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Autore: Eivor17    02/12/2016    1 recensioni
[Rumbelle] season 6, post episodio 9
Dal testo: "Quando prese il libro fra le mani, la curiosità​ ebbe la meglio e vide di cosa si trattava. Al centro della copertina vi erano quattro parole in lettere dorate:
«Il suo aitante eroe»
Ma certo, pensò​ Rumplestiltskin, è proprio la tipica storia che potrebbe piacere a Belle."
"Sotto quello sguardo duro e impenetrabile, la ragazza poteva giurare di aver visto una lacrima solcare il volto di Rumplestiltskin e cadere, senza però​ mai arrivare a terra, come consumata dal dolore stesso che stava provando il Signore Oscuro in quell'istante."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La storia si inserisce nella scena dell'episodio 6x09 in cui Rumplestiltskin sta per evocare la Black Fairy e Belle sta cercando di salvare il bambino. Buona lettura!

Belle si protese oltre il cespuglio dietro al quale era nascosta per cercare di vedere cosa stesse facendo Rumplestiltskin. Riuscì​ a scorgerlovoltato di spalle, mentre posava il bambino per terra. 

«Risvegliati, Black Fairy, e ascolta la mia invocazione!» lo sentì​ urlare al cielo. 

Qualche attimo dopo, una sfera di luce azzurra apparve davanti al Signore Oscuro, tramutandosi poi in una donna vestita di un elaborato abito scuro. La fata fece per avvicinarsi al neonato, ma lui la bloccò​. 

«Temo di non poterti lasciar prendere quel bambino. Non ancora, perlomeno.» 

Finalmente la fata sembrò​ accorgersi di lui: «Chi ha osato evocarmi?» 

Gli si avvicinò​, ma lui le lanciò addosso un liquido nero come la notte. 

«Inchiostro magico.» spiegò​ con un ghigno. «Una sostanza spiacevole.» 

«Rumplestiltskin.» lo riconobbe lei con un sorriso. 

«Quindi sai chi sono.» 

«Chi non ha mai sentito parlare dell'Oscuro? E se sai chi sono io, saprai anche che l'inchiostro magico non mi fermerà​ a lungo.» disse, sicura di sé. 

«Oh, lo so.» le concesse, camminandole accanto. «Ecco perché... ho anche questo.» aggiunse, estraendo teatralmente dal mantello il pugnale che recava il suo nome. 

«E, esattamente, come hai intenzione di usarlo?» gli chiese la fata, apparentemente affatto impressionata dall'arma. 

«Beh, questo dipende da come risponderai ad una semplice domanda.» disse Rumplestiltskin voltandole le spalle. «Tu rapisci i bambini. Li rapisci dalle braccia della madre.» Si girò​ nuovamente a guardarla. «Quindi perché, tra tutti i bambini di tutti i reami, perché hai abbandonato proprio quel bambino? Quello che in effetti era... il tuo?» concluse fissandola intensamente. 

Un barlume di consapevolezza si fece strada sul volto della fata, che smise immediatamente di sorridere e disse: «No. No. Non può​ essere.» 

«Oh, temo proprio che sia così​... madre.» continuò​ lui senza staccare gli occhi da quelli della donna davanti a lui. «Hai capito bene. Rumplestiltskin... è tuo figlio.» Camminò​ lentamente verso di lei. «Ovviamente lo sapresti... se solo ti fossi disturbata a darmi un nome.» la scrutò​, facendo una pausa. 

Intanto Belle si riscosse e uscì​ furtivamente dal suo nascondiglio, avvicinandosi al bambino. Sentì la voce dell'Oscuro a qualche passo da lei. 

«E ora risponderai alla mia domanda. Perché mi hai abbandonato?» 

La fata, dopo un attimo, scoppiò​ a ridere, cogliendo di sorpresa Rumplestiltskim. 

«È divertente che sia proprio l'Oscuro a chiederlo. A volte devi scegliere il potere invece dell'amore.» 

Mentre Belle gli si avvicinava, il bambino iniziò​ a piangere, attirando l'attenzione di Rumplestiltskin che si voltò​. Non fece in tempo a vedere cosa fosse successo che si ritrovò la mano della fata serrata intorno alla gola, mentre questa diceva:​ «Il tempo è scaduto. Per oggi basta con le risposte. Immagino tu debba continuare a torturarti ancora per un po'… figlio mio.» 

Ldonna scandì​ le ultime due parole spingendo Rumplestiltskin, che cadde a terra. Nel tempo che impiegò​ a rialzarsi la fata era già​ sparita, lasciando dietro di sé solo un altro dolore per il figlio. 

