro era bravo a capirla. In qualche assurdo modo, gli bastava sorriderle, passarle una mano sulla testa e già il cuore di lei si alleggeriva di molto. -Cosa ti preoccupa?- le domandò, seppur fosse abbastanza ovvio. O almeno in parte era ovvio... C'era sempre il fatto scritto sul primo foglio dato dal marionettista e di cui il futuro sposo non sapeva nulla.

-Hm...- la rossa scosse appena la testa, sfuggì alla calda presa di lui, sorprendendolo molto, e si alzò per prendere qualcosa che rimise in un lampo in una piccola sacca rovinata di stoffa.

Lui si alzò e si mise dietro di lei. -Lo so che sei preoccupata... ma ti prometto che non ci succederà nulla- le sussurrò vicino all'orecchio cingendole la vita con le sue forti braccia da falegname.

Lei si lasciò sfuggire un accenno di sorriso mentre guardava la loro immagine riflessa sullo specchio soprà al comò davanti a loro. Perchè non potevano rimanere per sempre così?

Dopo pochi minuti il gas cominciò ad entrare nella stanza, facendoli addormentare sul letto, dove si erano ristesi solo quale attimo prima, uno tra le braccia dell'altro.

La Scarlett si destò presto dal sonno, guardò velocemente il fidanzato, ancora dormiente, e si assucurò che fosse incolume. Sospirò sollevata e alzò lo sguardo sulla stanza per controllare che tutto fosse apposto. Con sorpresa si rese conto che la porta che avevano bloccato, mettendoci davanti una poltrona e una sedia, era aperta e sul comò, vicino alla sua sacca, c'era un piccolo flaconcino in vetro e un foglietto. Si alzò velocemente e prese il foglio quasi con rabbia, celando la paura che si stava impossessando di lei. -"Metti una goccia di questo liquido nella fragola che hai preso dalla cucina e dalla al tuo fidanzato. Se non lo farai: morirai."- lesse piano tra sé e sé. Avrebbe voluto usare una delle armi al piano di sotto che il marionettista aveva lasciato in modo che si uccidessero fra di loro, ma non aveva idea chi fosse fra gli altri prigionieri, o se fosse uno di loro.

Poteva benissimo essero uno che agiva dall'esterno.

-Erza...- Gerard si svegliò e mugugnò il nome della sua fidanzata con la voce ancora impastata dal sonno.

Lei si irrigidì. Avrebbe dato la sua vita per lui, ma... quella volta era diverso.

Non era così semplice...

Dandogli le spalle, mise una goccia sull'alimento che aveva nascosto nella sua sacca un'ora prima di addormentarsi. Avevano deciso di razionare ogni cosa, ma in segreto aveva preso quel piccolo frutto per condividerlo con il suo amato. Un po' come facevano spesso nei loro momenti più teneri...

Deglutì.

Era abituata a combattere ogni problema, ma per la prima volta si trovò ad essere una donna comune. Non un maschiaccio, non una creatura poco aggraziata o femminile. Semplicemente una donna che era costretta a compiere un gesto così vile per vivere.

Ma lei non voleva farlo!

Voleva solo vivere con l'uomo che amava, era troppo?

Perchè la vita la odiava tanto?

-Qualcosa non va, amore?- le domandò il ragazzo, mentre lei si affrettò a nascondere la prova del peccato che stava per commettere. Quando le fu vicino, con difficoltà incrociò il suo sguardo preoccupato. -Sei ferita?- chiese, quando notò che la sua fidanzata non sembrava intenzionata a parlare.

-Sì...- sussurrò lei abbassando lo sguardo lateralmente.

-Non sembra...- continuò lui. Sapeva bene che lei preferiva sembrare forte, ma per lui era simile a una fragile rosa che, seppur pungeva, era facile da spezzare.

Non poteva continuare a farlo preoccupare...

Quando stava per parlargli, Romeo irruppe nella loro stanza con uno sguardo che era un misto tra dolore e preoccupazione. -Venite, ve ne prego!- esclamò.

