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Autore: Io_amo_Freezer    02/12/2016    1 recensioni
Questa storia la dedico, semplicemente a me stessa e ai miei idoli. Rappresenta i miei pensieri. Non sono molto convinta che qualcuno di voi debba leggerla, perché descrive il mio essere, cose che mi porto dentro. Ma non volevo nemmeno farla restare su una chiavetta, perciò..
Questo sarà una one-shot; una storia con un unico capitolo. Parlerà di ciò che sono, di chi sono e delle persone che mi hanno cresciuta e che mi hanno portato a come sono ora.
Ringrazio di già chi avrà il coraggio, o la voglia di leggerla.
Genere: Angst, Comico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Freezer, Goku, Vegeta
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi sentì scuotere energicamente e borbottai, mugugnando con voce impastata. Vogliosa di continuare a dormire mi voltai dall'altro lato, portandomi la trapunta arancione fin'oltre i capelli, accucciandomi e portandomi le gambe al petto. Ma questo non bastò a frenare la mano che, imperterrita continuò a scuotermi con più foga, mentre lo sentì ridacchiare giocosamente. Alla fine, sbuffando stanca mi alzai, facendo volare la trapunta ed il lenzuolo arancione vivo fino ai miei piedi. E girandomi accigliata verso colui che aveva interrotto il mio sonno quasi mi venne un colpo. Una figura, con un enorme sorriso stampato in faccia sì grattava il capo imbarazzato. Studiai il suo corpo tonico e muscolo ad occhi sgranati, osservando la sua tuta arancione, con lo stemma giapponese sul petto, ed una cinta e dei polsini blu. Sbattei le palpebre un paio di volte, credendo ancora di star sognando, mentre mi persi nei suoi occhi neri così ingenui e luminosi, pieni di vita. Soffermandomi poi su i capelli scompigliati, a forma di ananas, non potei che ridere.
-Ben svegliata!- mi disse sincero, porgendomi una mano per farmi alzare che io presi senza esitazioni, poco mi importava se fossi in pigiama, e non mi chiesi nemmeno come fosse lì, troppo emozionata dal suo incontro. Mi issai in piedi, sistemando velocemente il letto alla ben e meglio, essendo frettolosa di parlare con il mio eroe.
-Allora, Kakarot, sei riuscito a svegliarla?- domandò una voce burbera e scontrosa che proveniva dal corridoio e quasi mi sentì mancare un battito. Nel momento in cui mi voltai verso la porta che si aprì, una figura, piccola ma muscolosa e tonica si fece avanti mostrandosi a me. Appena mi rivolse il suo sguardo lo vidi incrociare le braccia al petto, sbuffando con lo sguardo accigliato.
-Vegeta..- sussurrai incredula, osservandolo nella sua battle-suite azzurra, ammirando la sua posa fiera. Mi avvicinai, ridacchiando nel constatare che i suoi capelli neri a punta, verso l'alto, stessero davvero ignorando le leggi della fisica -Come mai, voi qui?- chiesi infine, con un sorriso a trentadue denti, mentre avvertì le mani di Goku premere delicatamente sulle mie spalle in modo amichevole.
