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Autore: Malec Lovers_    03/12/2016    1 recensioni
Ian è un ragazzo piuttosto solitario. Odia il liceo, lo frequenta solo perché offre un addestramento militare e il suo sogno è di diventare un soldato. Ma un giorno la sua solita routine verrà sconvolta da Mickey Milkovich, capitano di rugby della sua scuola, e la sua fama di bullo lo precede.
Come andrà a finire? Riusciranno a cambiare l'uno il mondo dell'altro o addirittura a crearne uno nuovo tutto loro?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Persino dal finestrino dell’autobus New York appariva in tutta la sua grandiosità: gli alti grattacieli, le strade intasate di macchine e taxi gialli. Donne ben vestite portavano a spasso i loro cani curatissimi mentre un barbone, adagiato contro il muro chiedeva loro la carità. Quella era una scena che si ripeteva spesso nel South Side, con la differenza che qui le signore che lasciavano loro qualche spiccio. Nel quartiere ai tipi così li si chiamava per nome – nome che, molto spesso, rispondeva a quello di Frank Gallagher.                                        
Una volta arrivati, le aspettative dei ragazzi furono deluse: l’hotel era fatiscente, nella periferia di New York, una location perfetta per un film dell’orrore. Si sentiva come a casa.
 Il professore, stanco e disturbato dal viaggio, farfugliava qualcosa armeggiando con una pila di fogli. Proseguì facendo l’appello: nessun disperso. Un pensiero in meno.  I compagni di stanza furono scelti a sorteggio. L'insegnante estraeva i nomi da un sacchetto – che reggeva con la mano destra – mentre con la sinistra, aiutandosi con altre parti del corpo, tentava di non far cadere tutti quei documenti. Era un uomo molto laborioso e organizzato: quei fogli erano catalogati per numero di pagina e in ordine alfabetico. Se un qualche incidente li avesse sparsi probabilmente avrebbe avuto un infarto. La tentazione da parte di tutti gli studenti era forte... un tipo così goffo e precisino era carne da macello nel South Side, ma, tutto sommato, a nessuno andava di cacciarsi nei guai il primo giorno. Avrebbero aspettato e organizzato qualcosa di più eclatante e se ne sarebbe parlato per anni.                                  
 Il professore, con l’aiuto di una ragazza che sembrava una velina di uno squallido show, estrasse i primi nomi. Le ragazze con le ragazze, malgrado alcune sollecitazioni abbastanza esplicite, e i ragazzi con i ragazzi. Tutti furono accoppiati tra di loro, tutti, fatta eccezione per un nome, che, purtroppo, risuonava troppe poche volte.
«Penso che siate tutti, allora adesso vi consegn-» iniziò a dire il professore, ma fu interrotto però da una mano che si alzava in mezzo alla folla.                                                                                              
«In realtà mi ha mancato» si inserì timidamente Ian. Detestava quando aveva tutti gli occhi puntati su di lui, conosceva quegli sguardi e non promettevano nulla di buono.
«Chi sei?» ribatté seccato l’insegnante iniziando ad armeggiare con quell’enorme pila di fogli con la massima accuratezza, inumidendo l’indice sulla lingua ingiallita dal fumo, e passandola sull'angolo della pagina per voltarla meglio.
«Gallagher» rispose a bassa voce, desiderando di sprofondare.
«Parla più forte che non ti sento» ribatté ancora più seccato, facendo ridere tutti i ragazzi e facendo desiderare la morte a Ian.
«Gallagher. Sono Gallagher» alzò un po’ più la voce, provando a esporsi il meno possibile.
«Ah Gallagher. Philip.» fece, senza sollevare lo sguardo dai suoi preziosi documenti.
«No» rispose secco il ragazzo. «Ian.»   Succedeva spesso che i professori si ricordassero di Lip al suo posto. Dopotutto, il maggiore era il genio della famiglia, invece lui cos’era?
«Ah, nessuno di importante quindi.» sospirò il professore. «Dopo ci occuperemo di te, ci sarà qualche posto vuoto in qualche camera.»
Mickey non si lasciò sfuggire questa occasione: con uno scatto felino si avvicinò e cominciò a bisbigliare qualcosa all'orecchio del professore, che non fece altro che ascoltarlo e annuire.
«Allora tu… rosso, starai in camera con Marcus, James e Yang» annunciò, chiedendo poi di essere seguito al piano delle loro camere.
Tutti gli studenti si mossero insieme, Ian afferrò Mickey per un braccio.
«Cosa gli hai detto?» gli chiese nervosamente.
«Calmino, Gallagher. Ho cercato di far integrare uno sfigato.» lo guardò di sfuggita continuando a camminare. «Non deludermi» aggiunse, prima di fare uno scatto avanti e raggiungere i suoi compagni. Di questi, però, uno si voltò appositamente per rivolgergli una strana occhiata. Che Todd avesse capito il piano di Mickey?
Quando salirono in stanza capì che non c'era fine al peggio: le pareti erano spoglie e tratti si staccava l’intonaco. Ian posò la sua roba sul primo letto che gli capitò, mentre Todd e gli altri si sistemarono dalla parte opposta della stanza.
«E così…» iniziò a dire Yang «tu stai insieme alla sorella di Mickey» Ritenendo la cosa molto divertente, si lasciò sfuggire uno sbuffo misto a una risata.
«Hai qualcosa contro Mandy per caso?» rispose innervosito Ian, mentre sistemava nei cassetti la sua roba.
«No, nulla. Ho solo sentito parecchie storie su di lei. Tutto qui.» rispose il ragazzo di prima con ironia e un punta di sadismo nella voce.
«Smettila coglione, che ci sbavavi dietro prima che ti rifiutasse in modo clamoroso» intervenne allora Todd. Conosceva Mandy da quando era una bambina, e sembrava logico che gli desse fastidio sentir parlare così di lei. Ian apprezzò quel commento, anche se subito dopo si zittì all’improvviso, tornando a sistemare i suoi vestiti con la coda fra le gambe.
«Io sono Todd, comunque» si sporse in avanti per stringergli la mano. 
«Ian» rispose, rispondendo con vigore alla stretta di mano. Non sembrava così male come glielo avevano descritto: questo avrebbe reso più facili le cose.                                                                                 Ma quali cose? Assecondare Mickey o dimenticarlo?

