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Autore: Najara    04/12/2016    5 recensioni
“I segreti sono incantesimi potenti, ci tengono prigionieri di noi stessi e se rivelati, anche a un solo confidente, ci rendono schiavi di costui. I segreti sono un’arma, scoprirli ci rende più forti e svelarli, al momento giusto, ci rende vittoriosi.”
Storia partecipante al contest: "The Darkest Secret" di Saga.S
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forgiare un cuore

 

“I segreti sono incantesimi potenti, ci tengono prigionieri di noi stessi e se rivelati, anche a un solo confidente, ci rendono schiavi di costui. I segreti sono un’arma, scoprirli ci rende più forti e svelarli, al momento giusto, ci rende vittoriosi.” La vecchia la fissava con aria divertita, notando come i suoi occhi spaventati cercavano invano una via di fuga. “I segreti, mia dolce principessa, sono la più potente delle armi e io ne conosco uno…” Ridacchiò. “Uno che tieni rinchiuso nel tuo cuore, uno che ti impedisce di dormire la notte e che, quando il sonno prende il sopravvento, occupa i tuoi sogni. Un segreto che era bello come il sole e che il tempo ha corrotto, di cui sei diventata schiava e con il quale non riesci più a vivere, ti toglie il respiro, ti stritola il cuore e…” Questa volta sul viso della donna apparve un brillio di famelica aspettativa. “Lo distruggerà.”

“Ti prego…” Margherite si piegò su se stessa, in ginocchio, supplicando la donna di fermarsi.

“Lo vedi? Conosco il tuo segreto e ti tengo nel mio pugno, tu, la nobile principessa Margherite, orgoglio del regno, ammirata da tutto il popolo per la tua forza, il tuo coraggio, la tua benevolenza e, ovviamente, la tua bellezza. Ti pieghi in ginocchio davanti a me, la terribile nemica del tuo regno, e questo perché sei attanagliata dalla paura che io riveli il segreto.”

“Cosa vuoi? Non ti è bastato scatenare i troll contro di noi? Quindici anni di guerra non hanno soddisfatto la tua sete di sangue? Uccidimi se devi, ma lascia…” La strega agitò appena la mano e Margherite si ritrovò rinchiusa in una bolla di vetro. Picchiò contro la parete rendendosi presto conto che era inutile, parlò, ma la strega scosse la testa.

“Non ti sento più. Perdonami, ma stanno arrivando e non vorrei che tu trovassi il coraggio di svelare il segreto prima che lo faccia io. Hai avuto cinque anni per farlo, ora è troppo tardi, esso mi appartiene e lo userò al meglio.” La vecchia strega sorrise, mostrando i pochi denti che le erano rimasti. Agitando appena la mano sparì, un istante dopo un giovane armato di spada entrò correndo nella stanza, poco distante una ragazza lo seguiva.

“Margherite!” Proruppe il guerriero avvicinandosi di getto alla principessa, rinchiusa nella boccia di vetro. Con frustrazione sbatté il pomo della spada contro la parete trasparente senza ottenere il minimo risultato. La giovane che lo aveva seguito posò le mani sul vetro guardando la donna al suo interno con disperata intensità. La principessa indicò alle loro spalle cercando di far loro comprendere il pericolo, ma i suoi salvatori erano troppo concentrati sul rompere il vetro per badarci.

“Eccoti, infine.” Eric di Fierd si voltò impugnando la spada con due mani, il mantello sulle sue spalle ruotò con grazia attorno a lui, mentre il giovane guerriero cercava la fonte di quella voce, ben conscio di essere davanti alla sua più grande battaglia, lui che da quando aveva sei anni era stato in guerra, prima come paggio, poi come scudiero e infine, compiuti i sedici anni, come cavaliere del re.

“Fatti vedere, strega!” Chiamò, ruotando lentamente sui piedi, la spada alta, il corpo teso, pronto all’azione.

