Our Song
Quel
giorno, la musica tacque.
Le
corde della chitarra avevano smesso di vibrare in quel preciso
istante, mentre il clacson di un'auto irrompeva violento nel traffico
dell'ora di punta. Il semaforo era verde, le macchine in lento
movimento verso quel terribile e intasato incrocio, con i guidatori
sempre più infastiditi, sempre più impazienti di
tornare a casa
dopo una lunga giornata di lavoro.
Eppure,
nel caos della città, il suono di quella chitarra tacque.
Improvvisamente, senza un motivo apparente.
Le
bancarelle del pomeriggio erano affollate, giovani coppie giravano a
braccetto tra gli angusti vicoletti degli stand alla ricerca di
qualche regalo da farsi a vicenda, mentre tanti altri passavano
ignorando quello che avevano intorno, come Len aveva sempre visto
fare. Però, nel caos della città, le sue dita
avevano smesso di
pizzicare le corde della sua amata chitarra, lasciando che gli ultimi
suoni riecheggiassero dal fondo delle casse di amplificazione e si
perdessero nel rumore della città.
E
quando la musica tacque, Rin ebbe un sussulto, sprofondando in un
silenzio che avvolgeva solo lei. Non c'era il rombo dei motori, non
c'erano gli scricchiolii delle ruote sull'asfalto, non c'era
più la
voce della città: solo un silenzio sopraggiunto al tacere di
quello
strumento.
La
ragazza sedeva sulla panchina di fronte al chitarrista, come sempre
da quattro anni a quella parte, ma quel suo silenzio improvviso
l'aveva scossa, lasciandola di stucco e senza parole, anche se di
parole forse non gliene avrebbe mai dette. Rin lo osservava
preoccupata, mentre lui teneva lo sguardo fisso a terra e le mani
aggrappate alla chitarra, immobili e scosse da un tremore appena
percettibile.
«Perché
ti sei fermato?» mormorò nel suo silenzio
solitario; qualche metro
più lontano, un motociclista inveiva con un'automobile, la
vita
scorreva e andava avanti senza quelle note leggere suonate dal
giovane artista di strada. Lui non si era mai fermato in quel modo,
non aveva mai dato l'idea che necessitasse di pause o che non avesse
più voglia di suonare: semplicemente, la sua musica si
interrompeva
quando la città stessa dava i primi segni di cedimento e si
abbandonava lenta tra le braccia di Morfeo.
E
fu in quell'istante che Rin capì che quella sua presenza,
sempre
ignorata e bypassata, non aveva peso nel caos della città,
non aveva
peso nemmeno nelle persone che ogni giorno attraversavano l'entrata
della metropolitana, sparendo tra i rumori del traffico. Un destino
triste, malinconico forse, quello che spettava ad un animo tanto puro
da creare una musica tanto meravigliosa, ma costretto a fare da
sfondo nelle vite dei pendolari. Eppure Rin se n'era accorta, lei era
conscia della sua esistenza e avrebbe voluto restare lì per
sempre
ad ascoltarlo, dimostrando al mondo che lui esisteva e che la sua
presenza meritava di essere considerata.
Len
allora si sedette e poggiò la chitarra a terra, fissandola e
lanciando fugaci occhiate a quella ragazza che cercava la sua musica,
stupita per il suo improvviso silenzio che mai avrebbe creato. Il
chitarrista avrebbe voluto suonare per sempre, eppure le sue dita
smisero di muoversi e la musica tacque.
«Perché
il silenzio?» «Non è per noi il
silenzio.»
Le
stesse parole uscirono dalle bocche di entrambi, inaspettatamente,
come fossero collegati, ma tutti e due sapevano di essere in qualche
modo connessi da quella musica che ora aveva taciuto la sua voce. Per
la prima volta, allora, i due ragazzi che mai si erano rivolti la
parola ebbero il bisogno di superare quella linea data dalla musica;
non avevano mai avuto il bisogno di avvicinarsi, di accorciare quella
distanza, ma quando la musica tacque, il desiderio di farsi avanti
urlò nelle loro menti.
Il
tempo scorreva senza musica, i due ancora inglobati nel loro silenzio
privato, a fissarsi mentre la gente passava tra loro, senza guardare
in faccia quei due giovani che non seguivano il ritmo della
città.
In
mezzo al grigio, i loro occhi non facevano che dialogare, in essi vi
era il desiderio di parlarsi e la musica non ritornava, rendendo
così
difficile un collegamento.
Rin
allora si mosse, decise di alzarsi da quella panchina e camminare,
non per via dell'ora tarda, ma per fare ciò che la loro
melodia
aveva sempre fatto al posto loro. Le sue gambe si muovevano incerte e
le mani tremavano, colta da un brivido estremamente piacevole, legato
all'emozione di poter finalmente arrivare a lui.
E
nella mente, a differenza della musica, qualcosa urlava nella sua
testa: era tutto ciò che lei avrebbe voluto dirgli, era il
voler
vedere il suo sorriso o semplicemente scoprire di che colore avesse
gli occhi. Alla fine, cosa gli avrebbe detto con esattezza non aveva
importanza.
Len
alzò lo sguardo e di fronte a lui, vide la sua Musa. Il suo
sguardo
era dolce, carico di emozione e il cuore del ragazzo mancò
un
battito. Non poté fare a meno di sorriderle.
La
giovane allora si chinò su di lui e i loro sguardi si
incontrarono
per la prima volta. O almeno fu quello che entrambi provarono.
Per
quante volte lei fosse passata, i due non si erano mai veramente
guardati, ma nel momento in cui furono vicini, entrambi si sentirono
bene e le dita di Len pizzicarono due corde facendo scaturire due
suoni delicatissimi.
«Perché
prima ti sei fermato?» chiese Rin, mentre la sua mano si
muoveva
naturalmente verso quella di Len. La ragazza fece vibrare un corda e
una nota si levò nel caos della città come una
bolla di sapone.
«Non
lo so... Volevo suonare per te e, alla fine, eccoti qui!»
E
quando la ragazza si sedette al suo fianco, la loro musica divenne
ancora più intensa e si levò tra le vie di una
città che per loro
non aveva occhi. Ma a loro non importava, essendosi finalmente
trovati.
Angolo di Zenya ^^
Ok,
non credevo che avrei mai scritto il seguito di Untold Song, ma
alla fine eccolo qui, scritto quasi di getto come se mi implorasse di
venir scritto (?)
Non
so esattamente come commentarlo, però devo ringraziare
lizscaredcat
e Teoney per aver recensito il primo capitolo e per aver aspettato
questo seguito che è arrivato molto velocemente ^^