Una volta sistemato tutto nelle camere, gli studenti scesero nella sala ristorante per la cena. Il pullman aveva fatto tardi ed erano arrivati troppo tardi per qualsiasi attività produttiva a fini scolastici. Si mormorava tra gli studenti di uscire e cercare qualche bel locale notturno, dove assaporare a pieno la frenetica vita di New York.
«Vieni con noi Ian?» chiese Todd, sorprendendo tutti. Lui alzò per la prima volta, dall'inizio della cena, lo sguardo dal piatto, e annuì. 
«Sono invitata anche io?» disse una vocina pimpante alle spalle di Ian. 
«Come desideri, Mandy» si intromise un altro ragazzo.
«Vengo anche io» si aggiunse Mickey.
«Ma come? Fino a un minuto fa non volevi saperne nulla.» rispose Yang.
«E ora ho cambiato idea, brutta testa di cazzo» ribatté aggressivamente Mickey, alla maniera dei Milkovich, riservando a Ian un’occhiata non molto mansueta.
Continuarono la cena senza aggiungere parola, tutto si sarebbe organizzato dopo. Aspettarono che i professori si chiudessero nelle stanze prima di radunarsi nella hall e decidere sul da farsi. Durante il viaggio avevano notato una discoteca poco distante dal loro hotel, così ci fecero un paio di ricerche e subito si avviarono in quella nuova avventura Newyorkiana. 