Alle sue spalle la giovane, Matilde di Rens, dama di compagnia della principessa da quando erano bambine, appoggiò la mano sul vetro tentando inutilmente di toccare quella di Margherite, premuta dall’altro lato. Negli occhi della principessa vi erano delle lacrime, ma malgrado le sue labbra si muovessero non vi era suono che giungesse alle orecchie di Matilde.

“Eric il coraggioso, Eric l’intrepido, l’uccisore di decine di troll, il vincitore della battaglia dei Sette Colli. L’assassino.” L’ultima parola riecheggiò nella sala dell’antico castello della strega, facendogli digrignare i denti dalla rabbia.

“Non sono un assassino!” Proruppe il nobile cavaliere facendo sibilare nell’aria la spada.

“Ah, no?” Chiese la strega comparendo infine davanti al giovane, ma prima che lui potesse brandire la spada, la vecchia agitò la mano riempiendo l’aria di suoni e di immagini.

 

“Signore, sono solo femmine e cuccioli…”

“Non possiamo permettere loro di costruire villaggi così vicino alle nostre fattorie, uccideteli tutti!”

Le spade calarono sui troll tra le urla di disperazione delle madri e gli squittii terrorizzati dei piccoli. Eric, come gli altri, obbedì all’ordine del suo superiore e la sua spada si sporcò di sangue innocente.

 

“Erano gli ordini!”

“I troll sono bellicosi e feroci, ma solo i maschi, le femmine sono tenere come pesche mature e i bambini… i bambini, Eric: sono bambini.”

“Quel villaggio doveva essere un monito, ucciderli avrebbe fermato i troll dall’avanzare ancora e avrebbe salvato la vita a decine, se non centinaia, di contadini.”

“Capisco… molto nobile.” Le parole della vecchia apparivano beffarde ed Eric strinse il pugno attorno alla spada pronto a mettere fine a quella sceneggiata, avrebbe salvato la principessa e sarebbe tornato a casa dove avrebbe potuto finalmente sposarla. Scattò veloce verso la strega che però scomparve un attimo prima che la sua lama la cogliesse. Con frustrazione si rimise in guardia.

“Parliamo delle tue vittorie: quanti guerrieri troll hai ucciso con la tua spada, Assassino?”

“Sono un soldato! In guerra si uccide, non devo, a te, nessuna spiegazione, tu che hai spinto i troll contro di noi causando una guerra che ancora infuria, tu che sei la causa prima di migliaia di morti.” La vecchia rise ed Eric si voltò rapido cercando la fonte del suono, invano.

Di nuovo l’aria fu piena di polvere: suoni e immagini si riversarono su tutti loro.

 

“Prego, no!” Un troll di medie dimensioni giaceva a terra, la battaglia era finita e lui era tra i feriti rimasti sul campo durante una delle cariche a cuneo che Eric aveva guidato. Il cavaliere osservò l’essere a terra che tremava alla sua vista, perché era impressionate: la pesante armatura, l’elmo piumato, il mantello rosso sporco del sangue nero dei troll, il destriero che cavalcava, alto e fiero e la lancia che ora puntava sull’essere che implorava pietà parlando stentatamente la lingua degli umani.

Eric abbassò la lancia infilandola con precisione nel collo del troll che morì soffocato dal suo stesso sangue.

 

“Smettila!” Eric si voltò, ignorando la strega, consapevole di avere appuntato su di lui lo sguardo delle due donne.

La dama di compagnia si era rivelata una sorpresa, non aveva avuto nessuna intenzione di portarla con sé in quella missione di salvataggio suicida, ma la ragazza si era presentata un mattino durante il suo secondo giorno di viaggio e si era rifiutata di tornare al castello. Il livido violaceo che aveva sul viso testimoniava ancora la lotta che aveva intrapreso con la strega nel vano tentativo di impedire il rapimento, eppure non si era tirata indietro e aveva corso i pericoli insiti in un viaggio in un paese in guerra per raggiungere il castello della strega assieme a lui.