-Mi pare ovvio. Oggi è il tuo compleanno e siamo qui.- affermò ingenuo come suo solito, mentre Vegeta, borbottando chissà cosa scomparve oltre la porta
-Allora è meglio se vado a lavarmi.- mi dissi, dirigendomi verso l'armadio lilla per prendere una maglia a maniche lunghe, bianca, con un teschio tutto colorato di svari colori e un jeans nero strappato al livello delle ginocchia. Oltrepassando Goku mi avviai nel corridoio fino ad aprire la porta del bagno, entrando e chiudendola alle mie spalle prima di iniziare a saltellare come un'ossesso per la felicità. Mi avvicinai al lavandino, sciacquandomi il viso e ficcandomi lo spazzolino rosso in bocca con la mano che reggeva il manico, mentre l'altra era appoggiata al bordo del lavello. Guardandomi allo specchio non potei che sorridere pensando a chi mi stesse attendendo fuori di lì, quasi sputai tutto il dentifricio che avevo in bocca sullo specchio dal ridere per l'entusiasmo ma riuscì a contenermi tornando seria anche se con un'immensa gioia dentro, troppa da contenere e troppa da descrivere. Sciacquandomi velocemente la bocca mi vestii, adagiando il pigiama arancione sulla lavatrice accanto alla finestra mentre assaporavo il sapore forte e rinfrescante che avevo in bocca. Mi portai le mani al viso non potendo ancora credere che fosse vero ciò che mi stesse accadendo, così presi un profondo respiro e mi calmai. Stirandomi la maglia bianca con le mani mi avvicinai alla maniglia della porta, riprendendo il pigiama piegato e incamminandomi nel corridoio che collegava cinque stanze, tra cui la mia, e il soggiorno. Tornandomene in camera, posai nel cassetto il mio pigiama, per poi voltarmi ed osservare Goku che mi attendeva seduto sulla mia sedia bianca, accanto alla scrivania lilla con i bordi bianchi.
-Andiamo?- mi chiede ed io lo osservo stranita, alzando un sopracciglio, mentre mi prende per mano e ci dirigiamo in soggiorno. Non so dove mi voglia portare, ma andrei dovunque con lui. Mi guida verso il divano, facendomi sedere, tenendo le mani sopra i miei occhi per coprirmi dalla "sorpresa" che mi attendeva e di cui non stavo più nella pelle nonostante non sapessi nemmeno cosa fosse. -Ora puoi aprirli.- mi sussurra dolcemente, e quella voce era così suadente che mi sentì un brivido attraversarmi la schiena, mentre avvertivo il suo respiro caldo e sicuro abbattersi contro la mia pelle.
Socchiusi un'occhio con un sorriso ebete impresso sul volto, e spalancai le palpebre nel ritrovarmi dinanzi tutti i miei idoli. Mi alzai di scatto, mentre Bulma e Nami mi portavano una torta gigante e quasi saltai dalla felicità.
-Auguri, Cat.- mi disse la voce gentile e apprensiva di Leonardo, una delle mitiche quattro tartarughe ninjia che mi scompigliò giocosamente i capelli castani, ed io li feci una piccola linguaccia, prendendo una delle mie ciocche ricce con le punte blu, attorcigliandola al dito indice.
-C'è un'altra sorpresa per te.- affermò Portuge D. Ace con un mezzo sorriso e, nel vederlo quasi gli saltai addosso. Vederlo lì, vivo.. era davvero fantastico. Mentre al suo fianco c'era anche Luffy che prendendomi per mano, lasciandomi elettrizzata mi condusse in cucina, facendomi affacciare alla finestra. All'inizio non capì e alzai un sopracciglio ma mi sporsi senza fare domande, osservando il giardino sottostante della mia casa. Notando una macchina sportiva, gialla, con due strisce verticali nere che la coprivano dal paraurti al bagagliaio, mi si spezzò il fiato.
-Non ci credo.. Lui è.. Lui è davvero, Bumblebee?- domandai a Luffy portandomi una mano alla bocca mentre lui rise, intanto che Ace, al suo fianco fece un segno alla donna dai capelli turchini; Bulma.
