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Autore: _Fux_    03/12/2016    1 recensioni
"La tempesta impazza, il vento urla, gli alberi frustano il cielo e quest’ultimo piange, piange tanto. Io, invece, di piangere non sono proprio mai stata capace."
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I've got scars
even though they can't always be seen.
And pain gets hard






 

La pioggia picchietta sulla finestra. Tic. Tic. Tic.

Mi stringo in una coperta, le ginocchia sono piegate contro il petto. Ho i piedi freddi, come sempre. Cerco una fonte artificiosa di calore, quando quello umano non basta. E non basta mai.

Delle immagini scorrono sullo schermo della televisione, ma non ci faccio caso. Il volume è stato silenziato alla prima goccia caduta dal cielo, il resto l’ho tenuto acceso perché ho bisogno di compagnia. Il capo riposa su un ginocchio, la guancia schiacciata malamente forma una smorfia buffa. La testa voltata di lato, guardo fuori dalla finestra. La tempesta impazza, il vento urla, gli alberi frustano il cielo e quest’ultimo piange, piange tanto. Io, invece, di piangere non sono proprio mai stata capace.

La coperta scivola giù dalle spalle; rabbrividisco, ma rimango inerme. Da quanto tempo sono diventata apatica? No, scusate, non apatica: io sento, sento di tutto. Forse sarebbe davvero meglio non provare nulla, almeno non mi ferirebbe questa mia incapacità di scoppiare. Tengo sempre tutto dentro, tranne quando scrivo. Quando smetterò di scrivere, smetterò di respirare. Quando la penna non avrà più nulla da scrivere e le pagine niente da raccontare, allora io sarò morta. Se mi tolgono anche questo, di me non rimane altro. Solo uno stupido involucro vuoto. Chiamasi corpo.

Aggrotto lo sguardo, mentre cerco di comprendermi. Ricerco amore, ma fuggo agli abbracci. Voglio calore, ma continuo a lasciarmi congelare. Sospiro. Sbroglio il mio intreccio e mi alzo dal divano. Resto in piedi davanti alla finestra, le braccia incrociate sul petto che continuano a tenermi insieme, tutta d’un pezzo. Sto un po’ gobba, a volte mi sembra proprio di non riuscire a sopportare il peso che devo portarmi sulle spalle.

“Stai bene?”.

Alzo lo sguardo su mia madre. Sforzo un sorriso.

“Sì”.

Mi volto e torno a guardarmi. Mi avvicino alla figura che si erge vicino alla finestra e mi ci affianco. Con un braccio le raddrizzo la schiena, alleggerendola in parte del suo carico.

Una lacrima solitaria scivola da un occhio; la accolgo sorridendo e la lascio vagare, permettendole di arrivare a baciarmi le labbra. L’altra me non si è accorta della mia presenza, ma non importa. Ora si erge dritta, e la presa è più dolce, le dita accarezzano, non si arpionano più alle braccia, le unghie non feriscono la carne.

“Va bene, sai, se a volte ti senti crollare” mormoro. La cingo dolcemente. Quando lei penserà di essere sola e di stare per cadere, io sarò lì. Pronta a sostenerla.

 

Perché a volte l’unica persona che ti può salvare, sei tu.

 

 

 

 

 

But now you're here
and I don't feel a thing.



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