Matilde e Margherite lo fissavano, sui loro volti non vi era condanna, solo pietà. Non erano sciocche, conoscevano gli orrori della guerra e avevano visto più di un cavaliere tornare a casa con l’animo distrutto.

“Il nobile Assassino.” Proruppe la voce della strega.

“Chi sei tu?” Chiese allora lui, ben sapendo chi fosse la strega, ma incapace di comprendere perché la donna lo torturasse a quel modo, incapace di comprendere come avesse potuto conoscere quei momenti che lui aveva nascosto profondamente nel suo animo.

“Non hai bisogno di chiedermi chi sono. Guardami negli occhi. Ci conosciamo da molto, molto tempo.” Comparve davanti a lui, vecchia e piegata, il viso illuminato dalla luce. Eric guardò in quegli occhi chiari e rimase senza fiato, quegli occhi li conosceva: quegli occhi erano i suoi.

“Chi sei…?” Chiese di nuovo, la punta della spada che si abbassava nello sconcerto del guerriero.

“Eric, non ti fidare di lei! Sono secoli che domina il Nord con la magia e l’inganno!” La voce di Matilde, l’unica delle due donne a possederla ancora, risuonò chiara nella sala, ma l’uomo non la ascoltò, sconvolto da quello che quegli occhi significavano.

“Dillo!” Sibilò la strega.

“Madre…?”

“Sì!” La donna scoppiò a ridere nell’osservare lo sgomento delle due giovani poco distanti dal guerriero.

“Non è possibile, tua madre è lady Russell di Fierd.” Gli ricordò Matilde. “Non ascoltare le sue menzogne.”

“Menzogne, piccola dama di compagnia? Menzogne? No, io non tratto con le menzogne, io tratto con i segreti! I segreti sono molto più potenti.” Si voltò di nuovo verso Eric. “Dimmi, figlio mio, vuoi conoscere il segreto di tuo padre?” Il brillio divertito sul suo volto sembrava ringiovanirle i lineamenti, ricordando, come in un pallido riflesso, la bellissima donna che doveva essere stata.

“Mio padre…” La spada che Eric aveva sempre impugnato con forza, ora sfiorava il pavimento di lastre di pietra, dimenticata.

“Tuo padre mi ha incontrata un sera, ritornando a casa dopo aver fatto visita al suo re.”

“Mio padre è sempre stato fedele a mia madre!” L’interruppe il giovane, ma la sua protesta era debole e la strega non vi badò.

“Era una bella notte di luna piena e la magia è forte in quelle notti, non vide questa vecchia carne, ma la giovane che sono stata. Mi amò e nove mesi dopo nascesti tu. Ti consegnai a lui e lui ti consegnò a sua moglie chiedendole di esserti madre.” Eric scuoteva la testa incapace di accettare quelle parole, il cuore che gli si stringeva nel ricordare il modo in cui sua madre distoglieva gli occhi da lui quando suo padre non era presente.

“Perché?” Chiese, gli occhi che guardavano la strega con impotenza, un sentimento che mai aveva provato.

“Non credere che tutto questo sia accaduto per caso.” La strega si voltò verso le due donne. “Guarda la loro giovinezza, la loro bellezza, la loro forza, un tempo ero così anche io, ma ora sono vecchia, malgrado la magia abbia sorretto il mio corpo per centinaia di anni ormai esso è consumato, sto morendo e sto morendo in fretta. L’ho sempre saputo ed è per questo che adesso sono qui.” Alzò un sopracciglio e si corresse. “È per questo che siamo, tutti, qui.”

“Non capisco.” Mormorò Eric, il guerriero forte e impavido era piegato e la strega sorrise.

È molto semplice: mi serve un nuovo cuore, un nuovo corpo.” Eric guardò verso Margherite mentre Matilde si metteva tra la principessa e la strega in un gesto protettivo. “Oh, no, non lei: tu.”