-Sì, è proprio lui!- esclamò Luffy continuando a ridersela, per poi avvolgere la macchina con le sue braccia allungabili e addagiandola sulla carucola controllata da Bulma che lo fece salire ed entrare dal balcone, mentre io accorsi in soggiorno. Ammirando la macchina rompersi, come spezzarsi e riassemblarsi fino ad ottenere due enormi gambe e braccia, ed un busto. Gettai lo sguardo agli occhi azzurri e bambineschi di Bumblebee che si mise seduto, cercando di non distruggere niente per la sua enorme stazza, mentre mi prese da sotto i piedi con la mano, portandomi all'altezza dei suoi occhi
-Buon compleanno, dolcezza.- disse la radio della macchina: il suo modo di parlare. Ridacchiai a quella voce sconnessa della persona che adoravo, sedendomi sulla sua mano e lasciando penzolare nel vuoto le gambe. Anche se non era esattamente una persona, ma era migliore di tante altre che avevo avuto la, per così dire fortuna di conoscere, ma proprio in quel momento una voce mi chiamò. Mi voltai confusa, alla ricerca della fonte, e rimasi sconcertata mentre tutto scomparve. Stavano svanendo, e mi sentì il cuore stringere in una morsa fino a che la voce non risuonò ancora più forte da farmi destare dal mio sogno ad occhi aperti
-Eva, stai ascoltando?- alzai lo sguardo dal libro continuando a reggermi il mento con la mano, osservando la professoressa d'inglese parlarmi ancora, di chissà cosa, forse lamentandosi che non seguissi mai le sue lezioni, ma poco mi importava. Avrei tanto voluto avere un risveglio come quello stamani, ed invece.. Tutto un mio sogno. Certo che essere a scuola nel giorno del mio compleanno la trovavo sempre un'ingiustizia. Sbuffai, con la mia amica al mio fianco che, appena la prof tornò a spiegare cominciò anche lei a rimproverarmi di essere sempre distratta ed ero quasi sul punto di mandarla a fanculo insieme alla prof, ma mi trattenni, non volendo una nota disciplinare, e tenendo la rabbia dentro, come sempre.
Gettai uno sguardo all'orologio, mancava poco e l'ora di "fine prigionia" sarebbe suonata anche quel giorno, ma io ero così stanca. Era troppo difficile continuare quella vita piena di delusioni che non faceva che spezzarmi. Gettai uno sguardo alla finestra alla mia sinistra, ignorando la prof che era tornata a parlarmi, desiderosa di interrogarmi da posto, ma se mi rivolgeva la parola in inglese non avrei capito comunque nulla, quindi era inutile dedicarle la mia preziosa attenzione. Era davvero una bella giornata per essere il due dicembre, e, come ogni anno nessuno si era degnato di farmi gli auguri. Certo, alcuni, quei pochi che quella mattina avevano dato un'occhiata a Facebook si erano ricordati del mio evento, ma in quanti di loro mi avevano augurato "buon compleanno" con sincerità? Praticamente.. nemmeno la mia ombra. Alla fine decisi di gettare una fugace occhiata alla prof che mi parlava, delusa di me, dicendomi di essere un'ignorante come al solito. Non potei che ironizzare nel mio pensiero che fosse così bello essere insultata, non solo dai compagni o da mia madre, ma anche dai docenti. Uno sfizio la vita se lo doveva pur prendere anche con i prof del liceo, no? Vedendo che la prof, rinunciando come al solito a me, si mise a interrogare altri ragazzi tornai alla finestra e all'immenso cielo azzurro. Avevo fiducia nella mia prof, un giorno avrebbe avuto l'intelligenza necessaria per capire che nelle sue lezioni sarei rimasta sempre disattenta. Avrebbe intuito, forse, che non mi interessava l'inglese o, al massimo non come lo insegnava lei. Sospirai pesantemente dal naso; era così soddisfacente sapere che la gente pensasse a te solo come una nullità, neanche conoscendoti bene. Dico davvero. Abbassai lo sguardo, la mia vita faceva davvero schifo.
Uno strano rumore mi fece alzare lo sguardo oltre la finestra, e riconobbi Bumblebee dietro la parete dell'istituto scolastico, nascosto dall'enorme albero, e lo fissai stranita. Era davvero lì? Significava che non era tutto un sogno della mia mente rimbambita? Mi scappò un sorriso, mentre lui si reggeva al muro con una mano e con l'altra mi indicò, con l'indice il parcheggio scolastico, per farmi capire che mi avrebbe aspettato lì. Mi luccicarono gli occhi, ed osservai la docente e i compagni che, non accorgendosi di niente ascoltavano la lezione, così, io, iniziai a posare il libro di inglese, il diario e il borsellino nello mio zaino nero, svuotando il banco verde, e fregandomene se alla prof questo non andava giù visto che la campanella non era ancora suonata. Ero libera di ascoltare senza, per forza, tenere gli oggetti scolastici sopra al banco.. o no? Suonata la campanella scattai in piedi e come un razzo mi recai fuori, tutto ciò senza far rumore. Prerogativa che mi aveva aiutato ad ottenere il sopranome di "fantasma" nella mia classe dai miei "simpaticissimi" compagni, visto che mi muovevo, scomparivo e apparivo talmente silenziosamente, proprio come avrebbe fatto un fantasma. Scesi velocemente le scale, dimenticandomi di avvisare, o aspettare la mia unica amica in quella classe in cui ero, per mia disgrazia incappata. Anche se io odiavo la scuola in generale e basta.