Lui rimase immobile, a contemplare il cielo stellato, incapace di credere a ciò che era appena successo. Non si voltò​​ neanche quando la voce di Belle, a qualche metro da lui, lo raggiunse: «Ora capisco. Voglio dire... non meritate ciò​ che vi ha fatto. Ma sacrificare la vita di un bambino innocente non è la soluzione. Non importa quanto stiate soffrendo.» 

Rumplestiltskin rimase in silenzio per qualche secondo, poi disse: «Nessuno conosce davvero la mia sofferenza.» e sparì​ in una nube violacea, lasciando Belle e il bambino soli nella foresta. 

 

Il Signore Oscuro sfogò​ tutta la frustrazione e il dolore che gli avevano attanagliato lo stomaco fino a quel momento in una radura nel bosco, cercando di calmarsi per poter tornare da Belle. 

Non poteva crederci. Aveva faticato così​ tanto per ritrovare sua madre per poi farsi rifiutare, di nuovo, in maniera così​ sprezzante? Non era giusto. Ogni volta che accadeva un'ingiustizia nel mondo, era sempre coinvolta una fata, ormai ne era certo. 

Non riuscendo a liberarsi di tali pensieri, li relegò​ in un angolo della mente e si avviò​ verso il limitare del bosco per ritrovare Belle e il bambino. Dopo che ebbe percorso un buon tratto di strada, sentì​ altri rumori, oltre al fruscio delle foglie sotto i suoi piedi. Si avvicinò​ cautamente rimanendo abbastanza distante da poter spiare la scena senza essere notato. 

Vide Belle che restituiva il bambino alla coppia cui lui lo aveva rubato, vide i sorrisi dei genitori, l'amore della madre verso il neonato. Si allontanò​, sedendosi su una pietra poco distante, e chiuse gli occhi, cercando di riacquistare un po' di autocontrollo. 

Non aveva idea di quanto tempo fosse passato quando sentì​ dei passi leggeri avvicinarsi nella sua direzione. Riaprì​ lentamente gli occhi e sentì​ la voce di Belle: «Rumplestiltskin, siete... siete qui.» 

Non rispose, non ne aveva la forza. Avvertì​ che la ragazza gli si stava sedendo accanto, così​ si decise finalmente ad alzare lo sguardo. 

«Rumple... mi dispiace. Non sapevo nulla di vostra madre. Avreste potuto chiedermi di tradurre quel testo, invece di imprigionarmi.» disse lei seria, senza però​ alcun rimprovero nella voce. 

«Torniamo al castello.» replicò​ lui, in tono stanco. 

Agitò​ una mano e un attimo dopo riapparvero nella grande sala del palazzo come se non se ne fossero mai andati. 

 

A magia conclusa, Belle vacillò​ appena, al contrario di Rumplestiltskin che, senza dire una parola, uscì​ dal salone. L'Oscuro non si fece rivedere fino all'ora di cena, nonostante Belle lo avesse chiamato più​ e più​ volte attraverso la pesante porta di legno della stanza in cui si era rinchiuso. 

Quando finalmente uscì​, il sole era calato del tutto e Belle aveva apparecchiato la tavola, sparendo poi in cucina a preparare qualcosa di speciale che potesse risollevare Rumplestiltskin. L'uomo, non trovandola nella sala da pranzo, la raggiunse, fermandosi sulla porta prima che lei potesse notarlo. 

Sospirò​, l'espressione delusa e gli occhi arrossati per il dolore provocatogli dalla madre. Seguì la ragazza con ​lo sguardo per qualche attimo, poi prese fiato e pronunciò​: «Dearie, mi dispiace per averti tenuta chiusa nella torre. Non è servito a nulla.» 

Restò​ appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate per un attimo ancora, poi girò​ sui tacchi e si allontanò​ velocemente, prima che Belle potesse dire o fare alcunché. 

Quando la ragazza ebbe finito di preparare la cena, la portò​ nella sala da pranzo, dove trovò​ Rumplestiltskin già​ seduto ad aspettarla. 

Lei lo servì​ in silenzio, soddisfatta quando Rumple sorrise impercettibilmente alla visione dello stufato, uno dei suoi cibi preferiti. 

«Vedo che ti sei data da fare in cucina, dearie.» 

«Mi sembrava che ne aveste bisogno.» disse con un sorrisetto. 

Lui non rispose, non ce n'era bisogno. Qualche minuto dopo, quando vide che la ragazza non si era unita a lui a tavola, smise di mangiare e chiese: «Non mangi stasera?» 