Eric fece un passo indietro, provando paura, una paura che non aveva mai provato affrontando i troll e guardando la morte in faccia in ogni battaglia. Lanciò uno sguardo a Matilde sperando di trovare il lei un’alleata e infatti vide la donna annuire in senso affermativo, avrebbero lottato, assieme. Matilde si era dimostrata abile con l’arco e aveva già rivelato la sua forza nel lungo viaggio nella terra dei troll che li aveva portati fino a lì, viaggio in cui la loro conoscenza superficiale si era rafforzata in un’amicizia sincera, accumunati com’erano dall’affezione per Margherite e dal senso di devozione che li aveva spinti a intraprendere quel folle tentativo di salvataggio.

La strega scoppiò a ridere nel cogliere il loro cenno d’intesa o forse nel notare lo sconforto sul volto di Margherite. Eric guardò, per la prima volta, attentamente la principessa, sua futura sposa. La donna non sembrava avere ferite fisiche, ma nonostante ciò era abbattuta o quanto meno tesa, come se si aspettasse di essere colpita da un istante all’altro.

“Lasciami spiegare, figlio, la difficoltà di un simile procedimento magico.” Eric riportò l’attenzione sulla strega e decise che lasciarla parlare era la cosa migliore, avrebbe dato loro il tempo di trovare un modo per sconfiggerla. “Il corpo non è un problema, potrei prenderne uno qualsiasi, in qualsiasi momento, ma un cuore, un cuore che possa contenere tutta la mia forza, la mia magia… beh, deve essere forgiato.” Sorrise. Eric cercava di non ascoltare, di concentrarsi su come uccidere la strega una volta per tutte, ma quelle parole avevano un peso, un peso che lo schiacciava, quasi quanto il sapere che quella donna era sua madre.

“Non si può forgiare un cuore.” Rispose, cercando di non sentire il proprio battergli pesante nel petto.

“Ma certo che si può. Prima di tutto ho dovuto farti nascere, tu sei parte di me e questo ti rende un candidato perfetto, poi ho spinto i troll in battaglia, così che tu potessi crescere tra il dolore, la sofferenza e la crudeltà della guerra. Il tuo tenero cuore di bambino è stato immerso nel sangue e si è indurito, fino a diventare di pietra.”

“Il suo cuore è nobile e puro, hai fallito strega!” Intervenne Matilde, nel vedere Eric di nuovo perso tra le parole della strega.

“Il suo cuore conosce l’assassinio, il suo cuore è duro come roccia, ma sì, te lo concedo, è stato capace di amare.” Si voltò verso Margherite, rinchiusa nella sua prigione di vetro, i due giovani la imitarono e videro le lacrime scivolare sulle gote rosee delle ragazza. Di nuovo Eric lesse disperazione su quel volto e… colpa.

La strega si godette il turbamento del giovane, poi tornò a parlare, attirando, come un abile artista, l’attenzione su di sé e distogliendola dall’affranta principessa, l’unica a conoscere il segreto a parte lei.

“Ora: un cuore freddo e duro come la pietra è un buon cuore, ma uno di marmo capace di amare che viene infranto allora quello sì, che è un cuore perfetto per me. Un cuore in cui posso riversarmi e in cui, nel trasferimento, io non perda potere.” Ridacchiò ancora, lasciando che la sua voce risuonasse nel castello rimbalzando tra le pietre secolari.

Eric prese un profondo respiro, poteva dubitare di molte cose, ma non dell’amore che provava per Margherite e dell’amore che sapeva la giovane provava per lui. Strinse le mani sull’elsa della spada e la rialzò davanti al volto, sfidando la strega.

“Non importa cosa mi mostrerai, ne cosa potrai dire, io so che non ho mai tradito Margherite e che lei mi ama. Potrai essere mia madre e dovrò portare sulle spalle questa verità fino a quando morirò, ma non mi piegherò a te, il mio cuore resterà solo mio e di Margherite.” La strega piegò la testa, sul suo volto il sorriso non era diminuito di un millimetro.