Raggiunsi il parcheggio in fretta, anche perché era a due passi dall'uscita di emergenza del liceo, e mi diressi verso l'unica macchina gialla che rombava furiosa, pronta a partire, senza nessuno al posto di guida. Mi piegai un'attimo sulle gambe, per riprendere fiato, vicina alla macchina, mentre lo sportello si aprì piano, ed io salì con un immenso sorriso. Quella giornata sarebbe finita per il meglio, forse. Gettai lo zaino, con la poca gentilezza che avevo, dietro, sedendomi comoda al posto davanti del passeggero, mentre una voce che si lamentava dell'oggetto arrivatogli così malamente mi fece voltare con uno sguardo stranita sul volto finché non riconobbi il mio primo amore, ed esultai, intanto che Bumblebee usciva dal cancello della scuola, con la scritta: "il sonno della conoscenza genera mostri" che avevo sempre preso in giro e, profondamente detestato, visto che lo leggevo ogni mattina proprio mentre ero mezza sonnambula. Mi passai una mano tra i capelli ricci, dispiaciuta, e mordendomi il labbro inferiore, temendo la reazione del mio amore per quel gesto non voluto.
-Ehm, perdonami Freezer. Non sapevo fossi lì. Perdono.- dissi con un sorriso forzato, mentre mi persi nei suoi occhi rossi vermigli. Nonostante fosse accigliato e furioso di quel gesto preferì sorvolare, buttando lo zaino al suo fianco come fosse stato un sacco di patate, ma tanto io non avevo mai avuto stima degli oggetti scolastici, anzi, mi ricordavano la tortura che dovevo sorbire per nove mesi, quindi amavo maltrattarli. Appoggiai le braccia incrociate allo schienale del sedile, continuando ad osservarlo con un sorriso sincero, e quel giorno stavo sorridendo davvero tanto. Di solito ero sempre tetra e cupa, anche se ad altri sembravo più timida che altro. Ma nessuno mi conosceva in quell'istituto, nessuno ci aveva mai provato, era già tanto se mi salutavano la mattina, ma a me non importava, non amavo socializzare, sopratutto con loro che deridevano i miei idoli; la mia forza. Perché era questo che loro erano, la mia forza di andare avanti, il coraggio di resistere. Per alcuni era una cosa stupida, forse per tutti. Però loro erano riusciti a tenermi viva quando stavo marcendo dentro, loro erano riusciti a darmi la forza di credere, di non arrendermi quando avrei tanto voluto lasciarmi andare, abbandonare tutto il dolore che avevo provato durante la mia tempestosa infanzia e che continuava a tormentarmi tutt'oggi. Loro erano una parte di me e nessuno poteva permettersi di calpestarla.
-Allora Cat?- disse la radio di Bumblebee in attesa di qualcosa mentre mi chiamò usando il nome che adoravo e che solo alcuni miei amici potevano usare. Io mi voltai verso di lui, sapendo perfettamente cosa intendeva.
-Sei il migliore, ti adoro. E grazie B.- risposi, abbracciando il sedile, vogliosa di regalare, sia a lui che a me un po' di affetto, mentre una lacrima osò varcare il mio volto, e mi sfuggì da singhiozzare per tutto quello. Di solito evitavo questi gesti d'amore, perché gli odiavo, ma con loro, con loro potevo permettermi di essere debole, di essere fragile. Non mi avrebbero derisa, o presa in giro. Non si sarebbero dispiaciuti o altro, perché mi conoscevano, sapevano com'ero, ed io sapevo che di loro potevo fidarmi. Ed era così bello essere lì con loro.