Entrarono facilmente, anche se nessuno di loro aveva compiuto la maggiore età; erano bastati un paio di begli occhi e una coppa C ben in mostra per convincere il buttafuori. Il volume era alto e l’adrenalina tangibile. Centinaia di ragazzi e ragazze si muovevano in modo confuso a ritmo di musica. Le persone sui divanetti si strusciavano tra di loro e al banco una ragazza serviva da bere. Si buttarono nella mischia: Ian si lasciò andare e, stranamente, iniziò a divertirsi. Tutto sommato non sembrava così brutta la compagnia degli altri, sapevano come divertirsi, su questo non c’era ombra di dubbio. Mickey gli aveva aperto un mondo, e un po’ gliene era grato. La temperatura stava salendo e per Ian era arrivato il momento di bere qualcosa, così si avvicinò al bancone e ordinò.
Un uomo dai capelli leggermente brizzolati, ma con un portamento impeccabile, si piazzò accanto a lui.
«Ti muovi bene» gli disse, per rompere il ghiaccio, e Ian si limitò a guardarlo e a sorridergli. Era troppo felice per come si stava svolgendo quella serata per permettere uno tizio strambo un po' in là con gli anni di rovinargliela. Senza troppi convenevoli si voltò e uscì dal locale per prendere un po’ d’aria.
Il vento tirava gelido sulle braccia nude del ragazzo, che estrasse dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne portò una alle labbra. Non fece in tempo ad accenderla che una mano si sporse da dietro la sua testa, pronta a offrire la fiamma del proprio accendino. 
«Come mai tutto solo?» domandò l'uomo di prima. Senza il baccano della musica e le luci che sembravano alterare le forme del viso, la sua voce non sembrava cosi stridula e i suoi occhi erano più profondi di quanto avesse notato. Non era la prima volta che andava con un uomo molto più grande di lui, quindi non ci sarebbero dovuti essere problemi neanche questa volta, ma qualcosa lo tratteneva.
«Sono con una persona, sono solo uscito a prendere un po’ d'aria» rispose allora Ian, con voce quasi seccata, tirando dalla sigaretta. 
«Se ti ha lasciato uscire da solo, dopo che ti sei mosso così, non ti merita» furono le parole forti che lo colpirono. Ian rimase in silenzio guardando dal lato opposto. 
«Se questa persona non si rivela un granché, sentiti libero di chiamarmi» gli disse, porgendogli un biglietto da visita. Ian lo afferrò senza pensarci, e rapidamente lo mise nella tasca dei jeans. L'uomo si allontanò senza staccargli gli occhi da dosso. Fece l'ultimo tiro alla sigaretta e la buttò nervosamente a terra.
«Adesso te la fai con i vecchi?» disse una voce conosciuta. Sperava fosse Mickey e abbozzò un sorriso prima di voltarsi, ma lo aspettava un'amara sorpresa. Sul suo viso comparve uno sguardo sorpreso quando dall'oscurità della notte uscì Todd.
«Un vecchio frocio arrapato ha provato a portarmi a letto.» provò a giustificarsi, scherzando, non risultando convincente nemmeno a sé stesso.
«Smetti di parlare così, non è da te. So che sei gay, e so che lo è Mickey. E so che sai che lo sono anche io» Sembrava nervoso, così Ian si limitò ad annuire lentamente.
«Ti piace, non è vero?» domandò Todd, un po' più calmo. 
«Il vecchio?» fece Ian confuso, indicando la strada presa dall'uomo.
«Mickey.» rispose secco.
«Perché ti interessa?» ribatté Ian, infastidito.
«Perché penso che tu piaccia a lui» Quelle parole furono una doccia fredda, e lo lasciarono senza parole.
«Voglio aiutare» riprese allora Todd, dopo alcuni attimi di silenzio.
«E perché vorresti? Non siamo amici e mi pare che nemmeno tu e Mickey lo siate» La situazione si stava scaldando e questo mandava all’aria tutti i loro piani.
«Lo eravamo. O meglio, noi-» non fece in tempo a finire di parlare che Ian lo fermò.
«So la storia, risparmiamela. Hai già fatto del male a lui, cosa c’entro io?» Ian non voleva sentire altro, e fece per andarsene.
«Non voglio più fare del male a nessuno» ammise Todd. Nella sua voce c’era una specie di pentimento, qualcosa che convinse Ian ad ascoltare ciò che aveva da dire.
«Eravamo dei ragazzini che non sapevano ciò che facevano. Ho commesso un errore. Ma io non amo Mickey.» spiegò all’altro.
«Gli hai spezzato il cuore» intervenne Ian a bassa voce, ma forte abbastanza da farsi sentire da Todd.
«Lo so. Ed è cambiato per questo. Non me lo sarei mai aspettato» Il tono del ragazzo era sempre più convincente.
«Non so se vivi in un mondo ovattato, ma le persone soffrono. E i sentimenti» Ian dovette interrompere il fiume di parole che voleva uscire dalla sua bocca. «...sono quelli che più ti fanno male» riuscì a terminare.
«Voglio rimediare al mio errore» Todd si avvicinò a Ian.
«Come?» Ian non gli staccava gli occhi di dosso. Mai e poi mai avrebbe immaginato di avere una conversazione del genere con la sua cotta secolare.
«Voglio che Mickey sia felice. E che lo siate insieme. Lo vedo come ti guarda e c’è qualcosa che lo blocca, ed è colpa mia.» sussurrò quasi, come se si vergognasse del dolore che aveva arrecato a quello che era stato il suo migliore amico.
«Stanne fuori» grugnì Ian, sorprendendo l’altro. Gli diede una spallata e rientrò nel locale.
La musica suonava a palla e il corpo del rosso sembrava essere privo di ossa, e dopo un paio di drink la sua lucidità venne meno.