“Segreto, segretuccio, è forse il momento di svelarti?” Canticchiò. Margherite picchiò sul vetro attirando lo sguardo di Eric, scuoteva la testa, le lacrime che non sembravano voler smettere di scendere. Eric sentì la sua fiducia vacillare, ma strinse i denti e tornò a fissare la strega.

“Non importa quale segreto su Margherite tu conosca, posso perdonarle ogni cosa, perché la amo.”

Con la coda dell’occhio vide Matilde che si muoveva, cercava di giungere alle spalle della strega, sperando di sorprenderla mentre parlava. Bene, doveva solo mantenerne l’attenzione su di sé.

“Ma certo che la ami, peccato che…” Si interruppe, pensierosa.

“Cosa?” Chiese Eric temendo che la donna vedesse la giovane dama di compagnia.

“Peccato che lei non ti ama.”

“Menti.” Eric era distratto, non ascoltava le parole della strega, si stava proteggendo, ora aveva un compito da svolgere, uccidere quella terribile piaga per il suo paese.

“Non ti ama, perché lei ama… Matilde.” Quelle parole bloccarono la giovane che era ad un passo dal balzare sulla strega. Eric vide sul volto della dama le espressioni cambiare, prima stupore, poi sconcerto, infine un rossore che gli bloccò il cuore. Si voltò, lentamente, sperando, con tutto se stesso di non leggere la stessa espressione sul viso di Margherite e poi lei fu davanti a lui, in tutta la sua bellezza, ma non lo guardava, no, guardava Matilde e i loro occhi intrecciati valevano più di mille parole.

La vita gli crollò davanti: nulla, non un solo gesto che avesse compiuto aveva più senso. Era stato un burattino nelle mani della strega. Aveva ucciso e torturato troll, aveva indurito il suo cuore e poi si era lasciato andare, amando una donna che aveva accettato di sposarlo solo per facciata, una donna il cui cuore apparteneva ad un'altra. Matilde. La giovane che aveva imparato a conoscere, rispettare, assieme a cui aveva condiviso le ultime settimane di pericolo, a cui aveva confidato il suo sentimento per Margherite. Matilde che aveva ascoltato arrossendo un poco, ora capiva che la gelosia non era verso di lui, prode cavaliere, ma verso di lei, nobile principessa. Era stato così sciocco.

Mentre nelle sue orecchie risuonava la risata vittoriosa della strega il suo cuore si spezzò e lui cadde in ginocchio.

 

Matilde distolse lo sguardo da Margherite, i cui occhi pieni di lacrime parlavano d’amore, e li fissò su Eric. Aveva detestato il giovane che aveva chiesto la mano alla principessa, l’aveva detestato eppure quando lei era stata rapita lo aveva raggiunto e si era imposta come sua compagna di viaggio, non sarebbe rimasta al sicuro al castello mentre la donna che amava risiedeva in qualche oscura segreta del castello della strega. Il cavaliere era stato brusco e freddo all’inizio, ma, mano a mano che il viaggio si faceva difficile, aveva iniziato ad aprirsi a lei e Matilde aveva capito cosa Margherite vedesse in lui: era gentile, buono e coraggioso. Uno sposo perfetto e, quando suo padre sarebbe morto, anche un re consorte abile e capace.

Ora era in ginocchio, la spada caduta al suo fianco sembrava dimenticata, sul volto aveva disegnato il dolore. La strega rideva. Matilde smise di indugiare, con un balzo in avanti cadde sulla vecchia e la pugnalò come gli aveva insegnato Eric, penetrando tra le vesti e trovando il cuore.

Rotolò a terra, nelle orecchie la risata della perfida donna era diventato un grido di dolore.

“Matilde!” Alzò la testa sorpresa e felice di sentire infine la voce di Margherite. La donna, liberata dall’ampolla di vetro in cui era magicamente contenuta, corse da lei, abbracciandola.

Il corpo della strega non si muoveva.