Strizzai gli occhi, annaspando per cercare di riprendermi. In un giorno, in un momento come quello non potevo permettermi di essere triste, mentre le lacrime, quelle poche che avevano avuto il coraggio di uscire erano di già terminate. Non riuscivo a piangere a lungo, non sapevo bene il perché versavo solo due lacrime e poi basta. Era il massimo che i miei occhi mi concedevano, ma non mi importava. Avvertì la lunga e bianca coda di Freezer avvolgermi e, anche se estremamente seccato mi portò sulle sue gambe, facendomi ridere, mentre adagiai la mia testa sul suo petto muscoloso.
-Esatto, e non dimenticarlo.- rispose Bumblebee, ed io sorrisi, portando una mano all'altezza del petto del mio amore che, arrossendo avvolse le sue braccia bianche come la neve attorno ai miei fianchi, cullandomi come nessuno aveva mai fatto, anche perché era davvero il primo a fare cose del genere ad una ragazza piena di difetti e guasta come ero io.
-Allora, dove andiamo?- chiesi, mentre Bumblebee mise le canzoni che più mi piacevano, e Freezer, sbuffando per tutta quella messa in scena di cui era costretto a fare parte mi rispose:
-A casa tua, ma ciò che ti attende sarà una sorpresa.- sorrisi, intanto che B. mi diceva di cantare, ma, troppo imbarazzata negai
-B, dimmi, ci saranno anche Otimus Prime e gli altri autobot?- chiesi. Euforica all'idea di poter incotrare il leader degli autobot, mentre rispose di sì ed alzai le braccia al cielo, contenta della risposta -E chi altro?- domandai, non vedendo l'ora di arrivare
-Sorpresa, ricordi?- disse scocciato, il mio amore. Ridacchiai e gli presi la mano, stampandogli un bacio sulla guancia. Era così bello poter essere la vera me, con loro.
-Arrivati!- disse attraverso la radio, Bumblebee, ed io scesi di corsa -Vi raggiungo presto, con la carrucola.- affermò poi la macchina, posizionandosi su quell'ascensore che iniziò a salire. Così, prendendo per mano Freezer mi diressi verso il portone, salendo le scale e trascinandomi dietro il mio amore che cercò di non finire spiaccicato a terra contro il cemento freddo delle scale.
-Vedi di rallentare, abbiamo ancora tempo.- protestò per come lo stavo trattando, mentre finalmente mi fermai davanti alla porta di legno del secondo piano. Ero arrivata. Avvicinai la mano alla serratura, premendo le dita contro la chiave, con Freezer che, essendo che avevo lasciato la presa sulla sua mano, incrociò le braccia al petto, in attesa. Ero così felice di poter vedere tutti i miei idoli che erano, un po' come la mia famiglia. Ero cresciuta con loro e loro erano cresciuti con me, ma avevo anche paura, paura di aprire e non trovare nessuno, paura fosse solo un sogno, e forse lo era. Ma non era meglio viverlo fino in fondo, allora? Presi un profondo respiro, riempiendo i miei polmoni di aria per calmarmi e non avere un attacco d'ansia. Chiusi gli occhi, lasciando uscire l'aria nell'esatto momento in cui aprì la porta.
Aprì le palpebre, osservando l'immenso specchio dell'ingresso che era anche un appendiabiti. Osservai il mio riflesso, distogliendo subito lo sguardo e due occhi, azzurri come il cielo, ingenui e solari, un po' da cucciolo furono la visuale che mi si parò davanti, mentre Michelangelo mi abbracciò forte, quasi stritolandomi e Freezer, ancora dietro di me, si fece strada per entrare e andarsi a sedere sul divano blu a quattro posti. Bulma chiuse la porta lentamente, invitandomi ad entrare, con Mikey che mi condusse in soggiorno, sotto gli sguardi di tutti. Odiavo essere osservata, mi metteva in soggezione, ma non con loro. E sorrisi, sapendomi finalmente a casa.