Pian piano che stavano per avvicinarsi alla fine del lungo corridoio delle stanze da letto, i rumori si fecero più forti e chiari. Una donna stava piangendo, mentre un uomo stava gridando. Si sentì pure uno schianto e perciò i due futuri sposi, dopo aver fatto incrociare i propri sguardi e aver annuito, cominciarono ad accellerare la loro camminata. -Che è successo, ragazzo?- domandò Gerard al ragazzino quando furono a qualche passo dalla meta.

Erza per poco non si scontrò con Mavis e la donna bionda che aveva gridato in modo isterico la precedente volta in cui si erano svegliati. La mingherlina dai lunghi capelli cercava di tener in quilibrio l'altra che sembrava aver perso ogni scintilla di vita, infatti i suoi occhi erano solamente due pozzi marroni senza fondo, e continuava a piangere in modo privo di qualcosa che non fosse disperazione. Sembrava essersi arresa...

Dei brividi percorsero la schiena della Scarlett. Non vedeva degli sguardi così da quando, in giovane età, era stata sfruttata per lavorare i campi.

Perdere la speranza...

Gerard entrò prima di lei e si pietrificò vedendo la scena. Una giovane dai capelli azzurri aveva le braccia e le gambe attaccate al muro con un coltello per arto, mentre un quinto pugnale troneggiava al centro del petto. L'omicidio doveva da poco essersi consumato, perchè il sangue ancora gocciolava dalle ferita ed aveva dato origine a una pozza rossa proprio sotto la ragazza.

Seppur fosse forte, Erza chinò lo sguardo dopo aver solo intravisto la scena. "Povera Levy... Aveva così tanta voglia di tornare a casa e poter rivedere l'uomo che amava e di cui non sapeva ancora i sentimenti nei suoi confronti..." pensò. Le aveva parlato un po' e le era sembrata davvero una brava ragazza. Trattenne un conato di vomito per l'odore di sangue che albergava nella stanza.

-Smettetela- provò a dire Gerard a un ragazzo dalla chioma rosata e a un moro che, senza alcun rispetto nei confronti della deceduta, si stavano scontrando con pugni e parole davvero poco cortesi.

"Quegli idioti..." la scarlatta si morse il labbro inferiore con rabbia e strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche. "Continuare anche in una situazione del genere..."

-Fermatevi!- urlò mettendosi in mezzo ai due. Entrambi, sorpresi, si bloccarono. -Siete impazziti?!- guardò entrambi con rabbia riuscendo a raffreddare i loro bollenti spiriti.

A quei tempi, una ragazza che osava contrariare il comportamento di due uomini era davvero uno scandalo, soprattutto se uno di questi era un nobil'uomo come nel caso del moro.

-E' stato quel ghiacciolo ad ucciderli tutti!- esclamò il rosa riferendosi all'altro.

-Ma se una delle vittime era mia cugina!- ribattè il nobile stringendo con rabbia i pugni. "Questo contadino osa davvero dire che io l'ho uccisa?!"

Lui le voleva bene!

Era come una sorella maggiore per lui...

Natsu, il rosato, stava per ribattere, ma Erza lo fermò con un'occhiata carica di rabbia e dolore. -Tornate dalla vostra fidanzata- gli disse seria e con una fermezza disarmante.

Non riuscì ad aggiungere altro... Si sentì improvvisamente a disagio per le azioni che un momento prima gli sembravano più che dovute. "Luce deve essere disperata..." con mente più lucida riuscì a rendersi conto che la sua amata doveva soffrir molto dopo aver perso la sua più cara amica. Senza parlare, andò a cercarla.

Gray, il moro, se ne andò pure lui. Il dolore per la scomparsa di sua cugina lo stava lacerando dall'interno. Anche se non sarebbe morto lì, comunque, senza Ultear, era solo. Non aveva altri che lui.

-Sei stata forte...- Gerard la stranse contro al suo petto e finalmente Erza potè piangere. Voleva essere sempre forte... Guidare gli altri... Ma chi pensava a lei? Non era invincibile.

Era una guerriera senza armatura.

Grazie al cielo c'era Gerard che le faceva da scudo.