Lei avvampò​ e balbettò​ per qualche attimo, fino a quando lui la interruppe dicendole: «Siediti.» e apparecchiando per lei con un solo gesto della mano. 

Belle lo ringraziò​ con un timido sorriso e gli si sedette accanto, cominciando a mangiare. Si sentiva in dovere di dire qualcosa, ma certo non avrebbe potuto usare frasi di circostanza tipo "Com'è andata la giornata?" o altre simili. Sotto quello sguardo duro e impenetrabile, la ragazza poteva giurare di aver visto una lacrima solcare il volto di Rumplestiltskin e cadere, senza però​ mai arrivare a terra, come consumata dal dolore stesso che stava provando il Signore Oscuro in quell'istante. Rinunciò​ a tentare di iniziare una conversazione e continuò​ a mangiare, in religioso silenzio. 

Dal canto suo, neanche Rumplestiltskin aveva nulla da dire, ma al contrario di Belle neppure ci provava. Sapeva come sarebbe finita quella sera: avrebbe passato altre interminabili ore lavorando all'arcolaio e trasformando la paglia in oro, nonostante le sue finanze non ne avessero alcun bisogno. Fin da quando era piccolo aveva imparato a rifugiarsi in se stesso piuttosto che fra le braccia di suo padre; ora avrebbe fatto esattamente lo stesso, fuggendo dal pensiero della madre che non lo aveva mai desiderato. 

Quando terminarono la cena, invece di farlo fare a Belle, Rumplestiltskin sparecchiò​ la tavola con la magia, rivolgendosi successivamente alla ragazza: «Per oggi hai finito, va' a riposarti.» 

Lei mosse qualche passo incerto verso la porta, poi si fermò​ e lo guardò​ negli occhi per qualche secondo. 

«Non hai sentitodearie? Puoi andare!» ripeté lui, vagamente più​ spazientito di prima. 

«No. Non me ne vado.» sentenziò​ lei. 

Nonostante ormai ci avesse dovuto fare l'abitudine, il Signore Oscuro rimase incredulo davanti alla sfacciataggine della ragazza nel disubbidirgli. 

«Io resto con voi.» continuò​, andando a prendere un libro posato dalla parte opposta della stanza e avvicinandosi alla sua poltrona preferita vicino al fuoco. 

«Cosa ti fa credere, dearie, che io gradisca la tua compagnia?» disse lui, tagliente. 

«Con ciò​ che avete vissuto oggi, chiunque sentirebbe il bisogno di sfogarsi con qualcuno.» 

«Eppure, mi pare che avessimo messo in chiaro che io non sono norm...» 

«Ancora con questa storia!» lo interruppe Belle alzando gli occhi al cielo. 

Lui la guardò​ con un'espressione tra l'esasperato e lo scocciato. 

«Voi non siete una bestia! Siete un uomo, come tutti gli altri, che crede di non meritare amore!» 

Per un attimo, sembrò​ che Rumplestiltskin stesse prendendo in seria considerazione le parole di Belle, poi ghignò​ e si voltò​ dandole le spalle. 

«Se non posso convincerti ad andare via, vorrà​ dire che staremo in silenzio esattamente come durante la cena.» 

«Vedremo!» rispose l'altra, accoccolandosi sulla poltrona mentre l'altro si sedeva all'arcolaio. 

 

Per diverso tempo, stettero davvero in silenzio. Gli unici rumori nella stanza erano il crepitio del fuoco, un occasionale cigolio della ruota e lo sfogliare delle pagine del libro di Belle. 

Dopo forse un paio d'ore, Rumplestiltskin avvertì che il respiro della ragazza si era stabilizzato; infatti, sollevando lo sguardo, constatò​​ che si era addormentata, rannicchiata sulla poltrona con il libro pericolosamente in bilico nella mano destra. 

Le si avvicinò​ per evitare che cadendo la svegliasse. Quando prese il libro fra le mani, la curiosità​ ebbe la meglio e vide di cosa si trattava. Al centro della copertina vi erano quattro parole in lettere dorate: 

Il suo aitante eroe 

Ma certopensò​ Rumplestiltskinè proprio la tipica storia che potrebbe piacere a Belle. Sorrise appena, forse senza neanche accorgersene, e posò​ il libro sul tavolo alla sua sinistra. Si era appena mosso per tornare all'arcolaio, ma si bloccò​ istantaneamente quando sentì​: «Non vi piacciono le storie?» 

Lui si girò​ lentamente, constatando che Belle aveva solo fatto finta di essersi addormentata. 

«Dearie, le storie sono per chi crede che possa esserci speranza. Non mi interessano.» rispose infastidito. 