-Ehi, guarda chi c'è!- una voce strafottente, ma gentile si fece strada nelle mie orecchie, e mi voltai. Osservando Erza, vestita diversamente dal solito; non con le solite armature, bensì con un vestito blu notte, lungo, ricoperto di brillantini e con una spaccatura sulla coscia, accompagnata da Gerard e Natsu, che arrivarono dal corridoio. Li sorrisi, salutandola con la mano, intanto che Happy, il gattino blu, con le ali da angelo mi volò intorno sorridente.
-Quanto si mangia?- domandò Goku, mettendo il broncio, seduto sulla poltrona, con le gambe incrociate. Mi fece così tenerezza quello sguardo, mentre mi avvicinai ad Ace, seduto sul divano che osservava la situazione in silenzio. Così mi sedetti sulle sue gambe, accoccolandomi al calore che emanava grazie al frutto Foco-foco che aveva ingerito. Risi vedendo Chopper mettersi due stecche nella bocca e nel naso per lasciarla spalancata, iniziando a ballare con Franky che si mise nella sua solita posa, intanto che Zoro dormiva, disteso di schiena sulle piastrelle dure e fredde del pavimento con le sue fidate katana a portata di mano mentre Luffy e Usop discutevano su chissà quale scherzo, seduti, anche loro, per terra, a gambe incrociate, mentre quest'ultimo preparava degli esplosivi. Temetti per l'incolumità di Zoro, ma a questo ci pensò Nami che, dando un ponderoso pugno in testa ai due giocherelloni lì fermò dal distruggere la casa, mentre le donne: Chichi e Bulma, insieme a Sanji cucinavano il pranzo, cercando di ignorare i gesti da cascamorto del biondo cuoco che ci provava sempre.
-Dobbiamo aspettare. Non vedi che manca qualcuno?- sbottò Vegeta, rispondendo a Goku intanto che osservava i piccoli Trunks e Goten che giocavano ad acchiapparsi sperando non rompessero nulla, intanto che Bumblebee, finalmente arrivato si trasformò in robot, iniziando a parlare con Optimus.
-Chi?- domandai curiosa, e proprio in quel momento la porta si aprì, lasciando entrare Robin con il resto dei Teen Titans e Lord Bills e Whis che non mancavano mai quando si trattava di mettere qualcosa di appetitoso sotto i denti, ma, almeno, quei due mangiavano più educatamente di altri che risiedevano in quella stanza. Sussultai un'attimo quando BeastBoy che, trasformandosi in un micio verde mi saltò sulle gambe, per lasciarsi accarezzare e coccolare, ed io non negai la sua volontà.
-Scusate il ritardo, ma alla fine siamo arrivati.- disse un Robin tutto sorridente, con indosso il suo solito costume e quella maschera che lo caratterizzava. Sorrisi, mentre osservai StarFire svolazzare e avvicinarsi curiosa agli autobot, non avendone mai visto uno, per poi avvicinarsi a Stinger, il robot creato dalla KSI, dalla carrozzeria rossa e dagli occhi verdi.
-Uh. Uh. Uh.- sentì ridere e mi voltai di nuovo verso la porta osservando Arsenio Lupin che velocemente si diresse verso le cucine con uno sguardo malizioso, venendo, però, cacciato subito fuori dalla furia indomita di Chichi, intanto che Goemon si mise affianco a Splinter a meditare e Fujiko si recò sul balcone a fumare. Mi soffermai su Jigen e di come cercasse di scrollarsi di dosso Conan da sopra le spalle, ovvero Shinici ed io la presi a ridere.
-Smettila di chiamarmi paparino!- protestò, riuscendo a scrollarselo di dosso per poi darlo in braccio a Goro
-Smettila di dare sempre fastidio!- lo rimproverò il detective prima di mollarlo a terra, intanto Conan mi osservava con sufficenza per quello che gli era stato appena detto
-Oh, Ran. Dove vai?- chiese il detective bambino, seguendola.