“Sei venuta…” Margherite la guardava, incerta sul come continuare.

“Dovevo.” Le rispose Matilde arrossendo, poi il suo volto si fece serio quando lo sguardo le cadde sul corpo della vecchia.

“L’hai uccisa?” Chiese la principessa.

“Io… io credo di sì.” Margherite le accarezzò il volto, i suoi occhi erano un mare in burrasca, le emozioni si alternavano, speranza, paura, gioia, dolore.

“Matilde, io… avrei voluto dirtelo tante volte, ma…” La dama di compagnia le posò delicatamente una mano sulle labbra, sul viso le apparve un sorriso dolce, mentre le guance si coloravano di rosa.

“Dimmelo ora.” Chiese e Margherite arrossì a sua volta, ma non distolse lo sguardo da lei.

“Sono innamorata di te.” Mormorò, come un soffio appena udibile. Sorrisero, emozionate e le loro labbra si incontrarono suggellando un segreto che ora era diventato il loro.

 

Eric si portò la mano al petto, non provava più dolore, alzò lo sguardo e vide la strega a terra, un pugnale che le sporgeva dalla schiena. Davanti a lui passò Margherite, ignorandolo si gettò tra le braccia di Matilde. Non erano distanti eppure lui non riuscì a udire cosa le due donne si mormorassero, ma non ne aveva bisogno, le loro labbra si unirono in un bacio e lui vide la propria mano raccogliere la spada: un cieco odio che lo pervadeva.

Forse era davvero un assassino, forse sua madre aveva avuto ragione. Quel pensiero lo bloccò. No, lui era… un atroce dolore al petto bloccò tutti i suoi pensieri ed Eric urlò.

 

L’urlo interruppe il loro bacio ed entrambe si vergognarono profondamente di aver dimenticato il giovane cavaliere, il cui cuore stava soffrendo. Nel vederlo contorcersi a terra lo raggiunsero cercando di impedirgli di ferirsi da solo.

“Cosa gli sta succedendo?”

“Non lo so! La strega è morta… io non capisco…”

“Voleva entrare nel suo corpo… e se lo stesse facendo?” Margherite guardò Matilde poi i suoi occhi corsero al pugnale che l’uomo aveva alla cintura. Le due donne si fissarono, se volevano uccidere la strega quello era il momento migliore: ora era indifesa, incapace di impedire loro di compiere quel definitivo atto. Ma avrebbero dovuto pugnalare Eric.

“Non merita questa sofferenza, ho mantenuto il segreto perché nessuno soffrisse.”

“Tu soffrivi e anche io.” Ritorse Matilde.

“Io potevo soffrire, ma non sapevo che il mio sentimento era condiviso…” Scosse la testa incapace di decidere cosa fare.

“La Strega dei Segreti è un flagello del nostro regno da secoli, le guerre con i troll finirebbero entro domani se lei morisse… io devo compiere il mio dovere.” Malgrado le sue parole non afferrò il pugnale, invece continuò a tenere il giovane stretto mentre lui si agitava gemendo.

“Fatelo!” Entrambe le ragazza sobbalzarono nell’udire la voce sibilante di Eric. “Non permetterle di farmi questo! Come ti ho insegnato; me lo devi.” Il giovane guardava Matilde che impallidì, ma assunse un’aria decisa. Senza più esitare estrasse il pugnale dalla cintura del cavaliere e lo tese sul corpo scosso. “No! Non uccidermi! Posso combatterla, la sto combattendo!” Con un sussulto la giovane si fermò. Gli occhi di Eric brillavano e lei sobbalzò nel cogliere lo stesso sguardo beffardo della strega.

È lei, non è Eric.”

“Eppure lui sta davvero combattendo, non si aspettava che resistesse tanto, non ci avrebbe dato la possibilità di vederla così indifesa altrimenti.” Margherita ricordava la fredda sicurezza ostentata dalla strega mentre gli esponeva i dettagli del suo piano.