***

Otto ore passavano fin troppo in fretta...

Davvero troppo.

Erza si svegliò e non fu sorpresa di vedere che il suo fidanzato era ancora tra le braccia di Morfeo. Rilesse più volte l'ultimo biglietto che aveva trovato nella sua sacca quando era rientrata in camera: -Uccidilo appena ti sveglierai.-

Era chiarissimo che non c'era nessun secondo significato. Però avrebbe voluto che ci fosse...

Prese la fragola e la guardò attentamente. Continuava ad essere bellissima e scarlatta.

Scarlatta come i capelli che il suo fidanzato amava tanto...

Gli stessi che l'avevano sempre differenziata e fatta odiare. Il rosso era il colore del demonio per gli altri, ma per il suo amato era simile alle fragole mature...

Ironico che lo avrebbe avvelenato con una di quelle.

Che il marionettista lo sapesse e perciò meno di un giorno fa le aveva lasciate improvvisamente sul bancone della cucina?

Prese il piccolo frutto, si chinò sul letto vicino al corpo addormentato dell'azzurro e glielo portò alle labbra. -Scusami...- sussurrò. -Non mi importa della mia vita... ma... non c'entro nulla io. Io morirei per te in qualunque momento...- si portò una mano al ventre appena accennato. -Ma... sto per diventare madre... tu padre... Non posso rischiare che questa creatura muoia. Non ha fatto nulla per meritarlo...-

Singhiozzò. Si era promessa di non piangere...

Di essere forte...

Non era mai stata religiosa, probabilmente perchè aveva visto troppa crudeltà nella sua vita per poter credere che ci fosse davvero un'entità benevola, tuttavia...

Pregò che qualcuno la fermasse.

Che li salvasse.

-P-perdonami...!-

Un movimento così veloce che la lasciò di stucco la fece indietreggiare.

Lui...

Era sveglio.

L'aveva sentita!

E... aveva mangiato il frutto che lei teneva in mano. Quello avvelenato con cui era intenzionata ad ucciderlo per salvare il loro bambino.

-Gerard...?!- non riuscì a non prenderlo per il colletto della logora camicia e scuoterlo. -Sputala!- urlò tra le lacrime. -G-Gerard... non puoi morire! Ho bisogno di te!-

Lui accennò un sorriso e ingoiò.

-Gerard!-

Il marionettista l'aveva fatto apposta. Aveva lasciato un messaggio al ragazzo per avvertirlo dell'imminente pericolo, senza però dirgli della gravidanza. Sperava che fosse lui ad uccidere il figlio e la fidanzata, ma così non era stato. L'azzurro, infatti, si era semplicemente arreso. L'unica cosa che gli importava era che lei vivesse. Null'altro. Era lei la sua unica ragione di vita. A maggior ragione lei doveva vivere se portava in grembo il frutto del loro amore. Gli dispiaceva solo che non si fossero sposati e che per questo Erza e suo figlio non sarebbero mai stati visti di buon'occhio dal resto delle persone così chiuse e stupide.

-Ti amo, Erza...- sussurrò piano sorridendo tra le lacrime. Un sua mano si posò sul vetre di lei. -Vi amo entrambi... Mi piace di non poterci essere per voi in futuro.-

Prese una spalla della ragazza e avvicinò i loro volti. Un solo ultimo casto bacio di addio.

-Per favore... resta- sussurrò lei, tremando e piangendo disperatamente.

-Sii forte, Erza...- e con queste ultime parole i suoi occhi persero ogni segno di vita, rimandendo solo vacui, senza vita, proprio come il loro padrone.

E così, quel giorno, Erza Scarlett perse l'amore della sua vita, il suo fidanzato e il suo scudo.

Rimanendo una semplice donna priva di quella luce che solo lui le donava. 

***

-Mamma, oggi andiamo a trovare papà?- domandò un bambino dagli abiti un po' logori dopo aver giocato con i suoi amici.

Erza sorrise. -Certo, Reed- accettò passandogli una mano sui lunghi capelli scarlatti legati in una coda bassa. Gerard li avrebbe sicuramente amati, proprio come amava quelli di lei...