«È questo che avete fatto? Avete smesso di sperare?» gli chiese dolcemente. 

Le diede nuovamente le spalle, per non farsi vedere mentre diceva: «Non so di cosa stai parlando.» 

«Invece lo sapete eccome!» esclamò​ infervorata. «Cercate vostro figlio da anni, vostra madre da secoli, voi stesso credete di non meritare più​ nulla!» 

«E SE COSÌ FOSSE? SE NESSUN ALTRO POTESSE AMARMI? SE MIO FIGLIO NON MI PERDONASSE? Tu non sai nulla di tutto ciò​! Nulla!» esplose lui, il volto ora a pochi millimetri da quello di Belle. 

«Rumple...» 

«MA NATURALMENTE NEI TUOI LIBRI C'È LA SOLUZIONE A TUTTO, VERO?! E dimmi: come si fa a convivere con l'immagine di tuo figlio che ti urla "codardo!", quando lo hai appena lasciato andare in un maledetto portale?! Come si convive con la consapevolezza di essere un figlio non voluto, disprezzato dalla propria madre? Pensi di sapere queste cose?» urlò​, gli occhi fuori dalle orbite. 

Belle, non sapendo bene cosa stesse facendo, lo abbracciò​ con forza. Rumplestiltskin rimase completamente spiazzato dal suo gesto e si rilassò​ leggermente quando la ragazza gli prese le mani appoggiandosele​ sulla schiena. 

Belle abbandonò​ la testa sul petto di lui, respirando profondamente e stringendolo come se avesse paura di vederselo portare via. 

Trascorse qualche attimo in quasi totale silenzio, al punto che i due sembravano respirare all'unisono. 

Dopo poco, Rumplestiltskin si sciolse dall'abbraccio e la guardò​, non sapendo bene cosa dire. Anche se non voleva ammetterlo, si vergognava della sua sfuriata: uno, perché aveva perso le staffe e ciò non gli capitava da tempo; due, perché​ aveva ferito Belle, che con le sue disgrazie non c'entrava proprio niente. 

Dal canto suo, neanche Belle sapeva cosa dire. Ciò​ che l'uomo le aveva urlato era vero; lei non aveva avuto una vita particolarmente difficile, se si esclude l'essere rimasta orfana di madre molto presto e il suo patto con il Signore Oscuro. Sapeva che Rumplestiltskin stava soffrendo molto in quel momento e, forse per quel motivo, anche lei sentiva uno strano dolore dentro di sé, intenso ma come se non fosse veramente suo. Per un attimo, credette di sentire lei stessa una parte della sofferenza dell'uomo, poi l'idea le sembrò talmente assurda che la accantonò​​ in un angolo della mente. Quella sensazione dolorosa, veloce com'era arrivata, la lasciò​ come se non ci fosse neanche mai stata. 

Nonostante non avesse idea di come continuare, iniziò​: «Rumple, io...» 

Lui la interruppe subito, scostandosi appena da lei: «Ho sbagliato. Tu non hai colpe, non hai mai fatto niente contro di me o la mia famiglia. Non avevo il diritto di trattarti in quel modo.» 

«Non... non fa niente.» lo rassicurò​ lei, sbigottita quanto lui di quelle scuse improvvise quanto sincere. 

Rumplestiltskin curvò​ appena le labbra in un'espressione che assomigliava molto di più a un sorriso che al suo solito ghigno, poi riprese il libro dal tavolo e lo porse a Belle. 

«Dovresti continuare a leggerlo, magari domani.» 

Lei lo prese tra le mani senza dire nulla, ancora un po' scossa dal repentino cambio di umore dell'uomo. Si riscosse solo quando si rese conto che lui stava lasciando la stanza, così​ gli urlò​ dietro: «Avete visto che, alla fine, volevate compagnia?» 

La sua voce gli arrivò​ attutita dal corridoio: «Non scommetterò​ più​ contro di te, dearie.», lasciandola sola, con le guance lievemente arrossate, al centro della stanza con il libro in mano. 

 

 

Hello everybody! 

Eccomi tornata con un'altra Rumbelle, stavolta non particolarmente zuccherosa, ma comunque meglio di quel che stiamo passando nella sesta stagione. 

L'idea mi è venuta ovviamente guardando l'episodio 9 e provando un profondo senso di ingiustizia per Rumple, sia per il bambino che per la madre che non lo ha neanche voluto conoscere quando era piccolo. 

Lascio a voi i commenti e mi raccomando, fatemi sapere anche se avete critiche o osservazioni di altro tipo, così​ che possa migliorare in vista di ff future. 

Ciao a tutti! :D

   
 
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