“Cosa devo fare?” Chiese Matilde, guardando lei e poi il giovane.

“Va bene, basta!” La voce di Eric risuonò nella stanza come in precedenza aveva fatto quella della strega e il corpo del giovane smise di sussultare, ma Matilde cadde all’indietro, la mano al petto, incapace di respirare a causa del dolore.

“No!” Urlò Margherite raggiungendo il corpo della sua dama di compagnia. “No! Prendi me!”

“Non resisterà a lungo.” Eric fu al suo fianco, era pallido e sudato, ma sembrava in sé, nel pugno aveva la spada. Afferrò la principessa e la fissò negli occhi. “Abbiamo un dovere da compiere: uccidere la strega. Salterà da un corpo all’altro fino a quando non avrà un ospite. Io sono pronto a morire per il mio popolo, lo sono sempre stato, e tu?” Margherite sgranò gli occhi, comprendendo, senza bisogno di chiedere, quale fosse il piano del giovane. “È l’unico modo.”

“Sì.” Mormorò lei poi si piegò sul corpo di Matilde e la baciò, i suoi occhi erano di nuovo pieni di lacrime. “Ho mantenuto il segreto per così tanto tempo e ora che è svelato…” Accarezzò il volto delicato sperando che aprisse gli occhi per poterli vedere un’ultima volta…

La spada calò su di lei togliendole la vita.

 

Matilde aprì gli occhi, il dolore era cessato, ma quando vide il corpo riverso di Margherite, gli occhi aperti ormai vitrei e privi di vita, fu sommersa da una sofferenza che non avrebbe mai creduto possibile.

Quando la spada la uccise fu un atto liberatorio.

 

Eric si guardò in uno specchio posto in un angolo della sala. La spada, rossa di sangue, stretta nel pugno, attorno a lui solo un mucchio di cadaveri. Un sogghigno divertito gli apparve sulle labbra.

“Sei un assassino dopo tutto.” Disse al suo riflesso. La strega fletté i giovani muscoli osservando il modo in cui il mantello ondeggiava. “Segreti. Davanti a noi ci sono secoli di segreti da scoprire, sei pronto, mio caro Eric?” Vide l’orrore del suo ospite brillare nei propri occhi e scoppiò a ridere. “Sento che ci divertiremo moltissimo assieme!”

Il corpo dell’uomo sussultò e la strega osservò un pugnale spuntare dal suo petto, si voltò annaspando e si ritrovò davanti i propri stessi occhi.

“Madre…” Gracchiò la voce vecchia e stanca.

“Tu eri morta!” Gemette la strega con la voce di Eric.

“La dama di compagnia non aveva la mira che sperava, il pugnale è passato vicino al cuore, vicino ma non attraverso, hai abbandonato il mio corpo troppo in fretta.” La sua voce era roca e affannosa, si stringeva il petto da cui fuoriusciva il sangue.

“No!” Protestò la strega cadendo a terra.

“Centinaia di anni di schiavitù, ma ora finalmente, posso vederti morire.” Sorrise, poi si accasciò a terra.

La strega gridò mentre moriva e in un ultimo barlume di vita la vecchia vide suo fratello sorridere. Con uno sguardo triste guardò le due giovani fanciulle morte poco lontano: le ultime vittime della Strega dei Segreti. Sospirò mentre sentiva il castello iniziare a crollare, non più sorretto dalla magia. Presto i troll avrebbero potuto tornare alle loro terre e il regno sarebbe stato in pace.

Allontanò la mano dal petto permettendo al sangue si scorrere libero, vuotandola dagli ultimi rimasugli di vita che possedeva ancora.

“L’unico segreto che non hai mai svelato è la morte, madre. Un segreto che scoprirò presto anche io.” Un sorriso simile a quello di Eric comparve sulle sue labbra e la vecchia morì.

La verità su quello che era successo sarebbe rimasta per sempre un mistero: l’ultimo segreto dei morti.

 

  
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