Erano passati quasi quattro anni e mezzo da quello che era successo a Gerard e la fine di quel malato gioco.

Erano sopravvisuti solo in cinque.

Il marionettista, nonchè la prima vittima che non era realmente morta, era stato scovato e arrestato, mentre la compagna di questo non era più riuscita a guardarlo in faccia e se ne era andata molto lontano. Mavis non era riuscita a non odiarlo per aver creato quello che lui aveva definito un gioco, ma che lei sapeva bene fosse solo un massacro.

Gerard non era veramente morto, a dire la verità, non si sapeva che cosa gli fosse successo, non allora almeno, ma noi, nel 2016, diremmo che era in una sorta di coma. Quello che gli era stato dato non era proprio un veleno, soprattutto se assunto in una così piccola quantità.

Dunque, era vivo, si potrebbe dire.

-Mamma, papà si sveglierà mai?- domandò il piccolo guardando il padre, dispiaciuto di non avergli mai potuto parlare.

-Forse, piccolo- Gray entrò nella stanza e diede un pò di dolciumi al figlio di Erza, dicendogli di andare a giocare con sua figlia e suo figlio.

-Grazie, Gray- gli sorrise sinceramente la donna scarlatta. Se non fosse stato per lui, non avrebbe mai potuto avere qualcuno che si prendesse cura del fidanzato, soprattutto con quei pochi soldi che aveva e che le bastavano appena per lei e il figlio.

-Non faccio nulla di più che tenerlo in vita... Ma sono passati quasi cinque anni, ne vale ancora la pena?- con un minimo di datto le disse quello che chiunque le volesse bene non aveva avuto il coraggio di dirle.

Sapeva che quelle parole servivano solo per farle accettare quello che non aveva mai affrontato veramente: Gerard era morto.

Il nobile continuò. -Anche io non riuscivo ad accettare che Ultear fosse morta, era come una sorella per me ed era anche la mia unica parente in vita. Ma Erza, la vita va avanti. Reed ha bisogno che tu vada avanti, che affronti il lutto.-

-Tu ora hai Lluvia, io sono sola- riuscì solo a mormorare. -Senza di lui non ce la posso fare a tirare avanti...- aggiunse.

-Ma ce l'hai sempre fatta. Hai cresciuto un figlio magnifico da sola- cercò di farle notare.

A quel punto una donna dalla chioma turchina entrò accompagnata da un uomo anziano. -Gray-sama, il med...- sussultò vedendo Erza. -Salve Erza-san, piacere di vedervi- si inchinò leggermente e si rivolse nuovamente al marito. -Il medico è qui per visitare Gerard-san.-

-Va bene, Lluvia- annuì il moro dicendo poi alla scarlatta di uscire dalla stanza, ma lei, cocciuta com'era, decise di rimanere.

Il Fullbuster decise di non controbattere e se ne andò insieme alla moglie.

-Dottore, c'è qualche speranza?- chiese, preoccupata. Nessun medico era mai riuscito a capire cosa avesse dato al suo fidanzato, o come curarlo. L'unica cosa che era cerca era che continuava a respirare ma non sembrava volersi svegliare.

Lui scosse la testa. -Tutto come sempre. Nessun cambiamento.- Tastò il petto dell'uomo assicurandosi che non ci fossero anomalie.

Nul... Nulla.

Si dovette ricredere. Il cuore sembrava essersi improvvisamente fermato per poi aver ripreso a pompare più velocemente.

Erza non seppe mai bene cosa fosse successo. Vide solo due suore entrare e una di queste cacciarla. Gray e sua moglie venire da lei, il primo confuso, la seconda allarmata e preoccupata. Alla rossa parve che Lluvia disse che sarebbe andata a vedere come stessero i bambini, ma non ne era certa. Era troppo occupata a cercare di capire che cosa stesse succedendo al suo fidanzato. In quattro anni e mezzo non aveva mai avuto nessuna reazione. Sembrava un vegetale.

Ci volle un po' di tempo, ma finalmente, quando lui si stabilizzò, la fecero rientrare. -E..e...-

Per poco la Scarlett non ebbe un infarlo.