-A dare una mano in cucina.- rispose con tranquillità e con un sorriso che venne ricambiato subito dal piccolo genietto.
-Chichina, adesso possiamo pranzare? Sto morendo di fame!- si lamentò il povero Goku, mentre il suo stomaco brontolò così forte da sembrare un terremoto e che fece spaventare StarFire.
-Giusto, Sanji! Abbiamo fame!- protestò Luffy, imbronciandosi e ricevendo un calcio supersonico dal cuoco che lo spiaccicò contro al muro
-Non cucino per voi, rozzi! Ma per queste favolose signorine!- commentò, svolazzando, fino ad inginocchiarsi ai miei piedi e farmi il baciamano, sotto lo sguardo basito mio, di BB e di Ace sul quale ero ancora seduta. Vidi Vegeta irrigidirsi di scatto, alzandosi dal divano e raggiungendo Bills il più velocemente possibile, cercando di fermare la sua furia per come Sanji aveva osato definirlo. -Il pranzo sarà pronto il più presto possibile, dolcezza.- mi disse il biondino, ma, giustamente, in quel preciso istante si svegliò Zoro
-Ma cos'è tutto questo frastuono?- domandò con voce impastata, grattandosi i capelli verdi, mentre gli rivolsi uno sguardo di sufficienza. Con tutto quel fracasso si svegliava solo ora, davvero incredibile.
-Taci marimmo!- protestò Sanji. A quel punto mi schiaffai una mano in fronte, osservandoli litigare, finché non giunse Nami che diede un pugno ad entrambi, e non potei trattenermi dal ridere. Gli adoravo troppo per come erano, ed erano favolosi.
-Ehi, Cat. Vuoi fare una partita?- mi chiese Michelangelo, il mio adorabile amore, seduto a gambe incrociate davanti alla televisione con i suoi fratelli, porgendomi il joystick della mia playstation 3. Io sorrisi, accennando ad un sì, mentre BB si ritrasformò in un ragazzo, seguendoci, voglioso di fare anche lui una partita, mentre anche Cyborg ci raggiunse
-Ehm.. no, non possiamo giocare tutti insieme.- dissi, porgendo il joystik a BB, sedendomi per terra, accanto a Zoro che era tornato a dormire, ma che aprì un'occhio, curioso di sapere cosa stavamo facendo.
-Faremo a turni!- esclamò Mikey, iniziando a giocare contro l'omino verde, con tutti che guardavano curiosi, mentre Happy mi si appollaiò sull'addome voglioso di coccole, intanto che Gray e Natsu litigavano tra loro. Per poco non mi mandarono a fuoco la casa ghiacciandola a metà, ma a fermarli ci penso Erza, che era sempre brava a mettere paura. Osservai Lucy che guardava la scena con sufficienza prima di mettersi seduta accanto a Nico Robin sul divano.
-Pronto!- esclamò Chichi, portando le portate e adagiandole, con l'aiuto di Bulma, Ran e Sanji. In un lampo tutti si precipitarono al tavolo, affamati, sotto il mio sguardo divertito, mentre mi sporsi per svegliare Zoro, ancora dormiente.
-Cosa c'è?- domandò, alzandosi con il busto e sorreggendosi con i gomiti, mentre io gli feci segno col capo di venire a mangiare.