Il mattino seguente Ian si svegliò nella sua camera d’hotel, stropicciò gli occhi e si guardò in giro. Incrociò lo sguardo di Todd fisso su di lui.
«Che cazzo hai da guardare?» domandò allora con poca pazienza. Aveva ancora gli effetti del post sbornia: si sentiva la testa scoppiare e gli sembrava di avere una centrifuga della lavatrice al posto dello stomaco. Giocare con Todd era l’ultima cosa di cui aveva voglia.
«Buongiorno principessa, pensavo non ti svegliassi più.» rispose ironicamente Todd.
«Che ore sono?» chiese, ancora stordito, cercando il telefono.
«Le dieci, ma tranquillo, ho detto al professore che stavi male.» disse il ragazzo non staccandogli gli occhi di dosso.
«E ci ha creduto?» questa volta abbozzò un ombra di sorriso.
«Non è stato difficile, aveva detto che avevi una faccia strana.» Anche Todd sorrise.
«Beh, grazie» rispose, non riuscendo a trattenere una risatina.
Nella stanza calò il silenzio. Ian si alzò dal letto per sciacquarsi la faccia.
«Brutta sbronza ieri, vero?» chiese beffardo Todd.
La testa di Ian si sporse dalla soglia della porta.
«Ne ho avute di peggiori» disse, schiettamente, per poi ritornare a ciò che stava facendo.
«Dovresti stare più attento ai tuoi segreti» lo avvertì.
«Cosa ho detto?» domandò passandosi una mano in faccia per la vergogna.
Todd si mise comodo sul suo letto a castello. «Che mi hai sempre amato di nascosto, cercando di tenere a bada i tuoi forti sentimenti per me.» esclamò, con fare teatrale, mentre Ian sollevava confuso un sopracciglio.
«Ah, e che saresti morto per me» aggiunse, iniziando a ridere, seguito anche Ian.
«Questa parte penso proprio di essermela persa» continuò Ian restando allo scherzo. Tutto sommato colui che tanto adorava e temeva, si era rivelato tutt’altro. Todd era gentile, persino simpatico. Iniziava a capire come mai Mickey se ne fosse innamorato. Era una persona piena di risorse, un bel viso, un bel corpo, una bella reputazione. Tutti volevano essere amici di Todd Marcus. Lui stesso ci aveva provato per anni, e proprio nel momento in cui aveva deposto le speranze era entrato come un tornado nella sua vita. Era l’unica persona a conoscere il suo segreto: nessun altro, né Lip né Mandy, solo Todd. Se era riuscito ad accorgersene solo guardandoli, forse tra di loro c’era una strana chimica di cui non si era mai reso conto. Forse per Mickey non era solo una bocca calda, forse c’era di più, qualcosa che aveva scelto di non vedere per non rimanerne deluso.Ma lui era innamorato di Mickey Milkovick, lo sapeva, lo sapeva benissimo, e una delusione avrebbe peggiorato le cose, ma non le avrebbe cambiate. A volte l’aspettativa di una relazione con il capitano della squadra di rugby sembrava farsi sempre più viva, però poi, con un solo gesto o parola, tutto scemava nel nulla. A momenti sembravano non conoscersi e l’altro conoscersi da una vita.
«Sei innamorato di Mickey, non è vero?» chiese all’improvviso Todd, come la sera precedente, interrompendo bruscamente il suo flusso di pensieri. Ian non rispose. Rimase fermo a guardare un punto fisso sul muro. Avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere di amarlo? Una cosa era saperlo, un'altra dirlo ad alta voce. Avrebbe reso tutto più reale. 
«Sì.» esclamò facendosi coraggio. Todd non disse nulla, limitandosi ad osservarlo.
Era fatta. L’agnello si era innamorato del lupo.



 






Note delle autrici:
Lucrezia:
Difficile da credere, ma eccoci! Adoro questo capitolo perché è un momento “di realizzazione” per Ian. Sarà che questa coppia mi manca troppo, e rivivere l'inizio – anche se in una AU – della loro storia mi dà troppi feels.
Fateci sapere che ne pensate e grazie di segurci sempre! ;w;
PS. Buon Natale anticipato ~
Ilenia: Finalmente dopo tantissimo tempo siamo riuscite ad aggiornare, spero che il capitolo vi sia piaciuto. E' un punto di svolta per la storia e spero che il personaggio di Todd vi sia piaciuto. SE vi va lasciateci un commento o una recensione :)

 
   
 
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