Lui era vivo...!

-Non provi a parlare, signore...- il medico disse qualcosa sul fatto che Gerard fosse leggermente disidratato perciò Gray andò a prendere dell'acqua.

Erza, dopo un attimo di puro stupore, si fiondò su di lui e lo strinse a sè. -Signorina, è un vero miracolo- si limitò a dire il dottore prima di lasciare i due soli. Dopo tanti anni ne avevano bisogno.

-Mi sei mancato un mondo...- la donna scoppio a piangere di felicità. Non era mai stata così emotiva... ma riaverlo con lei dopo tanto tempo l'aveva privata delle armature che aveva indossato per troppi anni cercando di essere una buona e serena madre.

-E...er...rza- sussurrò con un filo di voce lui incurvando le labbra in un sorriso. Lo baciò. -N... non m... me ne an...drò p..più...- continuò lui a fatica.

"Oh Gerard..." era commossa.

-Mamma?- Reed entrò nella stanza, confuso. -Perchè zio Gray si comporta in modo strano e non ha fatto entrare i gemelli?- domandò per poi notare l'uomo che a fatica, aiutato da sua madre, stava cercando di mettersi seduto. -P... papà?- strabuzzò gli occhietti marroni come quelli dei suoi genitori.

-Reed...?- sussultò sua madre, colta di sorpresa.

-M...mamma...?- Gerard finì più volte col guardare la donna che amava e poi il suo bambino, non credendo ai suoi occhi. Per lui era passata solo qualche ora da quand aveva mangiato quella fragola, ma per tutti gli altri ne erano passati quattro e mezzo. -E'... nostro figlio?- domandò sentendosi un po' scemo e spaesato. Aveva saputo da pochissimo che lei era incinta e poi si ritrovava un bambino già di quattro anni, quasi. Assurdo.

Erza gli posò una mano sulla spalla, spiegandogli in appena qualche frase quello che era successo negli ultimi anni in cui lui aveva dormito. -Quasi cinque anni...?- mormorò l'azzurro dopo aver bevuto un sorso d'acqua da una brocca che si trovava su una cassettiera e che nessuno sembrava aver notato precedentemente. La donna annuì abbassando lo sguardo, malinconica. Fu difficile per falegname accettare di non esserci stato per un periodo così lungo per aiutare le due persone più importanti per lui, ma dopo aver stretto al suo petto il figlio pensò solo che non li avrebbe più abbandonati. Voleva stare per sempre con loro, null'altro.

Erza aveva perso la speranza, o almeno lo credeva, prima di poter finalmente godere della scena che aveva per troppo agoniato: lei, il fidanzato e Reed insieme.

Erano finalmente una famiglia.

 

{ 4475 parole }

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Spazio Autrice

Dopo questa One-shot credo che Unika non me ne chiederà più altre. Cioè, all'inizio dovevano morire entrambi e Reed non avrebbe neanche dovuto nascere (e poi comincio a parlare come se Reed fosse Oz di Pandora Hearts...). Poi, sarebbe dovuto morire solo Gerard, ma alla fine ci ho aggiunto anche l'ultima parte per non fare nulla di troppo deprimente.

Incolpate Dangaronpa! Ruruka che uccide Inoyoi (è questo il suo nome completo?) perchè non vuole che lui la tradisca, mentre lui avrebbe sacrificato la sua vita per lei, mi ha traumatizzata. Per di più lo uccide con un dolce! E lui amava i dolci di lei... Basta vedere i Flashback dove lo imbocca e sono un amore... BAH XD

Dangaronpa uccide ogni essere vivente che mi piace -.-

Meglio che vado a letto perchè mia mamma mi sta urlando contro di farlo da mezz'ora...

Voglio un telefono nuovo con una tastiera funzionante così potrò riprendere a scrivere di nascosto e così aggiornerò tutte che strorie che ho in sospeso. Pensate positivo, se non avessi sfogato il mio "momento Dangaronpa" qui, lo avrei fatto nella mia Mini-long Gerza e lì che sarebbe stato il disagio XD

 

   
 
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