-Arriva la torta!- esclamò Chichi, portando una torta enorme con i miei gusti preferiti, accompagnata da Bulma e Lucy con altre torte sempre dello stesso gusto essendo che c'era un'esercito da sfamare, tra cui i mangioni per eccellenza. Osservai stralunata Vegeta, Goku, Luffy, Zoro, Michelangelo, Natsu divorare tutti i cibi che erano sopra il tavolo, torta compresa e me la risi, sedendomi a fianco a Freezer che si gustava la sua fetta di torta al gusto di cioccolato e panna, unendomi al pranzo principale, cercando di prendere ciò che mi riusciva, prima che tutto venisse spazzolato da quei pozzi senza fondo. Per fortuna, Chichi, Bulma, Lucy, Raphael e Nami mi aiutarono a prendere qualcosa, dando in contemporanea un pugno in testa ai loro compagni. Cercai di trattenermi per non esplodere dalle risate e rischiare di affogarmi con la coca cola mentre gettai uno sguardo al mio fianco dove risiedeva Ace che, come suo solito si era appisolato con la forchetta in mano e la bocca piena con Sabo che tentava di svegliarlo.

-Ehi, B! Metti un po' di musica?- domandai a Bumblebee che, sorridendo alzò lo stereo al massimo. Sorrisi, gettando un fugace sguardo a Freezer che parlava con suo fratello Cooler, e Luffy che parlava con Ace, prima di tornare ad osservare la mia televisione al plasma, vedendo come se le davano nel gioco di Xenoverse. Sentendo qualcuno picchiettare la mia spalla mi voltai, incuriosita dal gesto inaspettato di Ace che, senza indugio mi prese per mano, portandomi in mezzo alla pista. Arrossì, vergognandomi oltremondo, ma non potevo tirarmi indietro oramai. Non sapevo ballare, ma ero certa che sarebbe stato Ace a condurmi nei giusti movimenti, e così fece. Posizionandomi una mano attorno alla vita e l'altra che mi teneva la mano in alto e che stringeva la sua, ballammo, seguiti a ruota dal resto della combriccola che non voleva lasciare il divertimento solo a noi, mentre Bulma posizionò la sfera che proiettò mille luci colorate, come se fossimo in discoteca.

-Ragazzi, è stata una festa strepitosa.- sussurrai tra gli affanni mentre la luna era ormai alta in cielo. Per volere di Mikey siamo tutti usciti ed ora siamo distesi sul giardino di casa mia ad ammirare le stelle, mentre gli autobot si erano dovuti trasformare solo in macchine per fare più spazio a noi. Osservai i gruppetti e mi avvicinai lentamente a Donnie che costruiva chissà cosa osservato da April. Li salutai fugacemente, giungendo accanto a Goku, Mikey e altri che discutevano. Gli osservai parlare, ma ormai il sonno mi aveva preso e non riuscì a sentire niente, finché il buio mi prese.

La voce di mia madre mi ridesta. Osservo le mie mani sulla tastiera nera e un po' logorata dal tempo per poi studiare il testo che ho scritto. Abbasso lentamente lo schermo del pc fino a chiuderlo completamente, e sempre piano mi alzo dalla sedia. Lei continua a chiamarmi ma può aspettare ancora, almeno spero.
Sono davvero passati diciassette anni. Non posso fare a meno che pensarci, ancora incredula di come il tempo sia volato. Getto lo sguardo dietro di me, alla mia camera, ai miei poster. Diciassette anni che ho passato a coltivare le mie passioni, i miei idoli. I miei fantastici idoli.
Grazie di esistere, ragazzi. Non posso che pensare con un piccolo sorriso sulle labbra. Mi inizio ad avviare verso la porta e premo la maniglia con esitazione, quasi con il timore che lasciando quel posto che, riempiendolo di cose che appartengono a loro e che, al tempo stesso, appartengono a me lo possa violare in qualche modo. Abbasso le spalle per lasciarmi indietro i timori, loro mi hanno insegnato a non aver paura. Mi scappa un altro sorriso e abbasso completamente la maniglia, aprendo di poco la porta.
-Grazie davvero.- sussurro con malinconia, uscendo. E continuo a sorridere sapendo solo, e con certezza che non finirà mai. Perché se finisse, finirebbe anche una parte di me, finirei anche un po' io, o forse completamente. E non potrei che essere più fiera delle mie scelte, di quelle che ho fatto, che continuerò a fare. Loro saranno sempre con me. Vivono in tutto ciò che faccio e che sono. Resteranno vivi nel mio cuore.
Sempre e per sempre.
  
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